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Linee guida anti-contenzioso, Gimbe: le società scientifiche non sono pronte
(da Doctor33) Tre società scientifiche italiane su quattro non producono linee guida, una parte di quelle che le fa le tiene sul sito ma riserva l'accesso ai soli iscritti, solo un quinto della produzione attuale italiana è aggiornato in quanto pubblicato dal 2015 in poi (dopo 3 anni un'indicazione è reputata superata). Inoltre solo il 17% delle società scientifiche produttrici di linee guida dichiara i conflitti d'interesse. All'indomani dell'approvazione della legge sulla responsabilità sanitaria -che affida all'aderenza a linee guida e raccomandazioni le chance del medico per evitare la denuncia per colpa grave - il sistema per elaborare linee guida corrette, affidato proprio alle associazioni di medici, sembra tutto di là da venire, a giudicare dall'indagine presentata dalla Fondazione Gimbe a Bologna e illustrata da Simone Laganà dell'Università di Messina. L'indagine finanziata con la borsa di studio dedicata a Gioacchino Cartabellotta e condotta sotto l'egida di Istituto superiore di sanità e Guideline International Network, ha verificato i siti di 403 società scientifiche - non s'è soffermata sui produttori "istituzionali" come Iss, Agenas, regioni, che saranno valutati in seguito - e come produttori di "guideline" ne ha potute selezionare solo 81 di cui solo 44 iscritte alla Federazione Fism.
Rapporto Osservasalute: diminuisce aspettativa vita in Italia, boom di malati cronici
(da fimmg.org e Ansa – Manuela Correa) Italiani meno longevi di una volta: nel 2015 diminuisce infatti l'aspettativa di vita rispetto all'anno precedente e se, in generale, si muore prima, altro dato allarmante è che si muore di più nelle regioni del Sud. Tanto che nascere nel Mezzogiorno d'Italia, ad esempio in Campania, significa vivere in media 3-4 anni di meno rispetto a chi nasce a Trento. È l'istantanea preoccupante che emerge dal Rapporto Osservasalute 2016, che segnala anche un peggioramento negli stili di vita ed un boom di malati cronici. Al 2015, la speranza di vita alla nascita è più bassa di 0,2 anni negli uomini e di 0,4 anni nelle donne rispetto al 2014, attestandosi, rispettivamente, a 80,1 anni e a 84,6 anni, evidenzia il Rapporto frutto del lavoro dei 180 ricercatori dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma. Un dato medio nazionale che si differenzia nelle diverse regioni: Nel 2001, ha sottolineato il presidente dell'Istituto superiore di sanità, nonchè dell'Osservatorio, Walter Ricciardi, «l'aspettativa di vita era più alta al Sud, mentre oggi il Meridione ha di molto indietreggiato, perdendo gli avanzamenti guadagnati dal dopoguerra. Oggi nascere in un ospedale in Tunisia è per vari aspetti meglio che nascere in certe regioni del Sud, e questo non è accettabile». Ed «inaccettabile», ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, è che ci siano «due Italie per la qualità dell'assistenza sanitaria: una al top nel mondo e l'altra in crisi, ma riportare l'Italia in crisi a livelli più alti è fattibile a patto di lavorare sulla prevenzione e la programmazione». C'é però, ha avvertito, «una chiamata alla responsabilità per le regioni del Centro sud, per attuare azioni in tale direzione». Il Patto della salute, ha aggiunto, «ha però messo dei paletti importanti e si sta reinvestendo nel Ssn». Alla base della più alta mortalità al Sud, ha spiegato Ricciardi, ci sono vari fattori: «La scarsa prevenzione, a partire dalla minore risposta agli screening oncologici, diagnosi più tardive, una minore disponibilità di farmaci innovativi ed una minore efficacia ed efficienza delle strutture sanitarie». Ma a pesare sono, appunto, anche gli stili di vita, che proprio al Sud fanno registrare più alti tassi di obesità e mancanza di attività fisica. Un'Italia a due velocità su cui grava pure un ulteriore fardello: l'enorme peso, in termini economici e di assistenza, rappresentato dai malati cronici, che sono ormai oltre 23 milioni, pari a 4 cittadini su 10. Per questo diventa centrale puntare oggi più che mai sulla prevenzione: «Dal diabete, all'obesità, dalle infezioni alla salute delle donne e dei bambini - ha detto Lorenzin - sono fondamentali grandi campagne di prevenzione». A fronte di tale situazione, ha avvertito, «la spesa sanitaria non può però rimanere al 6,8% del Pil, ma deve aumentare attestandosi sui livelli europei». La prevenzione è l'unica possibile riposta anche secondo Ricciardi: «Il SSN non è ugualmente strutturato in tutto il Paese per assistere adeguatamente la massa di malati cronici in crescita. Questa situazione, se non si inverte il trend grazie ad azioni di prevenzione - è il monito del presidente Iss - mette a rischio la tenuta stessa del sistema».
Tutte le bufale sui vaccini dagli anni ’90 ad oggi
(da AGI - Paolo Giorgi) Per decenni sono stati considerati, a ragione, una svolta decisiva nella nostra storia, capaci di estirpare rapidamente e a poco prezzo malattie che nei secoli hanno falcidiato l'umanità. E' grazie ai vaccini che piaghe come il tifo, il vaiolo, la poliomielite, la tubercolosi, sembravano sconfitte per sempre. Oggi la situazione è molto diversa: scomparsa o sfumata la memoria di quelle terribili malattie, serpeggiano i pregiudizi, le paure, i falsi miti sui vaccini, complice la grancassa incontrollata e martellante del web. L'ultima edizione dei "Quaderni del Ministero della Salute" è dedicata interamente a questo tema, sempre più attuale visto il crollo della copertura vaccinale per diverse patologie nel nostro Paese (e non solo), e il conseguente ritorno di malattie dimenticate, dalla meningite al morbillo.
Tutte le bufale sui vaccini, dagli anni '90 ad oggi
Il nesso tra il vaccino Mpr e l'autismo
Tutto inizia alla fine degli anni '90: il positivismo scientifico applicato ai vaccini incontra il suo primo nemico mortale, proprio agli albori dell'era di Internet. E' la storia di una delle più grandi frodi scientifiche del XX secolo, a firma del gastroenterologo inglese Wakefield che, sulla prestigiosa rivista Lancet, teorizza per primo un nesso tra il vaccino MPR (quello contro morbillo, parotite e rosolia) e l'autismo nei bambini. Il medico sostiene che il vaccino può causare infiammazione intestinale, con conseguente aumento della permeabilità della barriera intestinale e passaggio in circolo di sostanze tossiche per l'encefalo, favorendo, quindi, lo sviluppo di autismo. Nello studio vengono descritti 12 bambini, affetti da disturbi gastrointestinali e autismo dopo vaccinazione con MPR. Due studi successivi di Wakefield indicano l'esistenza di una correlazione causale tra autismo e vaccinazione. Dopo il comprensibile scalpore iniziale, ben presto altri studi, sia in Europa che in Usa, trovano falle nella ricerca di Wakefield, e concludono che non ci sono evidenze scientifiche del nesso vaccini-autismo. Un grande studio dell'Institute Of Medicine of the National Academies americano, valutando l'esistenza di evidenze scientifiche a favore di una possibile correlazione tra 8 differenti vaccini (incluso l'MPR) ed una serie di eventi avversi, respinge definitivamente l'ipotesi di un nesso con l'autismo. Alle stesse conclusioni è giunta l'Oms. Non solo, uno studio americano del 2011 ha dimostrato come la vaccinazione anti-rosolia (generalmente somministrata nella formulazione trivalente MPR) abbia evitato, nel decennio 2001-2010, numerosissimi casi di disturbi dello spettro autistico associati alla sindrome da rosolia congenita. Nel 2004, un'inchiesta giornalistica condotta da Brian Deer sul Sunday Times rivela che lo studio di Wakefield non era immune da interessi economici: oltre a difetti epidemiologici (quali mancanza di un gruppo di controllo, esami endoscopici e neuropsicologici non eseguiti in "cieco", comparsa dei sintomi gastroenterici dopo e non prima lo sviluppo di autismo, in 7 dei 12 bambini presi in esame), conteneva alterazioni e falsificazioni della storia anamnestica dei pazienti, allo scopo di supportare le conclusioni del suo studio. Lo scandalo è mondiale: gli altri co-autori dello studio di Wakefield firmano una dichiarazione con cui ritrattano le conclusioni del lavoro. E l'Ordine dei medici inglese riconosce il gastroenterologo colpevole di una trentina di capi d'accusa, tra cui disonestà e abuso di bambini con problemi di sviluppo, nella conduzione della ricerca pubblicata, espellendolo dall'Ordine stesso. Nel 2010 Lancet ha ritirato l'articolo in questione.
L'eliminazione del tiomersale e la tossicità dei vaccini
Ma la paura ormai è instillata nell'opinione pubblica: quando negli anni 2000 l'Italia dispone l'eliminazione del tiomersale (un composto a base di etilmercurio contenuto nei vaccini fin dal 1930) dai vaccini monodose a scopo precauazionale, i complottisti ci leggono una conferma dei loro sospetti sulla tossicità dei vaccini. Ignorando che l'etilmercurio ha una vita di appena 7 giorni e viene rapidamente eliminato attraverso urine e feci. Come scrive l'Oms nel 2012, "i vaccini contenenti tiomersale sono sicuri, essenziali ed insostituibili per lo svolgimento dei programmi di immunizzazione". In ogni caso, l'incidenza di autismo o anomalie del sistema nervoso centrale in bimbi vaccinati, che già era bassissima, è rimasta invariata anche dopo la rimozione precauzionale del tiomersale.
L'associazione tra la sindrome della 'morte in culla' e l'esavalente
E ancora, sempre negli anni '90 si diffonde la convinzione di una possibile associazione causale tra SIDS (la sindrome della "morte in culla") e precedente vaccinazione. Ancora oggi, il principale vaccino chiamato in causa dagli oppositori alle vaccinazioni è quello esavalente che, per i numerosi vantaggi che offre, è ampiamente impiegato in Italia per la vaccinazione dei nuovi nati contro difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B e Haemophilus influenzae tipo b, così come in altri Paesi che hanno un calendario vaccinale simile al nostro. In realtà, i numerosi studi epidemiologici effettuati per appurare l'esistenza di una correlazione tra vaccinazione e SIDS hanno dimostrato che non vi è alcuna differenza nell'occorrenza del fenomeno tra bambini vaccinati e non.
La colpa è quasi tutta del web
Come si vede, dunque, le "fake news" sui vaccini sono annose, a volte pluridecennali, ma dure a morire. E la colpa è in massima parte del web. Secondo un'indagine Censis del 2014, il 42,8% dei genitori decide se vaccinare o meno i propri figli dopo aver cercato notizie su internet. La metà va sui social network a questo scopo, dove le notizie, ancor più che nella rete in generale, sono di tutti i tipi, assolutamente incontrollate e non filtrate. Un mare magnum apparentemente anarchico, ma in realtà decisamente orientato:
L'80% dei genitori "internauti" confessa di aver trovato sui vaccini notizie di taglio negativo. Solo il 45,6% si è imbattuto anche in notizie positive. Chi cerca informazioni sui vaccini in rete nel 46,7% dei casi troverà allarmismi e avvertenze sui rischi. Solo il 26,8% leggerà articoli o pagine web sui vantaggi delle vaccinazioni.
Appena uno su 5, il 20,6%, avrà la fortuna o la perizia di imbattersi in fonti scientifiche o istituzionali, che chiariscano composizione e funzionamento dei vaccini stessi.
Il risultato è un impressionante 62,1% di genitori, ossia quasi due su tre, convinti che le vaccinazioni possano causare malattie gravi come l'autismo. Non a caso il 70% degli interpellati si ritiene contrario all'obbligatorietà dei vaccini.
Le tabelle Oms, basate su innumerevoli studi clinici sulle reazioni avverse ai vaccini, parlano chiaro:
Nel 99% dei casi si rischiano arrossamento e gonfiore nel punto dell'iniezione o tutt'al più una rapida febbre.
Problemi più gravi, come le convulsioni, sono nell'ordine di un caso ogni 200mila vaccinati.
I pregiudizi hanno spesso la meglio sui giudizi
Gli scienziati sostengono che si dovrebbe ripartire dalla memoria condivisa. Quanti conoscono la storia della poliomielite in Italia, prima dell'inizio della vaccinazione di massa a partire dal 1964? Solo nel 1958, in Italia, furono notificati oltre ottomila casi; l'ultimo caso è stato notificato nel 1982. Quanti conoscono gli esiti di quella "paralisi infantile" che ha riguardato migliaia di bambini, deceduti o comunque paralizzati anche in modo gravissimo? Quanti sanno cosa sia un polmone d'acciaio? Ricordare il passato potrebbe aiutare a fare scelte ben ponderate nel presente e a non abbassare mai la soglia di guardia nei confronti delle malattie trasmissibili.
Commento : abbiamo deciso di pubblicare questo articolo per aiutare i colleghi a smascherare le “fake news” che condizionano tanti genitori e giovani pazienti. Aggiungiamo qui sotto il documento recentemente preparato dalla SIMG sullo stesso tema
Domande e Risposte sui Vaccini SIMG 2017
OMS, dimezzare in 5 anni gli errori legati alle prescrizioni
(da M.D.Digital) L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un'iniziativa globale per la riduzione del 50% degli errori gravi ed evitabili legati alla prescrizione di farmaci: obiettivo che si vuole raggiungere in tutti i paesi nei prossimi 5 anni. ll Global Patient Safety Challenge on Medication Safety si propone di affrontare i punti deboli dei sistemi sanitari che portano a errori terapeutici e al danno grave che ne deriva. Vengono quindi delineate le azioni per migliorare le modalità cui i farmaci sono prescritti, distribuiti e consumati, e nel contempo aumentare la consapevolezza tra i pazienti circa i rischi associati con un uso improprio di farmaci. Gli errori terapeutici provocano almeno un morto ogni giorno e annualmente procurano danni a circa 1.3 milioni di persone solo negli Stati Uniti. Mentre nei paesi a basso e medio reddito si stimano tassi di eventi avversi farmaco-correlati simili a quelli dei paesi ad alto reddito, l'impatto in termini di perdita di numero di anni di vita in buona salute è circa due volte tanto. A livello globale, il costo associato a errori terapeutici è stato stimato a 42 miliardi di dollari all'anno, circa l'1% del totale della spesa sanitaria globale. Oltre al costo umano, gli errori terapeutici mettono a dura prova i bilanci della sanità: prevenire gli errori consente di risparmiare denaro e vite.
Rapporto Sdo, sul medico di famiglia ricade lavoro non svolto da ospedali
(da Doctor33) «Si sono ridotti i ricoveri e sono diminuiti da qualche parte i viaggi della speranza, ma in molte regioni si sente il peso della crisi e della riduzione delle prestazioni negli ospedali pubblici, e a sentirlo non è solo il paziente ma anche il medico di famiglia sul quale ricade buona parte del lavoro non più svolto negli ospedali». Ernesto Lavecchia segretario organizzativo del Sindacato Medici Italiani commenta il Rapporto sulle Schede di Dimissione ospedaliera 2015 da poco presentato dal Ministero della Salute. Lavecchia ha una particolarità, è medico di famiglia molisano, e la ricerca dice due cose importanti sul suo lavoro e sulla sua regione. In primo luogo, si è ospedalizzato di meno nelle specialità dove i medici di famiglia "presidiano" di più, come le cronicità attinenti a patologie cardiovascolari e diabete. In secondo luogo, le regioni piccole come la sua stanno vivendo una "terza vita", da produttori di prestazioni che avrebbero dovuto tendere all'autosufficienza sono divenute negli anni scorsi poli di buona sanità e di alta specialità, per poi ricadere - lo dice l'ultimo rapporto Sdo, appunto - nel gruppo di chi esporta pazienti in strutture di altre regioni più grosse e attrezzate.
Denosumab e osteonecrosi dei mascellari: attenzione a estrazioni e protesi rimovibili
(da Dental Academy – Marzo 2017) Non solo bisfosfonati nello sviluppo di osteonecrosi dei mascellari. Il denosumab è un farmaco anti-riassorbimento osseo di recente introduzione, appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali e utilizzato nella cura di quadri di osteoporosi severa e/o in caso di metastasi ossee. Agisce inibendo l’attività osteoclastica, riducendo il riassorbimento e aumentando la densità del tessuto osseo. Il suo meccanismo d’azione è altamente selettivo, volto a inibire il ligando Rankl, un fattore chiave per il rimodellamento osseo che gioca un ruolo essenziale per la formazione, la funzione e la sopravvivenza degli osteoclasti.
Nuova versione portale Inps: come trovare dove compilare le certificazioni on line
Dal 1 Aprile 2017 (data molto significativa) l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ha completamente rivoluzionato il suo sito web, e molti colleghi si sono trovati in difficoltà nel reperire le “maschere” on line su cui compilare le certificazioni di richiesta Invalidità per via telematica.
Ecco un breve riassunto con le istruzioni per orientarsi sul nuovo portale. Digitando l’indirizzo www.inps.it compare la videata principale. Occorre subito andare a fondo pagina, e cliccare su “Tutti i Servizi”. Comparirà la pagina 1 di “Prestazioni e Servizi” con i link delle prime prestazioni disponibili. Ma non sono quelle che servono a noi medici. Sotto l’elenco di prestazioni di Pagina 1, bisogna cliccare sul numero 6, e finalmente a Pagina 6 compaiono i link per andare al Certificato medico introduttivo per istanza di invalidità previdenziale (SS3), al Certificato medico per il riconoscimento delle cure balneo termali ed al Certificato medico per il riconoscimento dell'invalidità civile.
Il fenomeno del bullismo
(da harmoniamentis.it ) Il bullismo è un fenomeno dilagante nella società moderna, soprattutto nelle persone più giovani. Notizie e fatti di cronaca inerenti adolescenti o giovani adulti vittime di tali atteggiamenti si susseguono, infatti, quasi quotidianamente. Il bullismo consiste in un comportamento aggressivo e violento (sia fisicamente che psicologicamente) assunto in maniera intenzionale nei confronti dei propri coetanei, soprattutto in ambienti scolastici. Gli atti di bullismo possono essere sia diretti, con aggressioni verbali o fisiche, che indiretti, con atteggiamenti di esclusione sociale. Recentemente, il bullismo si sta diffondendo attraverso gli smartphone, i social network e Internet, definendo il fenomeno del cyberbullismo, cioè un tipo di atteggiamento violento che viene perpetrato attraverso l'utilizzo di strumenti elettronici.
Non rispondete alla “European Medical Directory”
In questi giorni i medici Italiani stanno ricevendo per posta la offerta da parte una società chiamata “EuroMedi” per entrare a far parte di un database professionale chiamato ‘Euroepan Medical Directory’
Consigliamo i nostri iscritti di NON RISPONDERE, dato che le modalità di contatto e le finalità sembrano le medesime del famigerato “Registro Italiano Medici” di qualche anno fa.
Se il medico aderisce e manda i suoi dati, firmando la adesione, gli viene poi richiesta una ‘quota’ annuale di registrazione (ne contratto vengono citati in piccolo 877 euro) che poi è molto difficile evitare di corrispondere. Ripetiamo, non rispondete, e cestinate la lettera
Nuovi Lea tra “indicazioni di appropriatezza” e “condizioni di erogabilità”. Qualche chiarimento.
(da Fimmg.org) Il recente DPCM sui “nuovi LEA” ha suscitato una serie di discussioni relative alle limitazioni dell’attività prescrittiva del medico. Qualche chiarimento sembra necessario. Fondamentale è la distinzione tra “indicazioni di appropriatezza” e “condizioni di erogabilità”.
Le “condizioni di erogabilità” sono precisi vincoli prescrittivi che vietano al medico di attuare una prescrizione. Sono state limitate a pochissime situazioni, quali i test genetici, la densitometria ossea, alcune prestazioni di medicina nucleare. Hanno, di fatto, lo stesso significato delle note AIFA.
Le “indicazioni di appropriatezza” , invece, sono uno strumento per il medico prescrittore che consente di identificare le situazioni nelle quali le evidenze scientifiche rendono raccomandabile l’esecuzione di un accertamento. Le indicazioni relative ai test allergologici, oggetto di recente polemica, si collocano proprio tra queste. Di per se non pongono alcun vincolo al medico, che, nella singola situazione clinica, può derogare alle stesse senza che ciò gli venga contestato. Tuttavia, le “indicazioni di appropriatezza” consentono alle Regioni dalla Aziende Sanitarie di disporre di indicazioni ufficiali sulle quali indirizzare le attività di controllo e valutare il comportamento prescrittivo complessivo del medico, compito comunque di difficile attuazione,
ma del tutto impossibile in assenza di riferimenti validati da uno specifico consenso.
Tuttavia, dal momento che le conoscenze scientifiche e di conseguenza le linee guida sono in continua evoluzione, è previsto l’aggiornamento periodico delle indicazioni di appropriatezza da parte dell’apposita commissione ministeriale, che è già al lavoro.
Vale la pena di ricordare come anche la recente legge sulla responsabilità del medico faccia espresso riferimento alle linee guida anche in tema di responsabilità penale: i due ambiti sono solo apparentemente diversi. Come poi Regioni e Aziende Sanitarie attueranno i controlli sul complessivo profilo prescrittivo del medico è ancora materia tutta da definire, per molti aspetti legata anche al prossimo rinnovo convenzionale.
Medicina amministrata? Forse, ma forse anche necessità di assumere la responsabilità del proprio comportamento prescrittivo sostenendolo dal punto di vista scientifico oltre che da quello dell’uso appropriato delle risposte. Certo è che rispetto al “Decreto appropriatezza”, formalmente abrogato proprio dal DPCM “Nuovi Lea” lo scenario è completamente cambiato.
Commento: I colleghi Guido Marinoni e Filippo Anelli, autori dell’articolo, sono certamente ottimi professionisti e grandi conoscitori delle norme della professione. Ci limitiamo, peraltro, a ricordare ai nostri iscritti che da sempre la nostra Regione è una delle più rigide nella applicazione delle norme nazionali e anche una delle più assidue nei controlli. Attenersi attentamente alle norme de nuovi Lea pare, quindi, assolutamente consigliabile
Enpam: Online il bando per i sussidi nido e baby sitter
È stato pubblicato il bando per le dottoresse mamme che vogliono chiedere all’Enpam un sussidio per la maternità. La cifra messa a disposizione per il 2017 è di 1.500 euro da utilizzare per le spese di nido (pubblico e privato accreditato) e babysitting nei primi dodici mesi di vita del bambino o di ingresso del minore in famiglia in caso di adozione o affidamento. Il beneficio è concesso una volta per ciascun figlio.
Si potrà fare domanda a partire dalle 12 dell’8 maggio fino alla mezzanotte del 7 luglio.
I sussidi si aggiungono alle nuove tutele previste per la maternità introdotte a partire da quest’anno: più soldi per l’assegno minimo, che sfiora i 1200 euro mensili per cinque mesi, indennità di gravidanza a rischio per tutte le professioniste, copertura dei buchi previdenziali ed estensione di tutele anche alle studentesse di medicina e odontoiatria non ancora laureate.
“La professione medica è sempre più femminile ed è necessario prenderne atto anche nelle tutele offerte – dice il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti –. Da custodi di un sistema previdenziale, inoltre, dobbiamo pensare al lavoro ed è importante che una professionista possa diventare serenamente mamma, sapendo di avere a disposizione delle opzioni che le consentano di conciliare vita e professione. Per noi infatti le dottoresse mamme sono colleghe che hanno dei figli, non delle donne che devono essere aiutate paternalisticamente”.
Queste nel dettaglio le misure previste, contenute all’interno del regolamento:
Approvati bilancio consuntivo 2016 e bilancio di previsione 2017
Si è tenuta martedì 4 Aprile l’Assemblea Ordinaria degli Iscritti del nostro Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Forlì-Cesena. Il tema della serata era la presentazione del Rendiconto Generale esercizio 2016 e dell’Assestamento Bilancio di Previsione 2016. La relazione del nostro Tesoriere Dott. Balistreri è stata chiara ed esaustiva, ed ha dimostrato, per quanto riguarda l’esercizio 2016, di un Avanzo di Amministrazione di oltre € 71.000, per cui si è reso necessario un assestamento di oltre € 19.000 nei principali capitoli di spesa del Bilancio di Previsione 2017. I due bilanci, già disponibili on line nella sezione “Amministrazione Trasparente” del nostro sito web, sono stati approvati all’unanimità.
Roberto Burioni: «I vaccini sono i farmaci più sicuri in circolazione»
(da Thefielder.net) Abbiamo il piacere di intervistare il dottor Roberto Burioni, docente di virologia e microbiologia e specialista in immunologia clinica, al quale abbiamo rivolto alcune domande sulle tematiche legate alle vaccinazioni e sul suo libro da poco pubblicato.
1) Secondo i dati raccolti dall’Iss e dal ministero della Salute, la copertura vaccinale per malattie come poliomielite, tetano, difterite ed epatite B è ormai al di sotto del 95%, mentre per morbillo, parotite e rosolia risulta addirittura inferiore all’86%. Numeri che non raggiungono gli obiettivi minimi stabiliti dal Piano nazionale per le vaccinazioni, né quelli stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Quali sono le conseguenze a breve e lungo termine di questi numeri piuttosto preoccupanti? R: Se la copertura vaccinale cala al di sotto della soglia necessaria per fornire alla comunità l’immunità di gregge, i virus possono circolare. Siccome siamo ben al di sotto di questa soglia (che è intorno al 95%) i virus circolano e possono infettare. Chi ci rimette sono i non vaccinati, quelli che non si sono potuti vaccinare (magari perché sono immunodepressi a causa di una malattia o di una chemioterapia) e quelli che non si sono ancora vaccinati.
2) “I vaccini sono correlati all’insorgenza dell’autismo e del cancro”, “I vaccini non servono perché esiste già l’immunità naturale”, “I vaccini sono strumenti usati da Big Pharma per manipolare le persone”: può spiegare ai nostri lettori perché queste sono solo alcune bizzarre teorie prive di qualsiasi fondamento scientifico? R: I vaccini sono i farmaci più sicuri che abbiamo in circolazione: infatti per nessuna altra molecola abbiamo dati così estesi a confermarci che gli effetti collaterali sono rarissimi e la protezione estremamente efficace. Queste non sono bizzarre teorie: sono pericolose bugie che impauriscono i genitori e li portano a mettere in pericolo i loro figli. Fanno il pari con le scie chimiche e con la convinzione che la terra sia piatta: balle che si possono trovare su internet.
Il probiotico che frena le allergie
(da Doctor33) Si stanno scoprendo molte nuove azioni dei probiotici (che molti ancora chiamano "fermenti lattici") perché sta cambiando il modo in cui si pensano. Non più come "ricolonizzatori" dell'intestino ma come veri e propri segnali inviati all'organismo, per trattare allergie e dermatiti, aiutare il controllo del sovrappeso, intervenire sull'umore e addirittura regolare alcune azioni ormonali. I probiotici si devono oggi chiamare con nome e cognome, definiti dalla selezione di singoli ceppi batterici. Tutto inizia dal 2008 con il lavoro di O'Mahony (1) che ha confermato la specificità del microbioma per ottenere gli effetti cercati, che non sono legati a un mix generico di batteri ma alla presenza di alcuni specifici ceppi e negli ultimi anni è infatti cresciuta la ricerca dei più adatti a ottenere delle azioni ben determinate. Curare un raffreddore da fieno o una dermatite allergica affiancando a una dieta corretta un probiotico specifico, è una possibilità che è stata proposta e precisata con un lavoro randomizzato e controllato in doppio cieco da Costa (2) che ha definito con certezza che il Lactobacillus paracasei può trattare efficacemente in adulti e bambini la rinite allergica attraverso la somministrazione per almeno 2 mesi del prodotto.
“Le banche dati” Incontro di aggiornamento per medici ed odontoiatri Sabato 8 aprile 2017
Caro Collega,
quest'Ordine organizza in collaborazione con la EBSCO Information Services di Boston un importante incontro di aggiornamento per medici ed odontoiatri Sabato 8 aprile 2017 ore 08.30 - 13.30 c/o Sala Conferenze Ordine dei Medici, Viale Italia, 153 - scala C - 1° piano - Forlì, avente per titolo:
Le banche dati ed i sistemi di supporto decisionali Evidence Based disponibili nella Biblioteca Medica Virtuale sul portale FNOMCeO:
guida all'utilizzo per la formazione continua, l'aggiornamento sistematico e per l'appropriatezza nella pratica clinica
La EBSCO è uno dei principali produttori mondiali di banche dati di letteratura scientifica, per l'accesso alla biblioteca medica virtuale con la più imponente rassegna di riviste internazionali di medicina ed odontoiatria in FULL TEXT, la Cochrane Library ed il più potente sistema di supporto alla pratica clinica basato sull'evidenza (Dynamed Plus). L'incontro darà la possibilità di acquisire conoscenze tecniche sull'utilizzo efficace delle banche dati per l'accesso alla letteratura scientifica medica primaria e secondaria, alle revisioni cliniche ed ai sistemi di supporto decisionali più autorevoli e completi a sostegno della ricerca, dell'aggiornamento sistematico e della formazione continua dei medici. Sono stati richiesti i crediti ECM. E' un'occasione da non perdere e Vi invito a partecipare numerosi. Programma Il Presidente Dott. Michele GaudioMMG e prescrizioni ancora limitate dai nuovi Lea
(da M.D.Digital) “Le cose vanno descritte per quello che sono e non farcite di significati che non hanno: il cosiddetto Decreto Lorenzin sull’appropriatezza prescrittiva non è mai stato cancellato o sospeso, e questo provvedimento sui nuovi Lea ne è la dimostrazione. Si tratta, ancora una volta, dell’affermazione di una logica di limitazione dell’operato dei medici e si aggiunge un ulteriore tassello alla crisi del sistema sanitario pubblico”. È questa l’opinione di Pierluigi Bartoletti, vicesegretario Fimmg, in merito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017 dei nuovi Livelli essenziali di assistenza. Insomma: il tanto vituperato “Decreto Lorenzin”, lesivo dell’attività clinica dei medici e della fruibilità del sistema sanitario pubblico, cacciato dalla porta pare rientrare dalla finestra. “Nessuno nega la necessità di trovare una strada per risparmiare - continua Bartoletti - ma questi provvedimenti restrittivi dell’attività medica determinano un effetto, soprattutto sui pazienti che usufruiscono per necessità dell’assistenza pubblica, che dovranno muoversi in un percorso tortuoso e a ostacoli; chi può utilizzare servizi privati, invece, non vivrà cambiamenti nella sua esperienza in termini assistenziali. È per questo che bisognerebbe cominciare a ragionare sull’accesso alle cure”.
OSAS: implicazioni per sicurezza e salute
(da M.D.Digital) Non sono consapevoli della loro patologia ma al mattino si svegliano astenici, non sono riposati, durante il giorno hanno una scarsa attentività e soffrono di sonnolenza. Hanno marcati deficit di concentrazione, di attenzione, di memoria. E hanno un rischio importante di incidenti se sono alla guida di veicoli o addetti a macchinari in ambito lavorativo. Si stima che un quarto degli incidenti stradali siano causati da pazienti con apnee del sonno e negli autotrasportatori la prevalenza di OSAS è particolarmente elevata (si stima che ne soffra almeno un soggetto su dieci). Sul lavoro oltre a raddoppiare il numero di incidenti, è il principale fattore che riduce produttività ed efficienza lavorativa e che aumenta le assenze per motivi di salute e la spesa sanitaria.
Lo studio, i medici sono i pensionati più longevi
(da Doctor33) Ricchi, prestigiosi, eternamente giovani. Da pensionati, i medici vivono più a lungo degli altri. L'Enpam se ne sobbarca l'assistenza in media per altri 21 anni scarsi, all'incirca sei mesi in più di quanto non faccia la Cassa degli avvocati, e ben due anni in più di quanto non debba fare l'Inps con la popolazione generale. Lo afferma uno studio dell'ordine degli attuari su 15 milioni di pensionati. Lo studio dice altre cose, semplici e meno. Tra le "meno": se si utilizzasse la popolazione pensionata al posto di quella complessiva in Italia, le curve relative all'attesa di vita ci darebbero tutti destinati ad invecchiare a lungo, con -nel 2045- maschi che arrivano mediamente fino a 88 anni e femmine che doppiano il traguardo dei 92 anni. Secondo "input": se separiamo i pensionati che furono lavoratori pubblici da quelli che furono autonomi, l'attesa di vita dei primi è 2 anni esatti in più dei secondi, 20,3 contro 18,4. Un terzo concetto: più sale l'importo dell'assegno più cala la mortalità.
Da ricchi si vive di più, un dato scontato? «Un po' sì, anche se non riguarda i soli medici. La ricchezza si mostra proporzionale all'attesa di vita. Non avere preoccupazioni economiche è determinante dal punto di vista psicologico e degli stili di vita assunti, più salutari. Da una parte, con un assegno mensile "cospicuo", si acquistano servizi, anche sanità integrativa; dall'altra con le spalle coperte si guarda al futuro con uno stato d'animo più sereno, ci si organizza meglio, si programma il divertimento e persino lo sport, lo stile di vita attivo, che fa bene», dice Marco Trabucchi, presidente dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria.
Ma che un medico viva di più di un avvocato, di un commercialista o di un politico è un dato "scontato", magari visto che di salute ne sa di più...? «Credo sia una contingenza di un periodo -relativamente lungo - in cui il medico è persona soddisfatta del proprio lavoro e del proprio ruolo. Per compensi economici e psicologici, ben si inserisce nella fascia dei soggetti "candidati" a vivere più a lungo. E comunque lavora in un contesto gratificante, la sua professione è fonte di prestigio sociale».
Il camice vive vent'anni dalla pensione in poi: una misura di tempo o anche di qualità di vita? «Nella quantità di vita c'è anche qualità di vita, come ho detto. Se si riferisce alle probabilità di decadimento cognitivo, anche l'incidenza di quest'ultimo dovrebbe essere minore rispetto alla popolazione generale; in caso contrario l'attesa di vita ne risulterebbe intaccata e, quindi, inferiore».