Lo sport è un salvavita, riduce del 31% i rischi di morte per cancro

(da DottNet)   Quando lo sport può salvare la vita: con un'attività fisica regolare il rischio di morte per cancro si abbatte infatti del 31% e con lo sport è possibile ridurre fino al 20% il rischio d'insorgenza dei tumori, ma in Italia si contano oltre 20 milioni di cittadini sedentari. E' l'allarme dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in occasione del congresso nazionale svoltosi a Roma.    In Italia il 35% della popolazione non pratica alcuna forma di sport o di attività fisica. In totale, i sedentari ammontano a oltre 20 milioni e 600 mila uomini e donne d'ogni fascia d'età. Un dato che preoccupa gli oncologi italiani visto il peso rilevante dello scarso movimento nei tumori. Fare regolarmente attività fisica regolare infatti riduce del 31% il rischio di morte da cancro. Inoltre, diminuisce fino al 20% l'insorgenza di un carcinoma rispetto a chi è più sedentario. Le neoplasie più influenzate dallo scarso movimento sono quelle al seno, vescica, colon, endometrio, adenocarcinoma esofageo, rene e stomaco. "Lo sport interviene positivamente su diversi meccanismi di patogenesi di molte tra le più diffuse neoplasie - ricorda Massimo Di Maio presidente eletto Aiom. Per esempio, un recente studio pubblicato su Jama Oncology ha evidenziato come il movimento regolare possa proteggere contro tumori molto insidiosi come quelli del sistema digestivo. Strettamente collegato alla sedentarietà vi è anche un altro fattore di rischio oncologico considerevole come l'obesità. Si tratta di una condizione che riguarda ormai oltre l'11% dei cittadini". Esemplare dell'efficacia di iniziative di sensibilizzazione rivolte ai cittadini è stato il 'Tour Mediterraneo' della Nave Amerigo Vespucci. Aiom, Fondazione Aiom e Airc insieme alla Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica hanno presenziato al 'Villaggio IN Italia' in cinque tappe dell'iniziativa che ha portato in giro per i porti del nostro Paese la Nave Scuola della Marina Militare. Ai visitatori i medici hanno fornito consigli pratici mentre i volontari hanno distribuito materiale informativo. Secondo le stime del Ministero della Difesa questa campagna di prevenzione ha generato un ritorno economico di 15 milioni di euro. "Sono stati raggiunti migliaia di cittadini e abbiamo spiegato l'importanza di seguire stili di vita sani e di svolgere gli screening - aggiunge Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione Aiom -. Oltre ai positivi risultati economici sono stati sensibilizzati uomini e donne su come sia possibile stare alla larga dal cancro seguendo poche e semplici regole. Oltre alla pratica regolare dell'attività fisica è fondamentale non fumare, limitare il consumo di alcol, tenere sotto controllo il peso corporeo e seguire una dieta sana ed equilibrata. Vanno incentivati anche i programmi di screening per la diagnosi precoce dei tumori della mammella, del colon-retto. Ben vengano quindi le nuove risorse economiche, previste dall'ultima Manovra, per estendere la copertura degli esami di mammografia e di ricerca di sangue occulto nelle feci. Da anni però i tassi di adesione agli screening sono stati insufficienti soprattutto in alcune zone del Paese. Anche in questo caso la sensibilizzazione dei cittadini può davvero fare la differenza". Infine, l'attività fisica porta benefici anche ai pazienti oncologici e quindi andrebbe maggiormente incentivata. Attualmente però solo il 4% dei malati è sufficientemente attivo e segue le raccomandazioni degli specialisti. "La ricerca scientifica negli ultimi anni ha fatto emergere quanto il movimento sia importante non solo nella prevenzione primaria ma anche in quella terziaria - conclude Andrea Antonuzzo, responsabile dell'Oncologia Medica 4 all' Istituto Nazionale Tumori di Milano -. Per i nostri pazienti i benefici vanno dal potenziamento del sistema-cardiovascolare ad un miglioramento generale della forza muscolare e della densità ossea. Un po' di sport può anche contrastare alcuni degli effetti collaterali legati alle terapie anti-tumorali e migliorare la qualità di vita intervenendo sul benessere psicologico".  

Depressione maschile, questa sconosciuta

(da Univadis - riproduzione parziale)  Uno studio italiano appena pubblicato sul 'Journal of Clinical Medicine' suggerisce che la depressione maggiore abbia di fatto un impatto sulla qualità della vita più forte negli uomini che nelle donne.  È tempo, propongono gli autori, di “rivedere attraverso la lente di genere” il modo in cui si concettualizza e si gestisce la depressione. Comprendere le peculiarità del MDD nel genere maschile e fare in modo che i servizi di salute mentale rispondano a esigenze specifiche, scrivono, “non è solo una questione di rilevanza clinica, ma anche di salute pubblica e giustizia sociale”. Sebbene più comune nel genere femminile, il disturbo depressivo maggiore (MDD, dall’inglese major depressive disorder) non risparmia il genere maschile. Questo disturbo dell’umore ha caratteristiche ed effetti diversi nei due generi, basti pensare al rischio di suicidio: è vero che i tentativi di suicidio sono più frequenti tra le donne, ma i suicidi portati a termine sono più numerosi tra gli uomini, una realtà che può dipendere almeno in parte dal fatto che le donne sono più propense a cercare aiuto mentre gli uomini depressi faticano a mostrare la propria sofferenza, intrappolati negli stereotipi sociali per cui un maschio vulnerabile è un maschio debole. L’impatto differenziale della depressione    Lo studio italiano è stato condotto su un campione rappresentativo della popolazione adulta arruolato in sei Regioni. Dei 2.337 soggetti coinvolti, 1.005 (43%) erano maschi e 1.332 femmine (57%). Ai partecipanti sono stati somministrati due strumenti di screening: il questionario SF-12 (Short Form Health Survey-12) e il questionario MDQ (Mood Disorder Questionnaire).  La prevalenza del MDD era 6,38% nelle femmine e 1,99% nei maschi (OR 3,36, 95% IC 2,05-5,50). Tra i soggetti con MDD, il punteggio medio nel questionario SF-12 - che valuta dimensioni quali attività fisica, stato emotivo, dolore fisico, percezione dello stato di salute generale, della vitalità, della socialità e della salute mentale e in cui un punteggio più alto indica una migliore percezione della propria qualità di vita - non era significativamente diverso nei due generi. Tuttavia, poiché il punteggio nella popolazione di riferimento era più alto per gli uomini che per le donne, il peggioramento della qualità della vita percepita attribuibile alla depressione è risultato significativamente maggiore nei maschi. Un fenotipo diverso    Nei maschi, il punteggio medio nel questionario MDQ (uno strumento sviluppato per lo screening del disturbo bipolare che identifica episodi di mania e ipomania) era più alto che nelle femmine e la frequenza della positività allo screening MDQ era maggiore, anche se le differenze non raggiungevano la significatività statistica. Cesar Iván Aviles Gonzalez, professore presso l’Università degli Studi di Enna “Kore” e corresponding author dello studio, spiega a Univadis Italia che alcune ricerche del gruppo coordinato da Mauro Giovanni Carta - a cui Aviles afferiva prima di arrivare all’Università Kore e condotte durante la pandemia di COVID-19 - hanno mostrato che la positività allo screening MDQ si associa ad alterazioni del ritmo sonno-veglia e suggerito che esista un legame tra iperattività, alterazione dei ritmi comportamentali e sociali e irritabilità. Carta e colleghi hanno proposto una nuova sindrome, chiamata DYMERS (Dysregulation of Mood, Energy, and Social Rhythms Syndrome), una condizione di vulnerabilità che espone al rischio di disturbi psichiatrici, inclusa la depressione.  È possibile, si suggerisce nello studio appena pubblicato, che nei maschi dimensioni come iperattività, squilibrio dei ritmi, irritabilità e strategie di coping maladattive non vengano riconosciute correttamente come segni di depressione. “Questo studio rafforza l'idea che la depressione maschile non solo sia sottodiagnosticata, ma anche fraintesa, in parte a causa di schemi culturali di genere”, conclude Aviles.  (https://www.mdpi.com/2077-0383/14/17/5984)

Endometriosi ed emicrania, possibile un meccanismo comune delle malattie

(da DottNet)   Identificato un possibile meccanismo comune di malattia tra endometriosi ed emicrania episodica, con nuove prove biologiche dell'esistenza di vie infiammatorie sovrapposte alla base della multimorbilità che aprono la strada a nuovi potenziali bersagli terapeutici per due patologie ancora prive di cure risolutive. È il risultato di uno studio congiunto tra Fondazione Santa Lucia Irccs, Università di Roma Tor Vergata, Policlinico Tor Vergata e Cnr, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neurology, Neuroimmunology and Neuroinflammation. Lo studio ha analizzato i livelli plasmatici di tre citochine pro-infiammatorie chiave (Tnf-alfa, IL-1 beta e IL-6) in donne con diagnosi di emicrania episodica, endometriosi o entrambe le condizioni. I risultati mostrano che le pazienti con emicrania episodica presentano livelli elevati di queste citochine rispetto ai controlli sani, ma che le donne affette da entrambe le patologie evidenziano valori significativamente più alti di IL-1 e IL-6. Ciò suggerisce un effetto sinergico nell'amplificazione dell'infiammazione sistemica. Questi marcatori infiammatori risultano inoltre correlati con parametri clinici come la frequenza degli attacchi, la disabilità associata all'emicrania e la gravità della dismenorrea, evidenziandone il ruolo nei meccanismi di sensibilizzazione al dolore. Al contrario, le donne con sola endometriosi non mostrano un incremento simile. I dati indicano che l'endometriosi può agire come innesco o amplificatore sistemico dell'infiammazione, aggravando i sintomi dell'emicrania. La sovrapposizione delle firme infiammatorie suggerisce dunque un endotipo biologico comune alle due malattie. Questo apre prospettive per l'impiego di terapie mirate, come farmaci biologici o antinfiammatori specifici diretti contro Tnf-alfa e IL-6, potenzialmente efficaci nelle pazienti che presentano entrambe le condizioni. "È noto che le donne con endometriosi hanno un rischio maggiore anche di quattro volte rispetto alle donne senza endometriosi di soffrire di emicrania; analogamente è stata registrata un'elevata prevalenza di endometriosi nelle donne emicraniche - spiega Maria Albanese, associata di Neurologia dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata e responsabile del Centro Cefalee del Policlinico Tor Vergata -. Abbiamo individuato potenziali biomarcatori utili a riconoscere i casi di comorbilità, ciò potrà favorire lo sviluppo di trattamenti mirati".  

Graduatorie regionali per la Medicina Generale, per la Pediatria di Libera Scelta e per Specialistica ambulatoriale interna valevoli per l’anno 2026

Si informa che nel Bollettino Ufficiale della Regione Emilia - Romagna - parte terza - n. 296 del 28 novembre 2025 sono pubblicate:
  • la graduatoria regionale per la Medicina Generale
  • la graduatoria regionale per Pediatri di Libera Scelta
  • le graduatorie regionali degli Specialisti ambulatoriali interni, veterinari ed altre professionalità sanitarie (biologi, chimici, psicologi)
tutte valevoli per il 2026. Le potrete trovare al seguente link: https://bur.regione.emilia-romagna.it/dettaglio-bollettino?b=2ddcd42fdf69444198cffcd626aa0d3c Le graduatorie saranno, inoltre, a breve disponibili nel sito “E-R Salute” al seguente link: https://salute.regione.emilia-romagna.it/ssr/carriera-e-formazione/medicina-convenzionata/graduatorie-mmg-pls-e-specialisti/graduatorie-regionali  

Pubblicazione ulteriori ambiti territoriali carenti PLS anno 2025

Si comunica che sul BUR - parte terza – n. 296 del 28 novembre 2025 è pubblicato l’avviso relativo agli ulteriori ambiti territoriali carenti per pediatri di libera scelta – anno 2025. La compilazione e l’invio delle domande dovrà avvenire esclusivamente in modalità “on line”, mediante l’utilizzo del programma informatico appositamente sviluppato, che consente la ricezione e la gestione delle domande in via telematica e disponibile al seguente link: https://zonecarentiweb-gru.progetto-sole.it Altre modalità di trasmissione saranno ritenute causa di esclusione della domanda. Il termine per la presentazione delle domande è il 18 dicembre 2025. Si allegano: l’avviso, l’allegato riguardante gli ambiti territoriali vacanti, la “guida all’utilizzo” del programma informatico.   Avviso_pubblicaz_ ULTERIORI_zone_carenti_PLS_2025 Allegato_B_Guida_utilizzo Allegato_A_PLS