Contro il Covid mascherina, test e distanze efficaci quanto i vaccini

(da DottNet)   Indossare la mascherina, seguire le misure di distanziamento sociale e sottoporsi a test di routine sono efficaci nel prevenire le infezioni da Covid-19 tanto quanto lo sono i vaccini. A dirlo è uno studio condotto dalla Case Western Reserve University, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Annals of Internal Medicine’ e condotto nello stesso campus universitario.  Lo studio ha scoperto che una combinazione di due sole misure comuni (distanziamento e mascherine) prevengono l’87% delle infezioni da Covid nel campus stesso. L’aggiunta del test da laboratorio, inoltre, aumenterebbe la percentuale di prevenzione tra il 92 e il 96%. Ma lo studio si concentra anche sui costi: la spesa delle due misure arriva a circa 170 dollari per ogni persona che non si è infettata, mentre con il piano di test si passa a un costo tra i 2mila e i 17mila dollari a persona, a seconda della frequenza del test. Riferendosi all’esperienza statunitense, Pooyan Kazemian, il co-autore senior dello studio, ha precisato: “Mentre gli Stati hanno iniziato a offrire il vaccino Covid-19 agli operatori sanitari, ai primi soccorritori e alle strutture di assistenza a lungo termine, è improbabile che alla maggior parte degli studenti, ai docenti universitari e al personale venga offerto un vaccino fino alla fine del semestre primaverile”. “Pertanto – aggiunge – l’impegno a indossare la maschera e un ampio distanziamento sociale, inclusa la cancellazione di grandi eventi e la riduzione delle dimensioni delle classi con un sistema educativo ibrido, rimane la strategia principale per ridurre al minimo le infezioni e mantenere aperto il campus durante il semestre primaverile”. 

Ricerca Israele: calo contagi dopo la prima dose Pfizer

(da DottNet)   Risultati di una ricerca che inducono ad un primo ottimismo sono stati raggiunti in Israele dopo la somministrazione di massa della prima dose del vaccino Pfizer. Lo riferisce il quotidiano Yediot Ahronot che descrive una ricerca condotta dalla cassa mutua Clalit – la principale del Paese – su 200 mila persone di oltre 60 anni che hanno ricevuto la prima dose. Messi a confronto con altre 200 mila persone che non sono state vaccinate, in un periodo iniziale di 12 giorni i due gruppi hanno mostrato le stesse caratteristiche. Ma dal tredicesimo giorno in poi fra i vaccinati il numero di contagiati da coronavirus è calato del 33 per cento rispetto al gruppo opposto.   La prima dose della vaccinazione sembra dunque ridurre in modo tangibile il rischio di contagio fra gli ultra sessantenni.  Si tratta tuttavia, avverte il giornale, di dati preliminari.  Questa ricerca dovrà essere portata avanti nelle prossime settimane fra quanti avranno nel frattempo ricevuto anche la seconda dose, che secondo la Pfizer è comunque quella determinante per la immunizzazione. 

Covid, dall’Enpam un’indennità straordinaria per gli iscritti immunodepressi

(da enpam.it)    L’Enpam sosterrà economicamente i medici titolari di convenzione con il Ssn e affetti da immunodepressione che, a causa dell’emergenza Covid-19, hanno dovuto sospendere la propria attività professionale.  La misura di supporto economico, che ha ottenuto il via libera definitivo dei ministeri vigilanti, era stata adottata dal Consiglio di amministrazione della Fondazione lo scorso 23 aprile.  Il provvedimento approvato prevede che agli iscritti all’Enpam titolari di rapporto di convenzione con il Ssn e affetti da immunodepressione sia riconosciuta per il periodo di sospensione dell’attività, un’indennità straordinaria fino a un massimo di due mesi.   Quest’ultima verrà parametrata al mancato guadagno o alle spese di sostituzione sopportate dal medico o dentista convenzionato, con un minimo di mille euro al mese nel caso di neoconvenzionati.   “Siamo soddisfatti che i ministeri vigilanti abbiano compreso il valore di una misura di sostegno specifica per una categoria di soggetti come gli immunodepressi, troppo spesso dimenticata e tuttavia anch’essa danneggiata dalla pandemia – ha commentato il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti – . Anche a loro l’Enpam potrà dunque garantire un sostegno economico straordinario in una fase quanto mai delicata”.  La misura riguarda i medici e gli odontoiatri in condizione di immunodepressione, con patologie oncologiche o sottoposti a terapie salvavita, che contribuiscono al Fondo Enpam della medicina convenzionata e accreditata. Gli oneri sono infatti a carico di questo.

Approvata la ricetta elettronica-NRBE anche per i medicinali non a carico SSN

Con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze 30 dicembre 2020 in G.U. n. 11 del 15 gennaio 2021 dal titolo “Dematerializzazione delle ricette mediche per la prescrizione di farmaci non a carico del Servizio sanitario nazionale e modalità di rilascio del promemoria della ricetta elettronica attraverso ulteriori canali, sia a regime che nel corso della fase emergenziale da COVID-19” è stato istituito il sistema, del tutto simile a quello della ricetta DEM a carco del SSN, per la prescrizione delle cosiddette “ricette bianche” sia ripetibili che non ripetibili. Il decreto entra in vigore il 30 gennaio 2021.
Esisterà un nuovo codice di ricetta il NRBE (Numero della ricetta bianca). Il medico trasmetterà al paziente la ricetta tramite e-mail, sms o altro mezzo di comunicazione e l’assistito sceglierà la farmacia nella quale vuole “spendere” la ricetta. Il sistema informerà la farmacia che prenderà in carico la ricetta e provvederà alla successiva erogazione dei farmaci.
Il sistema darà immediata notifica al paziente che provvederà al ritiro presso la farmacia. Nella fase di emergenza sanitaria da covid-19 l’assistito può direttamente inoltrare gli estremi della ricetta, ricevuta dal medico, alla farmacia prescelta che può anche recapitare i farmaci all’indirizzo indicato dall’assistito.

Covid, studio GB: chi guarisce è immune in media 5 mesi

(da Ansa.it e Fimmg.org)   La maggior parte delle persone contagiate dal Covid-19 e poi guarite resta protetta per almeno 5 mesi successivi dal rischio di ammalarsi nuovamente. È quanto indica uno studio condotto a campione dal Public Health England, organismo pubblico della sanità britannica, che evidenzia peraltro come una percentuale, ancorché minoritaria, non risulti immune dal rischio di essere nuovamente colpita dal virus. I ricercatori hanno rilevato che l’83% dei guariti dal Covid-19 ha meno possibilità di riammalarsi, un tasso d’immunità medio molto alto grazie alla duratura presenza di anticorpi rilevata nell’organismo, che riducono il rischio di un secondo contagio ma non quello di trasmissione del virus. Lo studio è stato condotto attraverso il monitoraggio di oltre 20mila operatori sanitari, tra giugno e novembre 2020, compreso personale clinico in prima linea: tramite test regolari è stato possibile misurare la quantità di anticorpi residui da un’infezione passata. La dottoressa Susan Hopkins, responsabile della ricerca, ha dichiarato alla Bbc che i risultati appaiono molto incoraggianti dal momento che l’immunità sembra durare più di quanto alcuni medici e scienziati avevano inizialmente ipotizzato.

1 238 239 240 241 242 466