Vaccini, Anelli: sono requisiti per operatori sanitari
(da Ansa.it) La sentenza del Tribunale di Belluno, che ha dichiarato legittima la sospensione, da parte di una Rsa, di operatori sanitari che avevano rifiutato la vaccinazione anti-Covid, «si muove nel solco di altre precedenti sentenze, che hanno dichiarato inidonei alla funzione i professionisti che non si vaccinano. Quello vaccinale, infatti, per gli operatori sanitari che lavorano a contatto con i pazienti, non è, o perlomeno non è ancora, un obbligo vero e proprio ma un requisito per svolgere questa attività professionale». Lo afferma all’ANSA il presidente della Federazione nazionale dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. «Se infatti, in carenza di una Legge specifica, nessun cittadino può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, la Legge 81, per la Sicurezza sul Lavoro, e la Legge 24/2017 per la sicurezza delle cure – spiega Anelli – impongono, in situazioni particolari, agli operatori sanitari di vaccinarsi. E questo, sia per la sicurezza dell’operatore sia per la tutela dell’utenza, in particolare dei soggetti più fragili». Per quanto riguarda la sentenza di Belluno, i ricorrenti non erano medici. Per i medici, sottolinea, «la vaccinazione è anche un dovere deontologico, in quanto hanno il dovere etico di tutelare se stessi e gli altri. I vaccini sono presidi fondamentali perché hanno salvato milioni di vite e debellato malattie pericolosissime. Sono uno strumento fondamentale che la scienza ci mette a disposizione e del quale i medici, come componenti della comunità scientifica, devono avvalersi». Un medico che, «in mancanza di controindicazioni, rifiuta il vaccino – conclude il presidente Fnomceo – è come un ingegnere che rifiuta di progettare un ponte perché non si fida dei calcoli matematici».
Il ruolo del Mmg è decisivo per ridurre l’impatto dell’infezione da Covid-19 nei pazienti fragili
(da M.D.Digital) Il medico di medicina generale (Mmg) che svolge un ruolo attivo nella gestione dei contatti con pazienti Covid è in grado di ridurre l’impatto dell’infezione sugli anziani e sui soggetti clinicamente più vulnerabili? Lo studio, pubblicato su ‘BMJ Open’: Strategy to reduce adverse health outcomes in subjects highly vulnerable to Covid-19: results from a population-based study in Northern Italy , con solidi dati statistici, risponde “sì” alla domanda. Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo sulla popolazione residente in provincia di Milano e Lodi (127.735 arruolati), di età superiore ai 70 anni, con condizioni croniche specifiche. Attraverso un algoritmo predittivo per rischio di mortalità globale, basato sulle caratteristiche demografiche e cliniche, gli arruolati sono stati stratificati in classi di livello di rischio di morte per infezione da Covid-19.
I pazienti con aumentato rischio di morte erano 127.735; i 495.669 pazienti non ad alto rischio non sono stati inclusi nell’intervento. Il gruppo ad alto rischio è stato assegnato al Mmg per il triage telefonico e la consultazione. La coorte ad alto rischio è stata divisa in due gruppi in base all’intervento: non contattati vs contattati. Tra i soggetti ad alto rischio, 79.110 sono stati inclusi, ma non contattati dai loro Mmg, mentre 48.625 sono stati inclusi e contattati dai medici di medicina generale. Le differenze tra il gruppo di intervento del Mmg attivo e il gruppo non trattato sono sorprendenti e hanno confermato un sistema informativo funzionante, particolarmente necessario nelle ondate epidemiche future. I pazienti ad alto rischio contattati dai Mmg infatti hanno mostrato una riduzione del rischio del 50% di mortalità per Covid-19 e una riduzione del rischio del 70% di morbilità e ospedalizzazione per Covid-19 rispetto ai pazienti non contattati. (https://www.md-digital.it/site/files/pdf/8509.pdf)
Odontoiatri vaccinatori: come aderire, le questioni da chiarire
(da Odontoiatria33) Firmato nei giorni scorsi tra il Governo, le Regioni e le Province autonome e i rappresentanti istituzionali (CAO) e di categoria degli odontoiatri (AIO-ANDI-SUSO), il protocollo che definisce il coinvolgimento nella campagna vaccinale degli iscritti all’Albo degli Odontoiatri diventerà realmente operativo dopo gli accordi regionali con le singole CAO ed i sindacati e quando le dosi di vaccini saranno in una quantità tale da rendere necessario il coinvolgimento di “tutte le forze in campo” per vaccinare il maggior numero di persone nel minor tempo, come ricordato dal Ministro della Salute e dallo stesso presidente Draghi. Con il presidente CAO Raffaele Iandolo abbiamo cercato di capire gli aspetti organizzativi e le questioni ancora non chiare, come le responsabilità.
– Presidente Iandolo, perché il protocollo firmato con il Ministero della Salute per inserire anche gli odontoiatri nella campagna di vaccinazione è importante?
E’ straordinariamente importante per una serie di motivi. Prima di tutto è la dimostrazione del fatto che il Ministero della Salute ci considera interlocutori essenziali nell’ ambito dell’assistenza sanitaria in Italia, dopo un lungo periodo in cui l’attenzione ministeriale era quasi esclusivamente rivolta agli attori del Servizio Sanitario Nazionale. Il Paese si rivolge anche a noi per chiederci aiuto in un momento di estrema difficoltà. Ci viene riconosciuto un ruolo fondamentale in termini di qualità, di organizzazione e di capillarità, tutti elementi che qualificano ulteriormente la nostra partecipazione alla campagna vaccinale, in un’ottica completamente diversa da quella adottata fino a poche settimane fa dalla precedente struttura commissariale nazionale.
– Gli odontoiatri vaccinatori dovranno attivare una polizza assicurativa dedicata, quali sono le responsabilità?
Bisogna scindere la responsabilità penale da quella civile. E’ necessario che uno scudo penale appositamente approvato per legge tuteli in tal senso tutti i vaccinatori. In questa direzione mi risulta che il Governo si stia attivando. In caso contrario il rischio di incorrere in problemi penali disincentiverà notevolmente odontoiatri e medici dall’ aderire alla campagna vaccinale.Per quanto attiene alla responsabilità civile è necessario essere coperti da una polizza che copra gli eventuali danni da somministrazione del vaccino anti COVID 19. La FNOMCeO ha sottoscritto apposita convenzione con costi accettabili, ma anche le associazioni di categoria stanno adoperandosi, allo scopo di integrare le polizze RC in essere con tale copertura in maniera assolutamente gratuita. Laddove ci fosse uno specifico accordo con le Regioni tale garanzia assicurativa sarà ricompresa in tale accordo.
– Gli odontoiatri che si offriranno volontariamente potranno mettere a disposizione i propri studi oppure saranno chiamati a prestare la propria opera dalle Asl nei centri vaccinali? Potranno concordare giorni ed orari?
Il protocollo lascia aperte entrambe le opzioni, lasciando l’ultima parola agli accordi che Commissioni Albo Odontoiatri e sindacati, nel rispetto dei ruoli, sapranno sottoscrivere nelle varie realtà regionali, con modalità che prevedano con precisione le modalità di partecipazione degli odontoiatri, compresi tempi, orari, quantità, qualità e sicurezza riguardanti le somministrazioni.
– Chi volesse aderire come deve fare?
Deve attendere che gli accordi regionali vengano resi pubblici e, da quel momento, comunicare la propria disponibilità tramite l’accesso al canale che verrà definito nell’ ambito di tale accordo, precisando tempi (giorni e ore), luogo e organizzazione scelti. Dopo aver frequentato l’apposito corso, gli saranno assegnate le dosi di vaccino come da opzioni da lui definite.
– L’adesione è volontaria, perché gli odontoiatri italiani dovrebbero aderire?
Se il Paese chiama, gli odontoiatri italiani, con la propria sensibilità ed in piena autonomia, sono chiamati a rispondere secondo le singole disponibilità e nelle quantità che riterranno di garantire. Noi ci adopereremo per incentivare le adesioni al fine di cercare, insieme a tutti i cittadini italiani, di unirci nello sforzo di portare l’Italia fuori dalla crisi pandemica. Quando questa battaglia avrà successo, una significativa parte di tale successo sarà da attribuire alla nostra fattiva partecipazione quali attori fondamentali nell’ ambito dell’assistenza sanitaria in Italia.
Vaccini Covid. Ema: “Pfizer, Moderna e J&J efficaci contro le varianti”
Lo ha detto Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell’Ema, in audizione alla commissione Sanità del Parlamento europeo. “Secondo un piccolo studio su duemila casi, il vaccino AstraZeneca è risultato invece non efficace contro la variante sudafricana” ma è necessario attendere “studi più ampi” Leggi L’articolo completo al LINK
http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=93522&fr=n
Attività motoria come rimedio a ansia e depressione da Covid
(da DottNet) Se durante il lockdown dello scorso anno le persone avessero potuto mantenere gli stessi livelli di attività motoria, si sarebbero potuti evitare fino al 21% dei casi gravi di ansia o depressione. È il risultato più rilevante dell’indagine ‘Io conto 2020’ condotta fra studenti e dipendenti delle università di Pisa, Firenze, Torino, Genova e Messina, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Plos One’. Lo studio, spiega una nota, coordinato dall’Università di Pisa, ha consentito di raccogliere informazioni relative allo stile di vita della popolazione universitaria durante il lockdown tra aprile e maggio 2020 tramite un sondaggio online a cui hanno partecipato 18.120 tra studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo delle università partecipanti. Il risultato pubblicato su ‘Plos One’ riguarda l’analisi dei dati relativi al disagio psicologico dei partecipanti da cui è risultato che elevati livelli di ansia o depressione erano presenti con maggiore frequenza fra gli studenti, fra i partecipanti con un basso reddito e fra coloro che, durante il lockdown, hanno interrotto la pratica dell’attività fisica. Rispetto a coloro che sono sempre stati inattivi, chi è riuscito a praticare con continuità attività fisica durante il lockdown ha avuto un rischio ridotto del 20% di soffrire di ansia e depressione, mentre chi ha interrotto la pratica dell’esercizio fisico ha avuto un rischio maggiore del 50%. Gli autori del lavoro hanno appunto stimato che, se durante il lockdown si fossero potuti mantenere gli stessi livelli di attività fisica, si sarebbero potuti evitare fino al 21% dei casi gravi di ansia o depressione.