Gran Bretagna, robot al posto di dottori per risparmiare 13 mld sterline l’anno……

(da AdnKronos Salute)   "Una completa automazione dei servizi sanitari e sociali" potrebbe aiutare "ad aumentare il tempo che i medici e infermieri dedicano alle cure ma che oggi spendono dietro processi ripetitivi" e far risparmiare al Nhs (National Health Service) inglese, l'omologo del nostro Servizio sanitario italiano, "quasi 13 miliardi di sterline all'anno. Circa un decimo del suo budget. E' la proposta che emerge dal rapporto elaborato dal chirurgo e ex ministro della Salute britannico Lord Ara Darzi. Secondo la ricerca quasi un terzo dei compiti ora svolti dagli infermieri, e circa il 25% di quelli dei medici, potrebbero essere portati a termine da robot o sistemi di intelligenza artificiale.   Il rapporto evidenzia che gran parte della spesa per il Nhs dovrebbe essere investita in nuove tecnologie, sopratutto nell'automazione: "Il Nhs compie 70 anni quest'anno e dobbiamo orientarlo sempre di più al futuro, non dovremmo accettare un National Health Service analogico in un mondo digitale", ha spiegato Darzi al 'Telegraph'.

La dipendenza da videogame ora è ufficialmente malattia. Oms la inserisce nell’elenco delle malattie mentali

(da Fimmg.org e Ansa.it)   Le preoccupazioni dei genitori che vedono i figli sempre attaccati alla console trovano ora una conferma scientifica: l'Oms ha inserito il 'game disorder' nella parte riguardante le malattie mentali dell'ultima revisione della 'International Classification of Diseases (ICD)', l'elenco che contiene tutte le malattie riconosciute, oltre 55mila, che viene usato per le diagnosi dai medici di tutto il mondo. Sono tre le caratteristiche principali del disordine, hanno spiegato gli esperti dell'Oms durante una conferenza stampa. La prima è «una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita». Tra le altre caratteristiche della patologia, ha spiegato Vladimir Poznyak, del dipartimento per la salute mentale dell'Oms durante una conferenza stampa, c'è «il fatto che anche quando si manifestano le conseguenze negative dei comportamenti non si riesce a controllarli» e «il fatto che portano a problemi nella vita personale, familiare e sociale, con impatti anche fisici, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari». L'inserimento nell'elenco, hanno spiegato gli esperti dell'Oms, dovrebbe aiutare i medici a formulare più facilmente una diagnosi. «Abbiamo deciso di inserire questa nuova patologia - ha affermato Poznyak - sulla base degli ultimi sviluppi delle conoscenze sul tema». Per essere riconosciuto come problema mentale il disordine deve continuare per almeno 12 mesi, precisa il manuale, anche se ci possono essere eccezioni per casi particolarmente gravi. Dei molti milioni di giocatori nel mondo, ha ricordato Poznyak, sono una minima parte soffre del problema. Tra le altre novità dell'Icd-11, questo il nome dell'aggiornamento, che per la prima volta è stato pubblicato in formato elettronico per raggiungere la platea più vasta possibile, c'è lo spostamento della 'incongruenza di generè, in cui il sesso biologico è diverso dal genere percepito, dalle malattie mentali a quelle sessuali. La nuova versione verrà presentata alla prossima Assemblea Generale dell'Oms, e verrà adottata a partire dal 2022. «Questo documento - ha affermato Thedros Ghebreseyus, direttore generale dell?Oms - ci permette di capire meglio cosa fa ammalare e morire le persone, e di prendere le iniziative necessarie per prevenire le sofferenze e salvare quante più vite possibile?.

Alcolismo, arrivano le linee guida italiane per il trattamento

(da Doctor33)   Sviluppare linee guida per il trattamento dell'alcolismo basate su prove di efficacia e modificabili e aggiornabili in una continua collaborazione internazionale: questo è l'obiettivo che si sono proposti numerosi ricercatori e società scientifiche italiane e che è stato presentato sulle pagine della Rivista di Psichiatria. «L'Europa è la regione con il più forte consumo di alcol al mondo, con la più elevata percentuale di malattie totali e morti premature alcol-correlate. In Italia, questo fenomeno coinvolge circa il 13% della popolazione oltre i 18 anni e oltre il 25% dei pazienti ricoverati in ospedale. Sfortunatamente, solo il 5% di questi pazienti vengono riconosciuti come persone affette da disturbo da uso di alcol (DUA)» spiegano Mauro Ceccanti e Angela Iannitelli, dell'Università La Sapienza, e Marco Fiore, dell'IBNC-CNR di Roma, in un editoriale che presenta il progetto.   Data la situazione, appare chiaro che le politiche di protezione della salute nel campo dell'alcol non siano ancora adeguate per gestire il problema. È pur vero che la questione è regolata da fattori di diverso tipo, biologici, psicologici e sociali, che rendono difficile per il singolo professionista poter intervenire a tutto campo, dati anche la mancanza di conoscenza del problema, il piccolo numero di centri che lo gestiscono e le poche risorse investite nel territorio. Questa ridotta capacità di identificazione, unita alla mancanza di attenzione ai problemi correlati all'alcol dal punto di vista medico, è un'occasione mancata per iniziare il trattamento di tali problemi e aumenta la probabilità che i soggetti con DUA nella fase iniziale vadano incontro a gravi complicazioni cliniche, difficili e costose da gestire. I ricercatori, sostenuti dal Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio (CRARL), dalla Società Italiana Tossicodipendenze (SITD), dala Società italiana per il Trattamento dell'Alcolismo e le sue Complicanze (SITAC), dalla Società Italiana Psichiatria delle Dipendenze (SIPDip), dalla Società Italiana Patologie da Dipendenza (SIPaD) e dall'Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia (IBCN-CNR), hanno pensato alla realizzazione di linee guida per offrire agli operatori una serie di raccomandazioni volte ad aumentare la conoscenza e l'uso appropriato dei farmaci per le persone affette da DUA.   L'obiettivo principale di queste indicazioni sarà garantire l'omogeneità dei trattamenti e un incremento qualitativo nell'assistenza dei pazienti, creare una conoscenza condivisa sui problemi legati all'alcol, porre le basi per lo sviluppo di programmi di formazione e identificare le aree cliniche che devono essere studiate e meglio comprese così da ridurre le conseguenze psicosociali e pubbliche di questa importante malattia psichiatrica. Data la complessità dell'argomento, gli autori hanno scelto di trattare principalmente nelle linee guida l'astinenza e la dipendenza da alcol, e di introdurre gradualmente altri argomenti. I ricercatori hanno fatto riferimento al sistema GRADE (Grading of Recommendations Assessment Development and Evaluation) identificando tre diversi livelli di qualità per le prove, ovvero qualità alta, qualità moderata, e qualità bassa o molto bassa. Inoltre, sono stati definiti due livelli di raccomandazioni, ossia forti e deboli.

Riv Psichiatr 2018; 53(3):105-106   http://www.rivistadipsichiatria.it/articoli.php?archivio=yes&vol_id=2925&id=29410

Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità Politecnico di Milano: oltre il 60% dei MMG usa WhatsApp

(da Fimmg.org)    Più alto fra i medici che fra i pazienti italiani il livello di utilizzo degli strumenti digitali come lo smartphone. Il mezzo più utilizzato è l'email (77% tra gli specialisti e 83% tra i medici di famiglia), seguita da WhatsApp (52% e 63%) e sms (46% e 61%). In particolare, WhatsApp è utilizzato perché consente di scambiare facilmente e rapidamente dati, immagini e informazioni consentendo di evitare visite non necessarie (secondo il 58% dei medici specialisti e il 63% dei mmg). A rivelarlo la ricerca dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano. I cittadini italiani si mostrano invece ancora poco digitali anche nella comunicazione col proprio medico: ben 7 su 10 preferiscono incontrarlo di persona. Fra coloro che si servono di strumenti digitali, la maggior parte utilizza l'email (15%, il 20% è interessato a usarla), poi vengono gli sms (13%) e infine WhatsApp, il cui uso è passato dal 7% di un anno fa al 12% dell'ultima rilevazione. I cittadini usano sms e WhatsApp soprattutto per fissare/spostare visite (50% e 44%) e comunicare lo stato di Salute (38% e 35%). I medici usano le email principalmente per condividere documenti con i propri pazienti (74% gli specialisti, 88% i medici di famiglia) o con altri operatori sanitari (64% e 50%), mentre preferiscono gli sms o WhatsApp per condividere informazioni organizzative.    Commento del Dott. G.G. Pascucci: riportiamo questa notizia pubblicata la settimana scorsa con una certa preoccupazione. Ricordiamo a tutti i colleghi la estrema delicatezza delle comunicazioni scambiate con mezzi informatici, e la facile violabilità degli strumenti digitali, che sono ritenuti estremamente rischiosi dalla nuova normativa europea sulla privacy. Attenzione quindi a limitare il più possibile lo scambio di informazioni e di documenti con pazienti e colleghi, privilegiando sempre il rapporto diretto in studio   

Il consumo di yogurt da parte di soggetti giovani riduce l’insulinoresistenza

(da Univadis)   È noto che i figli di genitori obesi presentano un maggior rischio di obesità da adulti: ben 10 volte maggiore se entrambi i genitori sono obesi, 4 volte maggiore se lo è soltanto uno dei due. Tra le molte variabili (genetiche, socioeconomiche, comportamentali) che contribuiscono a questa situazione vanno annoverate anche le abitudini alimentari, non ultima la progressiva riduzione del consumo di latte e latticini e particolarmente quello di yogurt, che si riduce mediamente a meno di una porzione al giorno proprio tra i 14 e i 18 anni. In questo studio, sono stati valutati i parametri antropometrici e di composizione corporea, l’andamento delle variabili metaboliche e infine la composizione della dieta e la qualità delle abitudini alimentari in ragazzi e ragazze di 20 anni in media, ad alto rischio di obesità. La ricerca ha prima di tutto confermato alcuni dati già noti: i figli di genitori obesi hanno una composizione corporea e un profilo metabolico complessivo meno favorevoli rispetto ai coetanei figli di genitori normopeso. Raggruppando i giovani in base ai livelli di consumo di yogurt, è emerso che coloro che lo consumavano regolarmente (almeno una porzione al giorno) presentavano un livello di insulinemia a digiuno e dell’HOMA index (marker di insulinoresistenza) migliore rispetto a coloro che non consumavano affatto yogurt o lo assumevano sporadicamente. Queste osservazioni sono in linea con quanto già dimostrato a proposito degli effetti positivi che le proteine dello yogurt e i peptidi bioattivi del latte hanno proprio sull’andamento della glicemia e dell’insulinemia, a digiuno e post-prandiale. In conclusione, questo studio, valutando il rapporto tra consumo di yogurt, peso e salute metabolica e considerando il ruolo della predisposizione familiare all’obesità, conferma l’opportunità di inserire questo alimento con regolarità nell’alimentazione di questa categoria di soggetti.  (Panahi S, Gallant A, Tremblay A, Pérusse L, Després JP, Drapeau V. Eur J Clin Nutr. 2018 Apr 25. doi: 10.1038/s41430-018-0166-2. [Epub ahead of print]) 

Rapporto Passi (Iss): dieta o stop al fumo è Mmg che convince

(da Doctor33)   Più che il web o gli amici, è il medico di famiglia che può convincere anche i più reticenti a fare la dieta o a smettere di fumare. Lo affermano i dati della sorveglianza Passi dell'Istituto Superiore di Sanità, secondo cui ad esempio la quota di persone in eccesso ponderale che dichiara di seguire una dieta è tre volte maggiore fra coloro che hanno ricevuto il consiglio medico. «I dati» spiegano gli esperti «mostrano che il consiglio del medico è rilevante nell'incoraggiare la scelta del paziente ad adottare comportamenti più salutari: anche nella promozione degli screening oncologici il consiglio del medico è rilevante, la quota di persone che si sottopone a screening oncologico, a scopo preventivo, è maggiore fra chi riceve il consiglio da parte del medico o di un operatore sanitario e persino l'adesione allo screening organizzato aumenta se alla lettera della Asl si accompagna il consiglio del proprio medico». Al momento però, secondo lo studio Passi, i buoni consigli sono dati più che altro a persone con patologie croniche o con comportamenti particolarmente a rischio (forti fumatori, forti bevitori, persone in forte eccesso ponderale e persone che hanno un aumentato rischio cardiovascolare). Poco più del 50% dei fumatori riferisce di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare, ancor meno persone in eccesso ponderale riferiscono di aver ricevuto il consiglio di perdere peso, solo il 30% degli assistiti dichiara di aver ricevuto il consiglio di praticare attività fisica e appena il 6% dei consumatori di alcol a maggior rischio (per consumo abituale elevato o binge drinking o consumo prevalentemente fuori pasto) riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno.

Gli esercizi di resistenza riducono sintomi depressione

(da Quotidiano Sanità e Reuters Health)   Gli esercizi di resistenza, come il sollevamento pesi o un allenamento sotto sforzo, sarebbero in grado di ridurre i sintomi della depressione. È quanto ha evidenziato uno studio pubblicato da 'JAMA Psychiatry'. La ricerca è stata guidata da Brett Gordon, dell’Università di Limerick, in Irlanda. Lo studio. Il team ha analizzato i dati provenienti da 33 studi clinici relativi, complessivamente, a 947 adulti sottoposti ad allenamenti e 930 invece inattivi. Indipendentemente dal fatto che i partecipanti avessero o meno un problema di salute fisica o mentale, l’esercizio ha ridotto i sintomi della depressione, sebbene l’effetto sia stato più pronunciato negli adulti con depressione lieve o moderata. La maggior parte delle ricerche, però, si concentrava sull’esercizio aerobico, come corsa e ciclismo, piuttosto che su allenamenti di resistenza, come sottolineato da Gordon. In media, i programmi di allineamento di resistenza nei piccoli studi inclusi nella review duravano circa 16 settimane, con una durata compresa tra 6 e 52 settimane. E tra gli studi minori che monitoravano se le persone completavano i programmi di allenamento come indicato, il tasso di aderenza era del 78%. Mentre altri studi riportavano solo le presenze, che variavano dall’88% al 94%. Ma l’allenamento di resistenza è stato associato a una riduzione dei sintomi di depressione, indipendentemente da quanto le persone si esercitavano e se ci fosse o meno un miglioramento di forza e massa muscolare. Le conclusioni. In realtà, comunque, questi esercizi non dimostrano se l’esercizio funziona meglio da solo o in combinazione con farmaci o psicoterapia o come alternativa a questi trattamenti. Inoltre, lo studio non ha messo a confronto gli esercizi di resistenza con l’esercizio aerobico o altri tipi di allenamenti. Infine, negli studi considerati non veniva verificato se le persone a cui venivano prescritti farmaci li assumevano come dovuto.  Nonostante questo, “i risultati dimostrano che una serie di esercizi può essere in grado di ridurre la depressione e altri disturbi dell’umore”, come sottolineato da Dianna Purvus Jaffin, del Brain Performance Institute dell’Università del Texas di Dallas. “Il messaggio di fondo è di rimanere attivi”, ha sottolineato, “indipendentemente da fare esercizi aerobici o allenamenti di resistenza”.

Verifiche sui crediti ECM raccolti da medici ed odontoiatri

(da Odontoiatria33)   Attraverso una nota inviata ai presidenti di Ordine e CAO, la FNOMCeO interviene sull’obbligo formativo per medici ed odontoiatri ribadendo che l’aggiornamento costituisce un requisito indispensabile per svolgere attività professionale in qualità di dipendente o libero professionista, e che il Codice di Deontologia Medica prevede che ''il medico, nel corso di tutta la sua vita professionale, persegue l'aggiornamento costante e la formazione continua” assolvendo agli obblighi formativi mentre l’Ordine ha il compito di certificare agli iscritti i crediti acquisiti e valutare eventuali inadempienze.  “Alla luce delle disposizioni” di legge il presidente FNOMCeO ricorda che “l'aggiornamento rimane un preciso dovere di ogni professionista ed è fonte di responsabilità indipendentemente dal fatto che il datore di lavoro organizzi o meno corsi di aggiornamento”. Nonostante le “indicazioni” formative e deontologiche verso l’aggiornamento e che el 2017 l’accordo Stato-Regioni sulla formazione continua indichi che gli “Ordini e le rispettive Federazioni nazionali vigilino sull'assolvimento dell'obbligo formativo dei loro iscritti ed emanino, ove previsti dalla normativa vigente, i provvedimenti di competenza in caso di mancato assolvimento di tale obbligo”, di sanzioni o controlli sul mancato raggiungimento del fabbisogno formativo non sembrano essere state attivati. Forse in vista di una più rigida applicazione delle norme di legge e deontologiche, il Presidente Anelli “nell'ambito dei propri compiti di indirizzo e coordinamento, invita gli Ordini territoriali, stante il fondamentale ruolo nella funzione di accertamento attribuito agli stessi, a sollecitare gli iscritti all'adempimento dell'obbligo formativo”.    Sul fronte dei controlli, il presidente Anelli demanda, però, al 2019 “sottolineando che la verifica per il triennio 2014-2016 non potrà avvenire prima del 31.12.2018, termine entro il quale i professionisti avranno la possibilità - tramite il COGEAPS - di spostare a recupero del detto triennio i crediti maturati nell'anno solare 2017, mentre per l'attuale triennio 2017-2019 sarà possibile verificare l'assolvimento dell'obbligo non prima del 31.12.2019 salvo eventuali proroghe stabilite dalla Commissione nazionale della Formazione continua”.

Abuso droghe, Rapporto europeo: Italia al terzo posto per la cannabis

(da Doctor33)   L'Italia si colloca al terzo posto in Europa per uso illecito di cannabis e il quarto per uso di cocaina. È quanto emerge dal rapporto dell'Agenzia europea delle droghe che disegna un quadro generale dell'ultimo anno: il consumo di cocaina è rimasto stabile nel complesso, ma con segni di aumento, quello di cannabis è rimasto agli stessi livelli pur con grandi differenze nazionali, e per l'ecstasy si è vista una stabilizzazione o un leggero aumento.
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Tumori, l’Italia è tutto un Sin?

Questo articolo piuttosto inquietante è stato scritto dalla nostra collega Patrizia Gentilini, membro della Commissione Ambiente e Salute del nostro Ordine. Il pezzo di Patrizia è stato pubblicato su "Il Fatto Quotidiano" la scorsa settimanaN.B. Sin è l'acronimo di 'Sito contaminato di interesse nazionale'...

(da Il Fatto Quotidiano, 15/06/2018)  L’aggiornamento al 2013 di recente diffuso dall’Istituto superiore di Sanità sullo studio Sentieri, ovvero l’indagine sullo stato di salute delle popolazioni residenti in territori fortemente inquinati, conferma quanto già in precedenza emerso: vivere in prossimità di industrie inquinanti, petrolchimici, inceneritori, discariche etc. è un importante fattore di rischio per la salute.

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I farmaci antiepilettici aumentano il rischio di Alzheimer e demenza?

(da Fimmg.org)    L'uso di farmaci antiepilettici sembra associato a un aumentato rischio di malattia di Alzheimer e demenza, secondo un nuovo studio dell'University of Eastern Finland e del German Center for Neurodegenerative Diseases (DZNE). L'uso di farmaci antiepilettici per un periodo superiore a un anno è stato associato a un aumento del rischio del 15% di malattia di Alzheimer nel set di dati finlandese e a un aumento del 30% del rischio di demenza nel set di dati tedesco. Alcuni farmaci antiepilettici sono noti per compromettere la funzione cognitiva, che si riferisce a tutti i diversi aspetti dell'elaborazione delle informazioni. Quando i ricercatori hanno confrontato diversi farmaci antiepilettici, hanno scoperto che il rischio di malattia di Alzheimer e demenza era specificamente associato a farmaci che compromettono la funzione cognitiva. Questi farmaci erano associati a un aumento del 20% del rischio di malattia di Alzheimer e del 60% del rischio di demenza. I ricercatori hanno anche scoperto che maggiore è la dose di un farmaco che altera la funzione cognitiva, maggiore è il rischio di demenza. Tuttavia, altri farmaci antiepilettici, cioè quelli che non pregiudicano l'elaborazione cognitiva, non erano associati a questo rischio. Il set di dati ha compreso 20.325 persone con diagnosi di demenza dal 2004 al 2011 e 81.300 controlli.

(Heidi Taipale et al. Journal of the American Geriatrics Society, 2018.)

Intramoenia, quando si profila il rischio di peculato per libera professione abusiva. La sentenza

(da Doctor33)   È reo di peculato il medico ospedaliero che dice di visitare in libera professione -intramuraria- ma lo fa all'oscuro dell'ente e tiene per sé tutto il compenso senza indirizzare il paziente al corretto pagamento della prestazione. Il reato - all'articolo 314 del codice penale - punisce con la reclusione i pubblici ufficiali che, disponendo di denaro altrui per via del loro servizio, se ne approprino. La Cassazione Penale con sentenza 25976/2018 punisce un cardiologo che, condannato in appello a due anni con la condizionale, aveva ricorso in sede straordinaria dopo che un'altra sentenza di Cassazione (la 35219/17) aveva confermato la condanna tranne l'interdizione dai pubblici uffici. Il ricorso straordinario (ex articolo 625 bis del codice di procedura penale) si fa in cassazione per sentenze della stessa Corte che presenterebbero errori; il medico lamentava "errori percettivi" che avrebbero esercitato "influenza decisiva sul processo decisorio". Il merito della condanna era peraltro caratterizzato: in sei occasioni il medico si era appropriato del corrispettivo pagato dai pazienti per prestazioni da lui effettuate in ospedale.    Ciò era stato fatto con i vertici del nosocomio all'oscuro: le prestazioni non erano state pagate correttamente alla cassa dell'ente, erano prive della trattenuta del 52% per l'azienda e di fattura. In Cassazione la prima volta, la difesa aveva sostenuto che il peculato non vi fosse. Il professionista esercitava abusivamente: non essendo stato autorizzato dall'ospedale a effettuare le prestazioni che gli erano state pagate, avrebbe ricevuto dai pazienti i soldi a titolo di onorario per una prestazione espletata illegittimamente. In parole povere, sarebbe stato "neutro" rispetto a un ipotetico danneggiamento alla struttura che non sapeva del suo agire. La Cassazione aveva replicato che per configurarsi peculato non è necessaria la presenza o assenza di autorizzazione al medico ad esercitare nelle sue mura. È sufficiente che il medico sia trovato là con in mano un corrispettivo pagato da un paziente in modo improprio. Infatti, il paziente, per il solo fatto di trovarsi in un ospedale, con quello ha instaurato un rapporto contrattuale di cura e non con il medico. Il medico ha cercato di dimostrare che il suo esercizio non era continuativo e che aveva avvisato più volte l'ospedale del suo operare, dunque la struttura non era all'oscuro. I giudici di cassazione sottolineano la correttezza della sentenza precedente. "Non si è in presenza di un errore di fatto (motivo per il ricorso straordinario ndr) quando non risulti dovuto a una vera e propria svista materiale o a una disattenzione di ordine meramente percettivo che abbia causato l'erronea decisione". In realtà, oltre al fatto che l'ospedale ignorava che il ricorrente svolgesse attività intramoenia in epoca precedente al 21 febbraio 2008, nel percorso argomentativo avallato dalla sentenza di Cassazione in questione si tiene conto di tutta una serie di elementi probatori: intercettazioni ambientali nello studio del medico, pedinamenti dei pazienti, dichiarazioni di questi ultimi e controlli alle casse. La Cassazione spiega infine che, a dispetto della tesi da lui sostenuta, il medico "visitando presso le strutture ospedaliere numerosi pazienti e percependone i compensi che poi ha indebitamente trattenuto senza versare all'ospedale le quote di spettanza" ha esercitato libera professione "meramente interna e allargata", palesemente in rotta con i dispositivi di legge. Il ricorso del camice è dunque manifestamente infondato, inammissibile, e il medico dovrà pagare 2 mila euro di spese legali.

PROCEDURA OBBLIGATORIA PER LA PARTECIPAZIONE A “LE SERATE DELL’ORDINE”

Cari Colleghi, dal 15 marzo 2018, a seguito delle nuove disposizioni trasmesse dall’AuslRomagna, Provider per quest’Ordine per il rilascio dei crediti ECM, per la partecipazione e il riconoscimento dei crediti ECM de “Le Serate dell’Ordine” è OBBLIGATORIO: - effettuare l’iscrizione online entro il giorno prima dell'evento, seguendo le istruzioni sotto indicate; - compilare dal giorno successivo all’evento, il questionario di gradimento online.
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Come Fingere i Sintomi di una Malattia

Qualcuno dei pazienti che ci telefonano in studio dichiarando sintomi di malattia potrebbe avere letto attentamente questa guida di facile reperibilità sui social network. Il testo che la introduce è il seguente:  "Stai cercando un buon motivo per assentarti da scuola o dal lavoro? Devi toglierti di torno la tua dolce metà per poter organizzare una grande festa o cena a sorpresa in suo onore? Interpreterai un personaggio malato in un'opera teatrale? Ti senti semplicemente pigro e vuoi riposare per tutta la giornata? Sapere come fingere di esserti ammalato può tornarti utile in numerosi casi."   Leggi l'articolo completo al LINK     https://m.wikihow.it/Fingere-i-Sintomi-di-una-Malattia#Fingere_di_Essere_Malato_per_Telefono

In Italia 200mila celiaci, ma 6 mln evitano glutine

(da AGI)    Nel nostro paese ci sono 600 mila persone che soffrono dii celiachia, ossia di infiammazione cronica dell'intestino scatenata dall'ingestione di un complesso proteico, il glutine. Eppure, gli italiani che consumano alimenti senza glutine sono ben 6 milioni. Il motivo sarebbe l'errata convinzione che questi cibi facciano bene alla salute.
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Tumori. Nasce primo portale contro fake news in oncologia. Aiom: “Così formiamo ai cittadini strumenti per scelte consapevoli”

Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione Aiom: “Nei social spesso è attribuito credito a messaggi fuorvianti, circolano sul web quasi 400 bufale sulla dieta, oltre 175 sulle cure alternative e più di 160 sulle cause del cancro. Anche i pazienti in buona fede talvolta diffondono contenuti privi di basi scientifiche”. Per questo nasce il portale www.tumoremaeveroche.it   Leggi l'articolo completo al LINK   http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=61948&fr=n

Bruxismo e serramento: in forte crescita le diagnosi

(da DottNet)   Digrignare i denti (di notte o di giorno) o serrare con forza le due arcate dentali - le cosiddette "parafunzioni", chiamate rispettivamente bruxismo e serramento dei denti (clenching) - sono due atteggiamenti piuttosto comuni che possono riguardare fino al 40% della popolazione, il 10-15% in forma grave. Attualmente si registra in forte crescita la diagnosi di parafunzioni, nonché degli effetti che esse determinano anche dal punto di vista neuromuscolare. Lo spiega Luca Landi, Presidente Eletto della Società Italiana di Parodontologia & Implantologia, precisando che mentre i disturbi di malocclusione riguardano il modo in cui i denti si interfacciano tra loro sulle due arcate, le parafunzioni sono atteggiamenti che determinano un contatto non fisiologico tra denti superiori e inferiori.  La causa delle parafunzioni è di origine nervosa centrale, spiega, in pratica è un modo che il nostro organismo utilizza per scaricare tensioni e stress somatizzando certe condizioni psicologiche.  Nel bruxismo si evidenzia il digrignamento (lo sfregamento dei denti sia in avanti e indietro, sia lateralmente); nel serramento i denti restano a contatto troppo a lungo con contrazione dei muscoli e dell'articolazione temporo-mandibolare. Questi atteggiamenti, prolungati nel tempo, sono devastanti non solo per il cavo orale, ma per gli effetti posturali e articolari che inducono.   Basti pensare che, se normalmente i denti vengono in contatto non più di 20 minuti al giorno(durante la masticazione o mentre parliamo), nel bruxismo i denti sono in contatto anche 6-8 ore su 24, il che significa che in termini di consumo di denti una settimana come bruxista equivale a un mese per un soggetto normale (che non soffre di parafunzioni).  Il bruxismo può avvenire sia di giorno sia di notte; quello notturno è più facile da identificare e controllare perché il paziente tende a svegliarsi con indolenzimento o dolore della bocca, o anche del collo e della testa. Altri segni che si notano nelle parafunzioni sono il consumo dei denti (che si presentano appiattiti nel bruxismo, mentre chi stringe i denti vede comparire dei buchetti nelle cuspidi dei molari) e un aumento della sensibilità termica.

In questi casi i bite notturni sono molto utili: si tratta di paradenti rigidi che servono ad evitare che i denti, venendo in contatto in modo anomalo, si consumino. Inoltre il bite evita così l'attivazione di recettori parodontali e l'innesco di un feedback neuromuscolare, consentendo di prevenire sia i sintomi del bruxismo, sia gli esiti a lungo termine su postura e articolazioni.  "Ma attenzione - afferma Landi - Il bite spesso è utilizzato senza una diagnosi corretta e con un bite non ben equilibrato il rischio è che il paziente non tragga alcun beneficio; sconsigliati sono anche i dispositivi fai da te che si trovano in farmacia e che si automodellano sulla bocca del paziente".  Le parafunzioni, inoltre, possono essere anche diurne, ad esempio durante l'orario di lavoro o durante la pratica sportiva e sono in genere più complicate da gestire e in questi casi anche l'aspetto psicologico e la gestione dello stress contano tantissimo nella risoluzione del problema.

Col tempo il bruxismo e il serramento possono portare anche a alterazioni della conformazione anatomica dell'articolazione temporo-mandibolare che si manifestano con un 'click' mandibolare durante l'apertura della bocca per masticare o sbadigliare ad esempio. Lo scatto della mandibola può associarsi a dolore dell'articolazione e provocare acufeni e difficoltà masticatorie; anche problematiche relative ai denti del giudizio, in particolare quelli dell'arcata superiore, che quando sono malposizionati possono scatenare problematiche di natura funzionale. In questi casi si può ottenere un notevole beneficio dalla loro estrazione. E anche nel caso di click mandibolare lo stress, o la cattiva abitudine di mangiarsi penne e matita o di mordere la pipa possono influire, sebbene esistano condizioni anatomiche congenite predisponenti che sono spesso determinanti per l'insorgere di queste problematiche. La terapia per il 'click' mandibolare si basa su delle specie di bite che vengono realizzati per far sì che l'articolazione ritrovi un suo equilibrio e che permetta in molti casi al menisco articolare, simile a quello delle ginocchia, di muoversi in modo armonico con il resto dell'articolazione.  Nelle forme acute anche la terapia farmacologica può essere di aiuto con farmaci miorilassanti o ancora esercizi specifici per decontrarre la muscolatura della zona come ad esempio aprire e chiudere o portare in avanti la mandibola seguendo movimenti lenti e controllati.  In tutti questi casi, comunque, è cruciale la correttezza diagnostica e la comprensione, per quanto possibile, delle cause scatenanti, per non incorrere in lunghi e costosi trattamenti (come l'applicazione di un bite non corretto) che non si associano a benefici reali.

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