Giornata mondiale obesità, un bambino su tre è obeso per cattive abitudini
(da Doctor33) Un bambino italiano su tre è obeso o in sovrappeso, per sedentarietà, cattive abitudini alimentari e in generale stili di vita non corretti. Una condizione che se trascurata può provocare complicanze metaboliche già in età pediatrica, aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e ipertensione. Per affrontare il problema, è necessario un approccio personalizzato, basato su educazione alimentare, attività fisica e, nei casi più complessi, trattamenti farmacologici o chirurgici. Lo ricordano, in occasione della giornata mondiale dell’obesità, gli esperti del Bambino Gesù che, solo nell’ultimo anno, hanno seguito più di 1.300 bambini con problemi di peso. Tra gli interventi personalizzati, integrando alimentazione, attività fisica e training sociale e cognitivo, anche il Progetto Resilient.
“È necessario affrontare il problema il più precocemente possibile – spiega Fintini, dell’unità operativa di Endocrinologia e diabetologia dell’Ospedale – Per favorire una crescita sana non servono diete, ma stimoli a cambiare lo stile alimentare e di vita in generale. L’attività fisica è importante quanto la nutrizione: i bambini e gli adolescenti dovrebbero dedicare almeno 30-60 minuti al giorno al movimento. Ma l’indicazione più importante è che quando un bambino deve cambiare regime alimentare, lo deve fare tutta la famiglia”. Secondo i dati di Okkio alla Salute, il 10,9% dei bambini non fa colazione, il 36,5% la consuma in modo inadeguato e il 66,9% mangia merende troppo abbondanti. Inoltre, 1 bambino su 4 non assume quotidianamente frutta e verdura. In alcuni casi, è importante anche un supporto psicologico. “Interveniamo fin dall’inizio per comprendere le dinamiche emotive che portano il bambino a mangiare in modo errato – dichiara Chiara Carducci, dell’unità operativa di Psicologia del Bambino Gesù -. Inoltre, lavoriamo con la famiglia per aiutarla a supportare il bambino nel percorso di cambiamento”. Nei casi in cui si renda necessaria la chirurgia bariatrica, la valutazione psicologica è indispensabile prima e dopo l’intervento. “Il cambiamento corporeo può essere difficile da accettare – aggiunge Carducci – Alcuni pazienti, abituati a vedersi obesi, faticano a riconoscersi dopo la perdita di peso”. Quando i trattamenti non portano ai risultati sperati o quando l’obesità è già molto grave, si può ricorrere ai farmaci. “Esistono trattamenti farmacologici, come la semaglutide, che riducono l’appetito e aiutano a controllare il peso – conclude Fintini – Ma questi farmaci devono essere usati solo nei casi più complessi”.