Simg: position paper societario sull’uso pratico dell’intelligenza artificiale

(da DottNet)    Fornire un riferimento autorevole per i medici di famiglia italiani, chiamati sempre più spesso a confrontarsi con tecnologie innovative che promettono di migliorare l’assistenza sanitaria. Questo l’obiettivo del nuovo Gruppo IA costituito dalla Simg che ha redatto un Position Paper, ( https://www.dottnet.it/file/108988/ai-simg ) primo nel suo genere all’interno della Simg, per offrire una panoramica sui benefici e sui rischi derivanti dall’adozione di strumenti basati sull’IA e tracciare linee guida per un corretto utilizzo delle tecnologie emergenti nel rispetto dei più elevati standard etici.  “L’Intelligenza Artificiale rappresenta un’opportunità straordinaria per rafforzare la qualità della nostra pratica clinica e per dare risposte sempre più tempestive e accurate ai bisogni dei cittadini – spiega Alessandro Rossi, Presidente Nazionale Simg – con questo nuovo Gruppo di Lavoro, la Simg intende guidare e supportare i medici di famiglia nell’adozione di tecnologie che possano migliorare l’assistenza, garantendo al contempo l’autonomia professionale del medico e la centralità del paziente. Siamo convinti che l’IA, se governata in modo trasparente ed etico, possa favorire il progresso dell’intero sistema sanitario.”

Il Position Paper illustra in particolare:

– Le sfide regolatorie e l’importanza di strutturare politiche di governance chiare e nazionali, in linea con il futuro regolamento europeo “AI Act”.

– I principi di utilizzo responsabile, che includono la supervisione clinica, la tutela della privacy e la garanzia di equità nell’accesso alle cure.

– L’esigenza di formare adeguatamente i medici di famiglia, affinché possano interpretare correttamente i suggerimenti forniti dalle piattaforme di IA.

– L’importanza della collaborazione tra governo, istituzioni sanitarie, università e società scientifiche per definire standard e metodi di validazione clinica.

“Siamo in una fase cruciale per la Medicina Generale – sottolinea Iacopo Cricelli, Responsabile del Gruppo IA Simg – gli algoritmi di apprendimento automatico e i modelli di linguaggio (LLM) possono affiancarci nelle diagnosi e nelle decisioni terapeutiche, ma vanno implementati con grande senso di responsabilità. Il nostro obiettivo è promuovere una formazione specifica, coinvolgendo i medici di famiglia nell’utilizzo delle più aggiornate soluzioni tecnologiche, in modo da garantire le migliori risposte possibili ai reali bisogni dei pazienti nel più alto rispetto degli standard di sicurezza. La posizione della Simg è chiara: sì all’innovazione, purché sia supportata da rigore scientifico, valutazione del rischio e controllo umano.”

Un nuovo punto di riferimento per la Medicina Generale

La nascita del Gruppo IA, spiega la Società, vuole essere un momento di svolta per la professione: un punto di aggregazione dove medici, ricercatori ed esperti di tecnologie digitali possano confrontarsi e condividere esperienze, buone pratiche e strumenti operativi. Il Gruppo lavorerà in sinergia con le principali Istituzioni, promuovendo iniziative di formazione e momenti di incontro per garantire la migliore applicazione possibile dell’IA all’interno degli studi di Medicina Generale. Nei prossimi mesi, la Simg avvierà quindi un percorso di diffusione e approfondimento dei contenuti del Position Paper, tramite webinar e corsi di formazione ECM dedicati. Saranno inoltre istituiti tavoli di confronto con partner istituzionali e aziende specializzate, con l’obiettivo di favorire progetti sperimentali e di ricerca che possano validare sul campo l’efficacia degli strumenti di IA nel miglioramento dell’assistenza

Longevità, le raccomandazioni ISS per guadagnare 15 anni di vita

(da Doctor33)   Vivere 15 anni di più adottando uno stile di vita sano quando di anni se ne hanno 50 è possibile. Per prima cosa bisogna dire ‘no’ al fumo e controllare la pressione arteriosa. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’ con il contributo dei dati Iss – Progetto Cuore sugli effetti dei 5 principali fattori di rischio sull’aspettativa di vita. “Pressione e fumo sono i fattori che singolarmente fanno guadagnare di più in termini di aspettativa di vita senza malattia – sottolinea l’Istituto superiore di sanità – Sia gli uomini che le donne che a 50 anni non fumano, hanno una pressione arteriosa normale, mantengono livelli di colesterolo entro i limiti, sono liberi dal diabete e sono normopeso vivono di più e rimangono anche liberi più a lungo dalle malattie cardiovascolari. Ma anche chi posticipa scelte salutari a dopo i 55 anni trae vantaggi in termini di aspettativa di vita. A dimostrazione che per fare scelte di salute non è mai troppo tardi”.

All’indagine, condotta dai ricercatori del Global Cardiovascular Risk Consortium su un campione di oltre 2 milioni di partecipanti distribuiti in 133 coorti, 39 Paesi e 6 continenti – spiega l’Iss – hanno contribuito anche i ricercatori Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco del Dipartimento Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e Invecchiamento dell’Iss con i dati delle coorti di Cuore, progetto che indaga lo stato di salute della popolazione italiana adulta. I 5 fattori di rischio classici, modificabili – vale a dire fumo, pressione arteriosa alta, livelli elevati di colesterolo, diabete e sottopeso o sovrappeso/obesità – rappresentano circa il 50% del carico globale delle malattie cardiovascolari; il che significa che circa la metà di tutti i casi di malattie cardiovascolari potrebbero essere potenzialmente prevenuti attraverso un’efficace gestione dei fattori di rischio. Lo scopo dello studio, una delle indagini più complete fino ad oggi sull’effetto dei fattori di rischio sull’aspettativa di vita, era capire in che modo e in che misura l’assenza o il controllo di questi 5 fattori influenzi l’aspettativa di vita.

Dallo studio emerge che le donne prive dei 5 fattori di rischio all’età di 50 anni sviluppano malattie cardiovascolari 13,3 anni dopo e muoiono 14,5 anni più tardi di quelle con tutti e 5 i fattori di rischio. Gli uomini cinquantenni senza questi fattori di rischio vivono 10,6 anni in più senza malattie cardiovascolari e muoiono 11,8 anni dopo rispetto agli uomini con questi fattori di rischio.

Un’altra scoperta significativa emersa dallo studio – prosegue l’Iss – è che anche mettere in atto comportamenti sani in età più avanzata è utile, e che tra tutti e 5 i fattori di rischio il controllo della pressione arteriosa è associato al maggior numero di anni di vita sani aggiuntivi. Le persone che riescono a controllare la pressione alta o a smettere di fumare tra i 55 e i 60 anni vivono più a lungo e rimangono più a lungo libere da malattie cardiovascolari rispetto a coloro che non apportano cambiamenti al proprio stile di vita: 2,4 anni di aspettativa di vita in più senza malattie cardiovascolari per le donne non ipertese e 1,2 anni per gli uomini non ipertesi; 1,7 anni in più per le donne non fumatrici e 1 anno in più per i non fumatori. Quindi, pressione arteriosa, in particolare, e fumo sono i 2 fattori di rischio che, singolarmente, consentono di avere un maggior guadagno in termini di aspettativa di vita senza malattia. L’adozione di stili di vita sani (alimentazione povera di sale e ricca di frutta e verdura, attività fisica regolare, non fumare) consente di influire positivamente sui principali fattori di rischio cardiovascolare. Dai dati preliminari della ultima Italian Health Examination Survey 2023-2025 – Progetto Cuore emerge che, ad esempio nella popolazione generale di età 35-74 anni, solo il 24% delle donne e il 10% degli uomini ha un adeguato consumo di sale (meno di 5 grammi al giorno).

 

Tre geni potrebbero prevenire gli effetti collaterali farmaci

(da AGI)  Testare i pazienti per soli tre geni potrebbe aiutare a prevenire tre quarti degli effetti collaterali evitabili di alcuni farmaci. Lo rivela uno studio condotto dalla Queen Mary University di Londra, pubblicato su ‘PLOS Medicine’. I risultati hanno rivelato che il 9% delle reazioni avverse ai farmaci, ADR, segnalate nel Regno Unito è associato a farmaci il cui rischio di effetti collaterali dipende in parte dal patrimonio genetico del paziente. In particolare, il 75% di queste ADR è legato a soli tre geni: CYP2C19, CYP2D6 e SLCO1B1. Lo studio suggerisce che i test genetici per questi geni potrebbero aiutare a prevenire tre quarti degli effetti collaterali evitabili di alcuni farmaci, migliorando la sicurezza e l”efficacia delle terapie. Le reazioni avverse ai farmaci, ADR, rappresentano una sfida significativa per la salute pubblica, con un costo stimato di oltre 2 miliardi di sterline all”anno per il sistema sanitario nazionale britannico, NHS. La farmacogenomica, che combina la farmacologia con la genomica, offre un approccio promettente per personalizzare le prescrizioni farmacologiche in base al patrimonio genetico individuale, riducendo così il rischio di effetti collaterali. Lo studio ha analizzato oltre 1,3 milioni di segnalazioni di ADR inviate al programma MHRA Yellow Card, identificando 115.789 casi associati a farmaci per i quali il rischio di effetti collaterali può essere modificato utilizzando informazioni di farmacogenomica. I dati hanno mostrato che il 75% di queste ADR è legato ai geni CYP2C19, CYP2D6 e SLCO1B1. I trattamenti per disturbi psichiatrici e problemi cardiovascolari sono stati i più coinvolti nelle ADR che potevano essere prevenute con informazioni genetiche. I pazienti con ADR prevenibili erano più spesso maschi, anziani e sperimentavano effetti collaterali gravi ma non fatali. Lo studio evidenzia il potenziale dell”integrazione dei test farmacogenomici nella pratica clinica per rendere i medicinali più sicuri ed efficaci. L”adozione di test preventivi per i geni noti che interagiscono con i farmaci potrebbe migliorare significativamente la sicurezza dei pazienti. I risultati dimostrano che i test genetici per pochi geni chiave potrebbero prevenire una significativa percentuale di effetti collaterali evitabili, sottolineando l”importanza della farmacogenomica nella pratica clinica moderna.

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