Qualche minuto al giorno di sforzo fisico intenso è ‘salvacuore’

(da DottNet)    Qualche minuto al giorno di attività fisica intensa mette al riparo il cuore. Uno studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine mostra che le donne che includono nella loro routine giornaliera brevi periodi di attività fisica intensa vedono il loro rischio di problemi cardiovascolari ridursi del 45% rispetto alle donne che non ne fanno. E questi momenti di attività possono essere davvero brevi, spiega Emmanuel Stamatakis, epidemiologo presso l'Università di Sydney: solo 20-30 secondi di intenso sforzo fisico eseguiti più volte nel corso della giornata. In passato lo stesso gruppo di ricerca ha dimostrato che brevi sessioni di attività fisica riducono il rischio di morte per qualsiasi causa di quasi il 40%. Nel nuovo studio, il team ha voluto esaminare problemi cardiovascolari specifici come l'infarto, l'insufficienza cardiaca e l'ictus, nonché le differenze tra uomini e donne.  Il team ha analizzato i dati di oltre 22.000 persone di 40-69 anni che hanno dichiarato di non fare attività fisica nel tempo libero. I partecipanti hanno indossato un dispositivo di tracciamento del movimento per una settimana e i ricercatori hanno annotato i loro problemi di salute negli otto anni successivi, in media.   Di 969 donne che non hanno svolto alcuna attività fisica intensa, 52 hanno poi avuto un problema cardiovascolare importante. Ma le donne che hanno svolto circa 3,4 minuti al giorno in totale di questa attività hanno visto il loro rischio quasi dimezzarsi. Stamatakis e i suoi colleghi hanno scoperto che anche solo uno o due minuti di attività fisica giornaliera riducevano il rischio di infarto del 33%.   I ricercatori hanno riscontrato benefici cardiaci minori negli uomini. In generale, però, è utile fare un po' di sforzo cardiaco e di respiro nel quotidiano, ad esempio anche solo parcheggiando un po' più lontano dalla propria meta, fare le scale o persino portare a spasso il cane. Il segreto è "incorporare il maggior numero possibile di scatti qua e là", conclude Stamatakis.  

Immunità di…. genere

(da Internazionale e New Scientist)   Il sistema immunitario invecchia in modo diverso nelle donne e negli uomini.  Lo rivela una ricerca che ha analizzato 1,3 milioni di cellule da 900 campioni di sangue di cittadini australiani di età compresa tra 19 e 97 anni, suddivisi per sesso biologico. I risultati, pubblicati su bioRxiv e in fase di revisione, mostrano che con l’avanzare dell’età le donne presentano una maggiore quantità di cellule T killer di un particolare sottotipo. I linfociti T sono cellule immunitarie programmate per riconoscere ed eliminare elementi estranei all’organismo, come batteri, virus o tessuti. Inoltre, la diversa senescenza del sistema immunitario tra i due sessi sembra essere collegata a specifiche varianti genetiche. Questo potrebbe spiegare perché le donne siano più protette dalle infezioni, ma allo stesso tempo più predisposte ad alcune malattie autoimmuni. I ricercatori concludono che questo studio può aiutare lo sviluppo di interventi specifici e personalizzati sulla base del genere e dell’età.

L’uso regolare filo interdentale riduce il rischio di ictus

(da AGI) L''utilizzo regolare di filo interdentale, una o più volte alla settimana, potrebbe ridurre il rischio di ictus ischemici, causati da un coagulo di sangue, e di ictus associato a un battito cardiaco irregolare come la fibrillazione atriale (FA), secondo uno studio del Prisma Health Richland Hospital e della University of South Carolina School of Medicine a Columbia, Stati Uniti, che sarà presentato all''International Stroke Conference 2025 dell''American Stroke Association a Los Angeles (5-7 febbraio 2025). I benefici dell''uso regolare del filo interdentale, un''abitudine sana, conveniente, facile da adottare e accessibile ovunque e preventiva per molte patologie della bocca e altre problematiche, possono essere indipendenti dallo spazzolamento dei denti e da altre abitudini di igiene orale, come le visite regolari dal dentista. In particolare questo studio ha voluto indagare se il filo interdentale avesse maggiori benefici nella prevenzione dell''ictus. Lo studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC), una delle prime indagini su larga scala condotte negli Stati Uniti, ha valutato l''uso del filo interdentale, tramite un questionario, in oltre 6.000 persone, di cui l''82% adulti bianchi e il 18% adulti neri, 55% donne, con età media di 62 anni in cui erano stati esclusi persone senza denti, impianti dentali, malattie cardiache, trapianto di organi, articolazioni artificiali, valvola cardiaca impiantata o stent o intervento chirurgico importante. I risultati evidenziano che fra gli abituali utilizzatori di filo interdentale, 4.092 non avevano avuto un ictus e 4.050 non avevano ricevuto una diagnosi di FA. Ai partecipanti è stato chiesto anche se avessero ipertensione, diabete, colesterolo alto, abitudini al fumo, indice di massa corporea, istruzione, spazzolatura regolare e visite regolari dal dentista. Durante i 25 anni di follow-up, 434 partecipanti hanno manifestato un ictus, di cui 147 erano coaguli cerebrali nelle arterie più grandi, 97 coaguli dovuti a causa cardiaca e 95 riferiti a indurimento delle arterie più piccole. Mentre 1.291 avevano sviluppato o sofferto di FA. I dati mostrano che l''uso del filo interdentale si associa a un rischio inferiore del 22% di ictus ischemico, del 44% di ictus cardioembolico (coaguli di sangue dal cuore) e del 12% di FA.

Nasce in Romagna la farmacia oncologica, 16,5 mln investimento

(da AGI)  Un modello nazionale ed europeo prende forma in Romagna con l''inaugurazione della Farmacia oncologica, una struttura all''avanguardia per ritrovati ingegneristici e contenuto tecnologico, interamente dedicata alla produzione di farmaci oncologici e radiofarmaci terapeutici sperimentali per l''Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori "Dino Amadori" IRST IRCCS e AUSL della Romagna. Grazie ad un investimento complessivo di oltre 16,5 milioni di euro, il nuovo polo - si legge in una nota -  situato a Meldola (Forlì) a poche centinaia di metri da IRST, rappresenta un deciso passo verso una sanità ritagliata sulle esigenze cliniche di ogni singolo paziente, più sicura, sostenibile e tecnologicamente avanzata. La nuova struttura, nei 2.000 metri quadri distribuiti su quattro piani, vede concentrarsi un apparato tecnologico unico nel panorama nazionale, composto da tre robot per l'allestimento automatizzato dei farmaci oncologici (in Europa il solo Institut Gustave Roussy di Villejuif, Francia conta lo stesso numero), strumentazioni per studi di stabilità, un isolatore per la preparazione di terapie a base di microrganismi geneticamente modificati (MOGM), oltre ad un sistema di produzione automatizzata di farmaci ancillari in monodoseUna dotazione che, unita alle alte competenze dell''equipe di professioniste e professionisti impiegati - 50 tra farmacisti e tecnici di produzione - consente alla Farmacia Oncologica di assicurare percorsi oncologici personalizzati, automatizzare l''80% degli allestimenti, riducendo così il rischio di errori e ottimizzando i costi. A pieno regime, la Farmacia oncologica sarà in grado di gestire oltre 100.000 preparati oncologici all''anno, garantendo la centralizzazione dei processi e una maggiore omogeneità nei trattamenti per i pazienti dell''IRST e dell''AUSL Romagna. Parte integrante del progetto è il servizio di counseling, pensato per supportare i pazienti nella gestione delle terapie orali a domicilio, con l''obiettivo di migliorare l''aderenza ai trattamenti.Infrastruttura strategica della nuova Farmacia, è l'Officina radiofarmaceutica, la prima struttura ospedaliera autorizzata da AIFA (settembre 2024) alla produzione di radiofarmaci sperimentali terapeutici. L'Officina dispone di 2 linee di produzione automatizzate con celle schermate, moduli di sintesi, dispensatori di dose automatizzati e la strumentazione necessaria per effettuare il controllo di qualità dei radiofarmaci prodotti. In particolare, l'Officina è in grado di realizzare radioligandi terapeutici utilizzati nell''ambito di sperimentazioni cliniche per il trattamento di tumori secondo un approccio teragnostico, l''approccio che combina diagnosi e terapia in un unico processo. Questa produzione è destinata sia alla Medicina Nucleare IRST sia ad altri centri regionali e nazionali.

Burnout, colpito 1 medico su 2. A febbraio D-Day per denunciare aziende inadempienti

(da Doctor33)   "Il burnout non è una moda, ma una realtà drammatica che colpisce oltre metà dei medici italiani." Lo afferma Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed, il principale sindacato dei medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, citando i dati ufficiali del Ministero della Salute e dell'OCSE, che indicano come il 51% dei medici sia affetto da questa sindrome. Di Silverio interviene con forza per respingere le insinuazioni di un articolo che, secondo lui, minimizza il problema e mette in dubbio la legittimità delle testimonianze dei medici. Ecco perché annuncia l'organizzazione di un "D-Day" questo mese, una giornata durante la quale saranno presentate denunce contro le aziende sanitarie che non rispettano le norme sulla sicurezza sul lavoro e che causano stress lavoro-correlato. "Parlare di burnout è pericoloso", sottolinea Di Silverio, "perché significherebbe ammettere che metà dei medici non è in grado di curare. Ma è più facile accusare i medici di opportunismo, facendo credere alla popolazione che il problema dell’accesso alle cure non sia dovuto ai decenni di disinvestimenti nella sanità, ma ai medici stessi". Secondo questa narrativa, prosegue il segretario, i medici vengono dipinti come "pazienti psichiatrici o lavativi megalomani e masochisti che fingono di essere in burnout per attirare l'attenzione". In occasione del D-Day “denunceremo le condizioni di lavoro disastrose in cui migliaia di professionisti si trovano ogni giorno a operare. Burocrazia, aggressioni, tecnologie obsolete e obblighi amministrativi che non ci appartengono: questi sono i veri nemici della sanità", conclude Di Silverio.