Alcol, Iss: 8 milioni di bevitori a rischio. In crescita i “binge drinker”

(da Doctor33)   “In Italia si registrano 36 milioni di consumatori di alcol”, con “10 milioni e 200mila italiani sopra i 18 anni” che “hanno bevuto alcol quotidianamente. Ma spiccano i 3,7 milioni di ‘binge drinker’ (chi abusa delle bevande fino ad ubriacarsi), soprattutto maschi di tutte le età (104mila sono minori)”. È l’allarme che lancia l’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità, Ona-Iss, nel report in cui ha rielaborato attraverso il Sisma (Sistema di monitoraggio alcol), anche per il Programma statistico nazionale, i dati della Multiscopo Istat, in occasione dell’Alcohol Prevention Day (Apd). I dati verranno presentati il prossimo 18 aprile, nel corso di un workshop internazionale in programma presso la sede dell’Iss.

“Si registra una diminuzione in direzione dei livelli del 2020, ma non per le donne che sono stabili, senza alcun accenno dunque al calo dei consumi tesi all’intossicazione – evidenzia il report – Inoltre, i ‘consumatori dannosi’ di bevande alcoliche sono stati 770mila. Fra le donne si continuano a registrare numeri elevati: sono infatti 290mila le consumatrici con danno da alcol. Dei 770mila consumatori dannosi con Disturbi da uso di alcol (Dua) in necessità di trattamento, solo l’8,2% è stato intercettato clinicamente, per un totale di 62.886 alcoldipendenti in carico ai servizi del sistema sanitario nazionale, con costante e preoccupante diminuzione rispetto ai consumatori dannosi attesi”.

I dati del sistema Emur del ministero della Salute “mostrano e testimoniano le conseguenze di quanto descritto finora. Nel 2022, si sono registrati 39.590 accessi al pronto soccorso – di cui il 10,4% richiesto da minori – segnando in un anno un incremento del 12,1%”, evidenzia l’Ona-Iss.

“Non si registrano le attese riduzioni dei consumatori a rischio, che crescono nel 2022 con frequenze elevate nei target più vulnerabili della popolazione: i minori, i giovani, le donne, gli anziani” segnala l’Osservatorio nazionale. “Il bere per ubriacarsi” aggiunge l’Osservatorio “non risparmia gli anziani, tra i quali si registrano le più elevate frequenze di ‘consumatori dannosi’ con disturbi da uso di alcol non intercettati. Consumi fuori pasto in costante aumento”, poi, “in particolare tra le donne (23,2%), con 1 milione di donne che si ubriaca”.

“I consumi di alcol in Italia evidenziano una situazione consolidata e preoccupante di aumento del rischio che dilaga nelle fasce più vulnerabili della popolazione: minori, adolescenti, donne e anziani – afferma Emanuele Scafato, direttore dell’Ona-Iss – Al fine di delineare la roadmap di una rinnovata prevenzione nazionale e regionale, la più efficace possibile, è necessario intercettare precocemente tutti i consumatori a rischio e assicurare alle cure quelli con danno e alcoldipendenti, a sostegno delle persone, delle famiglie e degli obiettivi delle strategie europee e globali in cui siamo impegnati”.

Specialisti esterni: arriva il tetto a scelta sul contributo del 4%

(da enpam.it)   È ufficiale: gli specialisti esterni potranno scegliere se applicare un tetto alla nuova contribuzione del 4% dovuta da quest’anno all’Enpam.   Infatti, secondo quanto stabilito da una delibera del Consiglio di amministrazione della Fondazione, che ha ora ottenuto il via libera definitivo dei ministeri vigilanti, i medici e gli odontoiatri che esercitano in strutture convenzionate, potranno chiedere di limitare il pagamento del contributo aggiuntivo in modo che l’importo non superi un decimo del compenso ricevuto dalla struttura (oppure un ventesimo del compenso nel caso di pensionati).

Diventa dunque operativo il provvedimento che Enpam aveva adottato (leggi  https://www.enpam.it/2024/cda-risolve-con-tetto-ai-contributi-il-problema-degli-specialisti-esterni/)  per risolvere il problema di alcuni specialisti esterni che, in situazioni particolari o in casi di compensi particolarmente bassi, avrebbero dovuto pagare un contributo del 4% troppo alto rispetto alle proprie capacità.   Il nuovo contributo del 4% a carico dei professionisti, così come quello già esistente del 2% a carico dei committenti, è calcolato sul fatturato lordo delle strutture accreditate nei confronti del Ssn, e non sui compensi percepiti.

Le modalità operative per versare il contributo del 4% verranno rese note dall’Enpam in tempo utile per la scadenza fissata attualmente per il 30 Giugno 2024

Adempimenti Legge Regionale 22/2019 e DGR 1919/2023 entro il 3 Giugno 2024

Ricordiamo che scadranno il prossimo 3 Giugno i termini della comunicazione al sindaco del loro comune per i colleghi liberi professionisti operanti in studi medici attivi prima del 20 Dicembre 2023. Tutti i nostri iscritti attivi in un loro studio prima della data indicata sono tenuti a inviare al Sindaco del comune in cui è situato lo studio stesso il Modulo 8 Bis allegato qui sotto corredato del titolo di studio. Invece, tutti gli iscritti che hanno iniziato la attività in uno studio medico dopo il 20 Dicembre 2023, devono inviare al Sindaco del comune in cui è situato lo studio il Modulo 8 allegato.

Entro il giorno 1° ottobre 2024 le strutture sanitarie devono essere adeguate ai requisiti autorizzativi previsti dalla DGR 1919/2023, come da indicazioni al LINK https://salute.regione.emilia-romagna.it/ssr/strumenti-e-informazioni/autorizzazione-e-accreditamento/sanitario/autorizzazione

N.B. gli indirizzi PEC di riferimento per i comuni di Forlì e Cesena sono rispettivamente

suap@pec.comune.forli.fc.it

suap@pec.unionevallesavio.it

 

MODULO_8_bis_def_vers_13_3_2024

MODULO_8_def_21-2-2024

 

NOTA_RISP_COORDINATORE_REGIONALE_AUTORIZZ_E_ACCRED_QUESITI_IN_TEMA_LR_22_19_IST_COMUNICAZIONE_8MAG24_timbrato

Clima: l’Europa sta ‘cuocendo’ a temperature record

(da AGI/AFP)  L”Europa ha subito un numero record di giorni di “stress da caldo estremo” nel 2023 e sta letteralmente cuocendo ad alta temperatura.  Lo rivelano due importanti osservatori climatici, sottolineando la minaccia di estati sempre più calde e mortali in tutto il continente.  In un anno di estremi contrastanti, l”Europa è stata testimone di ondate di caldo torrido ma anche di inondazioni catastrofiche, siccità devastanti, tempeste violente e violenti incendi.
Questi disastri hanno causato danni per miliardi di euro e hanno colpito più di due milioni di persone, si legge in un nuovo rapporto congiunto del servizio sui cambiamenti climatici dell”UE Copernicus e l”Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite.  Le conseguenze per la salute sono state particolarmente gravi.
“Stiamo assistendo a una tendenza crescente nel numero di giorni con stress da caldo in tutta Europa e il 2023 non ha fatto eccezione, con l”Europa che ha visto un numero record di giorni  estremi”, ha affermato Rebecca Emerton, scienziata del clima presso Copernicus.
Per questo studio, Copernicus e WMO hanno utilizzato l”indice universale del clima termico, che misura l”effetto dell”ambiente sul corpo umano e tiene conto non solo delle alte temperature ma anche dell”umidità, della velocità del vento, del sole e del calore emesso dall”ambiente circostante.
L’indice comprende 10 diverse categorie di stress da caldo e da freddo. Lo stress da calore estremo “equivale a una temperatura percepita superiore a 46 gradi Celsius, a quel punto è imperativo intraprendere azioni per evitare rischi per la salute come il colpo di calore”, ha affermato Emerton.
L”esposizione prolungata allo stress da calore è particolarmente pericolosa per le persone vulnerabili come gli anziani o coloro che soffrono di patologie preesistenti. L”effetto del caldo è più forte nelle città e 23 delle 30 peggiori ondate di caldo mai registrate in Europa si sono verificate in questo secolo. I decessi legati al caldo sono aumentati di circa il 30% negli ultimi 20 anni, si legge ancora nel rapporto.

Micro-vescicole nella saliva, diagnosi per parodontite

(da DottNet)    La parodontite è potenzialmente diagnosticabile da un campione di saliva, attraverso l’analisi di vescicole che normalmente ‘gemmano’ dalle cellule e che, in caso di malattia delle gengive, possono contenere molecole infiammatorie. Presenti ovunque nel corpo anche nei soggetti sani ma iper-prodotte in caso di patologia, queste stesse vescicole extracellulari potrebbero anche spiegare perché i pazienti con malattia parodontale sono a più alto rischio di diabete e perché i diabetici, a loro volta, hanno un maggior rischio di parodontite. È l’ipotesi presentata in uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Oral Microbiology e condotta presso il Department of Oral Science and Translation Research, College of Dental Medicine, Nova Southeastern University, a Fort Lauderdale, in Florida. 

Le evidenze scientifiche a disposizione confermano che esiste un rapporto bidirezionale tra la parodontite e il diabete. La parodontite può influenzare il controllo glicemico del diabete, la resistenza insulinica e le complicanze diabetiche, spiega Nicola Discepoli, del Dipartimento di Biotecnologie Mediche presso l’Università di Siena e socio attivo della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP). A sua volta il diabete può peggiorare la parodontite ritardando la guarigione delle ferite e aumentando la possibilità di infezione.

Le vescicole extracellulari (EVs) sono particelle eterogenee di struttura sferica racchiuse da membrane lipidiche, secrete sia dalle cellule umane, sia da quelle dei microrganismi batterici presenti nel nostro organismo, bocca compresa. Svolgono un ruolo chiave in una varietà di patologie infiammatorie croniche.  Il nuovo studio ha esaminato la biogenesi, il rilascio e la funzione biologica delle vescicole, e il loro potenziale ruolo nello sviluppo della parodontite e del diabete. Le vescicole extracellulari, precisa Discepoli, sono da qualche anno studiate per molte patologie croniche. Si tratta appunto di una sorta di gemma cellulare con un diametro veramente minimo che possono contenere anche codice genetico.

“Solo di recente – spiega – si è compreso che possono essere usate come un marker preciso dell’alterazione a livello parodontale: i pazienti con parodontite ne producono in eccesso e con un contenuto molecolare spesso pro-infiammatorio”. Si pensa, precisa Discepoli, che possano stimolare la produzione e l’amplificazione di mediatori infiammatori nei tessuti parodontali. Nel nuovo studio, spiega l’esperto, si ipotizza che ad avere un ruolo nell’associazione tra diabete e parodontite siano proprio le vescicole, le quali partecipano attivamente all’induzione e all’amplificazione del processo infiammatorio a livello dei tessuti gengivali. Queste, quindi, oltre ad avere un enorme valore diagnostico, potrebbero giocare un ruolo nella patogenesi delle due malattie. Non a caso, spiega Discepoli, nella parodontite, che è una malattia cronica con fasi di attività e quiescenza, il tasso a cui vengono prodotte le vescicole è proporzionale alla severità della malattia e alla fase in cui essa si trova.  “Diversi studi – ribadisce – hanno visto che le vescicole sono molto affidabili nell’confermare la diagnosi clinica di parodontite. E’ auspicabile in futuro che possa essere sviluppato un test ad hoc da usare nello studio del dentista; idealmente, infatti, si potrebbero isolare le vescicole da un campione di saliva – conclude – ed analizzarne il contenuto e identificando non solo lo stato di salute o malattia parodontale esistente ma anche la sua attività”.

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