La carie dentale potrebbe essere una minaccia silenziosa per il cuore

(da Univadis)   La perdita dei denti è spesso lo stadio finale di malattie orali come la carie dentale e la malattia parodontale ed è stata collegata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e a tassi di mortalità più elevati, soprattutto in presenza di malattia parodontale. La carie dentale, uno dei problemi di salute più comuni a livello globale, colpisce più del 20% degli adulti nei soli Stati Uniti.

A differenza della malattia parodontale, che è principalmente associata a un’infiammazione cronica, la carie dentale deriva da infezioni batteriche che distruggono gradualmente i denti, spesso raggiungendo la polpa dentale e causando sintomi evidenti. Alcuni di questi batteri, tra cui lo Streptococcus mutans, sono stati rilevati anche nelle valvole cardiache e nelle placche ateromatose, suggerendo un potenziale ruolo nello sviluppo dell’aterosclerosi. Sebbene le malattie parodontali siano più comunemente associate a eventi cardiovascolari maggiori a causa dell’infiammazione sistemica cronica di basso grado, l’esatta portata di questo rischio rimane incerta.

ARIC e la sua coorte dentale

L’Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) Study, un ampio studio epidemiologico prospettico a lungo termine, ha fornito preziose indicazioni sul legame tra salute dentale e malattie cardiovascolari. Uno dei risultati principali dello studio è stato che la cura regolare dei denti può ridurre il rischio di ictus ischemico del 23%.   Tra gli 11.656 partecipanti alla coorte ARIC, solo 6351 si sono sottoposti a un esame dentistico completo tra il 1996 e il 1998. Questo esame ha rilevato e quantificato le carie dentali, compresi i denti mancanti e otturati, per valutare l’entità della malattia orale.   I partecipanti sono stati seguiti fino al 2019 e lo studio ha monitorato gli esiti della salute cardiovascolare e la mortalità. I dati sono stati poi analizzati tenendo conto dei potenziali fattori confondenti.

Aumento del rischio di ictus e mortalità

La presenza anche di una sola carie dentale è stata associata a un rischio maggiore di ictus e mortalità. In particolare, i soggetti affetti da carie dentali presentano un rischio di ictus aumentato del 40% (hazard ratio aggiustato [aHR], 1,40; 95% CI 1,10-1,79) e un rischio di morte più elevato del 13% (aHR, 1,13; 95% CI, 1,01-1,26). Questa associazione non si estende agli eventi cardiovascolari legati alla malattia coronarica (aHR 1,13; 95% CI, 0,93-1,37).

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Il legame tra carie dentale e ictus ischemico è risultato significativamente più forte negli afroamericani che nei caucasici(P = .0001). Inoltre, il rischio di ictus e di morte è aumentato con il numero di superfici dentali difettose, siano esse cariose, mancanti o otturate. Per ogni superficie difettosa, il rischio di ictus è aumentato leggermente (aHR, 1,006; 95% CI, 1,001-1,011), così come il rischio di morte (aHR, 1,003; 95% CI, 1,001-1,005). Tuttavia, non è stata osservata alcuna connessione significativa tra superfici difettose ed eventi correlati alla malattia coronarica.  È stato dimostrato che la cura regolare dei denti riduce di cinque volte il rischio di sviluppare carie dentali (odds ratio aggiustato, 0,19; 95% CI, 0,16-0,22; P < .001).   Le carie dentali sono state collegate a un aumento del rischio di mortalità e di ictus, anche se una relazione causale diretta rimane incerta. Nonostante la natura longitudinale di questo studio prospettico che ha coinvolto oltre 6.000 partecipanti, i risultati non sono in grado di dimostrare il rapporto di causalità. Questi risultati sottolineano l’importanza di un’assistenza odontoiatrica regolare per mitigare potenzialmente questi rischi. Sebbene la riduzione del numero di carie sia necessaria, da sola potrebbe non essere sufficiente per affrontare completamente gli esiti sanitari associati.

(https://www.nhlbi.nih.gov/science/atherosclerosis-risk-communities-aric-study)