I medici “di una volta”
(da Univadis) di Niccolò Romano (studente di medicina) Non è raro sentire lamentele riguardo alla sanità italiana o ai medici, ma una sorta di leitmotiv degli ultimi anni sembra sia: “Non ci sono più i medici di una volta…”. Indaghiamo insieme su questa interessante figura mitologica: il medico di una volta. Il tempo passa e, con esso, cambiano le cose e le persone. Appurata questa banalità, credo sia inequivocabile che anche il rapporto tra medico e paziente sia oggi diverso rispetto a quel che era negli anni ‘70, che i nostri nonni e alcuni dei nostri genitori possono ricordare. I medici di oggi non sono più come i medici di una volta, questo è certo. I medici di una volta erano donne e uomini di un altro calibro, stando ai resoconti e alle antiche leggende. Questi individui dalla tempra sovrumana erano in grado di sostenere estenuanti turni di lavoro con decine e decine di pazienti da visitare al giorno, anche in remote e perigliose località di montagna. Nonostante l’immensa mole di lavoro e di pazienti, questi medici, non si sa come, riuscivano a dedicare ai propri amati pazienti energie e attenzioni tali da non far mai mancare loro il fantomatico “calore umano”.
Questa sostanza misteriosa quanto essenziale si ritrova in molte tradizioni orali riguardo ai mitici medici di una volta, mentre oggi se ne decreta una scarsità eccezionale. Al contrario dei loro prodigiosi progenitori, i medici di oggi si configurano come esseri, anzi, enti, cibernetici, amministrativi e scostanti. Guadagnano moltissimo, per la precisione “troppo” ma mai abbastanza da congedarsi dall’impegno di inviare poveri pazienti verso i più fastidiosi e impensabili esami strumentali. Il medico di oggi ha perso la capacità di generare “calore umano” e si comporta come un robot, assomigliando sempre più, è evidente, ai computer che tanto venerano e adoperano in vece dei loro tapini pazienti.
“Oggi la tecnologia ha fatto passi da gigante” ma secondo molti, ciò che si è guadagnato in diagnostica si è perso in “chimica” medico-paziente, o forse dovremmo parlare di alchimia?
I medici di un volta non si lamentavano mai, dotati di una stoica resistenza. Erano sempre disponibili, anche per visite notturne in cima a vette scalabili solo con asinelli appositamente addestrati e una volontà ferrea. Dispensavano diagnosi impeccabili, compilavano comprensibilmente le ricette (questo è un punto critico nella storiografia del caso) e a fine dicembre probabilmente portavano regali a tutti i bimbi buoni.
Erano i medici di una volta quelli del vino che fa buon sangue, quelli del fumo di sigaretta che non fa così male, quelli della pancia da birra, quelli che le supposte sono più efficaci delle pillole. Chissà, mi chiedo, se oltre ai medici col tempo non siano cambiati pure i pazienti. Non è che forse forse, è principalmente mitopoiesi e mistificazione? Magari un complesso cambio di società e prospettive non facilmente riducibile a un luogo comune? Insomma, non ci resta che tornare a mangiare una mela al giorno… anche se non ci sono più le mele di una volta.