No a modelli unici per le cure primarie

(da M.D.Digital)   “Dall’emanazione della Balduzzi ci siamo focalizzati sui modelli delle forme organizzative, dimenticando che l’importante non è il contenitore ma il contenuto. Non importa dove fai le cose, importa che cosa fai”. È quanto ha sottolineato il presidente dello Snami Angelo Testa in uno dei passaggi della sua relazione al XXXVIII Congresso Nazionale Snami, che si è svolto di recente ad Acireale. Per Testa , l’errore che non si deve fare “è proporre un modello unico per una realtà italiana che vede situazioni completamente differenti, spesso agli antipodi, con la consapevolezza che in metropoli, città, cittadine, paesi, piccole comunità, territori con popolazione sparsa non potrà mai funzionare un unico modello sanitario di assistenza. Così come nelle zone disagiate, disagiatissime e nelle isole minori. Si deve differenziare la medicina rurale da quella metropolitana”.   La Relazione del Presidente ha toccato temi salienti relativi alle criticità che investono l’esercizio della Medicina Generale.  “Lo Snami ha detto sempre e sempre dirà, anche con parole forti – ha precisato Testa – che non si possono accettare stravolgimenti, depotenziamenti e assenza di finanziamenti sulla Medicina Generale. Non possiamo accettare nuove aggregazioni con altre figure professionali senza un finanziamento extra Ssn che vada a ristoro dei pochi fattori di produzione già in essere. Se così fosse correremmo il rischio di vedere una parte dei nostri emolumenti indirizzarsi al sostenimento di nuove forme organizzative. Parimenti dobbiamo considerare una popolazione che invecchia ed in quella popolazione dobbiamo valutare anche l’invecchiamento dei medici”. Cosa chiede il presidente nazionale dello Snami? In primis investimenti sul territorio poi il potenziamento delle residenze assistite, il finanziamento della telemedicina e va riformata la fiscalità della medicina generale. Inoltre evidenzia Testa: “Come facciamo ad occuparci della cronicità se ancora oggi non possiamo prescrivere in autonomia alcuni farmaci? Come possiamo accettare di non poter prescrivere farmaci di cui ci assumiamo la responsabilità prescrittiva dietro la foglia di fico del piano terapeutico? Oggi che le terapie’ tailor made’ sono e saranno la norma noi siamo fermi a poter prescrivere solo farmaci vecchi di anni. Basta con questa sudditanza alla specialistica.  Siamo medici, siamo disponibili a formarci maggiormente nelle patologie croniche, ma ci venga data pari dignità sia nella diagnosi che nella cura”. E in merito alle misure introdotte dal Dl Calabria sul micro team tiene a precisare: “Stiamo alla nascita di nuovi ruoli professionali quali lo psicologo di famiglia e l’infermiere di famiglia. Ma vogliamo dirlo che dello psicologo dentro i nostri studi non sappiamo cosa farcene? Lo psicologo non è un medico, ma essendo una figura specialistica andrebbe inquadrato all’interno dell’accordo della specialistica ambulatoriale. Se il medico di famiglia ha necessità dello psicologo invia lui il paziente. Non c’è bisogno di ulteriori figure che altro non farebbero che disorientare il cittadino.  Per gli infermieri di famiglia le cose sono diverse. Noi collaboriamo da sempre con gli infermieri, molti di noi li hanno anche assunti e si preoccupano tutti i mesi di pagare loro lo stipendio. L’infermiere ha una professionalità che il medico non ha. Non ha viceversa professionalità tipiche del medico. Non perché non è bravo, perché non ha fatto medicina. Dobbiamo avere una collaborazione con gli infermieri per dare al cittadino una cura migliore. La collaborazione è una cosa, l’infermiere di famiglia è un’altra cosa”.