Disabilità, istruzioni INPS sul certificato medico introduttivo e la convocazione a visita

Con il messaggio numero 4465 del 27 dicembre l’Inps fornisce le prime istruzioni operative sulle novità attive dal 1° gennaio relative alla riforma in materia di disabilità (decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62). La sperimentazione sarà avviata in nove Province italiane, e la nostra è una di quelle interessate.  Una delle principali novità è il certificato medico introduttivo che dà avvio al procedimento di accertamento della condizione di disabilità.  Le caratteristiche del nuovo certificato sono state presentate nella nostra sede OMCeO lo scorso 19 Dicembre. Novità del messaggio che potete consultare in allegato è l’indirizzo mail di riferimento per gli sperimentatori (quindi anche tutti i medici interessati alla compilazione delle certificazioni. Infatti si legge che eventuali segnalazioni relative ad aspetti normativi e procedurali possono essere inoltrate alla casella di posta elettronica dedicata SperimentazioneDisabilita@inps.it.

Leggi il testo del messaggio INPS completo qui

Cassazione, il medico ha il dovere di discostarsi dalle linee guida se le condizioni del paziente e le buone prassi lo richiedono

(da DottNet)   Per la Cassazione, il sanitario ha il dovere di discostarsi dalle linee guida, quando le condizioni del paziente e le buone prassi mediche lo richiedano. Un medico veniva rinviato a processo per il delitto di omicidio colposo, in cooperazione colposa con altro sanitario, avendo cagionato la morte del nato di una paziente, testualmente “perché non valutava correttamente i segni clinici e lo stato della paziente, già cesarizzata due volte con algie pelviche, omettendo di predisporre ed eseguire in maniera costante il controllo cardiotocografico e il monitoraggio della ripresa del travaglio due dei suoi effetti sulla pregressa cicatrice isterotomia e con la mancata tempestività una diagnosi di pericolo di rottura della parete uterina, rottura poi avvenuta con conseguente choc emorragico e lipotimia successiva, grave sofferenza ipossica a danno del nato, così che ne determinava il decesso”. Lo riporta l’avvocato Andrea Cagliero per Studio Cataldi.

Appare rilevante la tesi difensiva dell’imputata (che le era valsa una pronuncia assolutoria in primo grado, poi ribaltata dalla Corte d’appello e confermata da una nuova sezione della medesima, dopo che la Cassazione aveva disposto un nuovo processo per difetto motivazionale): ella non poteva andare incontro a responsabilità, sia civili che penali, in quanto si era tenuta scrupolosamente a quanto indicato dalle linee guida, che non la obbligavano al controllo cardiotocografico continuo, se non in presenza di specifiche condizioni che, nel caso di specie, non si sono verificate. Laddove fosse stata comunque addebitabile la colpa, essa non poteva che essere qualificata come “lieve” – proprio in virtù del rispetto delle linee guida – e, quindi, esente da censura, come stabiliva l’art.3 della c.d. Legge Balduzzi, all’epoca in vigore.

La Suprema corte (sentenza n. 40316 del 4-11-2024) ha rigettato le doglianze difensive. Sulla natura delle linee guida, ha ricordato come la giurisprudenza abbia ormai raggiunto da tempo posizioni consolidate: le linee guida non hanno carattere precettivo come quello attribuito alle regole cautelari codificate, poiché hanno un più ampio margine di flessibilità; esse hanno rilievo sul piano orientativo della condotta dell’operatore sanitario, facendo salve le specificità del caso. Il rispetto delle linee non determina di per sé l’esonero della responsabilità penale del sanitario, il quale deve sempre accertarsi se il quadro clinico del paziente impone un percorso terapeutico diverso. Come rammentato dalle Sezioni Unite Mariotti (SS. UU. n.8870/2017), le linee guida non sono uno “scudo” contro ogni responsabilità, trattandosi di “regole cautelari valide solo se adeguate rispetto all’obiettivo della migliore cura per lo specifico caso del paziente”.

Nel caso di specie, la paziente si presentava bicesarizzata, con algie pelviche, con testa impegnata e dilatazione zero, e con testa che spingeva sulla cicatrice. Tale condizione suggeriva, come da buona prassi medica e a prescindere dalle linee guida, un controllo costante che avrebbe rilevato le anomalie e la conseguente rottura dell’utero, e consentito un intervento rapido con effetti salvifici sul feto con elevati grado di probabilità. La donna, invece, nonostante il suo quadro clinico, dopo la somministrazione del farmaco Miolene per la cessazione delle contrazioni, è stata lasciata sola per quattro ore, fino all’emorragia cui aveva fatto seguito l’intervento chirurgico non risolutivo.

Nella condotta omissiva del sanitario, la Corte territoriale, prima, e quella di legittimità, poi, hanno individuato un grado di colpa elevato e, pertanto, penalmente censurabile. In definitiva, in tema di responsabilità medica, il principio di diritto che può evincersi è il seguente: il rispetto delle linee guida che, a causa della specifiche condizioni cliniche del paziente, si rivelino inadeguate al caso concreto, così suggerendo altra terapia secondo buona prassi medica, non esonerano il sanitario da colpa grave in caso di evento infausto.

Rapporto Enpam-Eurispes: oltre un medico su due è donna ma solo il 19% tra primari

(da AdnKronos)   Sempre più donne medico nel Servizio sanitario nazionale, ma non al vertice, dove la parità di genere sembra essere bel lontana dal realizzarsi. Se infatti le dottoresse superano il 51%, non si arriva al 20% tra i primari. Nella sanità pubblica la presenza femminile è cresciuta costantemente negli anni, al punto che 2 terzi dei lavoratori del settore oggi sono donne, ma non a tutti i livelli, evidenzia il III Rapporto sulla ‘Salute e il sistema sanitario’, presentato a Roma dall’Osservatorio Salute, legalità e previdenza, che vede insieme Eurispes ed Enpam, Ente nazionale di previdenza dei medici. Le posizioni dirigenziali e apicali – sottolinea il report – sono ancora prevalentemente occupate da uomini. E il lavoro su turni, le difficoltà organizzative, la carenza di servizi di conciliazione vita-lavoro gravano particolarmente sulle professioniste. A dicembre 2021, sono 450.066 le donne che lavorano con contratto a tempo indeterminato presso le strutture del Ssn, un trend che risulta in crescita costante negli ultimi anni. Più di 1 medico su 2 è donna (51,3%), una percentuale destinata a crescere, considerata la prevalenza femminile nelle classi di età più giovani. In questo quadro permangono forti squilibri di potere: nel 2022, dei 106 presidenti degli Ordini professionali provinciali, 11 soltanto sono donne (10%) e solo il 19,2% dei primari è di sesso femminile. Una situazione analoga emerge quando si analizzano i dati del personale docente e ricercatore in scienze mediche presso le università italiane: le professoresse ordinarie costituiscono appena il 19,3% del totale e, per vedere aumentata la loro presenza, è necessario scendere verso le posizioni più basse della gerarchia accademica. “La sproporzione di genere è fortemente legata alla composizione per età anagrafica e alla struttura della piramide per età dei medici”, precisa il rapporto.

Agenas, l’intelligenza artificiale entra negli studi dei medici di famiglia: ecco come

(da DottNet – riproduzione parziale)   L’Intelligenza Artificiale grazie a un progetto finanziato dal Pnrr con oltre 37 milioni a cui se ne potranno aggiungere altri 20 milioni, entra negli studi dei medici di famiglia. Sarà prima sperimentata attraverso una nuovissima piattaforma tra 1500 dottori per poi essere distribuita a tutti i restanti medici di famiglia da fine 2026. L’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che è anche l’Agenzia per la Sanità digitale, ha chiuso nei giorni scorsi un bando di gara per realizzare questa piattaforma che sarà impiegata innanzitutto dai medici, ma anche dagli assistiti attraverso una app.  Il software si baserà su degli algoritmi che studiano l’intelligenza artificiale capace di pescare tra i nostri dati sanitari – da quelli contenuti nel fascicolo sanitario elettronico a tutte le prestazioni come visite ed esami conservati digitalmente fino agli acquisiti di medicinali – in modo poi da interpretarli e aiutare i dottori nella loro attività quotidiana.

“Un medico di famiglia ha in media 1500 assistiti e anche di più. Grazie agli algoritmi, questo software andrà a pescare i dati dei suoi assistiti nell’ecosisistema di dati sanitari che viene alimentato ogni giorno con il fascicolo sanitario e con le prestazioni erogate e registrate digitalmente. In questo modo potrà avvertire attraverso degli alert il medico di particolari anomalie che riguardano il suo paziente e suggerirgli se c0è bisogno analisi o visite da fare”, avverte il direttore generale dell’Agenas Domenico Mantoan.

A mettere in fila alcune delle possibili funzioni della piattaforma è il descrittivo del progetto che innanzitutto punta a creare “un ambiente integrato di monitoraggio degli assistiti di ciascun professionista, attraverso un cruscotto di indicatori che fornirà al professionista sanitario una visione chiara e sintetica sia sull’evoluzione clinica che sull’andamento dei percorsi di cura”. Grazie agli algoritmi di Ai sarà poi possibile “segmentare e stratificare” i pazienti “sulla base delle loro caratteristiche (quali ad esempio le patologie e le fasce d’età) e sulla base dei percorsi di cura, anche nell’ottica di veicolare specifici messaggi e segnalazioni” come la “generazione di alert” a esempio per rivalutare le condizioni dell’assistito quando ce n’è bisogno. La piattaforma aiuterà il medico anche nella gestione della prenotazione di visite e controlli oltre che nella prescrizione di teapie farmacologiche ricorrenti. La piattaforma attraverso una app sarà utilizzabile anche dai pazienti che potranno fruire meglio dei servizi (in particolare di quelli delle Case di comunotà appena saranno tutte attivate) e verificare attraverso un cruscotto di facile lettura il proprio stato di salute.  L’intelligenza artificiale (IA) sta, dunque, trasformando il mondo della sanità, aprendo nuove prospettive per i medici di medicina generale, in particolare nella gestione delle malattie croniche e nella semplificazione delle attività burocratiche. La sua applicazione non si limita alla diagnosi o al trattamento, ma si estende anche alla riorganizzazione del lavoro, con vantaggi significativi per i professionisti e per i pazienti.

Grazie all’IA, i medici di famiglia possono disporre di strumenti avanzati per:

–  Monitoraggio remoto: dispositivi indossabili e sensori connessi possono trasmettere dati in tempo reale, come pressione arteriosa, glicemia o ritmo cardiaco, permettendo interventi tempestivi.

–  Prevenzione predittiva: algoritmi basati su big data possono identificare schemi di rischio, suggerendo interventi mirati prima che si verifichino eventi acuti.

–  Supporto decisionale: sistemi di IA possono proporre opzioni terapeutiche basate su linee guida aggiornate e sulla specificità del paziente.

Un altro aspetto cruciale è il potenziale dell’IA nel ridurre la burocrazia. Attività ripetitive come la compilazione di certificati, la gestione di piani terapeutici o l’elaborazione di ricette potrebbero essere automatizzate, restituendo ore di lavoro ai medici. Ciò non solo allevierebbe il carico di stress, ma migliorerebbe anche l’efficienza complessiva del sistema sanitario.   “L’intelligenza artificiale non deve essere vissuta come una minaccia, ma come un’opportunità per ridisegnare il futuro della medicina generale, liberando i medici dalle incombenze burocratiche e potenziando il loro ruolo centrale nella gestione della salute dei pazienti,” ha concluso Angelo Testa, Presidente SNAMI “Guardando al futuro, l’obiettivo non è sostituire il medico, ma arricchire la sua pratica con strumenti che amplifichino le sue competenze, offrendo al paziente un’assistenza ancora più efficace, tempestiva e umana”.

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