Va pagato di più il medico che svolge mansioni superiori a quelle previste nel contratto
(da DottNet) Una vertenza complessa ma che alla fine ha visto vittorioso il medico. E che potrebbe dare il via a numerose altre cause su casi analoghi. Il camice bianco per 9 anni ha svolto mansioni dirigenziali pur non essendo dirigente medico ma non era equamente retribuito, il giudice del Tribunale del Lavoro di Siracusa ha condannato l’Asp al pagamento di 53mila e 566 euro in suo favore. Ma veniamo ai fatti: il medico aveva denunciato di avere svolto, dal 24 gennaio 2008 al dicembre 2017, mansioni superiori rispetto a quanto previsto dal suo contratto. Solo da gennaio 2018, l’Asp gli avrebbe riconosciuto il corrispettivo economico in più dovuto alla maggiorazione delle mansioni prestate. L’Azienda sanitaria provinciale aveva contestato le accuse sostenendo che: “non è mai stato formalizzato alcun incarico dirigenziale, con atto valevole giuridicamente, che possa dare titolo al riconoscimento delle mansioni e al diritto alla retribuzione delle differenze salariali”.
L’Asp, ha sottolineato il giudice del Lavoro come riporta L’eco del Sud, avrebbe riconosciuto che “vi erano state varie disposizioni di servizio con le quali veniva disposto che il medico si occupasse “provvisoriamente” di tutte le attività attinenti” al nuovo ruolo, precisando, però, che le “numerose disposizioni di servizio non costituiscono titolo ma hanno solo la funzione di assicurate l’espletamento dell’attività per far fronte all’esigenza in via temporanea”. Ma per il magistrato giudicante: “le uniche ipotesi in cui può essere disconosciuto il diritto alla retribuzione superiore dovrebbero essere circoscritte ai casi in cui l’espletamento di mansioni superiori sia avvenuto all’insaputa o contro la volontà dell’ente (invito o proibente domino) oppure allorquando sia il frutto della fraudolenta collusione tra dipendente e dirigente”.
In pratica, per il giudice, l’avere svolto, il denunciante, per ben 9 anni (il che esclude la ‘temporaneità’ delle maggiori mansioni disposte) ma soprattutto il non avere ignorato, da parte dell’Asp, il maggior carico di lavoro svolto dal medico – così come dimostrato dalle disposizioni di servizio – elimina le circostanze sopradescritte come possibili cause di disconosciuto diritto ad ottenere la maggiore retribuzione. Verdetto: “Il ricorrente ha diritto di percepire una retribuzione commisurata alle mansioni effettivamente svolte da gennaio 2008 a dicembre 2017”. Da gennaio 2018 l’Asp non è in debito con il medico perché gli ha corrisposto quanto dovuto. Intanto gli rimborsi 53mila 566 euro – ha stabilito il giudice -.