Missione in Ucraina – richiesta di supporto per raccolta dispositivi sanitari

Pubblichiamo la richiesta accorata della Dott.ssa Guidi Vanessa nostra iscritta. Per qualunque informazione ulteriore si prega di scrivere alla seguente email: vanessa.guidi@studio.unibo.it   "Gentilissimi, sono Vanessa Guidi, medica in formazione specialistica in Medicina d'Emergenza-Urgenza a Bologna e iscritta all'Ordine di Forlì-Cesena, n. 5117. Vi contatto perché sono la vicepresidente e coordino l'area medico-sanitaria di un'associazione, Mediterranea, che dall'inizio della guerra si trova anche in Ucraina con un progetto appunto sanitario (e non solo). Abbiamo avuto un ambulatorio mobile a Leopoli per due anni, ora invece supportiamo i civili nei campi profughi attraverso la distribuzione di aiuti umanitari e attraverso un progetto di educazione alla salute e prevenzione. In questi tre anni abbiamo costruito contatti con diverse realtà e ospedali della città. Infatti, anche a Dicembre grazie all'AUSL di Bologna abbiamo donato farmaci antiepilettici ev all'Ospedale Pediatrico St Nicholas, che ne era totalmente sprovvisto (per un valore di quasi 7mila euro). Mi rivolgo a voi per quanto riguarda il progetto di prevenzione e educazione alla salute. A Marzo tornerò a Leopoli insieme ad altri 3 medici e a un gruppo di volontari dell'Emilia-Romagna, tra cui anche della nostra provincia. Il tema di questa missione sanitaria sarà l'ipertensione arteriosa. La popolazione civile ucraina ha scarsa fiducia nella figura del medico e non ha la cultura della terapia da assumere in cronico per prendersi cura della propria salute. Per questo, come step successivo all'ambulatorio, puntiamo alla prevenzione ed educazione alla salute. Vorremmo pertanto, con l'occasione, anche consegnare tanti dispositivi elettronici per la misurazione della pressione arteriosa. Vi chiedo pertanto se fosse possibile avere un supporto nel reperire quanti più dispositivi possibile, diffondendo a MMG e altri professionisti attraverso i contatti dell'Ordine. Oppure attraverso contatti diretti che l'Ordine ha e che potrebbero tornare utili a tale scopo. Perdonate la richiesta diretta, ma è sempre più difficile reperire questo tipo di aiuti per l'Ucraina. In ogni caso, io sono a disposizione per altre informazioni e anche ad un incontro di persona. Siamo anche alla ricerca di donazioni per finanziare la missione e acquistare i beni di prima necessità che porteremo nei campi profughi. Non so se l'Ordine può aiutare in questo. In attesa di un vostro riscontro, vi ringrazio, Cordiali saluti Vanessa Guidi"

I rischi della disinformazione sanitaria

(da M.D.Digital)  'The Lancet', in un recente editoriale (Volume 405, Issue 10474 p173 January 18, 2025) ha posto l'attenzione sulle ricadute che possono avere i contenuti fuorvianti dei social media su questioni cliniche, terapeutiche e sanitarie sottolineando che la cattiva informazione in questi campi rappresenta una vera e propria minaccia per la salute pubblica. "Il senso di ansia e urgenza, unito all’aumento dell’uso dei social media e alle interpretazioni politicamente cariche della pandemia - si legge nell'editoriale -  hanno favorito la diffusione di una serie di affermazioni fuorvianti sul virus e sulle contromisure mediche. La disinformazione sanitaria è stata utilizzata come arma di propaganda, sfruttando la paura, minando la fiducia del pubblico e ostacolando l’azione collettiva nei momenti critici". I contenuti fuorvianti dei social media che pervadono le informazioni sulla prevenzione e il trattamento di patologie importanti, come per esempio il cancro,  potrebbero portare i pazienti ad abbandonare trattamenti basati sull’evidenza in favore di alternative sostenute da influencer. Per The Lancet questa minaccia non è presa abbastanza sul serio dalle aziende tecnologiche come per esempio mostra  la recente decisione di Meta di porre fine al fact-checking che, sebbene non possa eliminare completamente il materiale inaccurato,  la sua rimozione aprirebbe le porte a contenuti dannosi. Ma per combattere la disinformazione sanitarie è necessario saper affrontare la manipolazione intenzionale e il modo in cui gli algoritmi dirigono l’attenzione delle persone, lasciando gli individui a navigare da soli in un complesso mix di scienza e finzione.  La lotta alla disinformazione andrebbe realizzata con un "approccio sistematico simile a quello di frenare la diffusione di agenti infettivi: trovare e contenere la fonte; identificare in modo proattivo i più vulnerabili ai suoi effetti; e immunizzare la popolazione contro le false affermazioni fornendo risorse educative chiare. Non può essere lasciato a sforzi individuali e volontari". Secondo The lancet  i governi e i comunicatori scientifici devono sforzarsi di garantire che i messaggi sulla salute pubblica siano rilevanti per l’individuo; non solo fornire informazioni accurate, ma anche promuovere un ambiente di fiducia e comprensione e riconoscere aree di incertezza e incognite. Anche la comunità medica ha un ruolo chiave. "La cattiva informazione e la disinformazione - si legge a conclusione dell'editoriale - non possono più essere viste semplicemente come un fastidio accademico, ma piuttosto come una minaccia per la società. Solo se riconosciamo questa minaccia e agiamo in modo proporzionato possiamo rispondere al pericolo e combattere l’ondata di disinformazione che ha il potenziale di minare seriamente la salute pubblica".

Formaggi a latte crudo, un’etichetta per tutelare i bimbi

(da DottNet)       Nuove etichette, con maggiori informazioni e quindi più efficaci per proteggere i bambini dai rischi delle infezioni contratte mangiando prodotti a latte crudo, che possono portare a gravi conseguenze. Come la sindrome emolitico uremica (Seu), la più grave complicanza di un'infezione intestinale batterica, sostenuta da ceppi di Escherichia coli, che colpisce in particolare i piccoli sotto i 5 anni. E' uno degli obiettivi delle misure a cui sta lavorando il governo che, con un decreto, pubblicato sul sito del ministero della Salute, ha istituito un tavolo tecnico di esperti. Ne fanno parte membri del ministero della Salute, di quello dell'Agricoltura, dell'Istituto superiore di sanità, degli Istituti zooprofilattici e delle associazioni di categoria, con lo scopo di individuare "l'etichettatura più efficace possibile che possa avvertire il consumatore finale di tali rischi" E anche per andare oltre l'obbligo di etichettatura disposto dall'Unione europea, "prevedendo indicazioni aggiuntive in etichetta", affermano il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato "Intendiamo così tutelare la popolazione pediatrica nei primi anni di vita e rendere le scelte dei consumatori pienamente consapevoli del rischio di infezione intestinale da ceppi di escherichia coli", affermano. La Seu rappresenta la più grave complicanza di un'infezione intestinale batterica, sostenuta da ceppi di Escherichia coli (Stec) produttori di una potente tossina detta Shiga-tossina (Stx) o vero-citotossina (VtT). L'infezione si trasmette principalmente per via alimentare (carne cruda o poco cotta, soprattutto di origine bovina, latte crudo non pastorizzato e formaggi prodotti con latte crudo e poco stagionati, vegetali e frutta crudi non lavati), ma può anche essere contratta a seguito di un contatto stretto con ruminanti infetti o con un ambiente contaminato o per trasmissione interumana attraverso la via oro-fecale. Tra il primo luglio 2023 e il 30 giugno 2024 sono stati registrati 68 casi di Seu in Italia, secondo i dati del Registro italiano Sindrome emolitico uremica, la maggioranza nei pazienti in età pediatrica (sotto i 15 anni di età) con 67 casi (98,5% del totale). Per Paolo Chiandotto, presidente del Progetto Alice - Associazione per la lotta alla sindrome emolitico uremica Ets le nuove misure sono "un primo passo importante verso le nostre istanze inviate al ministro della Salute e al sottosegretario nella speranza che anche l'Associazione dei pazienti sia coinvolta nel tavolo. È importante affrontare il tema etichettatura, ma non solo, è necessario affrontare il problema anche a livello di filiera e informare attraverso una campagna di comunicazione i consumatori".

La solitudine aumento il rischio di demenza

(da Univadis)   La solitudine è un sentimento angosciante che ha un impatto sulla salute e sul benessere degli anziani. Una metanalisi (21 studi; > 600.000 partecipanti) ha mostrato che la solitudine è associata a un rischio aumentato del 31% di sviluppare demenza per tutte le cause (hazard ratio [HR] 1,31 [1,20-1,43]; p<0,001; I2=87,04%).     Questa associazione era più forte nei pazienti con malattia di Alzheimer (HR 1,39 [1,29-0,50]; p<0,001; I2=0,01%) o demenza vascolare (HR 1,73 [1,48-2,03]; p<0,001; I2=8,07%). Inoltre, questa associazione persisteva anche dopo il controllo della depressione, dell'isolamento sociale e di altri fattori di rischio modificabili. (Luchetti M, Aschwanden D, Sesker AA, et al. A meta-analysis of loneliness and risk of dementia using longitudinal data from >600,000 individuals. Nat Mental Health. 2024. doi:10.1038/s44220-024-00328-9)

Quasi 40mila medici in pensione nel 2025

(da Il Sole 24 Ore Sanità)    Da qui al 2030 usciranno dal Servizio sanitario nazionale, per andare in pensione, circa 80mila dei medici attualmente operativi, con un apice della gobba pensionistica che è stato raggiunto già nel 2024 per i medici di medicina generale, e sarà raggiunto nel 2025 per gli ospedalieri e gli specialisti ambulatoriali. Secondo le proiezioni, da qui al 2030 usciranno dal Servizio sanitario nazionale 78.252 dei 227.921 medici che attualmente vi operano. Andranno in pensione 27.568 tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 43.370 medici dirigenti, 7.414 medici specialisti interni. Se poi andiamo ad analizzare l''attuale popolazione medica per fasce di età, vediamo che la fascia più "affollata" è quella che va dai 65 ai 69 anni. Questo significa che siamo arrivati all''apice della gobba pensionistica, con molti medici del Servizio sanitario nazionale che stanno andando in pensione. Sono infatti 108.115 i medici pensionandi da 59 a 69 anni, a fronte di 229.625 medici attivi (quasi la metà) e 78.128 medici già pensionati. Il settore, tra quelli della Pa, è tra quelli che ha dipendenti con l''età più avanzata. Quasi la metà dei dottori in servizio in ospedale e negli studi ha più di 60 anni. È over 60 il 45% degli ospedalieri e il 52% di pediatri e medici di famiglia. Negli anni c''è stato poco turnover, anche a causa di una gestione poco oculata dei posti nelle facoltà di Medicina e nelle specializzazioni.  A mancare sono i Medici di medicina generale, che sono passati dai 45.382 del 2013 ai 35.398 al 2024, con un calo netto di 10mila unità. In pratica ogni anno un medico di famiglia su 10 va in pensione. Dati dell''Ente di previdenza dei medici confermano che dal 2014 al 2023 i trattamenti ordinari, quelli cioè corrisposti in virtù del raggiungimento dei requisiti anagrafici, o contributivi, hanno registrato un''impennata di ben il 257 per cento.

Prime linee guida italiane sull’uso dell’Ai in cardiologia

(da M.D.Digital)  La Società italiana di cardiologia (Sic) ha firmato un documento di consenso sull’impiego dell’Intelligenza artificiale (Ai) in cardiologia, sottolineandone l’utilità nella diagnosi precoce di malattie come, per esempio, l’ipertensione o lo scompenso cardiaco e l’impiego per una valutazione più accurata di elettrocardiogrammi ed ecocardiogrammi, ma anche di risonanze magnetiche e Tac, così da diagnosticare e monitorare meglio i pazienti. Il documento, presentato in occasione del Congresso Sic 2024, prende in esame gli utilizzi di Ai e machine learning in cardiologia, ne sottolinea le grandi potenzialità a partire dal monitoraggio serrato dei pazienti ad alto rischio ricoverati con malattie cardiache: un ampio studio su quasi 16 mila pazienti pubblicato di recente su Nature Medicine, per esempio, ha dimostrato che la mortalità a tre mesi può ridursi del 31% associando l’Ai all’elettrocardiogramma per identificare i casi con una maggiore probabilità di andare incontro a un evento fatale. "Uno studio su 362 pazienti sottoposti a Ecg prima dell’arrivo in ospedale - osserva Ciro Indolfi, past-president della Sic - ha dimostrato un’accuratezza del 99% nell’identificare i casi più seri, con tempi di valutazione medi di appena 37 secondi, circa quattro volte inferiori a quelli di un medico in carne e ossa, che hanno accorciato ad appena 18 minuti l’intervallo fra l’arrivo in clinica e la procedura di rivascolarizzazione”. Il documento di consenso sottolinea che l’impiego di algoritmi di machine learning e Ai potrebbe anche migliorare la diagnosi di malattie come l’ipertensione e lo scompenso cardiaco, che potrebbero inoltre essere gestite in maniera più adeguata grazie all’accuratezza dell’Ai nella classificazione del rischio dei pazienti e quindi nella scelta fra le possibili terapie. Tuttavia, avverte Indolfi, "esistono anche criticità di cui tenere conto utilizzando l’Ai, non solo perché sono necessarie altre e più ampie ricerche per validarne le potenzialità e gli usi nella pratica clinica, ma soprattutto per gli aspetti etici e normativi su cui è necessario riflettere. Molti algoritmi, specialmente quelli basati sul deep learning, operano spesso come “black box” prendendo decisioni sulla base di calcoli complessi da decrittare per un umano, che quindi possono rendere difficile riconoscere eventuali errori o bias. È poi "altrettanto fondamentale interrogarsi sulle modalità di introduzione dell’Ai per definire bene di chi siano le responsabilità di scelte dettate dagli algoritmi: la Fda classifica i prodotti di Ai software come dispositivi medici, il regolamento ‘Ai act’ dell’Unione Europea 2024/1689 impone Ai produttori e agli sviluppatori specifici obblighi e caratteristiche in merito agli usi dell’Ai, per esempio proibendo applicazioni di Ai che potrebbero porre rischi troppo elevati”.

Una guida per l’uso dei medici di famiglia, vademecum realizzato dalla Fimmg di Roma

(da www.corriere.it)  Anche il medico di famiglia va "usato" bene. Dovrebbe essere interpellato dal cittadino in modo appropriato e non per ottenere servizi che esulano dalle sue competenze, esempio un certo tipo di certificati, la prescrizione per un ricovero ospedaliero, una ricetta che il professionista non è d'accordo di rilasciare in scienza e coscienza. È piuttosto frequente invece che i nostri più diretti interlocutori per la salute debbano sottrarsi a pretese ingiustificate, magari col rischio di essere malmenati per il diniego. Da qui nasce il manuale per l'uso del medico di medicina generale edito dai diretti interessati. «Servirà a facilitare il rapporto tra noi e la cittadinanza», ne spiega l'intento Pierluigi Bartoletti, segretario della FIMMG di Roma. Ecco alcune informazioni del manuale (in vendita su Amazon). Cambio del medico: è un diritto del paziente cambiarlo rivolgendosi alla sede distrettuale di appartenenza oppure on line. Basta consultare gli elenchi degli studi ancora disponibili nella propria Asl. Un genitore può chiedere di iscrivere il figlio con più di 6 anni. Certificati: a titolo gratuito il medico può rilasciarne solo 2: malattia Inps (al cospetto della persona interessata) per i lavoratori dipendenti, idoneità all'attività sportiva non agonistica dietro presentazione di elettrocardiogramma. Esenzioni: ogni anno il medico riceve dal ministero delle Finanze l'elenco degli assistiti con un reddito inferiore a determinate soglie, non soggetti al ticket. Antibiotici: l'uso eccessivo è diventato un problema serio perché genera il fenomeno della resistenza. Significa che un antibiotico non funziona contro i batteri causa dell'infezione. Si raccomanda di assumerli con responsabilità solo se prescritti dal medico e completando l'intero trattamento. Non devono essere presi per raffreddore e influenza. Le prescrizioni sono personalizzate. Non conservare le pillole inutilizzate e smaltire quelle scadute. Mai «passarli» a terze persone. Gastroprotettori: servono a proteggere lo stomaco da eventuali danni prodotti da altri farmaci, reflusso gastroesofageo, gastrite, ulcera. Seguire le indicazioni del medico rispettando tempi e posologia. A questa categoria appartengono 5 molecole. Storia: i medici di famiglia sono nati nel 1978 con la legge 833 che ha istituito il Servizio pubblico nazionale. Ogni cittadino avrebbe avuto il suo dottore (convenzionato con l'Ssn). Hanno sostituito il medico della mutua e, per chi non era assicurato, il medico che garantiva un numero di prestazioni limitato.

INPS provinciale mette a disposizione un indirizzo e-mail per assistenza su nuova certificazione disabilità e propone incontro online per Mercoledì 6 febbraio 2025

Nella giornata di ieri il Direttore di Sede Dr Aldo Manella e la Responsabile CML Forlì-Cesena Dr.ssa Gloria Bissi hanno inviato alla nostra attenzione una comunicazione in cui INPS di Forlì-Cesena mette a disposizione dei medici certificatori l'indirizzo mail dedicato URP.Forli@inps.it al quale poter recapitare le richieste di chiarimenti e informazioni in merito al certificato medico introduttivo, indicando in oggetto “SPERIMENTAZIONE”, ciò per facilitare la tempestività del trattamento della comunicazione. Nella stessa comunicazione, che alleghiamo sotto, si propone un incontro in collegamento da remoto dalla sede INPS Provinciale di Forlì rivolto a tutti i medici interessati, per il giorno il 6 febbraio 2025, nella fascia oraria 12.30-14.00 per facilitare la partecipazione, al fine di fare il punto della situazione nel nostro territorio a circa un mese dall’avvio della fase sperimentale.  Per incontro cliccare su partecipa alla riunione. Comunicazione INPS Partecipa alla riunione

Analisi Eurostat, i medici italiani sono i più anziani d’Europa

(da Ansa.it)    Non solo demotivati e chiamati a fronteggiare fenomeni di violenza crescente in corsia, ma anche i più vecchi in Europa. Nell'Ue è infatti l'Italia il Paese con la quota record più alta di medici di 65 anni o più, pari al 26,7%. Il dato emerge da una analisi di Eurostat sul personale medico europeo nel 2022 e, per l'Italia, rappresenta un segnale preoccupante in un quadro complessivo in cui il Servizio sanitario nazionale risulta già fortemente gravato da varie criticità. Al problema delle lunghe liste di attesa e della 'fuga' di medici e infermieri spesso verso il privato per vedersi garantiti stipendi migliori, si aggiunge dunque anche l'allarme per l'imminente 'gobba pensionistica' che, hanno più volte avvertito i sindacati di categoria, minaccia di mettere ulteriormente in ginocchio il sistema acuendo la carenza di medici, già critica specie per alcune specializzazioni. La conseguenza del primato di 'medici più attempati' in Europa porterà infatti, da qui al 2030, come stimato dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), all'uscita dal Servizio sanitario nazionale per andare in pensione di 78.252 dei 227.921 medici attualmente operativi, con un apice della gobba pensionistica che è stato già raggiunto nel 2024 per i medici di Medicina Generale e verrà raggiunto nel 2025 per gli ospedalieri e gli specialisti ambulatoriali. L'età dei professionisti è un problema anche per altri due Paesi, che seguono l'Italia nella classifica Eurostat: dopo gli italiani, i medici più vecchi sono quelli dell'Ungheria (22,4%) e dell'Estonia (22,3%). La Germania ha invece la quota più alta di medici di età compresa tra 55 e 64 anni, pari al 36,1%, seguita da Bulgaria (33,9%) e Lettonia (27,4%). Al contrario, Malta ha la percentuale più alta di medici giovani, pari al 46,1%, seguita da Romania (34,6%) e Paesi Bassi (29,7%). A livello europeo la quota di medici in età di età pari o superiore ai 55 anni è pari al 40%, segnala poi Eurostat. L'agenzia statistica Ue stima poi che nel 2022 ci fossero 1,83 milioni di medici in attività e, tra questi, oltre 481.000 erano medici generalisti. A livello europeo i Paesi Bassi sono il Paese con il più alto rapporto di medici di base, con 183,4 ogni 100.000 persone, seguiti da Irlanda (174,1), Austria (146,1) e Cipro (137,7). Il rapporto in Italia è di 80,07 medici di base ogni 100mila abitanti.

Studio Gb, ogni sigaretta accorcia la vita di 20 minuti

(da DottNet)     Ogni sigaretta fumata rischia di accorciare in media di 20 minuti l'aspettativa di vita di chi l'accende. Almeno secondo una stima aggiornata di ricercatori medici dell'University College London (Ucl), prestigioso ateneo della capitale britannica, allegata a un appello pubblico rivolto ai fumatori, in vista dell'anno nuovo, per incoraggiarli a smettere di fumare come proposito per il 2025.  Nel loro studio, ripreso fra gli altri dal Guardian, i ricercatori calcolano che un singolo pacchetto consumato può sulla carta rubare 7 ore di vita. Ma sottolineano anche, in positivo, che - abbandonando il vizio dal primo gennaio - chiunque fumi 10 sigarette al giorno potrebbe ragionevolmente sperare di riguadagnare un giorno di vita in più entro l'8 dello stesso mese; una settimana entro il 5 febbraio; e un mese entro il 5 agosto. Il fumatore medio che non smette, ha ammonito Sarah Jackson, ricercatrice capo del gruppo di studio su alcol e tabacco alla Ucl, può invece perdere "circa un decennio di vita: 10 anni di momenti preziosi da condividere con le persone che amiamo". Il fumo è indicato da tempo dai medici come una delle cause principali di morte evitabile nel mondo; solo nel Regno Unito è associato ogni anno al decesso prematuro di 80.000 persone e di circa un quarto di tutte le diagnosi di cancro, anche se - ammettono gli specialisti - non mancano fumatori che vivono a lungo. La ricerca dell'Ucl è stata commissionata dal ministero della Sanità britannico, sullo sfondo dell'impegno degli ultimi governi per rafforzare le restrizioni anti-fumo sull'isola, in particolare fra i più giovani. Essa modifica in peggio una precedente stima, frutto di uno studio pubblicato nel 2000 sul British Medical Journal (Bmj), che indicava in 11 minuti di vita perduti il costo potenziale di ciascuna sigaretta fumata.

Il certificato di malattia è a carico dell’odontoiatra curante: alcune precisazioni della CAO Nazionale

(da Odontoiatria33)     Tutti gli iscritti all’Albo dei medici ed a quello degli odontoiatri possono redigere certificati di malattia (per assenze inferiori a 10 giorni).   A chiarirlo era stata la Circolare n.88 della FNOMCeO del 2020. A ritornare sull’obbligo degli odontoiatri di redigere il certificato di malattia ai propri pazienti, se vi sono i presupposti clinici per farlo, è la CAO Nazionale in una circolare inviata ai Presidenti provinciali a firma del presidente Raffaele Iandolo. Chiarendo che l’obbligo a redigere il certificato di malattia spetta al medico curante, “inteso come il medico che ha operato sul paziente creando i presupposti per l’astensione dal lavoro” la Circolare CAO sottolinea come siano, quindi, “inclusi anche gli odontoiatri liberi professionisti”. Sottolineando come non ci siano spazzi interpretativi, la CAO nazionale ricorda che “questa procedura è prevista oltre che dall’ art 55 septies del D.Lgs. 165/01 introdotto dall’art 69 delD.Lgs.150/09 anche dagli articoli 24 e 78” e sottolinea come il Ministero della Salute, interpellato, abbia ribadito che “la certificazione di malattia non può essere delegata ad altri colleghi che non avendo operato su quel paziente non hanno gli estremi per una corretta valutazione del caso”. Per poter certificare l’assenza del lavoratore (pubblico e privato) per malattia è però necessario essere accreditati nel Sistema Tessera Sanitaria. Ricordando che le credenziali per accedere al Sistema TS per inviare il certificato sono le stesse che si usano per l’invio dei dati per le fatture precompilate, la CAO Nazionale informa che le stesse credenziali possano essere richieste al proprio Ordine Provinciale.“Qualora mancassero i presupposti tecnici di trasmissione per via telematica –chiarisce a Circolare- è possibile rilasciare la certificazione cartacea in cui si precisa che l’utilizzo della forma cartacea è dovuto ad un malfunzionamento temporaneo del sistema informatico”. “Il certificato –continua la CAO Nazionale- deve comunque contenere tutti i dati obbligatori (art. 8 del DPCM 26 marzo 2008). A questo punto spetterà al lavoratore trasmettere all’INPS il documento entro 2 giorni”. La documentazione cartacea, viene precisato, “oltre a non essere un’alternativa applicabile se non per giustificati motivi, ha un suo format che va rispettato, è a rischio errore e comporta disagi al paziente, mentre la via telematica ha un percorso guidato a prova di errore”. Ricordato l’obbligo e che la mancata trasmissione telematica del certificato prevede una sanzione, la CAO Nazionale informa che questa sanzione varrebbe “solo per i medici convenzionati, ma non per i liberi professionisti”. Sanzione indicata in una Circolare l'INPS che prevede l'illecito disciplinare e il licenziamento per il medico dipendente e la decadenza della convenzione con il SSN per i convenzionati. Ma indipendentemente da chi è soggetto alle sanzioni, ma questo lo sottolineiamo noi, una certificazione non corretta potrebbe comportare per il paziente lavoratore il non riconoscimento della tutela economica di malattia da parte dell'INPS, ovvero potrebbe perdere lo stipendio per i giorni di malattia non certificati. Infine un’ulteriore precisazione della CAO Nazionale: “Gli odontoiatri liberi professionisti possono rilasciare il certificato di malattia telematico nel caso di una prognosi non superiore a 10 giorni. Tuttavia, solo con riferimento ai lavoratori del settore privato, per il riconoscimento della prestazione economica di malattia erogata dall’INPS, resta valida la certificazione prodotta da medici non appartenenti al SSN o con esso convenzionati anche nei casi di assenza per malattia superiori a dieci giorni e nei casi”.

Il ‘Milleproroghe’ proroga la fattura elettronica per i medici fino al 31/03/2025 (ma dopo diventa obbligatoria)

(da Fisco 7, riproduzione modificata)  Il termine dell’esonero dall’obbligo della fatturazione elettronica delle prestazioni sanitarie verso consumatori finali è stato oggetto di proroga fino al 31 marzo 2025. La misura è una delle principali disposizioni fiscali contenute nel cosiddetto decreto Milleproroghe 2025. Cosa cambierà a partire dal prossimo 1 aprile 2025? Il decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei Ministri contiene, tra le altre proroghe, anche lo slittamento al 31 marzo 2025 del termine dell’esenzione dall’obbligo di fatturazione elettronica delle prestazioni sanitarie verso consumatori finali.  Vale la pena ricordare che questa misura era stata inizialmente introdotta esclusivamente per il periodo d’imposta 2019, ossia l’anno in cui è entrato in vigore l’obbligo generalizzato della fatturazione elettronica per i soggetti privati.  Successivamente, però, attraverso una serie di interventi normativi che si sono susseguiti nel tempo, la sua applicazione è stata prorogata di anno in anno, estendendosi progressivamente fino a includere anche i periodi d’imposta successivi, arrivando a coprire l'intero anno 2024. In buona sostanza, anche l'ultima misura è una deroga che, all’avvio dell’obbligo generalizzato di fatturazione elettronica, fu richiesta dal Garante privacy che ha ritenuto non conforme al GDPR il transito sul Sistema di interscambio dei dati dei pazienti.  La motivazione della proroga è correlata ad una limitazione tecnico-amministrativa nei sistemi informatici dell’Agenzia delle Entrate, che al momento attuale non garantiscono il pieno rispetto della normativa relativamente alla privacy dei cittadini. Chi sono i soggetti destinatari della norma? La norma si applica ai soggetti tenuti all’invio dei dati, ai fini dell’elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata, ai sensi dell’articolo 3, commi 3 e 4, del decreto legislativo n. 175 del 2014.    In particolare, la norma elenca i seguenti soggetti tenuti all’adempimento: le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, i policlinici universitari, le farmacie, pubbliche e private, i presidi di specialistica ambulatoriale, le strutture per l’erogazione delle prestazioni di assistenza protesica e di assistenza integrativa, gli altri presidi e strutture accreditati per l’erogazione dei servizi sanitari e gli iscritti all’Albo dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Quali prestazioni ricadono nella proroga alla fatturazione elettronica per i medici? Le prestazioni che ricadono nella proroga sono quelle sanitarie indirizzate direttamente ai pazienti (persone fisiche). I medici potranno rilasciare ai clienti/pazienti la fattura cartacea, oppure la fattura in formato elettronico in un qualunque formato (pdf ad esempio) purché il documento non transiti dal Sistema di Interscambio.   Resta l’obbligo, già in vigore per tutti i sanitari, di emettere la normale fattura elettronica tramite il Sistema di Interscambio, se il committente non è una persona fisica oppure le prestazioni da fatturare siano rapporti di collaborazione tra medici o tra medici e altri soggetti per altre attività non sanitarie (come ad esempio partecipazione a convegni, seminari o altre prestazioni professionali). Salvo ulteriori proroghe (tra l'altro espressamente richieste dalla FNOMCEO la settimana scorsa) e alla luce di quanto previsto dalla attuale normativa, a partire dal 1° aprile 2025, tutte le fatture relative alle prestazioni sanitarie dovranno essere emesse in modalità elettronica, con la conseguenza che gli operatori interessati dovranno dotarsi di appositi software (o servizi) rilasciati dai produttori di software gestionali per la compilazione e la trasmissione della fattura.

Psichiatri, subito una commissione interministeriale sulla sicurezza

(da DottNet)   Il Coordinamento nazionale dei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, sezione speciale della Società Italiana di Psichiatria (Sip), chiede al ministro della Salute, Orazio Schillaci, l'istituzione di una Commissione Interministeriale che coinvolga il ministero degli Interni e di Grazia e Giustizia che affronti immediatamente il tema della sicurezza degli operatori sanitari.   I numeri, afferma la Sip, "sono impietosi: i dati pubblicati dal ministero della Salute relativi all'anno 2023, raccolti dall'Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Sociosanitarie, registra 16mila aggressioni in un anno che hanno coinvolto 18.
Leggi tutto
1 2 3 150