Variante Omicron, rischio burn-out per gli studi dei medici di famiglia
(da DottNet) «Mentre tutti guardano agli ospedali e ai tassi di occupazione delle terapie intensive e dei posti nei reparti ordinari, il territorio, che è il cuore dell’assistenza sanitaria, rischia di saltare. I nostri studi sono come le terapie intensive nel corso della prima ondata». A lanciare un allarme sul rischio ormai concreto che gli studi di medicina generale vadano in burn-out a causa del dilagare della variante Omicron sono i medici di famiglia della FIMMG. La sezione campana della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale chiede attenzione su un problema che in questi giorni rischia di passare sotto silenzio, ma che nelle prossime settimane potrebbe esplodere in tutta la sua drammaticità. «Senza alcun supporto da parte dei Distretti e dei Dipartimenti di prevenzione anch’essi in evidente sovraccarico – dice Luigi Sparano (Fimmg) – non saremo in condizione di reggere ancora a lungo l’impatto della variante Omicron, che non porta ad un numero elevato di ospedalizzazioni, ma che ricade invece completamente sulla gestione assistenziale del medico di famiglia». Tra positività, quarantene, terapie domiciliari e consulti telefonici, sono centinaia le richieste che quotidianamente arrivano ai singoli medici di medicina genare, richieste di assistenza che si sommano a quelle in presenza negli studi.
«Reggere quest’onda d’urto – spiega Corrado Calamaro (Fimmg) – non è possibile. La minore gravità dei pazienti affetti da Covid si traduce in un carico impossibile da sostenere, anche perché al medico di medicina generale viene demandata anche tutta la burocrazia legata alla gestione della malattia». Comprensibilmente, chi si ammala di Covid teme che la propria situazione possa aggravarsi, e richiede al proprio medico di famiglia un’attenzione enorme. Dal canto loro, i medici di medicina generale stanno rispondendo a tutte le chiamate, rassicurando i propri assistiti monitorandone le condizioni. Uno sforzo enorme che non sarebbe mai possibile in un contesto di dipendenza, perché va ben oltre il canonico orario di lavoro, e l’ennesima constatazione dei limiti di sistemi che non trovino nel rapporto fiduciario la risposta tempestiva e convincente alle richieste degli assistiti. «Parliamo – conclude Sparano – di migliaia di persone che hanno il Covid o che hanno sintomi influenzali. Numeri che aumentano in modo esponenziale e che ci portano a credere che nelle prossime settimane la situazione possa rischiare di diventare ingestibile, servono decisioni immediate su obbligo vaccinale, limitazioni più strette agli assembramenti e modelli di relazione e comunicazione diretta efficaci ed efficienti tra i medici di medicina generale e i sistemi di sanità pubblica che hanno la responsabilità delle quarantene e degli isolamenti, come dell’accesso ai tamponi molecolari nel pubblico». Dalla FIMMG arriva anche un invito a tutti affinché si guardi con attenzione alle nuove regole definite dal Governo che prevedono, tra l’altro, che un’eventuale quarantena non si si applichi ai soggetti con dose booster (se sintomatici al 5 giorno devono effettuare tampone antigienico). Mentre se si ha la doppia dose dopo, dopo 4 mesi dall’inoculazione, solo 5 giorni di quarantena e rientro con tampone o antigenico o molecolare ed entro i 4 mesi nessuna quarantena. Le “vecchie” regole di quarantena, insomma, restano valide solo per i cittadino che hanno scelto di non vaccinarsi.