‘Svapare’ con le sigarette elettroniche restringe i testicoli e abbassa la conta degli spermatozoi

‘Svapare’ con le sigarette elettroniche restringe i testicoli e abbassa la conta degli spermatozoi

(da ilfattoquotidiano.it)  Lo svapo potrebbe abbassare il numero di spermatozoi, indebolire la libido e ridurre i testicoli, secondo quanto emerge da un nuovo studio. Esperti turchi hanno testato su ratti maschi gli effetti dell’esposizione al fumo delle sigarette elettroniche e delle sigarette normali. Hanno misurato la quantità di sperma che gli animali potevano produrre, l’aspetto dei loro testicoli al microscopio e gli indicatori di stress nel sangue e nei genitali. Secondo gli studiosi: “Va considerato che il liquido della sigaretta elettronica potrebbe aumentare lo stress ossidativo e causare cambiamenti morfologici nel testicolo.” Le sigarette normali sono risultate anche peggiori in termini di riduzione del numero di spermatozoi e di interruzione della funzione sessuale. Uno dei limiti principali dello studio è il fatto che sia stato condotto su cavie. Gli autori dello studio ritengono che sia necessaria un’indagine molto più approfondita sugli effetti dello svapo sui maschi umani. Ad ogni modo le loro risultanze si aggiungono ad altre precedenti. Uno studio del 2020 condotto in Danimarca su oltre 2.000 uomini ha rilevato che gli utilizzatori giornalieri di sigarette elettroniche avevano un numero totale di spermatozoi significativamente inferiore rispetto ai non utilizzatori. La nicotina è stata a lungo collegata alla riduzione del numero di spermatozoi e alla bassa densità degli stessi.

Si teme inoltre che le sostanze chimiche tossiche utilizzate per conferire ai vaporizzatori il loro sapore fruttato o di menta danneggino la produzione di sperma da parte del corpo. Nell’ultimo studio, i ricercatori dell’Università Cumhuriyet di Sivas, in Turchia, hanno esaminato tre gruppi di ratti. Un gruppo è stato esposto al fumo di sigaretta tradizionale, mentre un altro è stato esposto al vapore di un vaporizzatore. Un terzo gruppo, quello di controllo, non è stato esposto a nessuno dei due. Hanno posizionato i ratti di ciascun gruppo sotto una campana di vetro appositamente progettata dove sono stati esposti al fumo di sigaretta o al vapore di sigaretta elettronica due volte al giorno per un’ora ogni volta.

I ricercatori hanno controllato i livelli di urina dei ratti per una sostanza chiamata cotinina, che è un sottoprodotto del metabolismo della nicotina nel corpo. Hanno misurato i cambiamenti nel numero degli spermatozoi, nonché la dimensione dei loro testicoli, utilizzando una misurazione nota come indice gonadosomatico (GSI). I ratti esposti al vapore della sigaretta elettronica avevano un numero di spermatozoi inferiore, misurando 95,1 milioni di spermatozoi per millilitro rispetto a 98,5 milioni per millilitro per il gruppo di controllo. I ratti esposti al fumo di sigaretta tradizionale avevano una conta spermatica di circa 89 milioni di spermatozoi/ml. Un numero di spermatozoi più elevato si traduce in genere in una maggiore probabilità di causare una gravidanza. I ratti esposti al fumo di sigaretta avevano testicoli più piccoli e più leggeri rispetto ai ratti esposti alla sigaretta elettronica e ai gruppi non esposti.

Oltre a misurare il numero degli spermatozoi, il peso e le dimensioni dei testicoli e la mobilità degli spermatozoi, i ricercatori hanno esaminato la struttura dei testicoli di ciascun gruppo al microscopio per valutare eventuali cambiamenti nella salute delle cellule nei testicoli. Stavano anche cercando cambiamenti nelle aree in cui vengono prodotti gli spermatozoi, segni di morte cellulare, atrofia dei tessuti e altri indicatori di impatti negativi sulla salute. Cinque degli otto ratti esposti al fumo di sigaretta elettronica hanno mostrato cambiamenti strutturali ai testicoli quando esaminati al microscopio. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista medica spagnola “Revista Internacional de Andrología” .

Altini (Simm): Trattamento dei dati sanitari, proponiamo al Ministro della Salute di rivedere la normativa sulla privacy

(da DottNet – riproduzione parziale)       Il trattamento dei dati sanitari è regolato dalla normativa in materia di protezione dei dati personali e dalle disposizioni in materia sanitaria. L’uso dei dati è fondamentale per la programmazione sanitaria e per una gestione più efficace dei pazienti. Tuttavia, la circolazione dei dati sanitari per la cura sul territorio nazionale risulta difficoltosa per molte ragioni. Per questo la SIMM, al XV Congresso ‘SIMMNERGIE, integrazioni, intersezioni, allineamenti a sostegno del SSN’, organizzato da Over Group, ha presentato un’iniziativa per discutere le proposte da portare al Ministro della Salute per una revisione dell’applicazione della normativa  privacy che porterà nei prossimi giorni alla realizzazione di una consensus conference

“Proponiamo un’adesione alle sigle della sanità per aprire un tavolo di lavoro con le Istituzioni, affinché ascoltino la voce di chi ogni giorno svolgere al meglio il proprio lavoro in favore dei pazienti. La medicina d’iniziativa diventerà parte integrante della cura, come previsto in numerosi atti di programmazione del SSN. Le informazioni devono essere disponibili a chi ha in cura i pazienti evitando i fraintendimenti e vincoli legati al trattamento automatizzato. è necessaria la revisione dell’approccio tenuto dal GP fino ad oggi al fine di integrarlo con le normative delle PA”, dichiara Mattia Altini, Direttore Assistenza Ospedaliera della Regione Emilia-Romagna e Presidente SIMM 

C’è un legame tra inquinamento atmosferico e antibioticoresistenza

(da M.D.Digital) La resistenza agli antibiotici è un problema globale in aumento, che causa ogni anno milioni di morti in tutto il mondo. Il particolato (PM)2.5 presenta diversi elementi che contribuiscono all’aumento dell’antibioticoresistenza e un recente studio, pubblicato su Lancet Planet Health, si è dedicato a valutare e presentare le prime stime globali del fenomeno e del carico di morti premature attribuibili alla resistenza agli antibiotici derivante dall’inquinamento da PM2.5.

Per questa analisi, sono stati raccolti dati su molteplici potenziali predittori (ovvero inquinamento atmosferico, uso di antibiotici, servizi igienico-sanitari, economia, spesa sanitaria, popolazione, istruzione, clima, anno e regione) in 116 paesi dal 2000 al 2018 per stimare il effetto del PM2.5 sulla resistenza agli antibiotici. I dati sono stati ottenuti da ResistanceMap, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Atlante di sorveglianza (fonti sulla resistenza antimicrobica) e dalla piattaforma di informazione sanitaria PLISA per le Americhe. I futuri trend globali della resistenza agli antibiotici e della mortalità prematura derivati dal PM2.5 in diversi scenari (ad esempio, uso di antibiotici ridotto del 50% o PM2.5 controllato a 5 mcg/m³) sono stati proiettati fino al 2050.

Il set di dati finale comprendeva più di 11.5 milioni di isolati testati. I dati grezzi sulla resistenza agli antibiotici includevano nove agenti patogeni e 43 tipi di antibiotici. Correlazioni significative tra PM2.5 e resistenza agli antibiotici erano coerenti a livello globale nella maggior parte dei batteri resistenti agli antibiotici (p<0.0001) e le correlazioni si sono rafforzate nel tempo.

La resistenza agli antibiotici derivata dal PM2.5 ha causato circa 0.48 milioni di morti premature e 18.2 milioni di anni di vita persi nel 2018 in tutto il mondo, corrispondente a una perdita annua di welfare di 395 miliardi di dollari a causa di morti premature. Si stima che l’obiettivo di 5 mcg/m³ di concentrazione di PM2.5 nelle linee guida sulla qualità dell’aria stabilite dall’Oms, se raggiunto nel 2050, ridurrebbe la resistenza agli antibiotici del 16.8% ed eviterebbe il 23.4% delle morti premature attribuibili alla resistenza agli antibiotici, equivalente a un risparmio di 640 miliardi di dollari.

(Zhenchao Zhou, et al. Association between particulate matter (PM)2·5 air pollution and clinical antibiotic resistance: a global analysis. Lancet Planet Health 2023; 7: e649–59. doi: 10.1016/S2542-5196(23)00135-3.)

Pubblicazione Graduatorie Regionali PROVVISORIE Medicina Generale, Pediatria di libera scelta e Specialistica Ambulatoriale Interna valevoli per l’anno 2024

Si comunica che le graduatorie regionali provvisorie per la Medicina Generale e la Pediatria di Libera Scelta valevoli per l’anno 2024 sono pubblicate nel BUR – parte terza – n.263 del 29 settembre 2023, al seguente link:

https://bur.regione.emilia-romagna.it/dettaglio-bollettino?b=d01ddf27808e4849a119a56c39b2c331

Nel medesimo numero sono pubblicate anche le graduatorie provvisorie per gli Specialisti Ambulatoriali Interni, Veterinari ed altre professionalità sanitarie (Biologi, Chimici, Psicologi) valevoli per l’anno 2024, al seguente link:

https://bur.regione.emilia-romagna.it/dettaglio-inserzione?i=e71e6d914e714498ad5b671136334b65

Si evidenzia che, così come previsto all’art.19, comma 5 dell’ACN per la Medicina Generale 28.04.2022 e all’art.19, comma 6 dell’ACN per la Pediatria di Libera Scelta 28.04.2022, nonché all’art. 19 dell’ACN per la Specialistica Ambulatoriale Interna 31.03.2020 e s.m.i., i medici che vorranno presentare istanza motivata di riesame della loro posizione in graduatoria avranno a disposizione 15 giorni. Pertanto, la scadenza per la presentazione di tali istanze è fissata nel 14 ottobre p.v.

Cordiali saluti.

Alfonso Buriani

Scaduto: AULSS N. 4 VENETO ORIENTALE – Pubblicazione bando di avviso pubblico

Gentili,

Vi informiamo che nel sito http://www.aulss4.veneto.t/concorsi/avvisi è pubblicato il seguente bando, di cui si allega copia:

  • Avviso pubblico, per titoli ed eventuale colloquio, per il conferimento di incarichi di LAVORO AUTONOMO ex art. 7, comma 6, decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,  di medico specializzato in MEDICINA INTERNA, ovvero, in alternativa, in possesso di un’anzianità di servizio di dieci anni nella disciplina di medicina interna, scadenza 31.12.2023.

Gli interessati possono presentare domanda collegandosi al sito internet  http://www.aulss4.veneto.it/concorsi/avvisi.

Al fine di poter acquisire il maggior numero di candidature possibile, si chiede cortesemente di dare la massima diffusione al bando, anche trasmettendolo a tutti gli iscritti tramite newsletter, laddove attiva.

Si ringrazia per la collaborazione e si porgono i più cordiali saluti.

Elisa Costantini

Ufficio Concorsi

AULSS 4- “Veneto Orientale”

Piazza De Gasperi, 5

30027 San Donà di Piave (VE)

tel. 0421 228281 – 228284 – 228286

e-mail: ufficio.concorsi@aulss4.veneto.it

Tumori, dieta ricca di fibre “potenzia” la risposta immunitaria

(da Fimmg.org – riproduzione parziale)   Mele, pere, prugne e kiwi; ma anche noci, pistacchi e arachidi; fagioli, ceci, lenticchie; carote, melanzane, carciofi; cereali e addirittura il cioccolato fondente: sono tutti alimenti ricchi di fibre in grado di “nutrire” il nostro microbioma – l’insieme dei microrganismi che ognuno di noi ospita nel proprio intestino – e di conseguenza possono aumentare l’efficacia dell’immunoterapia. Sono infatti sempre più numerose le evidenze scientifiche secondo le quali quello che mettiamo in tavola può influire in modo significativo sulla risposta dell’organismo ai trattamenti antitumorali, compresa l’immunoterapia. In particolare, numerosi studi in corso in tutto il mondo mostrano un legame tra una dieta ricca di fibre e una maggiore efficacia dell’immunoterapia. Entro il prossimo anno, è in programma al San Raffaele di Milano un nuovo trial clinico che prevede la somministrazione di una dieta controllata ricca di fibre nei pazienti con mieloma indolente. Sono inoltre in corso ricerche sui trapianti fecali e studi che hanno come obiettivo quello di confermare i potenti effetti che gli acidi grassi esercitano sulla risposta immunitaria contro i tumori. A fare il punto sulle ultime novità sulla immunoterapia dei tumori e su come questa possa essere modulata dal microbioma intestinale sono oltre mille scienziati arrivati da oltre 38 nazioni del mondo al CICON23 International Cancer Immunotherapy Conference (cancerimmunotherapyconference.org), evento organizzato da società scientifiche internazionali insieme al Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori (NIBIT) e in corso a Milano “L’immunoterapia ha rivoluzionato la cura di molti tumori – spiega Pier Francesco Ferrucci, direttore dell’Unità di Bioterapia dei Tumori presso l’istituto Europeo di Oncologia e presidente del Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori (NIBIT, nibit.org) -. Tuttavia, non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo. Da qui l’ipotesi, che ormai è diventata una certezza, che la composizione del microbioma intestinale di un paziente influenzi il successo del trattamento immunoterapico. In sostanza, i pazienti che ospitano determinati batteri intestinali sembrano rispondere meglio all’immunoterapia rispetto ai pazienti che ne sono privi”.

Ancora più sorprendente l’ipotesi, basata su recenti evidenze scientifiche, che somministrare ai pazienti una dieta ricca di fibre potrebbe aumentare le probabilità che il trattamento contro il cancro sia più efficace. “Che il microbioma sia una parte cruciale del nostro sistema immunitario lo sappiamo ormai da tempo – aggiunge Vincenzo Bronte, direttore scientifico dell’Istituto Oncologico Veneto e next-president di NIBIT -. Secondo alcune stime, oltre il 60% delle cellule immunitarie del nostro corpo risiedono nell’intestino. Ma solo di recente abbiamo accumulato sufficienti evidenze secondo le quali questi microbi possono essere ‘modificati’ per influenzare positivamente l’esito dei trattamenti contro il cancro, compresa l’immunoterapia”.

Alcuni gruppi di ricerca stanno cercando di superare la resistenza all’immunoterapia effettuando trapianti fecali: i microbi intestinali “buoni” vengono prelevati da campioni di feci di pazienti che hanno risposto bene ai farmaci per poi essere trapiantati tramite colonscopia a un altro paziente. Un’altra strada è quella di disegnare diete ad hoc, ricche di fibre, in grado di modificare il microbiota in modo da renderlo “alleato” dell’immunoterapia. “A questo proposito stiamo pianificando un trial clinico su pazienti affetti da mieloma indolente – afferma Matteo Bellone, responsabile dell’Unità di Immunologia Cellulare presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, tra gli organizzatori di CICON23 -. Ai pazienti proporremo una dieta controllata ricca di fibre con l’obiettivo di comprenderne gli effetti, non solo sulla composizione del microbioma intestinale, ma anche sulle modificazioni metaboliche dell’organismo, sul decorso e sulla prognosi della malattia”.

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