Gran Bretagna, robot al posto di dottori per risparmiare 13 mld sterline l’anno……
(da AdnKronos Salute) "Una completa automazione dei servizi sanitari e sociali" potrebbe aiutare "ad aumentare il tempo che i medici e infermieri dedicano alle cure ma che oggi spendono dietro processi ripetitivi" e far risparmiare al Nhs (National Health Service) inglese, l'omologo del nostro Servizio sanitario italiano, "quasi 13 miliardi di sterline all'anno. Circa un decimo del suo budget. E' la proposta che emerge dal rapporto elaborato dal chirurgo e ex ministro della Salute britannico Lord Ara Darzi. Secondo la ricerca quasi un terzo dei compiti ora svolti dagli infermieri, e circa il 25% di quelli dei medici, potrebbero essere portati a termine da robot o sistemi di intelligenza artificiale. Il rapporto evidenzia che gran parte della spesa per il Nhs dovrebbe essere investita in nuove tecnologie, sopratutto nell'automazione: "Il Nhs compie 70 anni quest'anno e dobbiamo orientarlo sempre di più al futuro, non dovremmo accettare un National Health Service analogico in un mondo digitale", ha spiegato Darzi al 'Telegraph'.
La dipendenza da videogame ora è ufficialmente malattia. Oms la inserisce nell’elenco delle malattie mentali
(da Fimmg.org e Ansa.it) Le preoccupazioni dei genitori che vedono i figli sempre attaccati alla console trovano ora una conferma scientifica: l'Oms ha inserito il 'game disorder' nella parte riguardante le malattie mentali dell'ultima revisione della 'International Classification of Diseases (ICD)', l'elenco che contiene tutte le malattie riconosciute, oltre 55mila, che viene usato per le diagnosi dai medici di tutto il mondo. Sono tre le caratteristiche principali del disordine, hanno spiegato gli esperti dell'Oms durante una conferenza stampa. La prima è «una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita». Tra le altre caratteristiche della patologia, ha spiegato Vladimir Poznyak, del dipartimento per la salute mentale dell'Oms durante una conferenza stampa, c'è «il fatto che anche quando si manifestano le conseguenze negative dei comportamenti non si riesce a controllarli» e «il fatto che portano a problemi nella vita personale, familiare e sociale, con impatti anche fisici, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari». L'inserimento nell'elenco, hanno spiegato gli esperti dell'Oms, dovrebbe aiutare i medici a formulare più facilmente una diagnosi. «Abbiamo deciso di inserire questa nuova patologia - ha affermato Poznyak - sulla base degli ultimi sviluppi delle conoscenze sul tema». Per essere riconosciuto come problema mentale il disordine deve continuare per almeno 12 mesi, precisa il manuale, anche se ci possono essere eccezioni per casi particolarmente gravi. Dei molti milioni di giocatori nel mondo, ha ricordato Poznyak, sono una minima parte soffre del problema. Tra le altre novità dell'Icd-11, questo il nome dell'aggiornamento, che per la prima volta è stato pubblicato in formato elettronico per raggiungere la platea più vasta possibile, c'è lo spostamento della 'incongruenza di generè, in cui il sesso biologico è diverso dal genere percepito, dalle malattie mentali a quelle sessuali. La nuova versione verrà presentata alla prossima Assemblea Generale dell'Oms, e verrà adottata a partire dal 2022. «Questo documento - ha affermato Thedros Ghebreseyus, direttore generale dell?Oms - ci permette di capire meglio cosa fa ammalare e morire le persone, e di prendere le iniziative necessarie per prevenire le sofferenze e salvare quante più vite possibile?.
Alcolismo, arrivano le linee guida italiane per il trattamento
(da Doctor33) Sviluppare linee guida per il trattamento dell'alcolismo basate su prove di efficacia e modificabili e aggiornabili in una continua collaborazione internazionale: questo è l'obiettivo che si sono proposti numerosi ricercatori e società scientifiche italiane e che è stato presentato sulle pagine della Rivista di Psichiatria. «L'Europa è la regione con il più forte consumo di alcol al mondo, con la più elevata percentuale di malattie totali e morti premature alcol-correlate. In Italia, questo fenomeno coinvolge circa il 13% della popolazione oltre i 18 anni e oltre il 25% dei pazienti ricoverati in ospedale. Sfortunatamente, solo il 5% di questi pazienti vengono riconosciuti come persone affette da disturbo da uso di alcol (DUA)» spiegano Mauro Ceccanti e Angela Iannitelli, dell'Università La Sapienza, e Marco Fiore, dell'IBNC-CNR di Roma, in un editoriale che presenta il progetto. Data la situazione, appare chiaro che le politiche di protezione della salute nel campo dell'alcol non siano ancora adeguate per gestire il problema. È pur vero che la questione è regolata da fattori di diverso tipo, biologici, psicologici e sociali, che rendono difficile per il singolo professionista poter intervenire a tutto campo, dati anche la mancanza di conoscenza del problema, il piccolo numero di centri che lo gestiscono e le poche risorse investite nel territorio. Questa ridotta capacità di identificazione, unita alla mancanza di attenzione ai problemi correlati all'alcol dal punto di vista medico, è un'occasione mancata per iniziare il trattamento di tali problemi e aumenta la probabilità che i soggetti con DUA nella fase iniziale vadano incontro a gravi complicazioni cliniche, difficili e costose da gestire. I ricercatori, sostenuti dal Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio (CRARL), dalla Società Italiana Tossicodipendenze (SITD), dala Società italiana per il Trattamento dell'Alcolismo e le sue Complicanze (SITAC), dalla Società Italiana Psichiatria delle Dipendenze (SIPDip), dalla Società Italiana Patologie da Dipendenza (SIPaD) e dall'Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia (IBCN-CNR), hanno pensato alla realizzazione di linee guida per offrire agli operatori una serie di raccomandazioni volte ad aumentare la conoscenza e l'uso appropriato dei farmaci per le persone affette da DUA. L'obiettivo principale di queste indicazioni sarà garantire l'omogeneità dei trattamenti e un incremento qualitativo nell'assistenza dei pazienti, creare una conoscenza condivisa sui problemi legati all'alcol, porre le basi per lo sviluppo di programmi di formazione e identificare le aree cliniche che devono essere studiate e meglio comprese così da ridurre le conseguenze psicosociali e pubbliche di questa importante malattia psichiatrica. Data la complessità dell'argomento, gli autori hanno scelto di trattare principalmente nelle linee guida l'astinenza e la dipendenza da alcol, e di introdurre gradualmente altri argomenti. I ricercatori hanno fatto riferimento al sistema GRADE (Grading of Recommendations Assessment Development and Evaluation) identificando tre diversi livelli di qualità per le prove, ovvero qualità alta, qualità moderata, e qualità bassa o molto bassa. Inoltre, sono stati definiti due livelli di raccomandazioni, ossia forti e deboli.
Riv Psichiatr 2018; 53(3):105-106 http://www.rivistadipsichiatria.it/articoli.php?archivio=yes&vol_id=2925&id=29410
Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità Politecnico di Milano: oltre il 60% dei MMG usa WhatsApp
Indicazioni organizzative per l’offerta ai 65enni della vaccinazione anti Herpes Zoster
Il consumo di yogurt da parte di soggetti giovani riduce l’insulinoresistenza
Rapporto Passi (Iss): dieta o stop al fumo è Mmg che convince
Gli esercizi di resistenza riducono sintomi depressione
Verifiche sui crediti ECM raccolti da medici ed odontoiatri
Abuso droghe, Rapporto europeo: Italia al terzo posto per la cannabis
Tumori, l’Italia è tutto un Sin?
Questo articolo piuttosto inquietante è stato scritto dalla nostra collega Patrizia Gentilini, membro della Commissione Ambiente e Salute del nostro Ordine. Il pezzo di Patrizia è stato pubblicato su "Il Fatto Quotidiano" la scorsa settimana. N.B. Sin è l'acronimo di 'Sito contaminato di interesse nazionale'...
(da Il Fatto Quotidiano, 15/06/2018) L’aggiornamento al 2013 di recente diffuso dall’Istituto superiore di Sanità sullo studio Sentieri, ovvero l’indagine sullo stato di salute delle popolazioni residenti in territori fortemente inquinati, conferma quanto già in precedenza emerso: vivere in prossimità di industrie inquinanti, petrolchimici, inceneritori, discariche etc. è un importante fattore di rischio per la salute.
I farmaci antiepilettici aumentano il rischio di Alzheimer e demenza?
(da Fimmg.org) L'uso di farmaci antiepilettici sembra associato a un aumentato rischio di malattia di Alzheimer e demenza, secondo un nuovo studio dell'University of Eastern Finland e del German Center for Neurodegenerative Diseases (DZNE). L'uso di farmaci antiepilettici per un periodo superiore a un anno è stato associato a un aumento del rischio del 15% di malattia di Alzheimer nel set di dati finlandese e a un aumento del 30% del rischio di demenza nel set di dati tedesco. Alcuni farmaci antiepilettici sono noti per compromettere la funzione cognitiva, che si riferisce a tutti i diversi aspetti dell'elaborazione delle informazioni. Quando i ricercatori hanno confrontato diversi farmaci antiepilettici, hanno scoperto che il rischio di malattia di Alzheimer e demenza era specificamente associato a farmaci che compromettono la funzione cognitiva. Questi farmaci erano associati a un aumento del 20% del rischio di malattia di Alzheimer e del 60% del rischio di demenza. I ricercatori hanno anche scoperto che maggiore è la dose di un farmaco che altera la funzione cognitiva, maggiore è il rischio di demenza. Tuttavia, altri farmaci antiepilettici, cioè quelli che non pregiudicano l'elaborazione cognitiva, non erano associati a questo rischio. Il set di dati ha compreso 20.325 persone con diagnosi di demenza dal 2004 al 2011 e 81.300 controlli.
(Heidi Taipale et al. Journal of the American Geriatrics Society, 2018.)
Intramoenia, quando si profila il rischio di peculato per libera professione abusiva. La sentenza
(da Doctor33) È reo di peculato il medico ospedaliero che dice di visitare in libera professione -intramuraria- ma lo fa all'oscuro dell'ente e tiene per sé tutto il compenso senza indirizzare il paziente al corretto pagamento della prestazione. Il reato - all'articolo 314 del codice penale - punisce con la reclusione i pubblici ufficiali che, disponendo di denaro altrui per via del loro servizio, se ne approprino. La Cassazione Penale con sentenza 25976/2018 punisce un cardiologo che, condannato in appello a due anni con la condizionale, aveva ricorso in sede straordinaria dopo che un'altra sentenza di Cassazione (la 35219/17) aveva confermato la condanna tranne l'interdizione dai pubblici uffici. Il ricorso straordinario (ex articolo 625 bis del codice di procedura penale) si fa in cassazione per sentenze della stessa Corte che presenterebbero errori; il medico lamentava "errori percettivi" che avrebbero esercitato "influenza decisiva sul processo decisorio". Il merito della condanna era peraltro caratterizzato: in sei occasioni il medico si era appropriato del corrispettivo pagato dai pazienti per prestazioni da lui effettuate in ospedale. Ciò era stato fatto con i vertici del nosocomio all'oscuro: le prestazioni non erano state pagate correttamente alla cassa dell'ente, erano prive della trattenuta del 52% per l'azienda e di fattura. In Cassazione la prima volta, la difesa aveva sostenuto che il peculato non vi fosse. Il professionista esercitava abusivamente: non essendo stato autorizzato dall'ospedale a effettuare le prestazioni che gli erano state pagate, avrebbe ricevuto dai pazienti i soldi a titolo di onorario per una prestazione espletata illegittimamente. In parole povere, sarebbe stato "neutro" rispetto a un ipotetico danneggiamento alla struttura che non sapeva del suo agire. La Cassazione aveva replicato che per configurarsi peculato non è necessaria la presenza o assenza di autorizzazione al medico ad esercitare nelle sue mura. È sufficiente che il medico sia trovato là con in mano un corrispettivo pagato da un paziente in modo improprio. Infatti, il paziente, per il solo fatto di trovarsi in un ospedale, con quello ha instaurato un rapporto contrattuale di cura e non con il medico. Il medico ha cercato di dimostrare che il suo esercizio non era continuativo e che aveva avvisato più volte l'ospedale del suo operare, dunque la struttura non era all'oscuro. I giudici di cassazione sottolineano la correttezza della sentenza precedente. "Non si è in presenza di un errore di fatto (motivo per il ricorso straordinario ndr) quando non risulti dovuto a una vera e propria svista materiale o a una disattenzione di ordine meramente percettivo che abbia causato l'erronea decisione". In realtà, oltre al fatto che l'ospedale ignorava che il ricorrente svolgesse attività intramoenia in epoca precedente al 21 febbraio 2008, nel percorso argomentativo avallato dalla sentenza di Cassazione in questione si tiene conto di tutta una serie di elementi probatori: intercettazioni ambientali nello studio del medico, pedinamenti dei pazienti, dichiarazioni di questi ultimi e controlli alle casse. La Cassazione spiega infine che, a dispetto della tesi da lui sostenuta, il medico "visitando presso le strutture ospedaliere numerosi pazienti e percependone i compensi che poi ha indebitamente trattenuto senza versare all'ospedale le quote di spettanza" ha esercitato libera professione "meramente interna e allargata", palesemente in rotta con i dispositivi di legge. Il ricorso del camice è dunque manifestamente infondato, inammissibile, e il medico dovrà pagare 2 mila euro di spese legali.
PROCEDURA OBBLIGATORIA PER LA PARTECIPAZIONE A “LE SERATE DELL’ORDINE”
Come Fingere i Sintomi di una Malattia
In Italia 200mila celiaci, ma 6 mln evitano glutine
Tumori. Nasce primo portale contro fake news in oncologia. Aiom: “Così formiamo ai cittadini strumenti per scelte consapevoli”
Bruxismo e serramento: in forte crescita le diagnosi
(da DottNet) Digrignare i denti (di notte o di giorno) o serrare con forza le due arcate dentali - le cosiddette "parafunzioni", chiamate rispettivamente bruxismo e serramento dei denti (clenching) - sono due atteggiamenti piuttosto comuni che possono riguardare fino al 40% della popolazione, il 10-15% in forma grave. Attualmente si registra in forte crescita la diagnosi di parafunzioni, nonché degli effetti che esse determinano anche dal punto di vista neuromuscolare. Lo spiega Luca Landi, Presidente Eletto della Società Italiana di Parodontologia & Implantologia, precisando che mentre i disturbi di malocclusione riguardano il modo in cui i denti si interfacciano tra loro sulle due arcate, le parafunzioni sono atteggiamenti che determinano un contatto non fisiologico tra denti superiori e inferiori. La causa delle parafunzioni è di origine nervosa centrale, spiega, in pratica è un modo che il nostro organismo utilizza per scaricare tensioni e stress somatizzando certe condizioni psicologiche. Nel bruxismo si evidenzia il digrignamento (lo sfregamento dei denti sia in avanti e indietro, sia lateralmente); nel serramento i denti restano a contatto troppo a lungo con contrazione dei muscoli e dell'articolazione temporo-mandibolare. Questi atteggiamenti, prolungati nel tempo, sono devastanti non solo per il cavo orale, ma per gli effetti posturali e articolari che inducono. Basti pensare che, se normalmente i denti vengono in contatto non più di 20 minuti al giorno(durante la masticazione o mentre parliamo), nel bruxismo i denti sono in contatto anche 6-8 ore su 24, il che significa che in termini di consumo di denti una settimana come bruxista equivale a un mese per un soggetto normale (che non soffre di parafunzioni). Il bruxismo può avvenire sia di giorno sia di notte; quello notturno è più facile da identificare e controllare perché il paziente tende a svegliarsi con indolenzimento o dolore della bocca, o anche del collo e della testa. Altri segni che si notano nelle parafunzioni sono il consumo dei denti (che si presentano appiattiti nel bruxismo, mentre chi stringe i denti vede comparire dei buchetti nelle cuspidi dei molari) e un aumento della sensibilità termica.
In questi casi i bite notturni sono molto utili: si tratta di paradenti rigidi che servono ad evitare che i denti, venendo in contatto in modo anomalo, si consumino. Inoltre il bite evita così l'attivazione di recettori parodontali e l'innesco di un feedback neuromuscolare, consentendo di prevenire sia i sintomi del bruxismo, sia gli esiti a lungo termine su postura e articolazioni. "Ma attenzione - afferma Landi - Il bite spesso è utilizzato senza una diagnosi corretta e con un bite non ben equilibrato il rischio è che il paziente non tragga alcun beneficio; sconsigliati sono anche i dispositivi fai da te che si trovano in farmacia e che si automodellano sulla bocca del paziente". Le parafunzioni, inoltre, possono essere anche diurne, ad esempio durante l'orario di lavoro o durante la pratica sportiva e sono in genere più complicate da gestire e in questi casi anche l'aspetto psicologico e la gestione dello stress contano tantissimo nella risoluzione del problema.
Col tempo il bruxismo e il serramento possono portare anche a alterazioni della conformazione anatomica dell'articolazione temporo-mandibolare che si manifestano con un 'click' mandibolare durante l'apertura della bocca per masticare o sbadigliare ad esempio. Lo scatto della mandibola può associarsi a dolore dell'articolazione e provocare acufeni e difficoltà masticatorie; anche problematiche relative ai denti del giudizio, in particolare quelli dell'arcata superiore, che quando sono malposizionati possono scatenare problematiche di natura funzionale. In questi casi si può ottenere un notevole beneficio dalla loro estrazione. E anche nel caso di click mandibolare lo stress, o la cattiva abitudine di mangiarsi penne e matita o di mordere la pipa possono influire, sebbene esistano condizioni anatomiche congenite predisponenti che sono spesso determinanti per l'insorgere di queste problematiche. La terapia per il 'click' mandibolare si basa su delle specie di bite che vengono realizzati per far sì che l'articolazione ritrovi un suo equilibrio e che permetta in molti casi al menisco articolare, simile a quello delle ginocchia, di muoversi in modo armonico con il resto dell'articolazione. Nelle forme acute anche la terapia farmacologica può essere di aiuto con farmaci miorilassanti o ancora esercizi specifici per decontrarre la muscolatura della zona come ad esempio aprire e chiudere o portare in avanti la mandibola seguendo movimenti lenti e controllati. In tutti questi casi, comunque, è cruciale la correttezza diagnostica e la comprensione, per quanto possibile, delle cause scatenanti, per non incorrere in lunghi e costosi trattamenti (come l'applicazione di un bite non corretto) che non si associano a benefici reali.
