Aifa: monitoraggio a vita per pazienti curati con Car-T

(da Fimmg.org)   I pazienti che si sono sottoporsi a terapie anti-cancro Car-T “devono essere monitorati per tutta la vita” poiché hanno un rischio più alto di sviluppare un nuovo tumore anche anni dopo il trattamento. È quanto afferma l’Agenzia Italiana del Farmaco in una nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e indirizzata ai medici. “Sono state segnalate neoplasie secondarie maligne originate da cellule T, incluse neoplasie maligne positive al recettore dell’antigene chimerico (Car), che si sono verificate in un periodo di tempo che va da alcune settimane fino a diversi anni dopo il trattamento” con una terapia cellulare Car-T, spiega l’Agenzia. Fino ad aprile 2024, nel mondo circa 42.500 pazienti sono stati trattati con questi medicinali, a oggi approvati per il trattamento di diverse neoplasie ematologiche, dalla leucemia acuta a cellule B, a sottotipi specifici di linfoma a cellule B e al mieloma multiplo. Fino ad aprile 2024, l’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) ha valutato 38 casi di tumori delle cellule T insorti dopo il trattamento con terapie cellulari Car-T. Tra questi, in 7 casi è stato rilevato il ‘costrutto Car’, cioè il recettore inserito nelle cellule immunitarie per riconoscere selettivamente le cellule tumorali. “Ciò suggerisce che la terapia cellulare Car-T sia stata coinvolta nello sviluppo della malattia”, spiega l’Aifa. La possibilità di sviluppare neoplasie secondarie è un rischio noto di queste terapie ed è inserito tra le informazioni a fin dalla loro approvazione, precisa l’Agenzia.

La proposta degli Usa: i social come il tabacco, serve l’etichetta sui rischi

(da Ansa.it) I social media sono come il tabacco e l’alcol: devono essere accompagnati da un’etichettatura che metta in guardia i genitori sui rischi che presentano per i loro teenager. La proposta è del capo della sanità americana Vivek Murthy che, in un editoriale sul New York Times, torna a lanciare l’allarme sulle piattaforme social. “La crisi della salute mentale fra i giovani è un’emergenza” a cui i social media hanno offerto un “importante contributo”, spiega il Surgeon General mettendo in evidenza come gli adolescenti che trascorrono più di tre ore al giorno sui social corrono il “doppio dei rischi” di soffrire di sintomi di ansia e depressione. Per questo “è giunto il momento di chiedere un’etichetta di avvertimento” in cui si nota che i “social sono associati a significativi danni alla salute mentale”. Murthy non può farlo da solo e per questo esorta il Congresso, l’unico con tali potere, a imporre un’etichettatura per ricordare “ai genitori e ai giovani che i social non si sono dimostrati sicuri”. L’etichetta, ammette il capo della sanità americana, non è una soluzione magica ma gli studi condotti sul tabacco hanno mostrato che può essere efficace nell’aumentare la consapevolezza e, quindi, spingere a un cambio di comportamento. Nel 1965, dopo uno storico rapporto del Surgeon General, il Congresso votò per richiedere che sui pacchetti di sigarette venduti negli Stati Uniti ci fosse l’avvertenza: l’uso del prodotto “potrebbe essere pericoloso per la salute“. L’etichetta fu l’inizio del trend di declino del fumo: se allora i fumatori negli Stati Uniti erano il 42% degli adulti, la percentuale nel 2021 è scesa all’11,5%. Un intervento del Congresso proteggerebbe i “giovani dalle molestie, dagli abusi e dallo sfruttamento online”, ma anche dall’esposizione a una violenza eccessiva e a contenuti sessuali, aggiunge Murthy che da anni ritiene i social un pericolo per la salute. “I danni causati dai social media non sono per mancanza di volontà o per cattivi genitori: sono la conseguenza di aver lanciato una potente tecnologia senza adeguate misure di sicurezza, trasparenza e responsabilità”, osserva. Fra i ricercatori c’è un ampio dibattito sulla questione dei social e le loro possibili responsabilità dietro la crisi della salute mentale degli adolescenti. Lo psicologo Jonathan Haidt indica l’uscita dell’iPhone nel 2007 come il punto di svolta che ha innescato un aumento dei comportamenti suicidari. Altri invece affermano che non ci sono prove sul fatto che l’ascesa dei social abbia causato un declino del benessere dei giovani. A loro avviso la responsabilità è più delle difficoltà economiche, del razzismo e della crisi degli oppioidi.

Per crescere figli sereni bisogna ridurre i traslochi

(da AGI)   Le persone che traslocano prima dei 15 anni sono associate a un rischio del 40 per cento più elevato di ricevere una diagnosi di depressione durante l”età adulta. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sul ‘Journal of American Medical Association Psychiatry’, condotto dagli scienziati dell”Università di Aarhus, in Danimarca, dell”Università di Plymouth e dell”Università di Manchester, in Regno Unito. Il team, guidato da Clive Sabel, ha analizzato tutte le località residenziali di circa 1,1 milioni di persone nate in Danimarca tra il 1981 e il 2001 e che hanno soggiornato nel paese durante i primi 15 anni della loro vita. Gli autori hanno monitorato gli stessi individui per diversi anni. Nell”ambito del campione, almeno 35 mila danesi avevano ricevuto una diagnosi di depressione durante l”età adulta. Il rischio, riportano gli studiosi, sembrava del 10 per cento più elevato tra chi aveva trascorso l”infanzia in quartieri poveri. Chi aveva traslocato una volta tra i dieci e i 15 anni era associato al 41 per cento di probabilità di ricevere una diagnosi di depressione durante l”età adulta rispetto a chi non aveva mai cambiato casa nella stessa fascia d”età. In caso di traslochi multipli, il rischio saliva al 61 per cento. Gli studiosi ipotizzano che un ambiente domestico stabile potrebbe ridurre significativamente il pericolo di determinati disturbi. “Sappiamo che ci sono diversi fattori che possono portare a una malattia mentale – sottolinea Sabel – questo lavoro evidenzia che trasferirsi in un nuovo quartiere durante l”infanzia potrebbe portare a problematiche più avanti negli anni. Negli anni formativi, in effetti, i ragazzi costruiscono le loro reti sociali attraverso la scuola, i gruppi sportivi o altre attività. L”adattamento a qualcosa di nuovo può essere dirompente”.

Via libera al lavoro per i medici pensionati se l’attività non è espressamente vietata

(da DottNet)    Una interessante pronuncia della Corte dei Conti – Sezione del Lazio (deliberazione n. 80/2024/PAR), che consente di riassumere i pensionati nella Pubblica Amministrazione, a patto che non svolgano attività vietate dalla legge, può rappresentare un interessante riferimento per quei medici in pensione che, scadute le eccezioni del periodo Covid, hanno ancora possibilità ed interesse ad ottenere un incarico retribuito nel settore pubblico.

La norma di blocco, contenente le attività espressamente vietate, è l’art. 5, comma 9 del Decreto-Legge 95/2012, laddove viene fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di attribuire incarichi retribuiti di studio e di consulenza a lavoratori in quiescenza. Ai medesimi soggetti non possono essere conferiti incarichi dirigenziali o direttivi retribuiti, ed anche se gratuiti, la loro durata non può essere superiore ad un anno.

In questo ambito, il Sindaco del Comune di Cassino ha formulato alla Corte una richiesta di parere con riferimento alla possibilità di conferire un incarico retribuito al Responsabile finanziario del servizio tributi dell’Ente, in quiescenza dal 1° novembre 2023, ed in vista del prossimo pensionamento di buona parte del servizio di appartenenza. In particolare, il Sindaco ha chiesto se al fine di prestare affiancamento al personale in servizio…è legittimo affidare al suddetto funzionario, successivamente alla data del suo collocamento in quiescenza, l’incarico temporaneo e straordinario a titolo oneroso di assistenza, di supporto, di affiancamento e di formazione operativa per il personale dell’ufficio tributi, precisando che l’attività oggetto della prestazione non consisterebbe né in un’attività di studio e/o consulenza, né nell’espletamento di funzioni direttive e dirigenziali, ma semplicemente in una mera condivisione dell’esperienza maturata dal funzionario in quiescenza nell’esercizio delle mansioni in precedenza affidategli. 

La Corte dei Conti fa innanzitutto notare che il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione ha emanato sulla norma in esame due circolari, la prima che esclude ogni interpretazione estensiva ed analogica dei divieti ivi contenuti, la seconda che, a fini meramente interpretativi, inserisce nei divieti una ulteriore limitata fattispecie (gli uffici di diretta collaborazione di organi politici).

Sulla base di tali premesse, ed alla luce della conforme giurisprudenza consolidata, la Corte ha dato quindi parere favorevole alla richiesta del sindaco, ferma restando la necessità di una puntuale verifica in concreto della compatibilità normativa delle attività svolte nell’ambito dell’incarico assegnato. Trasferendo il principio in ambito medico, può dunque ben immaginarsi ad esempio il caso di un primario ospedaliero in quiescenza, il quale, in attesa della nomina del suo successore e in presenza di uno svuotamento del reparto con la contestuale assunzione di colleghi più giovani, venga chiamato (senza ricoprire un ruolo sovraordinato) ad affiancare operativamente i neoassunti, per inserirli pienamente nell’attività concreta. Tendenze virtuali, da verificare nella prassi dei prossimi mesi

Con le sigarette elettroniche aumenta il rischio di asma

(da M.D.Digital)  Secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open, l’uso di sistemi elettronici di somministrazione di nicotina (Ends) negli ultimi 30 giorni tra gli adulti è associato a un’età precoce di insorgenza dell’asma.  Adriana Pérez, dell’Health Science Center dell’Università del Texas a Houston, e colleghi esplorano l’associazione tra l’uso di sigarette elettroniche negli ultimi 30 giorni e l’età di insorgenza dell’asma negli adulti e nei giovani che non avevano asma o ostruzione polmonare cronica malattia e non ha mai usato sigarette. L’analisi ha incluso 24.789 partecipanti al Population of Tobacco and Health Study (dal 2013 al 2021).

I ricercatori hanno scoperto che all’età di 27 anni, 6.2 adulti su 1.000 riportavano un’incidenza di asma. Per gli adulti che hanno utilizzato Ends negli ultimi 30 giorni si è verificato un aumento del rischio di insorgenza di asma in età precoce rispetto agli adulti che non hanno utilizzato Ends (HR aggiustato, 3.52). Non è stata osservata alcuna associazione tra l’uso di Ends negli ultimi 30 giorni e l’età di insorgenza dell’asma tra i giovani (HR aggiustato, 1.79); tuttavia, ciò potrebbe essere dovuto a una mancanza di potere statistico.

“Questi risultati suggeriscono che i programmi di prevenzione e cessazione rivolti agli adulti che usano l’Ends sono necessari per educare il pubblico, proteggere la salute pubblica, prevenire esiti avversi per la salute e motivare gli utenti a smettere”, scrivono gli autori.

(Pérez A, et al. Use of Electronic Nicotine Delivery Systems and Age of Asthma Onset Among US Adults and Youths. JAMA Netw Open 2024; 7(5): e2410740. doi:10.1001/jamanetworkopen.2024.10740.)

1 34 35 36 37 38 251