Salute: boom di disturbi all’udito, la metà si possono prevenire

(da AGI)  In parte è colpa degli stili di vita, come l’abitudine ad ascoltare la musica ad alto volume nelle cuffie. In parte è perché si ha la tendenza a trascurare i primi campanelli d’allarme. Fatto sta che le persone con problemi all’udito sono sempre più numerose nel mondo, e l’Italia non fa eccezione. Con conseguenze pesanti per qualità della vita. Per questo il 3 marzo si è celebrata  la Giornata mondiale dell’udito, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità. Lo slogan di quest’anno è “Controlla il tuo udito”, un messaggio che intende richiamare l’attenzione sull’importanza di identificare precocemente un’eventuale perdita dell’udito e intervenire in tempi brevi. Molte sono infatti le persone che vivono con un abbassamento dell’udito non identificato mentre controllarsi è il primo passo per affrontare il problema. Secondo l’Oms oltre il 5 per cento della popolazione mondiale, circa 466 milioni di persone, ha una riduzione dell’udito che incide sulla qualità della vita. Le stime indicano che entro il 2050 oltre 900 milioni di persone (ovvero 1 su 10) avrà una perdita uditiva disabilitante. Nel nostro Paese, in particolare, si stima che una persona su 10 abbia problemi d’udito. Il 37 per cento dei soggetti con problemi ha più di 74 anni d’età. Ma sono aumentati i casi di ipoacusia nei giovani fra i 15 e i 24 anni: si è passati dal 3 per cento del 2012 al 4,2 per cento del 2015. Si stima che ben 5 milioni di italiani con ipoacusia non utilizzino un apparecchio acustico, condizione che puo’ far aumentare del 28 per cento il rischio di non riuscire a svolgere le attività quotidiane più semplici oltre che esporre al rischio di perdita di autonomia e indipendenza. Inoltre, il mancato uso di protesi acustiche come soluzione all’ipoacusia accresce la probabilità di demenza (+21 per cento) e, negli uomini, di depressione (+43 per cento). La buona notizia è che, secondo l’Oms, la metà di tutti i casi di ipoacusia può essere prevenuta, attraverso misure di sanità pubblica. In primis, si sottolinea l’importanza di controllare di tanto in tanto l’udito, specialmente le persone più a rischio, come gli adulti sopra i 50 anni, quelli che lavorano in luoghi rumorosi, quelli che ascoltano musica ad alto volume per lunghi periodi di tempo e quelli che hanno già problemi all’orecchio. Inoltre, l’Oms raccomanda che i servizi per l’identificazione e l’intervento precoce su patologie all’orecchio vengano essere resi disponibili attraverso il sistema sanitario.