Covid-19, epidemie intermittenti saranno la nuova normalità? L’ipotesi in uno studio

(da Doctor33)  La pandemia di Sars-CoV-2 è stata caratterizzata «dall’emergere regolare di varianti». Con l’immunità della popolazione naturale e indotta dal vaccino a livelli elevati, la pressione evolutiva «favorisce le varianti che sono meglio in grado di eludere gli anticorpi neutralizzanti». La variante Omicron ha mostrato un alto grado di evasione immunitaria, portando a un aumento dei tassi di infezione in tutto il mondo». «Supponendo l’emergere di ulteriori varianti distinte, epidemie intermittenti di entità simile potrebbero diventare la ‘nuova normalità’». È quanto viene prospettato da un gruppo di scienziati dell’Imperial College London in uno studio pubblicato su ‘Nature Communications’, in cui hanno analizzato e stimato la dinamica dell’ondata di Omicron dal 9 settembre 2021 al 1 marzo 2022, utilizzando i dati dello studio React-1, una serie di indagini trasversali che valutano la prevalenza dell’infezione da Sars-CoV-2 in Inghilterra.
Gli autori del lavoro hanno stimato un picco iniziale nella prevalenza nazionale di Omicron del 6,89% (5,34%-10,61%) nel gennaio 2022, seguito da una recrudescenza delle infezioni da Sars-CoV-2 quando il sottolignaggio Omicron più trasmissibile BA.2 ha sostituito BA.1 e BA.1.1. Nel mese di febbraio 2022, invece, gli scienziati hanno osservato che la prevalenza di Omicron 2 (BA.2) è aumentata costantemente, mentre la prevalenza di Omicron non BA.2 è diminuita. Gli esperti ragionano sul fatto che, «poiché l’incidenza cumulativa e la copertura vaccinale continuano ad aumentare, il virus Sars-CoV-2 si troverà a competere con un panorama immunitario diversificato e complesso all’interno della popolazione umana. Di conseguenza, la dinamica evolutiva del virus sarà dominata dall’evasione immunitaria».

Dato l’emergere regolare di varianti di preoccupazione (Voc) durante i primi 2 anni della pandemia di Covid, dunque, «non ci sono ragioni per credere che questa tendenza non continuerà», affermano gli scienziati, ricordando che «altre infezioni respiratorie come l’influenza portano epidemie annuali dovute all’emergere di nuovi ceppi in grado di navigare meglio nel panorama immunitario. Se vediamo una tendenza simile per Sars-CoV-2, allora le onde intermittenti di infezione di entità simile a Omicron rientrano nei limiti delle possibilità».

La sorveglianza continua, i richiami vaccinali e gli aggiornamenti dei vaccini, elencano gli autori, «saranno cruciali per ridurre al minimo gli effetti dannosi di questo nuovo paradigma di salute pubblica». E «una maggiore equità nell’accesso ai vaccini a livello mondiale può aiutare a ridurre il tasso di comparsa di queste varianti dannose».
Il virus, intanto, inizia a frenare. Nel mondo si registra una diminuzione dei contagi dell’ultima settimana anche se resta stabile il numero delle vittime. E anche in Italia calano i casi quotidiani segnalati ma sono ancora molti i decessi, mentre i medici sono di nuovo bersaglio di attacchi da parte dei ‘no vax’.