Alzheimer, scoperto pilastro fondamentale del rapporto tra dieta e demenza

(da Doctor 33)   In uno studio presentato alla Alzheimer’s Association International Conference (Aaic) 2017, un gruppo di studio guidato da Yian Gu, della Columbia University e del Taub Institute for Research on Alzheimer’s Disease and the Aging Brain di New York, potrebbe aver scoperto un pilastro fondamentale del rapporto tra dieta e demenza, collegando un modello alimentare specifico ai marcatori di infiammazione nel sangue. Inoltre, ha mostrato che negli adulti anziani che hanno seguito tale modello di dieta, il volume della materia grigia del cervello era inferiore e vi erano peggiori funzioni cognitive visivo-spaziali. «Abbiamo scoperto che le persone che consumano meno omega 3, calcio, vitamina E, vitamina D e vitamina B5 e B2 hanno più biomarcatori di infiammazione» spiegano i ricercatori. Lo studio ha incluso 330 anziani del Washington Heights-Inwood Community Aging Project, sottoponendoli a scansioni di risonanza magnetica strutturali e a misurazione dei livelli dei biomarcatori infiammatori Pcr e IL-6.   I partecipanti allo studio hanno completato un questionario di frequenza alimentare riguardante l’assunzione di nutrienti durante l’anno precedente, e i ricercatori hanno utilizzato un modello statistico per creare un modello di nutrienti correlati all’infiammazione (INP), in cui per esempio un basso consumo di omega 3 faceva salire l’indice INP. Gli individui sono stati inoltre sottoposti a test neuropsicologici che hanno valutato la memoria, il linguaggio, la velocità di esecuzione e la funzione visiva-spaziale. Dai punteggi dei test, i ricercatori hanno calcolato un punteggio di cognizione media composito per ogni partecipante. Lo studio ha mostrato che l’INP era positivamente correlato con il livello di PCR e di IL6. Inoltre, i partecipanti con un minor numero di anni di istruzione hanno avuto un INP relativamente alto e l’INP è stato maggiore per gli afro-americani e gli ispanici rispetto ai bianchi. L’analisi ha rivelato un’associazione significativa tra INP e la funzione visuo-spaziale e il volume della sostanza grigia totale dopo aggiustamento per età, sesso, razza/etnia, stato APOE4, apporto calorico, indice di massa corporea e comorbilità vascolare. I ricercatori hanno determinato che un volume inferiore della materia grigia cerebrale potrebbe contribuire a spiegare perché chi consuma più nutrienti infiammatori ha un peggiore stato cognitivo visuo-spaziale.   (Alzheimer’s Association International Conference (Aaic) 2017. Abstract P2­552.  https://www.alz.org/aaic  )