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Cassazione: sono illegittimi troppi turni reperibilità per medici e infermieri

(da DottNet)   Illegittimo sottoporre personale sanitario a eccessivi turni di reperibilità: lo annuncia il Codacons riportando un’ordinanza della Corte di Cassazione che riconosce i diritti di medici e infermieri. I giudici hanno accolto il ricorso proposto da un infermiere, assistito dall’avvocato Salvatore Raciti dell’Ufficio legale Codacons – ma il principio vale anche per i medici, precisa l’associazione – contro l’Azienda sanitaria provinciale di Siracusa che aveva chiesto al lavoratore turni di reperibilità in numero maggiore di quello previsto dal contratto collettivo nazionale   In particolare, la Corte di Cassazione ha affermato che “il concreto atteggiarsi della mancata fruizione piena dei riposi … può far prospettare l’insorgenza del diritto al risarcimento, in ragione del carattere usurante e della lesione della personalità morale”.

Dunque, se risulta provato che il limite dei 6 turni è stato superato in modo significativo, compromettendo di fatto la vita personale del lavoratore, il Tribunale dovrà tener conto di tale condotta travalicante le regole di buona fede e ritenere “illegittimo il ricorso in forma smodata a quella turnistica … al di fuori da ogni tollerabile dimensione quantitativa”. Pertanto, spiega Raciti, il personale sanitario potrà fare causa all’ASP di appartenenza e ottenere un risarcimento danni, qualora si sia ecceduto il limite dei 6 turni di reperibilità. D’altra parte, la Corte ha anche affermato che, al di là dello sfociare del pregiudizio (danno-conseguenza) in condizioni di patologia psicofisica, “qualora venga in gioco la violazione del diritto al riposo e dunque della personalità del lavoratore, il danno è in re ipsa”. Ne deriva che, se il ricorso smodato alla richiesta di turni di reperibilità ha illecitamente condizionato la vita personale del lavoratore impedendogli di godere appieno del riposo, non occorrerà fornire alcuna prova specifica del pregiudizio, ma dovrà ritenersi esistente un danno da lesione alla vita personale dell’infermiere (e/o del medico); in conseguenza di ciò il lavoratore avrà diritto al relativo risarcimento per il solo fatto di essersi verificata in concreto un’interferenza nella vita privata di quest’ultimo. .

 

Più lavori seduto meno dormi

(da AGI)  Le persone con lavori molto sedentari (circa l”80% della forza lavoro moderna) hanno un rischio molto più elevato di sviluppare sintomi di insonnia, secondo un nuovo studio condotto dalla psicologa Claire Smith dell”Università della Florida del Sud. I risultati, recentemente pubblicati sul ‘Journal of Occupational Health Psychology’, dimostrano che, tra gli oltre 1.000 dipendenti intervistati nell”arco di un decennio, il lavoro sedentario e gli orari di lavoro non standard rappresentano minacce significative per la salute del sonno. Questi due fattori, accelerati dai cambiamenti tecnologici come l”aumento del lavoro al computer, sono collegati a un aumento del 37% dei sintomi di insonnia tra i lavoratori sedentari e a un rischio maggiore del 66% di aver bisogno di “recupero del sonno” – definito come frequenti pisolini o dormire fino a tardi nei fine settimana – per coloro che mantengono orari di lavoro non tradizionali. “Il modo in cui stiamo progettando il lavoro pone gravi minacce a lungo termine per un sonno sano”, ha affermato Smith. “Un sonno sano non implica solo dormire otto ore. Significa anche addormentarsi facilmente, dormire tutta la notte e avere un programma di sonno regolare. Le aziende dovrebbero essere consapevoli dei rischi specifici del sonno della propria forza lavoro per migliorare il rilevamento e l”intervento”. La ricerca, basata sui dati dello studio nazionale Midlife in the United States , ha individuato tre categorie di salute del sonno tra i lavoratori in un periodo di 10 anni: chi dorme bene, chi recupera il sonno e chi soffre di insonnia. Lo studio ha scoperto che il lavoro sedentario è fortemente legato alla categoria dei dormienti insonni, caratterizzata da sintomi come difficoltà ad addormentarsi, sonno interrotto e frequente stanchezza diurna.

 

Dalle visite online al controllo dei parametri vitali da casa. Da Agenas arrivano le regole per televisita, telemonitoraggio e telecontrollo

(da Quotidiano Sanità)  Dalla visita specialistica in videochiamata al monitoraggio continuo dei parametri vitali per i pazienti cronici o fragili. Prende forma il sistema nazionale di telemedicina con la pubblicazione da parte di Agenas dei modelli operativi per Televisita, Telemonitoraggio e Telecontrollo. Documenti che definiscono regole, responsabilità e percorsi per garantire uniformità, sicurezza e interoperabilità su tutto il territorio, finanziati dall’Ue con il Pnrr. Leggi L’articolo completo al LINK

Circonferenza del polpaccio sotto i 30 cm predice un alto rischio di mortalità negli anziani

(da DottNet)    Il polpaccio è il nuovo indicatore di buona salute. Negli anziani, la sua misura può predire la mortalità a 10 anni per tutte le cause: se la circonferenza è meno di 30 cm negli uomini e 28 cm nelle donne, il rischio è triplicato. A dimostrarlo i dati di nuovi studi presentati in occasione del 69° Congresso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), tenutosi a Firenze. La perdita di massa muscolare legata all’invecchiamento, spiegano i geriatri, ha infatti ripercussioni negative sulle capacità cognitive, la funzione cardiovascolare e respiratoria e una corretta risposta immunitaria, con un maggior rischio di mortalità, di cui la misura del polpaccio è appunto un nuovo indicatore.

Gli esperti hanno inoltre evidenziato un’associazione negli over 65 tra carenza di tessuto muscolare e insonnia che, riducendo la sintesi proteica, comporta un indebolimento del muscolo. «La perdita di massa muscolare è un processo inevitabile con l’avanzare dell’età. A partire dai 45 anni si verifica una perdita della forza muscolare pari all’8% ogni 10 anni, che può attestarsi al 60% superati i 75 anni – sottolinea Andrea Ungar, presidente Sigg e ordinario di Geriatria all’Università di Firenze -. Un ritmo di depauperamento del patrimonio muscolare che è possibile arginare grazie a un corretto e costante esercizio fisico e a una adeguata alimentazione».

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