Bioetica, parere Cnb: suicidio assistito diverso da eutanasia

(da Doctor33)   Il suicidio assistito è diverso dall’eutanasia. A sottolinearlo è il parere pubblicato sul sito del Comitato nazionale per la bioetica “Riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito”, approvato nel corso della Plenaria del 18 luglio. Il documento – che riporta le diverse posizioni dei componenti e non è stato approvato all’unanimità – nasce anche in seguito all’ordinanza della Corte Costituzionale, intervenuta sulla questione sollevata dalla Corte di Assise di Milano in merito al caso di Marco Cappato e Dj Fabo. Il Comitato affronta il tema dell’aiuto al suicidio e alla sospetta illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale. Il parere, pur intervenendo sull’ordinanza in modo specifico e inquadrandola nel contesto normativo dell’ordinamento italiano, affronta il tema del suicidio assistito sul piano generale. Alcuni membri del Cnb sono “contrari alla legittimazione, sia etica che giuridica, del suicidio medicalmente assistito”, e “convergono nel ritenere che la difesa della vita umana debba essere affermata come un principio essenziale in bioetica, quale che sia la fondazione filosofica e/o religiosa di tale valore, che il compito inderogabile del medico sia l’assoluto rispetto della vita dei pazienti e che l’agevolare la morte segni una trasformazione inaccettabile del paradigma del curare e prendersi cura”, si legge nella nota diffusa dal Comitato. Malgrado queste posizioni divergenti, il Comitato è arrivato alla formulazione di sei raccomandazioni condivise, auspicando innanzi tutto che in qualunque sede avvenga – ivi compresa quella parlamentare – il dibattito sull’aiuto medicalizzato al suicidio “si sviluppi nel pieno rispetto di tutte le opinioni al riguardo, ma anche con la dovuta attenzione alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche costituzionali che esso solleva e col dovuto approfondimento che una tematica così lacerante per la coscienza umana esige”, si legge nel testo. Il Comitato raccomanda, inoltre, “l’impegno di fornire cure adeguate ai malati inguaribili in condizione di sofferenza”; chiede che sia documentata all’interno del rapporto di cura un’adeguata informazione data al paziente in merito alle possibilità di cure e palliazione; ritiene indispensabile che sia fatto ogni sforzo per “implementare l’informazione ai cittadini e ai professionisti della sanità delle disposizioni normative riguardanti l’accesso alle cure palliative”; auspica che venga promossa un’ampia partecipazione dei cittadini alla discussione etica e giuridica sul tema e che vengano promosse la ricerca scientifica biomedica e psicosociale e la formazione bioetica degli operatori sanitari in questo campo. Sono state redatte tre postille, pubblicate contestualmente al parere. La prima è di Francesco D’Agostino per spiegare le ragioni del voto negativo dato al parere; le altre di Assunta Morresi e Maurizio Mori, che pur avendo approvato il documento, hanno voluto precisare le proprie motivazioni di dissenso su alcuni temi trattati.