Congedo mestruale, a che punto siamo e cosa pensano i ginecologi
(da sanitainformazione.it – riproduzione parziale) Circa una donna su quattro soffre di dismenorrea, ovvero un ciclo mestruale particolarmente doloroso tanto da diventare invalidante. Una condizione patologica tipicamente “di genere”, che però, in ambito lavorativo, non viene riconosciuta tra le cause di assenza retribuita, come invece accade in caso di malattia. A meno di non vivere in uno di quei (pochissimi) Stati in cui il congedo mestruale è riconosciuto dalla legge.
Il dibattito sul congedo mestruale
Il tema del congedo mestruale è ritornato recentemente alla ribalta a causa di una concomitanza di fattori. Da un lato la promulgazione in Spagna di una legge che per la prima volta nel mondo occidentale lo istituisce. Dall’altro, alcune iniziative intraprese in Italia da parte di scuole ed aziende che, autoregolamentandosi in materia di congedo mestruale per studentesse e dipendenti, sulla scorta della legge spagnola, lanciano un segnale forte al governo italiano e al ministro Schillaci: l’assenza di una regolamentazione sul congedo mestruale è un vulnus da colmare, nel rispetto di un’istanza sociale sempre più sentita. Un appello a cui, in verità, il mondo politico sta iniziando a rispondere: è di ieri la notizia di un disegno di legge in materia presentato da Alleanza Verdi e Sinistra.
Il caso di Ravenna e dell’azienda veneta
A Ravenna, gli studenti e le studentesse del Liceo artistico Nervi Severini hanno ottenuto una modifica del regolamento scolastico 2023, che permetterà alle studentesse affette da dismenorrea di avvalersi di due giorni al mese di assenze giustificate, in deroga al vincolo di frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale previsto dalla legge. Queste assenze, in sostanza, saranno assimilate alle assenze per malattia, e non incideranno quindi sul monte ore massimo di quelle consentite ai fini di validità dell’anno scolastico e dell’ammissione agli scrutini. Per avvalersi del congedo mestruale, le studentesse dovranno presentare all’inizio dell’anno un certificato medico che attesti la presenza di dismenorrea. Si tratta di un grande risultato portato a casa grazie all’impegno della rappresentanza studentesca dell’istituto, che ha presentato ai docenti e alla presidenza la testimonianza di 16 compagne affette da dismenorrea, i cui dolori invalidanti rendono gravosa la partecipazione alle normali attività scolastiche determinando, di fatto, una discriminazione. Il caso di Ravenna non è l’unico in Italia in cui si è cercato di sopperire con regolamenti interni alla lacuna dell’ordinamento. Da settembre 2022, anche l’azienda veneta Ormesani riconosce il congedo mestruale alle sue oltre cinquanta dipendenti, consentendo loro di beneficiare di un giorno di riposo al mese retribuito e senza bisogno di certificato medico.
Il congedo mestruale nel mondo
A livello mondiale, è lampante come il diritto al congedo mestruale abbia trovato, almeno a livello istituzionale, terreno fertile esclusivamente nel continente asiatico. Il primo Stato a introdurlo è stato, nel lontano 1947, il Giappone, dove una donna lavoratrice può chiedere ogni mese i giorni che le servono, senza un limite esplicito. L’anno successivo, nel 1948 quindi, anche l’Indonesia introduce il congedo mestruale prevedendo la possibilità di beneficiare di due giorni retribuiti di astensione dal lavoro. Nel 2001 la Corea del Sud sancisce la possibilità per le lavoratrici affette da forti dolori mestruali di avvalersi di un giorno di permesso al mese. Mentre nel 2013 anche Taiwan istituisce il congedo mestruale, ma solo per tre giorni (giustificati) all’anno.
La legge spagnola e il ddl italiano (con un precedente)
Nel mondo occidentale è la Spagna ad essere pioniera del congedo mestruale: il 16 febbraio 2023 il Parlamento spagnolo ha infatti approvato in via definitiva la ‘Legge organica per la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi e la garanzia dell’interruzione volontaria della gravidanza’, in cui, tra le altre cose, viene introdotto il congedo mestruale sovvenzionato dallo Stato, previo certificato medico, per le donne che soffrono di mestruazioni dolorose. E in Italia? Qualcosa si muove. Già nel 2016 quattro deputate del PD presentarono alla Camera il primo disegno di legge per introdurre il congedo mestruale, che prevedeva la possibilità per le donne affette da dismenorrea di assentarsi dal lavoro per tre giorni al mese senza usufruire dei giorni di ferie o di malattia, previo certificato medico da rinnovare annualmente. L’iter di approvazione del disegno di legge, però, si arenò ben presto per il carattere di “non urgenza” della norma. Oggi, a ritornare alla carica in Parlamento, è Alleanza di Verdi e Sinistra, che ha appena presentato un nuovo disegno di legge per introdurre il congedo mestruale in ambito scolastico e lavorativo, prevedendo rispettivamente fino a due giorni di assenza al mese giustificate previa presentazione di certificato medico, e due assenze al mese retribuite al 100% non equiparabili ad altre cause di assenza dal lavoro.
Il parere dei ginecologi sul congedo mestruale
Il mondo della ginecologia, tuttavia, accoglie con riserva l’eventuale istituzione del congedo mestruale in Italia. «È vero che ci sono donne per cui è problematico anche solo uscire di casa nei giorni di picco delle mestruazioni – commenta ai nostri microfoni la ginecologa Manuela Farris, consigliere della SIC (Società Italiana per la Contraccezione) -. Ma è anche vero che oggi abbiamo molti strumenti terapeutici per ridurre gli effetti negativi di un ciclo non fisiologico, motivo per cui non ravviso l’effettiva necessità di introdurre il congedo mestruale». «È sicuramente giusto – osserva ai microfoni di Sanità Informazione il prof. Nicola Colacurci, presidente della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) – che le donne, in presenza di una reale e certificata patologia, come l’endometriosi responsabile di cicli mestruali dolorosamente invalidanti, possano beneficiare di questa agevolazione. Il punto è che deve esserci certezza e competenza nella diagnosi, per accertare che la mestruazione dolorosa sia realmente l’epifenomeno di una patologia. E se le certificazioni necessarie per il congedo mestruale serviranno ad indirizzare le donne verso percorsi diagnostico-terapeutici ben precisi, non può che essere un vantaggio».