Crediti bonus per chi si forma sui vaccini. Delibera della Commissione Ecm

La Commissione nazionale per la formazione continua ECM ha emanato la delibera 5/24, che stabilisce: “Di attribuire ai professionisti sanitari che acquisiscano crediti in materia di vaccini e strategie vaccinali un bonus, per il triennio 2026-2028, pari al numero di crediti effettivamente conseguiti nel triennio 2023-2025 su tale tematica, fino a un massimo di 10 crediti”.

Pertanto, per i sanitari che hanno incluso vaccini e strategie vaccinali (tema considerato di importanza nazionale) nei crediti formativi accumulati nel triennio in corso sarà garantito un bonus nel triennio formativo successivo (2026-2028). Questo significa che conseguendo, per esempio 8 crediti in tema di strategie vaccinali durante il triennio 23-25, l’obbligo formativo per il triennio successivo non sarà più di 150 crediti ma bensì di 142.  E il bonus dovrebbe essere attribuito automaticamente dalla piattaforma ECM, che riconosce il tema oggetto di aggiornamento

La spesa sanitaria in Italia inferiore all’Ue ma il sistema (per ora) regge

(da Ansa.it)  È un paradosso tutto italiano, ribattezzato come esempio di Sistema sanitario «frugale». La spesa sanitaria pubblica è infatti «nettamente inferiore» a quella dei principali Paesi europei, sia in valore pro capite che in percentuale del Pil, eppure il sistema, sia pur con scarsi fondi, non solo regge ma registra performance – anche in termini di aspettativa di vita dei cittadini – tra le migliori in Europa. L’andamento della spesa sanitaria, e la singolare condizione del Ssn, è fotografato da una analisi elaborata e pubblicata dalla Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). A parità di potere d’acquisto, la spesa sanitaria pro capite espressa in dollari statunitensi, rileva l’indagine, in Italia nel 2022 è stata di 3.255 Usd, superiore alla spesa di Spagna (3.113), Portogallo (2.640) e Grecia (1.785), ma inferiore del 53% a quella della Germania (6.930 ), del 42% rispetto a quella della Francia (5.622 ) e del 27,3% rispetto al Regno Unito. Nel 2022, l’incremento della spesa pro capite in Italia, è stato del 6,7%, inferiore a quello di Germania (+7,9%) e Francia (+8,6%), mentre il Regno Unito ha ridotto la spesa dell’1,3%. Anche considerando il biennio 2020-2021, il più duro per la pandemia da SarsCoV2, pur facendo registrare una crescita nell’insieme del 15,5%, quindi con un incremento rilevante rispetto a quello medio degli anni precedenti, la spesa sanitaria pubblica italiana è cresciuta comunque meno rispetto a Francia (+19,2%), Germania (18,4%) e Regno Unito (+28,6%). Considerando l’incidenza sul Pil, la spesa sanitaria pubblica è stata nel 2022 pari al 6,8%, superiore a quella di Portogallo (6,7%) e Grecia (5,1%), ma inferiore di ben 4,1 punti percentuali rispetto a quella tedesca (10,9%), di 3,5 punti rispetto a quella francese (10,3%), di 2,5 punti rispetto al Regno Unito (9,3%). Il Ssn si presenta dunque, afferma Fiaso, come un sistema «frugale», in grado cioè di raggiungere «risultati particolarmente significativi a costi estremamente contenuti».

Gestione separata Inps, come utilizzare i contributi versati

(da DottNet)   La Gestione Separata dell’Inps è il Fondo concepito dal legislatore per dare una copertura contributiva a tutti i lavoratori privi di una vera e propria collocazione previdenziale: innanzitutto i titolari di un rapporto di collaborazione, ma poi anche tutti quei liberi professionisti senza un ordine ed una Cassa. Con questi presupposti, la Gestione Separata non dovrebbe in nessun caso riguardare i medici e gli odontoiatri che, se dipendenti di ospedali ed Asl, versano alla Gestione Dipendenti Pubblici dell’Inps (ex Inpdap), mentre, se sono dipendenti di case di cura private, hanno una copertura presso il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti.

Ed invece quasi tutti i sanitari hanno una posizione contributiva presso la Gestione Separata dell’Inps, perché a quella gestione sono indirizzati i contributi dei medici con contratto di formazione specialistica (la maggior parte dei neolaureati in medicina), oltre a quelli di coloro che proseguono la carriera universitaria, come i beneficiari di borse di studio per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca e i percettori di assegni di ricerca. Non solo: fino alla stipula di uno specifico accordo fra Enpam ed Inps, che ha chiarito che tutti i contributi in qualche modo riconducibili alla professione medica ed odontoiatrica vanno versati alla specifica Cassa di appartenenza, molti medici hanno alimentato la Gestione Separata con i versamenti riferibili ai propri contratti di collaborazione.

E adesso cosa fare con questi contributi? Va detto innanzitutto che in linea di principio questi contributi non sono oggetto di ricongiunzione, non possono cioè essere trasferiti ad un’altra gestione dell’Inps o dell’Enpam, per il calcolo di un unico trattamento. In realtà, questa posizione è stata recentemente scalfita da alcune sentenze (tra tutte la sentenza di Cassazione n. 26039/2019), ma sinora l’Inps non le ha recepite in una determinazione unitaria, costringendo ogni interessato a fare ricorso giudiziario per vedersi riconosciuto il proprio diritto. A questo inconveniente non da poco, va aggiunta la scarsa convenienza dell’operazione per i liberi professionisti, dato che la Quota B Enpam non prevede la ricongiunzione, mentre la Quota A riconosce benefici piuttosto ridotti.

Se si ha la possibilità, è quindi meglio percorrere la strada di un trattamento autonomo, cioè aggiungere alla pensione Enpam da convenzionato o a quella Inps da dipendente, una diversa pensione erogata dalla Gestione Separata Inps. Ciò avviene nel caso di corsi di specializzazione particolarmente lunghi (almeno 5 anni) oppure quando ai contributi da specializzando si uniscono posizioni pregresse relative a rapporti di collaborazione, anche riferibili a docenze o a cariche ordinistiche. Infatti, la Gestione Separata prevede, attualmente all’età di 71 anni, l’erogazione di una pensione supplementare in presenza anche di soli 5 anni di contributi.

Inoltre, è possibile esercitare, all’atto del pensionamento, la facoltà di computo, che consente, a determinate condizioni, di sommare alla Gestione separata i contributi presenti in altre gestioni obbligatorie (con esclusione delle Casse dei liberi professionisti), sempre per ottenere una pensione calcolata con il sistema contributivo. Per la pensione anticipata a 64 anni occorre aver maturato un importo di pensione pari almeno al triplo dell’assegno sociale (€ 1.603,23 mensili lordi); per la pensione di vecchiaia a 67 anni, basta invece arrivare all’assegno sociale (€ 534,41).

Se poi ad un trattamento autonomo proprio non ci si arriva, rimane l’opzione del cumulo, cioè far conteggiare tutte le posizioni contributive congiuntamente, ai fini del diritto e della misura di un’unica pensione. Ciò comunque comporta che tutti i trattamenti vengano materialmente pagati dall’Inps, anche se l’Enpam trasferisce materialmente all’istituto la propria quota. Di qui l’applicazione delle regole Inps, meno favorevoli di quelle dell’Enpam, in tema di rivalutazione delle pensioni e soprattutto nel campo della reversibilità ai superstiti, con tagli anche consistenti degli importi corrisposti, in presenza di redditi propri del beneficiario (per capirsi, la reversibilità Enpam al coniuge è del 70%, mentre per le pensioni Inps, comprese quelle in cumulo, è al massimo del 60% e scende fino al 30% in presenza di un reddito proprio superiore a 5 volte il minimo Inps, pari a poco meno di 3.000 euro mensili lordi).

Enpam, 12 milioni di euro a sostegno di padri e madri

(da DottNet)   L’Enpam ha pubblicato il bando per i sussidi neonatalità che possono arrivare fino a 8mila euro a figlio. L’ente di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri quest’anno ha aumentato a 12 i milioni di euro stanziati, tre in più rispetto allo scorso anno. I sussidi servono per sostenere le spese per il primo anno di vita dei nuovi nati (ad esempio per baby-sitting e asilo nido), o per i primi 12 mesi di ingresso nel nucleo familiare nel caso di affidamenti e adozioni.  Possono fare domanda non solo le dottoresse neo-mamme ma anche i medici e i dentisti padri e gli studenti dei corsi di laurea in Medicina e in Odontoiatria che si sono iscritti facoltativamente all’Enpam.

“Per il futuro dell’Enpam e dei nostri professionisti, ci impegniamo prioritariamente per fronteggiare l’inverno demografico – ha detto il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti – . Allo stesso tempo aumentando lo sforzo a favore della neonatalità con somme utili per il baby sitting e la cura dei bambini, cerchiamo di aiutare i nostri iscritti a conciliare gli impegni professionali e quelli famigliari”.
FINO A 8 MILA EURO PER FIGLIO    La tutela è stata estesa ai padri per la prima volta nel 2023. L’anno scorso su 2.389 sussidi di neonatalità pagati dall’Enpam, 150 sono andati ai papà. Se entrambi i genitori sono iscritti Enpam, il sussidio, che è di 2mila euro, raddoppia e si cumula. Un ulteriore raddoppio scatta nel caso di liberi professionisti con tre anni di anzianità nella gestione di Quota B. Infine, il sussidio spetta per ogni figlio nato. Quindi, per fare un esempio, nel caso entrambi i genitori siano iscritti alla Quota B e abbiano due gemelli, l’aiuto totale alla fine sarà di 16mila euro.

REQUISITI    Per il sussidio Enpam bisogna essere in regola con il pagamento dei contributi e rispettare dei requisiti di reddito Quest’anno, il limite per una mamma o un papà single con un figlio è di 66.448,98 euro, per una coppia alle prese con il primo figlio 73.832,20 euro, oppure 81.215,42 euro per una coppia con due figli. Il limite è di 103.365,08 euro se la coppia ha un disabile in famiglia, oltre a due figli. Da ricordare che il sussidio neonatalità della Fondazione è cumulabile con altre misure che sono garantite a tutti, come il bonus asilo nido che lo Stato distribuisce tramite l’Inps (minimo 1.500 euro fino ai tre anni d’età).

FARE DOMANDA    Fino alle 12 del 21 giugno, attraverso l’area riservata di Enpam.it, si potrà far domanda del sussidio per tutti i bambini che sono nati nel corso del 2023 e fino alla scadenza del bando. Per le nascite o gli arrivi in famiglia dopo il 21 giugno si potrà far domanda l’anno prossimo.

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