Rapporto Oasi Cergas: sanità pubblica, una lenta agonia

(da Fimmg.org e “il fatto Quotidiano”)   L’Italia, fra i Paesi avanzati e con sistemi sanitari universalistici, è uno di quelli con i più bassi livelli di spesa sanitaria, pubblica e privata, pro-capite, sia in termini assoluti che in relazione al Pil. All’interno di questi macro-dati, è interessante fare un’analisi puntuale, che metta in luce non solo come sia mutato il concetto stesso di “assistenza sanitaria”, ma anche l’andamento del rapporto pubblico-privato nel tempo. Sono state pubblicate le Schede di dimissione ospedaliera (Sdo) del 2018 (sono dati che richiedono tempi lunghi di verifica) che confermano il drastico decremento dei ricoveri negli ultimi dieci anni.  Pur non disconoscendo il ruolo dell’innovazione tecnologica nel ridurre i tempi dei ricoveri, tra il 2008 e il 2018 ci sono stati 3 milioni e mezzo di ricoveri in meno, segno del calo dell’offerta pubblica in posti letto e figure sanitarie. In un decennio sono stati cancellati 40.000 (18%) letti di degenza nel pubblico, chiusi 200 ospedali e 1.000 presidi di specialistica ambulatoriale e sono venuti a mancare circa 70.000 sanitari tra medici, infermieri e altri addetti alla sanità.   Secondo i dati forniti dal Rapporto Oasi del Cergas, in termini percentuali sul Pil la spesa sanitaria pubblica è passata, dal 6,9% nel 2010 al 6,7% nel 2019, mentre in percentuale sulla spesa pubblica totale è diminuita dal 14,1% nel 2010 al 13,4% nel 2017. Ci si ammala meno? No. In Italia vivono quasi 51 milioni di persone con più di 18 anni di età e, secondo i dati dell’Iss, si può stimare che oltre 14 milioni di persone convivano con una patologia cronica, e di questi 8,4 milioni siano ultra 65enni.    C’è stato uno slittamento tra l’assistenza ospedaliera verso altre strutture assistenziali e anche verso l’assistenza domiciliare, tutte private. La componente privata ha raggiunto il 23-25% con un’offerta di degenza fino al 48% del totale. Oltre ai continui tagli della spesa sanitaria, bisogna tener conto che pesano altri fattori, quali la continua fuga di figure sanitarie dal pubblico a causa di trattamenti economici non adeguati e il conseguente allungamento delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie, che spingono i pazienti a rivolgersi sempre più frequentemente al privato. direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano. 

Le statine potrebbero evitare il parkinsonismo

(da M.D. Digital)  Con il termine parkinsonismo ci si riferisce a un gruppo di condizioni neurologiche che causano problemi di movimento tra cui tremori, rallentamento del movimento e rigidità, dove la malattia di Parkinson è una delle manifestazioni più note. Un nuovo studio suggerisce che le persone anziane che assumono statine hanno una probabilità inferiore di sviluppare parkinsonismo rispetto alle persone che non le assumevano. La ricerca, sostenuta dal National Institutes of Health, è pubblicata su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology.  Questi risultati, affermano gli autori, suggeriscono che il minor rischio parkinsonismo potrebbe essere in parte causato dall’effetto protettivo che le statine possono avere sulle arterie del cervello. Si tratta, continuano, di risultati entusiasmanti, perché i problemi di movimento negli anziani che rientrano nell’ambito del parkinsonismo sono comuni, spesso debilitanti e generalmente non curabili.  Lo studio ha esaminato 2.841 persone con un’età media di 76 anni che non avevano parkinsonismo all’inizio dello studio. Di queste, 936 persone (33%), stavano assumendo statine. I ricercatori hanno seguito i partecipanti ogni anno per una media di sei anni per monitorare l’assunzione di statine e l’eventuale comparsa di segni di parkinsonismo. Le persone erano considerate affette da parkinsonismo se soddisfacevano il requisito di una lieve menomazione per due o più dei seguenti sintomi: tremore, rigidità, andatura parkinsoniana (caratterizzata da piccoli passi strascicati e una lentezza generale di movimento) e bradicinesia, cioè la difficoltà a muovere rapidamente il corpo a comando, che è un segno distintivo di parkinsonismo.  Alla fine dello studio, ha sviluppato segni di parkinsonismo il 50% dei soggetti arruolati. Delle 936 persone che assumevano statine, il 45% ha sviluppato parkinsonismo sei anni dopo, rispetto al 53% del gruppo di controllo senza statine. Dopo correzione del risultato per età, sesso e rischi vascolari (come il fumo e il diabete che potrebbero influenzare il rischio di parkinsonismo), i ricercatori hanno scoperto che le persone che avevano assunto statine avevano in media il 16% in meno di rischio di sviluppare parkinsonismo sei anni dopo rispetto a coloro che non le avevano assunte. Circa il 79% dei soggetti in terapia assumeva statine a intensità moderata o alta: è emersa una differenza a favore delle statine a maggiore intensità con un rischio inferiore del 7% di sviluppare parkinsonismo rispetto alle statine a bassa intensità.  I ricercatori hanno anche esaminato il cervello di 1.044 soggetti deceduti nel corso dello studio e hanno scoperto che l’uso di statine era associato al 37% in meno di probabilità di avere aterosclerosi rispetto a coloro che non le avevano utilizzato.    Sono necessarie ulteriori ricerche, commentano gli autori, ma le statine potrebbero in futuro rappresentare un’opzione terapeutica per aiutare a ridurre gli effetti del parkinsonismo nella popolazione generale degli anziani. Inoltre, lo studio suggerisce che le scansioni cerebrali o i test vascolari possono essere utili per gli anziani che mostrano segni di parkinsonismo ma non hanno i classici segni della malattia di Parkinson o non rispondono ai farmaci specifici.   Una limitazione dello studio è che le valutazioni del parkinsonismo non sono state eseguite da specialisti dei disturbi del movimento, quindi i casi di malattia di Parkinson potrebbero essere stati classificati erroneamente.

(Oveisgharan S, et al. Association of Statins With Cerebral Atherosclerosis and Incident Parkinsonism in Older Adults. Neurology 2022. DOI: https://doi.org/10.1212/WNL.0000000000200182)

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