Sciatica, l’agopuntura funziona?

(da Univadis)   Arriva dalla Cina, e ciò non meraviglia, un nuovo studio a supporto dell’agopuntura come opzione terapeutica per i pazienti che soffrono di sciatica a causa di un’ernia del disco. Quello che forse non ci si aspetta è che sia uno studio clinico randomizzato controllato.

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Libri ricevuti – Paolo Tordi: messaggi da un’altra dimensione – di Anna Maria Tordi

Continuiamo le recensioni dei libri scritti dai colleghi medici ed odontoiatri che cortesemente inviano i frutti del la loro attività letteraria al nostro Ordine,  come richiediamo da anni.  Questa volta tocca a un libro di Anna Maria Tordi, una collega che ha lavorato in Ausl Cesena fino al 2006. Il suo libro, edito per i tipi del Ponte Vecchio di Cesena, è dedicato al fratello Paolo, conosciutissimo pilota di moto morto in un incidente di gara nel 1976

Nel toccante, commovente testo, Anna Maria ci parla delle comunicazioni tra lei ed il fratello deceduto, iniziate nel 1994 e finite due anni dopo, messaggi ricevuti attraverso un’amica che fungeva da transfer, scrivendo quello che “sentiva arrivare” per Anna Maria. Quello che si legge è la espressione dell’amore di un figlio per i suoi genitori, di un fratello per la sorella minore, di una persona serena e in pace, nonostante la morte traumatica e dolorosa. Questa persona esprime il suo amore e il suo credo con riferimenti certi e indiscutibili. Sembra, insomma, proprio Paolo Tordi quello che per due anni ha comunicato con la sorella, che ha messo tutto nel suo libro, come prova di qualcosa a cui si può anche non credere, ma che rimane una meravigliosa testimonianza dell’amore tra fratelli. Pagine indubbiamente da leggere e meditare

Specialisti esterni, modulo per il tetto al contributo del 4%

Si riceve da ENPAM e si pubblica.

Gentilissimi, come noto, i professionisti beneficiari del contributo del 2%, previsto dall’articolo 1, comma 39 della legge n. 243/2004, sono tenuti a versare, tramite le strutture accreditate con le quali collaborano, un contributo pari al 4% del fatturato imponibile determinato ai sensi della predetta normativa, al netto degli abbattimenti applicabili.

Per opportuna condivisione trasmettiamo in allegato la circolare esplicativa relativa al contributo del 4%, inviata ai professionisti interessati e alle strutture accreditate.Ai professionisti vengono rese note le modalità operative e i termini per l’esercizio dell’opzione per limitare il contributo del 4%.Alle strutture accreditate, invece, vengono indicati i termini e modalità della dichiarazione e del versamento contributivo.

Cordiali saluti

 

CIRCOLARE ENPAM

 

Servizio Rapporti con gli Iscritti e con gli OO.MM.
Fondazione E.N.P.A.M.

Piazza Vittorio Emanuele II, 78 00185 Roma

Anche allenarsi solo nel weekend protegge la salute

(da DottNet)   Un nuovo studio pubblicato sulla rivista ‘Nature Aging’  svela che anche concentrando una buona parte dell’attività fisica raccomandata nel fine settimana, quando si ha più tempo libero, gli effetti benefici rimangono inalterati, almeno se parliamo della salute del cervello. La ricerca arriva dalla Cina, ed è basata sull’analisi dei dati relativi a oltre 75mila persone custoditi nella Uk Biobank, un ampio database di dati sanitari dedicato allo studio degli effetti dei comportamenti modificabili sulla salute. L’età media delle persone coinvolte nello studio era di 62 anni, e per tutti erano disponibili le informazioni raccolte da un fit tracker, con cui è stato possibile ricostruire la quantità di moto effettuata da ciascuno nell’arco della settimana.

In base ai dati sull’attività fisica settimanale, i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: sedentari, persone che non raggiungevano i 150 minuti di attività fisica raccomandati dalle linee guida; attivi, chi riusciva ad accumulare i 150 minuti di esercizio spalmandoli su tutta la settimana; “weekend warriors”, persone che raggiungevano i 150 minuti di attività fisica, ma concentrando oltre il 50% dell’esercizio nel fine settimana.  La ricerca ha potuto seguire i partecipanti per una media di 8,4 anni, tracciando l’insorgenza di patologie neurologiche e problemi di salute mentale. I dati sono quindi stati analizzati, aggiustandoli per tenere conto di fattori come sesso, età, consumo di alcolici o fumo di sigarette, che possono influenzare il rischio di sviluppare problemi di salute.

I risultati hanno dimostrato che rispetto alle persone inattive, i weekend warrios hanno un rischio inferiore del 26% di sviluppare una qualche forma di demenza, il 21% di probabilità in meno di essere colpiti da ictus e un 45% in meno di soffrire di Parkinson. Sul fronte della salute mentale, l’allenamento nel weekend abbasserebbe del 40% il rischio di soffrire di depressione e del 37% quello di soffrire di ansia, rispetto all’inattività. Anche se non si trova il tempo per allenarsi regolarmente, insomma, qualunque sforzo si riesce a fare – anche uno o due giorni a settimana – sembra ripagare in pieno sul fronte della salute.

(https://www.nature.com/articles/s43587-024-00688-y)

La carie dentale potrebbe essere una minaccia silenziosa per il cuore

(da Univadis)   La perdita dei denti è spesso lo stadio finale di malattie orali come la carie dentale e la malattia parodontale ed è stata collegata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e a tassi di mortalità più elevati, soprattutto in presenza di malattia parodontale. La carie dentale, uno dei problemi di salute più comuni a livello globale, colpisce più del 20% degli adulti nei soli Stati Uniti.

A differenza della malattia parodontale, che è principalmente associata a un’infiammazione cronica, la carie dentale deriva da infezioni batteriche che distruggono gradualmente i denti, spesso raggiungendo la polpa dentale e causando sintomi evidenti. Alcuni di questi batteri, tra cui lo Streptococcus mutans, sono stati rilevati anche nelle valvole cardiache e nelle placche ateromatose, suggerendo un potenziale ruolo nello sviluppo dell’aterosclerosi. Sebbene le malattie parodontali siano più comunemente associate a eventi cardiovascolari maggiori a causa dell’infiammazione sistemica cronica di basso grado, l’esatta portata di questo rischio rimane incerta.

ARIC e la sua coorte dentale

L’Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) Study, un ampio studio epidemiologico prospettico a lungo termine, ha fornito preziose indicazioni sul legame tra salute dentale e malattie cardiovascolari. Uno dei risultati principali dello studio è stato che la cura regolare dei denti può ridurre il rischio di ictus ischemico del 23%.   Tra gli 11.656 partecipanti alla coorte ARIC, solo 6351 si sono sottoposti a un esame dentistico completo tra il 1996 e il 1998. Questo esame ha rilevato e quantificato le carie dentali, compresi i denti mancanti e otturati, per valutare l’entità della malattia orale.   I partecipanti sono stati seguiti fino al 2019 e lo studio ha monitorato gli esiti della salute cardiovascolare e la mortalità. I dati sono stati poi analizzati tenendo conto dei potenziali fattori confondenti.

Aumento del rischio di ictus e mortalità

La presenza anche di una sola carie dentale è stata associata a un rischio maggiore di ictus e mortalità. In particolare, i soggetti affetti da carie dentali presentano un rischio di ictus aumentato del 40% (hazard ratio aggiustato [aHR], 1,40; 95% CI 1,10-1,79) e un rischio di morte più elevato del 13% (aHR, 1,13; 95% CI, 1,01-1,26). Questa associazione non si estende agli eventi cardiovascolari legati alla malattia coronarica (aHR 1,13; 95% CI, 0,93-1,37).

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Il legame tra carie dentale e ictus ischemico è risultato significativamente più forte negli afroamericani che nei caucasici(P = .0001). Inoltre, il rischio di ictus e di morte è aumentato con il numero di superfici dentali difettose, siano esse cariose, mancanti o otturate. Per ogni superficie difettosa, il rischio di ictus è aumentato leggermente (aHR, 1,006; 95% CI, 1,001-1,011), così come il rischio di morte (aHR, 1,003; 95% CI, 1,001-1,005). Tuttavia, non è stata osservata alcuna connessione significativa tra superfici difettose ed eventi correlati alla malattia coronarica.  È stato dimostrato che la cura regolare dei denti riduce di cinque volte il rischio di sviluppare carie dentali (odds ratio aggiustato, 0,19; 95% CI, 0,16-0,22; P < .001).   Le carie dentali sono state collegate a un aumento del rischio di mortalità e di ictus, anche se una relazione causale diretta rimane incerta. Nonostante la natura longitudinale di questo studio prospettico che ha coinvolto oltre 6.000 partecipanti, i risultati non sono in grado di dimostrare il rapporto di causalità. Questi risultati sottolineano l’importanza di un’assistenza odontoiatrica regolare per mitigare potenzialmente questi rischi. Sebbene la riduzione del numero di carie sia necessaria, da sola potrebbe non essere sufficiente per affrontare completamente gli esiti sanitari associati.

(https://www.nhlbi.nih.gov/science/atherosclerosis-risk-communities-aric-study)

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