Le e-cig portano indietro di 50 anni le lancette della lotta al fumo
Le e-cig portano indietro di 50 anni le lancette della lotta al fumo
(da Univadis) Le sigarette elettroniche rischiano di riportare indietro di mezzo secolo la lotta contro il fumo. Secondo uno studio longitudinale, pubblicato a fine luglio da ‘Tobacco Control’, il rischio di fumare tabacco per i giovani che fumano e-cig è pari a quello dei loro coetanei di 50 anni fa.
Lungi dall’essere un’alternativa sicura, le e-cig non solo portano con sé rischi intrinseci per la salute, ma potrebbero anche normalizzare la pratica del fumo, portando i giovani verso le sigarette tradizionali.
L’ipotesi che queste possano aiutare a smettere di fumare è controversa, ma diversi studi mostrano che in realtà l’uso di sigarette elettroniche e tradizionali non è mutualmente esclusivo, anzi, e che è più facile passare dalle sigarette elettroniche a quelle tradizionali rispetto al contrario. Ha senso dunque chiedersi se le e-cig siano un fattore di rischio per il fumo tradizionale.
Dettagli e risultati dello studio
Lo studio ha attinto da tre coorti nazionali britanniche: il National Child Development Study (NCDS) che segue 11.969 individui nati nel 1958, il British Cohort Study (BCS) con 6.222 partecipanti nati nel 1970 e il Millennium Cohort Study (MCS) che include 9.733 giovani nati tra il 2000 e il 2002. I ricercatori hanno valutato la prevalenza dell’abitudine del fumo rispettivamente nel 1974, 1986 e 2018, quando i partecipanti di ciascuna coorte avevano 16-17 anni. I fattori di rischio includevano caratteristiche individuali come il consumo di alcol, l’impegno scolastico, le capacità verbali e i comportamenti esternalizzanti riportati dai genitori. A livello familiare, lo studio ha considerato l’occupazione paterna (categorizzata in disoccupato/assente, manuale/autonomo, o professionale/manageriale), l’età in cui la madre ha lasciato l’istruzione a tempo pieno, e l’uso di tabacco da parte dei genitori, incluso (separatamente) quello della madre durante la gravidanza. Nella coorte più recente è stato possibile tenere conto anche dell’uso di sigarette elettroniche (mai usate, uso passato/sperimentale o uso corrente).
Lo studio conferma che, in generale, la prevalenza del fumo di tabacco tra gli adolescenti si è ridotta di un terzo nel giro degli ultimi 50 anni: dal 33% del 1974 al 25% nel 1986, fino al 12% nel 2018. Molti fattori di rischio mantengono associazioni simili attraverso le generazioni: il consumo di alcol aumenta le probabilità di fumare di 2,87 volte nella coorte NCDS, 4,37 nella BCS e 3,15 nella MCS, per esempio. Ma la prevalenza dei fattori di rischio, in parallelo, spesso è calata: per esempio, la percentuale di giovani che avevano consumato alcol entro i 16-17 anni è scesa dal 94 all’83%; l’età media in cui le madri hanno lasciato l’istruzione è aumentata da 15,5 a 17,7 anni, mentre tra i genitori la prevalenza di fumatori è crollata dal 72 al 27%.
Nella coorte più recente, l’unica esposta da adolescente alle e-cig, l’11% dei giovani ne riferiva l’uso corrente, il 41% un uso passato o sperimentale, e il 48% non aveva mai svapato. Ma, mentre i giovani che non hanno mai svapato hanno una probabilità di fumare bassissima (1,4%), la probabilità per quelli che svapano correntemente raggiunge il 32,6%, valore paragonabile alla popolazione del 1974. In pratica, per chi non usa e-cig è estremamente improbabile diventare fumatore, mentre la popolazione che le usa ha un rischio pari a quello generale della popolazione di oltre cinquanta anni fa.
Cosa si può fare
Di per sé i dati non consentono di costruire una relazione causale. Le associazioni osservate potrebbero riflettere sia un effetto del vaping come introduzione al fumo, sia una propensione condivisa verso entrambi i comportamenti in sottogruppi ad alto rischio. È comunque legittimo sospettare, a livello precauzionale, che i successi ottenuti nella riduzione del fumo giovanile attraverso decenni di politiche di controllo del tabacco possano venire erosi dal diffondersi delle e-cig: “È possibile che giovani, storicamente considerati a basso rischio per il consumo di sigarette tradizionali diventino a rischio a causa della loro esposizione alla nicotina, sperimentando o utilizzando le sigarette elettroniche”, scrivono gli autori dello studio.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) del 2024, in Italia un terzo degli adolescenti fuma o svapa; di questi oltre il 60% usa contemporaneamente più forme di prodotti contenenti nicotina, tra sigarette tradizionali, tabacco riscaldato o e-cig. L’uso di sigarette tradizionali è ancora ampio, sebbene in calo: nella fascia 15-16 anni, i dati ESPAD del 2024 mostrano una prevalenza del 23,6%. “Il marketing sempre più aggressivo nei confronti di questa fascia di età dei prodotti a base di nicotina, che passa da strumenti come il packaging e l’aspetto esteriore dei dispositivi sempre più accattivante all’ideazione di sapori fruttati più vicini al gusto dei giovani sta facendo sì che l’uso sia sempre più diffuso”, affermò all’epoca Simona Pichini del Centro nazionale dipendenze e doping dell’ISS. Negli ultimi anni il marketing del tabacco e delle e-cig riesce facilmente a raggiungere i giovani tramite i social media, come Instagram e sfrutta un’ampia rete di influencer.
Il quadro italiano presenta alcuni punti critici. Secondo i dati ESPAD, sebbene si fumi meno di venti anni fa, a 16 anni fuma comunque quasi il 15% dei sedicenni; oltre il 20% delle sedicenni, e il 40 per cento degli utilizzatori di e-cig ha iniziato sotto i 15 anni di età. Quasi il 20% degli studenti ha usato e-cig nell’ultimo mese: un dato in rapidissima ascesa (era il 7% nel 2018).
(https://tobaccocontrol.bmj.com/content/early/2025/07/23/tc-2024-059212)