AMMP ODV: consegnato a Maurizio Nizzoli e Marco Chilosi l’Ottavo Premio Morgagni
Il prestigioso riconoscimento, istituito per onorare i contributi straordinari nella ricerca e nella cura delle malattie polmonari, è stato assegnato a due figure di rilievo internazionale.
Forlì, 13 marzo 2025 – L’Associazione Morgagni Malattie Polmonari (AMMP) ODV ha conferito l’Ottavo Premio Morgagni al Dott. Maurizio Nizzoli, Fondatore della Endocrinologia nella Azienda USL Romagna, e al Prof. Marco Chilosi, Professore Emerito di Anatomia Patologica dell’Università di Verona. La cerimonia di premiazione si è svolta nell’ambito del convegno IPF & FRIENDS, presso il Padiglione Valsalva dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì.
Il prestigioso riconoscimento, nato per celebrare gli straordinari contributi nel campo delle malattie polmonari, è stato consegnato dal Prof. Venerino Poletti, Professore Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni, che ha dichiarato: "È un onore assegnare l’ottavo Premio Morgagni a due professionisti di altissimo livello. Maurizio Nizzoli si distingue per la sua eccellenza clinica e per l’impegno quotidiano nella cura dei pazienti affetti da patologie complesse. Marco Chilosi ha dato un contributo determinante alla comprensione dei meccanismi patogenetici delle interstiziopatie polmonari. Entrambi rappresentano un esempio di eccellenza scientifica e clinica a livello nazionale/internazionale".
Alla premiazione è intervenuto Matteo Buccioli, Presidente di AMMP ODV, che ha sottolineato: "Il Premio Morgagni è nato per valorizzare coloro che, attraverso la ricerca e la pratica clinica, contribuiscono concretamente a migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da malattie polmonari. Quest’anno il riconoscimento va a due figure che incarnano perfettamente questa missione. Siamo orgogliosi di poter rendere omaggio al loro straordinario impegno e ai risultati raggiunti".
Il convegno IPF & FRIENDS si conferma un appuntamento di riferimento per il confronto e lo scambio di conoscenze tra specialisti, ricercatori e pazienti, promuovendo la consapevolezza e il progresso nella diagnosi e nel trattamento delle patologie polmonari.
Per ulteriori informazioni sull’Associazione Morgagni Malattie Polmonari e sul Premio Morgagni è possibile contattare la segreteria AMMP ODV.
Albo d’oro Premio Morgagni
1ª edizione: Prof. Ulrich Costabel
2ª edizione: Prof. Athol Wells
3ª edizione: Prof. Giampaolo Gavelli
4ª edizione: Prof. Giancarlo Agnelli
5ª edizione: Prof. Roberto Battiston
6ª edizione: Prof.ssa Katerina Antoniou
7ª edizione: Prof. Naftali Kaminski
8ª edizione: Prof. Marco Chilosi e Dott. Maurizio Nizzoli


Salute mentale. La riduzione uso telefonini ha effetto più marcato degli antidepressivi
(da Quoitidiano Sanità) Una pausa dal telefonino può portare a un concreto miglioramento del proprio benessere. Lo conferma uno studio, condotto da ricercatori delle Università di Alberta, Georgetown, Texas, Boston e British Columbia, pubblicato su PNAS Nexus, che ha evidenziato come la riduzione dell'uso dello smartphone porti a effetti positivi paragonabili a quelli di terapie consolidate per la salute mentale. In media, gli americani trascorrono quasi 5 ore al giorno utilizzando i loro smartphone e metà di loro si preoccupa di utilizzare troppo i propri dispositivi.
L'indagine ha coinvolto 467 partecipanti suddivisi in due gruppi: uno che ha bloccato completamente l'accesso a Internet mobile per due settimane e un altro che ha mantenuto l'uso regolare dello smartphone. La ricerca ha utilizzato un'applicazione per monitorare la conformità degli utenti alle ‘regole del gioco’ e misurare l'impatto della privazione di Internet su diverse variabili psicologiche. Come prima cosa si è notato che tutti i partecipanti hanno trovato l'esperimento difficile: dei 467 che hanno accettato di installare l'app ‘blocca web’, solo 266 lo hanno fatto e solo 119 hanno avuto il blocco attivo per almeno 10 giorni. Il blocco di Internet ha ridotto il tempo trascorso davanti allo schermo da una media di 314 minuti al giorno a 161 minuti al giorno e ha creato miglioramenti significativi nel benessere soggettivo, nella salute mentale e nella capacità di attenzione sostenuta misurata oggettivamente: i risultati hanno mostrato che il 91% dei partecipanti ha registrato miglioramenti in almeno una delle aree analizzate. In particolare, il gruppo che ha spento i telefoni ha riportato livelli più elevati di soddisfazione della vita, riduzione dei sintomi depressivi e miglioramenti nella concentrazione. Questi benefici sono stati attribuiti alla maggiore socializzazione in persona, all'aumento dell'attività fisica e a un maggiore tempo trascorso nella natura.
Secondo i ricercatori, il miglioramento della salute mentale osservato nello studio è stato più marcato rispetto all'efficacia media degli antidepressivi. Inoltre, il miglioramento dell'attenzione sostenuta risultava equivalente a un'inversione di 10 anni nel declino cognitivo legato all'età. Oltre alla riduzione del tempo passato sugli schermi, i partecipanti hanno riferito un aumento del senso di controllo personale, un miglioramento della qualità del sonno e una maggiore connessione con le persone nel mondo reale. Ma nonostante i risultati incoraggianti, la ricerca ha evidenziato alcune difficoltà nell'aderire alla disconnessione totale. Solo il 25,5% dei partecipanti ha rispettato completamente il blocco di Internet per l'intero periodo di due settimane. Tuttavia, anche coloro che non hanno aderito perfettamente hanno riportato miglioramenti significativi, suggerendo che anche una riduzione parziale dell'uso di Internet possa essere benefica. Gli autori dello studio suggeriscono che strategie di disconnessione parziale, come la limitazione dell'accesso ai social media o l'impostazione di periodi di utilizzo offline, potrebbero essere più facili da adottare nella vita quotidiana senza sacrificare i vantaggi della connettività digitale.
ATTENZIONE !! Non è ancora in funzione la certificazione attraverso la televisita !!
Avvisiamo tutti i nostri iscritti che negli scorsi giorni l'emendamento al DL Professioni Sanitarie (n. 1241) a firma Zullo, Satta, Mancini, intitolato "Proposta di modifica n. 10-0-6 al DDL n.1241" e recante la possibilità di utilizzare lo strumento della telemedicina per la certificazione di malattia, è stato solamente approvato in Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, e quindi NON ANCORA ESAMINATO DALLA PRIMA DELLE DUE CAMERE che eventualmente lo potranno convertire il legge.
Pertanto, non è assolutamente legale, per ora, stilare certificazioni di malattia in cui si sostenga o si apponga in calce "visita in telemedicina" come è stato sostenuto da diverse fonti la settimana scorsa.
Lo stato normativo attuale permarrà fintanto che non saranno approvate le modifiche proposte dall'emendamento da tutte e due le camere, con tanto di Decreti attuativi ministeriali che permetteranno la esecutività della norma
Il Consiglio Direttivo OMCeO Forlì-Cesena
Uso precoce dello smartphone impatta negativamente sui risultati a scuola
(da DottNet) Usare precocemente i social network incide negativamente sulle competenze relative alla lingua italiana e alla matematica degli adolescenti. Gli studenti che aprono un profilo social in prima media ottengono punteggi mediamente più bassi nelle prove standardizzate di italiano e matematica rispetto a chi aspetta i 14 anni. Lo rivela la ricerca Eyes Up (EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance), condotta dall'Università di Milano-Bicocca con l'Università di Brescia, l'associazione Sloworking e il Centro Studi Socialis, con il finanziamento della Fondazione Cariplo. I risultati della ricerca sono stati diffusi in occasione di un convegno all'Università degli Studi di Milano-Bicocca. L'indagine ha coinvolto 6.609 studenti del secondo e terzo anno delle superiori lombarde (Milano, Monza e Brianza, Brescia, Cremona e Mantova) e ha combinato i dati raccolti con un questionario con quelli scolastici ufficiali dei test Invalsi.
L'impatto negativo dei social, pur essendo trasversale, è più forte per gli studenti maschi. L'indagine ha messo in evidenza anche la pervasività dell'uso dello smartphone: oltre il 50% dei ragazzi lo utilizza spesso o sempre appena sveglio, il 22% lo consulta con la stessa frequenza anche durante la notte, interrompendo il riposo. Inoltre, il 51% ammette di usarlo durante i pasti in famiglia. “Dobbiamo ora lavorare per capire come favorire un uso più consapevole delle tecnologie digitali, attraverso nuove norme sociali, strumenti educativi efficaci e policy mirate" ha dettto Marco Gui, professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università Milano-Bicocca, oltre che coordinatore della ricerca.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dalla ricerca riguarda il fenomeno della cosiddetta "disuguaglianza di iperconnessione": i ragazzi con meno risorse socio-culturali tendono a essere più esposti a un uso intensivo e meno regolato degli strumenti digitali. I dati mostrano infatti che gli studenti con genitori meno istruiti ricevono il primo smartphone prima rispetto ai coetanei con background più privilegiati. “Gli studenti che iniziano prima ottengono risultati peggiori a fine ciclo rispetto a chi aspetta i 14 anni. Il fenomeno è più diffuso tra figli di migranti e di famiglie meno istruite, e questo suggerisce che stiamo osservando un meccanismo che amplifica le disuguaglianze educative" ha commentato Giovanni Abbiati, professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro dell’Università degli Studi di Brescia. .
Per quanto riguarda le attività digitali, la ricerca ha evidenziato che il 94% degli studenti utilizza Internet per cercare informazioni di interesse personale, mentre l’83% legge notizie. Praticamente tutti ascoltano musica online (99%) e guardano video brevi su piattaforme come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts (98%). E, se le ragazze usano di più i social network, (come Instagram e TikTok) per condividere contenuti e interagire con i coetanei, i ragazzi invece usano di più lo smartphone per giocare ai videogiochi o guardare contenuti di lunga durata in streaming.
Enpam: ecco come proteggere i tuoi familiari con SaluteMia
C’è un modo per mettere al sicuro la tua salute e quella dei tuoi cari. Aderendo a SaluteMia garantisci a te stesso la serenità di poter accedere alle migliori opportunità di cura, in tempi ridotti.
Le iscrizioni 2025 sono ancora aperte e, con la Mutua dei medici e degli odontoiatri, la tutela della salute gode della proprietà transitiva: stipuli Piani sanitari per te stesso, puoi sottoscriverli per i tuoi familiari (anche non conviventi), che a loro volta possono dotare di una copertura socio-sanitaria i loro congiunti. In un sistema che permette di essere esteso, fino a creare una “rete di protezione” ampia, che includa davvero tutta la famiglia.
Un sistema su misura, che dà supporto nei momenti di necessità (visite specialistiche, esami diagnostici, ricoveri, prestazioni ospedaliere o extraospedaliere e molto altro) in Italia e all’estero. Ma che fornisce anche programmi per la prevenzione e il monitoraggio delle patologie croniche insorte durante il periodo di iscrizione e assiste nei momenti importanti e lieti della vita, come durante gli studi universitari, la gravidanza e quando si diventa genitori. Inoltre tutti gli iscritti a SaluteMia sono protetti da una copertura infortuni, valida per eventi sia in ambito lavorativo che extraprofessionale, in Italia o all’estero.
Un sistema perfetto per tutelare un figlio piccolo, oppure una figlia che si trasferisce in un’altra città per frequentare l’Università (o va in vacanza). Un sistema sicuro e affidabile, che permette a un giovane medico o dentista di assistere al meglio i genitori che diventano anziani.
Protezione per tutta la famiglia
Il regolamento di SaluteMia permette di includere i familiari (anche non conviventi) nel sistema di tutele offerte. Gli iscritti alla Mutua possono infatti stipulare Piani sanitari per i componenti del proprio nucleo. Vale a dire il coniuge o il convivente e i figli minorenni, quelli a carico fino ai 26 anni e i figli maggiorenni fiscalmente a carico che abbiano invalidità permanente non inferiore a due terzi.
Gli iscritti a SaluteMia possono anche presentare alla Mutua i propri genitori, i figli over 26, fratelli e sorelle, che a loro volta potranno stipulare Piani sanitari per loro stessi e per i componenti dei loro nuclei familiari.
Per i figli in arrivo
SaluteMia pensa a tutelare genitori e figli già dal momento della gravidanza. Una serie di tutele nel periodo dell’attesa e dal momento di un nuovo arrivo in famiglia è già inclusa nel Piano Base, il Piano sanitario che SaluteMia proporne come fondamenta di una copertura socio-sanitaria.
Sono previsti sistemi di assistenza alla maternità nella versione “base” ed “estensione”, per le visite diagnostiche, oltre al Servizio Mother care, che permette di avere, a domicilio o in modalità remota, il supporto di un consulente per l’allattamento, un nutrizionista per il bambino e per la mamma, un’ostetrica e uno psicologo.
Agevolazioni e prevenzione per i figli
Oltre all’assistenza alla maternità, il Piano Base offre una serie di agevolazioni e tutele aggiuntive per la protezione della salute dei figli. Sono garantiti screening preventivi in età pediatrica e un piano per la prevenzione dell’obesità infantile. Inoltre, è prevista la riduzione del 40% del costo contributivo per il secondo figlio sotto i 18 anni.
Proteggere anche i figli lontani
A un figlio o una figlia che partono per frequentare l’Università lontano da casa si desidera offrire tutta la protezione possibile contro gli imprevisti.
Lontano dal nucleo familiare e dal medico di fiducia, grazie a SaluteMia possono essere tutelati per una vastissima serie di esigenze in campo socio-sanitario. Una protezione attiva anche durante un soggiorno all’estero che, ad esempio, copre in caso di necessità di esami diagnostici, ricoveri o cure odontoiatriche.
Tre piani dedicati ai futuri medici e dentisti
SaluteMia si prende cura dei colleghi medici e odontoiatri e delle loro famiglie, ma anche dei futuri “camici bianchi”.
Anche gli universitari che studiano per diventare medici o dentisti possono, infatti, proteggersi grazie ai tre Piani sanitari a loro dedicati, offerti a prezzi contenuti. SaluteMia inoltre premia i laureati con 110 e lode con una borsa di studio da 500 euro, per agevolare loro l’ingresso nella categoria.
Tutelare i genitori
SaluteMia permette di tutelare i genitori che si avviano verso la delicata fase della terza età.
Per aderire a SaluteMia non sono, infatti, previste barriere di età o salute e si può restare iscritti anche in caso di eventi gravi. Oltre che per esigenze diagnostiche, di prestazioni e di ricoveri, è bene ricordare che la Mutua garantisce la copertura “critical illness”, che dà un supporto economico dai 4.000 ai 9.000 euro in caso di patologie gravi. È inoltre possibile beneficiare di un sistema di monitoraggio delle patologie croniche insorte durante il periodo di iscrizione.
Già il Piano Base dà un’ampia tutela contro la non autosufficienza: per l’assistenza è garantita una copertura fino a 17.000 euro l’anno.
Per iscrizioni e rinnovi
Chi non ha ancora rinnovato l’iscrizione ai Piani sanitari 2025 può farlo, entro il 31 marzo, con pochi clic direttamente dall’area riservata del sito www.salutemia.net.
I nuovi iscritti possono, invece, aderire ai Piani sanitari direttamente dal sito web di SaluteMia o scrivere a adesioni@salutemia.net.
Per qualsiasi chiarimento, informazione e per le adesioni, il personale di SaluteMia è disponibile presso gli uffici di Roma, in via della Mercede 33 e telefonicamente al numero 06.21.011.350.
Per avere informazioni si può anche scrivere alla email info@salutemia.net.
Giornata contro le aggressioni al personale sanitario, numeri in aumento
(da Doctor33) Le aggressioni ai danni di medici e operatori sanitari sono in preoccupante aumento. Nel 2024 si è registrato un incremento del 33% degli episodi di violenza rispetto all’anno precedente, con una media di 116 casi all’anno per ogni Asl. I numeri emergono da diverse indagini condotte da Fiaso, Simeu e sindacati di categoria e sono al centro della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari.
Secondo Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), gli ospedali stanno passando da “santuari del bene a luoghi della paura”, con medici e infermieri sempre più timorosi di svolgere il proprio lavoro. “Gli episodi non sono diminuiti, ma l’arresto in flagranza differita, previsto dalla legge 171/2024, sta cominciando a funzionare”, spiega Anelli. Tuttavia, servono ulteriori misure: “Ancora oggi chiunque può entrare in ospedale con un’arma, e questo è un problema che va risolto”.
Anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha ribadito la gravità del fenomeno durante un evento a Pisa organizzato da Fiaso e dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza (Simeu): “La violenza contro chi si prende cura della collettività è inaccettabile e mina le basi del Servizio sanitario”. Il Governo ha introdotto misure più severe e annuncia ora la firma di un protocollo d’intesa con Fiaso e Federsanità per potenziare prevenzione e formazione.
Per Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, il problema non si risolve solo con l’inasprimento delle pene. “Le aggressioni sono il sintomo di una sanità sotto pressione: pronto soccorso sovraffollati, carenza di personale e una narrazione della sanità pubblica incentrata solo sulle criticità creano un clima di ostilità che esaspera i pazienti”, spiega. Attualmente, sette pronto soccorso su 10 dispongono di sistemi di videosorveglianza, ma secondo Migliore il problema riguarda anche la medicina del territorio, dove avviene la metà delle aggressioni. “Dobbiamo rafforzare la sanità territoriale e rivedere il sistema della continuità assistenziale, perché la guardia medica non risponde più alle esigenze attuali”, aggiunge.
Per la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), la prevenzione passa anche attraverso un’educazione dei cittadini. “Accanto alle misure repressive, occorre costruire un percorso di sensibilizzazione per far comprendere il corretto utilizzo delle strutture sanitarie”, afferma la Federazione.
L’impatto della violenza è devastante anche sulla tenuta del Servizio sanitario nazionale. Secondo il sindacato Nursing Up, il 51% degli operatori sanitari ha subito almeno un’aggressione in carriera e le violenze rappresentano la seconda causa di disagio mentale tra i professionisti. “Il 25% degli infermieri e il 22% dei medici soffrono di burnout – denuncia Antonio De Palma, presidente di Nursing Up – e oltre 20mila infermieri hanno lasciato il servizio pubblico nei primi 9 mesi del 2024. Senza sicurezza, il rischio è che sempre più professionisti fuggano verso il settore privato, aggravando la carenza di personale nel Servizio sanitario nazionale”.