Tar Lazio contro Aifa: i medici hanno il diritto di prescrivere farmaci idonei

(da DottNet)   Lo scorso dicembre l’Aifa ha diffuso un documento destinato in particolare ai medici di famiglia, con le linee guida da osservare con un paziente nella fase inziale della malattia. Il testo“principi di gestione dei casicovid19 nel setting domiciliare”  precisava, tra l’altro, che nei primi giorni di malattia da Sars-covid, ci debba essere unicamente una “vigilante attesa” e somministrazione di fans e paracetamolo, e nella parte in cui pone indicazioni di non utilizzo ditutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generaleper ipazienti affetti da covid. Ma il Tar del Lazio, in seguito al ricorso di alcuni medici, ha emesso un’ordinanza(https://www.dottnet.it/file/99920/ordinanza-tar-mmg-aifa/) che di fatto smentisce le linee guida dell’Aifa, non nel contenuto, ma nella forma.    Per il Tribunale amministrativo, infatti, così si viola il diritto e dovere del medico di prescrivere i farmaci più idonei: “Considerato che, a una valutazione sommaria propria della fase cautelare, il ricorso appare fondato, in relazione alla circostanza che i ricorrenti fanno valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza, e che non può essere compresso nell’ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi”.

Covid-19, Cricelli (Simg): no al criterio dell’età. Le nostre proposte per stabilire chi vaccinare prima

(da Doctor33)    Per individuare le categorie da vaccinare per prime contro il Covid-19 è erroneo usare il criterio dell’età e della fragilità ad essa presumibilmente legata. I decessi arrivano tra i pazienti vulnerabili a partire dai 60 anni, (qualcosa di meno tra i maschi), affetti da malattie croniche la cui gravità, pur in parte legata all’età, è intercettabile e misurabile dal medico di famiglia. A quest’ultimo, più che alle tabelle ministeriali, andrebbe quindi affidato il compito di individuare i soggetti vulnerabili da avviare per primi alla vaccinazione. Lo spiega Claudio Cricelli presidente della Società italiana di medicina generale-Simg in una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza dove chiede tra l’altro di consentire ai medici di famiglia di “utilizzare e prescrivere tutte le risorse terapeutiche e tutti i farmaci – ad esempio per diabete e Bpco – sinora riservati alla prescrizione degli specialisti” in quanto a tutti i malati cronici andrebbe garantito il diritto di accesso “attraverso il loro Mmg a farmaci e terapie indispensabili per la buona cura delle cronicità e fortemente protettivi e decisivi contro Covid 19”.
Utilizzando i dati relativi ad ospedalizzazioni e decessi per Covid relativi a un campione di 5 milioni di assistiti, la Simg in un Rapporto steso con ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha operato il procedimento inverso a quello del ministero della Salute, che aveva diviso in sei categorie sulla base delle statistiche anagrafiche i pazienti sui quali intervenire con i vaccini dopo gli over 80 anni. L’idea “governativa” di dare la precedenza alle persone estremamente vulnerabili per danno d’organo o patologia grave, poi ai 70-79enni, di qui ai malati cronici e infine ai 65-69enni e al resto della popolazione, fa in realtà riferimento alle liste anagrafiche e alla presunzione di una generica fragilità legata ad età, sesso e al più a patologie intercorrenti visualizzate nelle banche dati assistito delle (poche) regioni che le hanno. “In Simg abbiamo fatto il percorso contrario, siamo andati a vedere quali patologie pregresse avevano i nostri pazienti che una volta contratto il coronavirus hanno sviluppato malattia grave e sono stati ospedalizzati, costruendo un nesso causa-effetto non presuntivo, ma legato a reali situazioni di vulnerabilità che hanno portato ad un maggior rischio reale e ad una maggiore letalità Covid correlata”, spiega Cricelli a Doctor 33. A Speranza sono stati inoltrati dati di Health Search, il database dei medici Simg, sugli impatti delle malattie croniche su mortalità ed ospedalizzazione, dalla cui pesatura origina un indice di morbidità molto sofisticato ma agevole da calcolare che tiene conto dell’osservazione diretta della popolazione degli studi dei medici di famiglia.
“Non serve una classica classificazione del rischio ma un’analisi su eventi reali. I fattori di rischio che abbiamo riscontrato sui nostri pazienti Covid-19 – diabete, obesità, e poi altre patologie croniche – non sono esattamente le stesse malattie citate dalle raccomandazioni ad interim del Ministero né sono sovrapponibili alle sei categorie ministeriali. Non alla prima, che riguarda malati con danno d’organo molto grave e compromissione del sistema immunitario, situazioni circoscritte (e talora fuori del raggio della medicina generale ndr), né alle altre categorie, scalate per età”. Seguendo il ragionamento di Cricelli, le categorie di vulnerabilità Simg non sono del tutto sovrapponibili nemmeno alla quarta categoria che inquadra 11 milioni di 16-69enni con generiche cronicità acclarate da esenzioni, con presunto rischio aumentato se infettati da Covid-19. “La nostra sorveglianza deve orientarsi a tutta la popolazione generale”, sintetizza Cricelli. “Solo noi possiamo sapere se un sessantenne con quattro patologie recenti e un’esenzione in fieri sia più vulnerabile di un assistito ugualmente cronico con qualche anno in più e debba avere la precedenza nel vaccino”. Cricelli nella lettera chiede dunque al Ministro di fornire indicazioni per inserire tra le priorità nel piano vaccinale i pazienti che al rischio costituito da età, sesso, mono o plurimorbilità correli quello di “vulnerabilità e letalità per Covid 19 riscontrato a partire dai dati su ospedalizzazioni e decessi, facilmente calcolabile dai Software di cartella clinica di oltre 29 mila medici italiani”.
Quella di Simg non è la sola richiesta di modificare le priorità sancite dal Ministero giunta in questi giorni dal mondo medico. Un gruppo di studio dell’Università di Milano Bicocca guidato dal professor Gianni Corrao ordinario di Statistica medica ha calcolato l’indice di fragilità che correla a un maggior rischio di letalità da Covid incrociando le categorie a rischio per una o più patologie croniche censite dalle banche dati assistito di Lombardia, Sicilia, Valle d’Aosta, Puglia e Marche, un totale di 16 milioni di abitanti, censendo anche i tamponi, i ricoveri e i decessi per Covid, quindi con un percorso in parte simile a quello Simg. Ha così identificato 23 condizioni patologiche a maggior rischio, tra le quali se ne evidenziano alcune non esplicitate nelle tabelle ministeriali ma ugualmente letali quali epilessia e Parkinson, attuale terapia con oppioidi, fragili in trattamento per disturbi mentali, malattie che richiedono trattamenti prolungati con corticosteroidi, artrite reumatoide, lupus, anemia, gotta. Infine, il presidente della Società italiana di cardiologia, professor Ciro Indolfi, chiede di mettere in prima fila i malati cardiologici, oncologici ed ematologici, sia perché talora grandi dimenticati a causa dell’emergenza Covid, sia perché una ricerca della Società europea di cardiologia conferma come i pazienti con insufficienza cardiaca, avendo rischio doppio, risulterebbero prioritari rispetto agli altri pazienti cardiologici.

Covid. Soggetti obesi rispondono meno al vaccino.

Lo evidenziano i dati dello studio dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (Ire) e dell’Istituto Dermatologico San Gallicano (Isg) di Roma condotto su 250 operatori sanitari vaccinati. A fronte di una buona risposta anticorpale al vaccino nel 99% dei vaccinati (risultati migliori tra le donne e i più giovani) la risposta si è dimezzata nei soggetti sovrappeso o obesi. Leggi L’articolo completo al LINKhttp://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=93047&fr=n

Uno spray nasale potrebbe impedire il contagio da Sars-CoV-2

(da Doctor33)    Un antivirale a base di lipopeptidi da spruzzare nel naso è stato in grado di bloccare la trasmissione di Sars-CoV-2 nei furetti, e potrebbe prevenire l’infezione nelle persone esposte al nuovo coronavirus, comprese le varianti più recenti, secondo uno studio pubblicato su Science. «Le persone che non possono essere vaccinate o che non sviluppano l’immunità potranno trarre particolare beneficio dallo spray. L’antivirale è facilmente somministrabile e, sulla base della nostra esperienza con altri virus respiratori, darebbe una protezione immediata che potrebbe durare per almeno 24 ore» spiegano Matteo Porotto, della Columbia University e della Università della Campania Luigi Vanvitelli, Caserta, e Anne Moscona, della Columbia University, autori senior dello studio.
Il lipopeptide antivirale è poco costoso da produrre, ha una lunga durata di conservazione e non necessita di refrigerazione, e proprio per queste caratteristiche si distingue dagli altri approcci antivirali in fase di sviluppo, inclusi molti anticorpi monoclonali, e potrebbe essere particolarmente utile nelle popolazioni rurali, a basso reddito e difficili da raggiungere. Porotto e Moscona hanno precedentemente creato lipopeptidi simili per prevenire l’infezione di cellule da altri virus, e quando è emerso Sars-CoV-2, hanno adattato i loro progetti alla nuova minaccia. I lipopeptidi agiscono impedendo a un virus di fondersi con la membrana cellulare del suo ospite. Per fondersi, il nuovo coronavirus dispiega la sua proteina spike prima di contrarsi in un fascio compatto. Il composto riconosce lo spike di Sars-CoV-2, si incunea nella regione dispiegata e impedisce alla proteina spike di adottare la forma compatta necessaria per la fusione. Negli esperimenti sui furetti, il lipopeptide è stato somministrato nel naso di sei furetti. Coppie di furetti trattati sono stati quindi sistemati in gabbie con due furetti di controllo che avevano ricevuto uno spray nasale salino, e un furetto infettato da Sars-CoV-2. Dopo 24 ore, nessuno dei furetti trattati è stato contagiato, mentre tutti gli animali di controllo sono risultati altamente infetti. Il lipopeptide è stato testato anche su cellule infettate con una gamma di varianti Sars-CoV-2, e ha funzionato in maniera efficace. Gli autori sperano di passare presto a test sull’uomo.
(Science 2021. Doi: 10.1126/science.abf4896   http://doi.org/10.1126/science.abf4896 )

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