Covid-19, prove crescenti sul ruolo delle mascherine per attenuare la gravità dell’infezione

(da Doctor33)    In un recente articolo pubblicato sul ‘The New England Journal of Medicine’, Monica Gandhi, MD, MPH, e George W. Rutherford, MD, entrambi professori e ricercatori dell’Università californiana di San Francisco (UCSF), hanno raccolto diverse casistiche ed evidenze fattuali fino a poter affermare che l’uso delle mascherine, in attesa di un vaccino, possa essere di aiuto nel rallentamento della gravità della pandemia in corso. (https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2026913?query=recirc_mostViewed_railB_article)    Mentre il Sars-cov-2 continua la sua diffusione globale, la mascherina facciale sta diventando uno dei pilastri per il controllo della pandemia da Covid-19 e potrebbe anche aiutare a ridurre la gravità della malattia, garantendo che una percentuale maggiore di nuove infezioni sia asintomatica. Se questa ipotesi venisse confermata l’uso di questo Dpi potrebbe diventare, in attesa di un vaccino, una forma di “vaiolizzazione” che genererebbe immunità e rallenterebbe la diffusione del virus.
Una delle prime evidenze, affermano nell’articolo i due ricercatori, si è avuta nel mese di marzo quando hanno iniziato a circolare rapporti documentali sugli alti tassi di diffusione virale di Sars-CoV-2 per via nasale ed orale da parte di pazienti pre-sintomatici o asintomatici. La mascherina facciale, usata da tutta la popolazione, sembrava essere uno dei modi possibili per prevenire la trasmissione da persone infette asintomatiche. Ad aprile, i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitensi, hanno quindi raccomandato alla popolazione di indossare mascherine chirurgiche o coperture in tessuto per il viso nelle aree con alti tassi di trasmissione dell’infezione. Le casistiche del passato relative ad altri virus respiratori, riportate nell’articolo, indicano che l’uso della mascherina può anche proteggere chi la indossa. Infatti, indagini epidemiologiche condotte in tutto il mondo, specialmente nei paesi asiatici abituati all’uso di questo Dpi durante la pandemia di Sars del 2003, hanno suggerito che esiste una forte relazione tra l’uso della mascherina ed il controllo di una possibile pandemia. Altri dati recenti provenienti dalla città di Boston dimostrano che le infezioni da Sars-CoV-2 siano diminuite tra gli operatori sanitari dopo che l’uso della mascherina sia stato implementato negli ospedali a fine marzo.
Sars-CoV-2, spiegano il dott. Ghandi ed il dott. Rutherford, ha la capacità proteiforme di causare una miriade di manifestazioni cliniche, che vanno dalla completa mancanza di sintomi fino alla polmonite e, in alcuni casi, la morte. Recenti dati virologici, epidemiologici ed ecologici hanno portato all’ipotesi che l’uso della mascherina possa ridurre la gravità della malattia tra le persone che vengono infettate. Questa possibilità è coerente con una teoria di vecchia data sulla patogenesi virale, secondo la quale la gravità della malattia è proporzionata all’inoculo virale ricevuto. Con le infezioni virali in cui le risposte immunitarie dell’ospite giocano un ruolo predominante nella patogenesi virale, come Sars-CoV-2, alte dosi di inoculo virale possono sopraffare e disregolare le difese immunitarie aumentando la gravità della malattia. Se l’inoculo virale è importante nel determinare la gravità dell’infezione Sars-CoV-2, un ulteriore motivo ipotizzato per indossare maschere facciali sarebbe quello di ridurre la carica virale del portatore ed il conseguente impatto clinico della malattia. Quindi, un largo utilizzo delle mascherine potrebbe contribuire ad aumentare la percentuale di infezioni asintomatiche. Il Cdc ha stimato che la percentuale media di infezione asintomatica da Sars-CoV-2 a metà luglio negli Stati Uniti era del 40%. Però, la percentuale di infezione asintomatica è documentata superiore all’80% in ambienti con largo uso di mascherina. I paesi che hanno adottato l’uso del Dpi a livello universale hanno migliorato la percentuale di casi gravi correlati a Covid e di conseguenza anche un rallentamento dei decessi. Un altro esperimento eseguito sul criceto siriano ha simulato il mascheramento chirurgico degli animali e ha mostrato che con il mascheramento simulato, i criceti avevano meno probabilità di essere infettati.
I ricercatori portano a conoscenza di altri casi interessanti a sostegno dell’ipotesi: In un’epidemia su una nave da crociera argentina, dove ai passeggeri sono state fornite maschere chirurgiche e al personale di bordo maschere N95, il tasso di infezione asintomatica è stato dell’81% (rispetto al 20% nei precedenti focolai di navi da crociera senza l’uso di mascherina). In due recenti focolai scoppiati in stabilimenti di trasformazione alimentare degli Stati Uniti, dove a tutti i lavoratori sono state rilasciate maschere ogni giorno ed è stato richiesto di indossarle, la percentuale di infezioni asintomatiche tra le oltre 500 persone che sono state infettate è stata del 95%, contro solo il 5% di casi lievi o moderati. Inoltre, i tassi di mortalità nei paesi con mascherina obbligatoria o imposta a tutta la popolazione sono rimasti bassi, persino con la recrudescenza dei casi dopo la revoca dei lockdown.
Gandhi e Rutherford indicano, però, che per verificare l’ipotesi che l’uso della mascherina da parte di tutta la popolazione sia una strategia efficiente nel rallentamento della gravita dell’infezione da coronavirus, sono necessari ulteriori studi per confrontare il tasso di infezione asintomatica in aree con e senza uso universale del Dpi. Per testare l’ipotesi di “vaiolizzazione”, c’è bisogno di più studi che confrontino la forza e la durata dell’immunità dei linfociti T, specifici per Sars-CoV-2, tra le persone con infezione asintomatica e quelle con infezione sintomatica, nonché una dimostrazione del rallentamento naturale del Covid-19 diffuso in aree con un’alta percentuale di infezioni asintomatiche. Nonostante tutto i ricercatori concludono che ci sono prove crescenti che l’uso della mascherina a livello globale potrebbe giovare la lotta sia alla riduzione della percentuale di trasmissione sia alla riduzione della gravità della malattia.