La fiducia nei medici è in crisi

(da Univadis)  È finita l’epoca nella quale la parola del medico non veniva in alcun modo messa in discussione. Oggi il rapporto medico-paziente è completamente cambiato e non di rado il medico si trova a dover “convincere” il paziente che ha di fronte la bontà e l’appropriatezza delle sue prescrizioni e indicazioni.

È quanto accaduto anche nell’episodio riportato in un articolo del ‘New England Journal of Medicine’ a cura di Barron H. Lerner della New York University Grossman School of Medicine di New York. L’articolo si apre così: un uomo di 75 anni si è recato dal suo medico di base, che gli ha comunicato che presto sarebbe stato disponibile un nuovo booster di vaccino anti-COVID. “Il paziente ha raccontato al medico che, mentre ascoltava la radio per sentire ‘opinioni opposte’, aveva appreso che era più probabile morire per gli effetti collaterali del vaccino Covid che per la malattia” si legge. Di fronte a queste parole il medico ha riassunto al suo paziente tutti i dati scientifici disponibili sulla sicurezza e l’efficacia della vaccinazione, ma il paziente è comunque rimasto riluttante ad accettare.

La competenza e le spiegazioni scientifiche del medico non sono quindi bastate a convincere l’anziano signore a sottoporsi alla vaccinazione. Come mai? Siamo dunque di fronte a una perdita di fiducia nelle capacità del medico e nella sua autorevolezza in ambito di salute?

“L’episodio descritto riguarda gli Stati Uniti. In Italia, tutte le indagini demoscopiche rilevano una grande fiducia nel rapporto medico-paziente (anche superiori all’80%), ma al di là di questi numeri in realtà il problema esiste anche nel nostro Paese” spiega Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCEO). “Come Federazione, abbiamo provato ad affrontare questo problema negli ultimi anni, tanto che nel 2018 abbiamo indetto gli Stati Generali partendo proprio dal presupposto di una crisi del medico in questo sistema” aggiunge.

Diritti e libertà per un cambiamento rivoluzionario

Secondo quanto riportato da Lerner, la crescente sfiducia nella classe medica non arriva dal nulla, ma è il risultato di un processo storico complesso che, negli Stati Uniti, chiama in causa i movimenti sociali degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, legati alla guerra in Vietnam o all’avvento del femminismo. In quegli anni ha preso il via la tendenza a sfidare le istituzioni consolidate, inclusa la medicina tradizionale la quale, accanto a scoperte scientifiche fondamentali (per esempio il vaccino contro la poliomielite o i primi trapianti di cuore), si è “macchiata” di alcuni comportamenti poco etici. Tra gli esempi più noti, lo studio sulla sifilide di Tuskegee, in cui i ricercatori del Servizio Sanitario Pubblico statunitense hanno deliberatamente negato cure mediche a uomini afroamericani per studiare gli effetti della malattia, o l’atteggiamento paternalistico dei medici che spesso ricorrevano alla mastectomia radicale pur senza prove a sostegno della sua necessità. Con l’epidemia di AIDS, inoltre, molti attivisti hanno acquisito una grande competenza “laica” che ha portato a battaglie per sperimentazioni e terapie innovative e più accessibili.

“Abbiamo vissuto un’epoca nella quale ai medici si insegnava che il loro giudizio sostanzialmente non si poteva mettere in dubbio” afferma Anelli. “Oggi stiamo vivendo un cambio epocale che vede il passaggio dal paternalismo all’alleanza terapeutica tra medico e paziente. Il medico deve trovare una collocazione in questa ‘società diritti’ per giungere a quella che è la ‘democrazia del bene’, nella quale il medico garantisce il bene dei cittadini” aggiunge. Come ricorda il presidente FNOMCEO, questo passaggio rivoluzionario è in qualche modo sancito dalla Costituzione italiana che mette al centro il diritto alla salute dei cittadini e li accosta alla libertà di scegliere ciò che è meglio per loro.

Il medico di domani

“Noi medici vogliamo collocarci all’interno di questa società come professionisti che mettono le loro competenze a disposizione del cittadino perché acceda ai suoi diritti legittimi contraddicendo quello che era il paternalismo, verso una decisione condivisa” precisa Anelli. “Pensiamo solo all’appropriatezza prescrittiva: a volte il trattamento ‘migliore’ dal punto di vista scientifico non è il migliore per quello specifico paziente” spiega. E in questi casi spetta al medico proporre un’alternativa (se disponibile) cercando di comprendere le esigenze del suo paziente e puntando quindi a curare la persona e non solo la sua malattia.

Per arrivare a questo tipo di rapporto serve, in primo luogo, un atteggiamento non giudicante da parte del medico, ma serve anche tempo. “Una visita di 10 minuti non è quasi mai sufficiente a comprendere davvero cosa si nasconde dietro un sintomo all’apparenza banale” aggiunge Anelli, che ricorda anche l’importanza della comunicazione. “Il tempo di comunicazione è tempo di cura, lo dice anche la legge 219 del 2017” afferma. Non è un caso che la Federazione sia impegnata in numerosi progetti per migliorare la comunicazione medico-paziente e mettere al riparo i cittadini dalle fake news, partendo dai corsi di insegnamento nelle facoltà di medicina e passando inevitabilmente per internet e social media. Un esempio su tutti il portale “Dottore, ma è vero che?” a cura di FNOMCEO e dedicato proprio a fare chiarezza su alcune delle fake news mediche più diffuse.

Ultimo ma non certo meno importante è il discorso del conflitto di interesse e dell’etica professionale. FNOMCEO sta lavorando al codice di deontologia medica, per descrivere al meglio la figura del medico di domani e il suo ruolo nella società.

Ma che fine ha fatto il paziente riluttante alla vaccinazione anti-COVID? Attraverso una conversazione non giudicante e l’ascolto attivo, il medico è riuscito a far emergere una riflessione più profonda nel paziente, che alla fine ha deciso di accettare il vaccino, pur mantenendo un certo grado di scetticismo. In un certo senso, un lieto fine in favore della scienza e del buon rapporto tra medico e paziente.