Covid-lungo, quando gli effetti della malattia si protraggono nel tempo
(da M.D.DigitalI) quadri clinici dell’infezione da SARS-CoV-2 sono estremamente variegati, compresi nello spettro che va dall’asintomaticità ai quadri clinici di estrema gravità che talvolta, ineluttabilmente, conducono all’exitus. In alcuni pazienti la regressione del quadro sintomatologico non è completa ed essi continuano a lamentare la persistenza di sintomi prolungati, condizione per la quale è stata inizialmente coniata la definizione di Covid-lungo e che ora viene con più precisione definita come sequele post-acute di infezione da SARS-CoV-2 (PASC). Non è chiara quale sia la percentuale di questi casi ma è certo che i sintomi più frequenti includono grave stanchezza, mancanza di respiro, anosmia e disgeusia persistenti e deterioramento cognitivo. Poiché i criteri diagnostici non sono stati ancora sviluppati, le stime di prevalenza sono estremamente varie: vanno infatti dal 13% all’87%.
Un gruppo di ricercatori dagli Stati Uniti ha recentemente studiato la prevalenza di PASC in un gruppo ben caratterizzato dei pazienti per dettagliare ciò che accade a seguito di un’infezione acuta SARS-CoV-2. SI tratta Del Michigan Covid19 Recovery Surveillance Studio (MI CreSS), che ha arruolato circa 600 pazienti con Covid-19 e PCR positiva, sintomi o ricovero. Oltre la metà dei soggetti era di sesso femminile, mentre quasi il 70% aveva un’età di 45 anni o più; quasi la metà erano bianchi non ispanici e poco più di un terzo erano neri. L’obesità è stata segnalata in oltre la metà dei casi, nel 43% i pazienti erano ipertensi, il 25% era diabetico, il 17% aveva asma e poco più di un decimo aveva malattie cardiovascolari. La malattia grave era segnalata nel 40% circa dei casi, oltre il 25% era invece aveva malattia malattia molto grave. Il 53% e il 35% dei pazienti presentava ancora sintomi, rispettivamente, a 30 e 60 giorni. La maggiore prevalenza di PASC è stata registrata nei pazienti anziani e quelli con malattia più grave. Nei soggetti pià giovani (18-34) le prevalenze di sintomi a distanza di 30 e 60 giorni erano rispettivamente del 35% e del 20%, rispettivamente dopo 30 e 60 giorni.
I sintomi che erano più spesso osservati sono stati la stanchezza (circa la metà dei casi) e le difficoltà respiratorie (44%). L’analisi ha evidenziato che età avanzata, etnia ispanica e basso reddito annuale reddito familiare sembravano essere associati a una maggiore prevalenza di PASC a 30 e 60 giorni. Dopo aggiustamento per fattori demografici, altre malattie e gravità del Covid, alcuni di questi apparenti fattori di rischio hanno perso il loro significato. SI sono confermati fattori di rischio il basso reddito familiare (rischio maggiore del 40% a 30 giorni) e la presenza di una malattia psicologica (che ha sancito una prevalenza superiore del 42% a 60 giorni). Il fattore di rischio più importante era la gravità della malattia: i pazienti con sintomi molto severi avevano 2,25 volte più probabilità di avere PASC a 30 giorni e 1.7 volte più probabilità di avere sintomi a 60 giorni, rispetto a quelli con sintomi lievi. Il ricovero ha conferito un aumento del rischio di circa il 40% a 30 e 60 giorni. Tra i pazienti non ospedalizzati, quelli con malattie cardiovascolari avevano a prevalenza maggiore del 54% di PASC a 30 giorni.
(Peluso MJ, et al. Rapid implementation of a cohort for the study of post-acute sequelae of SARS-CoV-2 infection/Covid-19. medRxiv, 2021.03.11.21252311; doi: https://doi.org/10.1101/2021.03.11.21252311; https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.03.11.21252311v1)