Percorso prescrizione ricetta Bianca Dematerializzata su Sistema TS

(testo a cura del Dott. G.G. Pascucci )  Si entra nel Sistema TS dalla porta di ingresso  https://sistemats1.sanita.finanze.it/portale/medici-e-odontoiatri-operatori ma bisogna già possedere le credenziali (da richiedere via email all'Omeo di  appartenenza)  poi si clicca su AREA RISERVATA in alto a destra e si seleziona OPERATORI  dopo di che si seleziona ENTRA CON SPID e dopo che si è ricevuta la autorizzazione/riconoscimento SPID, compare  "SERVIZI ONLINE"  dove cliccheremo su "Ricetta Bianca Elettronica"  e comparirà una videata intestata COMPILA RICETTA BIANCA ELETTRONICA con in alto a destra il Codice Fiscale del Medico, a quel punto va riempita la sezione COMPILA DATI MEDICO  con i dati del medico e del suo ambulatorio e si clicca su CONFERMA  successivamente compare la videata della prescrizione vera e propria da cui, una volta selezionato il farmaco e imputata la diagnosi (che è obbligatoria)  e  partirà la prescrizione verso la farmacia e il FSE del paziente

Turismo dentale. “Un rischio per la salute e la sicurezza dei pazienti”. Aio lancia l’allarme

(da Quotidiano Sanità)   “L’Associazione Italiana Odontoiatri (AIO) si oppone fermamente al fenomeno del turismo dentale: una pratica che apparentemente promette risparmio, ma che espone i pazienti a rischi significativi per la salute, la qualità delle cure e i propri diritti. È nostro dovere, come rappresentanti di una professione regolata da rigidi standard di qualità e sicurezza, sensibilizzare i cittadini sugli aspetti negativi di questa scelta, che troppo spesso si rivela un falso risparmio con gravi conseguenze a lungo termine”.  A lanciare l’allarme Vincenzo Musella, Segretario Culturale Nazionale AIO Presidente AIO Academy Turismo dentale: un risparmio che costa caro.A prima vista, il turismo dentale può sembrare una soluzione economica per ottenere cure odontoiatriche, ma questa visione è fuorviante” ha detto. I motivi? Costi nascosti: il prezzo inizialmente basso, ma spesso più alto di quello applicato ai cittadini locali, può aumentare considerevolmente a causa di eventuali complicazioni post-operatorie, viaggi ripetuti e correzioni necessarie una volta rientrati in Italia; qualità dei materiali: il costo ridotto delle cure in alcuni paesi può essere legato all’uso di materiali di bassa qualità o non certificati, con conseguenti rischi di infezioni, fallimenti del trattamento e danni permanenti, che non potranno essere risolti dove ci si è fatti curare; cure incomplete: le procedure odontoiatriche richiedono tempo e più fasi. Comprimere tutto in pochi giorni, come spesso accade nel turismo dentale, compromette la qualità e la precisione del lavoro.   Aio ribadisce quindi che i professionisti italiani operano in un contesto che garantisce: alta formazione professionale “gli odontoiatri italiani seguono un lungo percorso accademico e di aggiornamento continuo, sottoposti a rigorosi controlli. In molti paesi di destinazione del turismo dentale, tali standard non sono garantiti”; certificazione dei materiali: “i materiali utilizzati in Italia devono rispettare le normative europee e garantire la sicurezza del paziente. Questo non è sempre vero per le cliniche all’estero, dove i controlli possono essere meno rigorosi”. E ancora, igiene e sicurezza: “gli studi odontoiatrici italiani seguono protocolli stringenti di sterilizzazione e igiene, che in alcuni paesi potrebbero non essere rispettati o controllati da autorità indipendenti”. I rischi legali del turismo dentale  “Quando un paziente si rivolge a un odontoiatra in Italia – prosegue Musella – , gode di diritti e tutele precise, grazie a normative chiare e a un sistema di responsabilità professionale ben regolato. All’estero, invece, c’è poca protezione legale: è difficile, se non impossibile, ottenere risarcimenti in caso di errore medico o insoddisfazione per il trattamento ricevuto. Le normative differenti, ogni paese ha leggi diverse in merito alla responsabilità medica, il che rende complesso far valere i propri diritti in caso di controversie. Spesso poi i pazienti non conoscono la lingua locale, il che rende difficile comprendere i dettagli delle procedure o affrontare eventuali problemi legali”. Un approccio superficiale e pericoloso alla cura odontoiatrica  Le cure odontoiatriche non possono essere trattate come un servizio standardizzato da acquistare “al miglior prezzo”. La salute orale richiede: pianificazione personalizzata: ogni paziente ha esigenze specifiche che richiedono un approccio individualizzato, impossibile da garantire in un contesto di turismo dentale; continuità assistenziale: in caso di complicazioni o interventi successivi, il paziente deve poter contare sul proprio odontoiatra. Nel turismo dentale, questa continuità è assente; precisione e attenzione ai dettagli: le cure odontoiatriche di qualità non possono essere accelerate o ridotte a una visita frettolosa. Le conseguenze economiche e sociali del turismo dentale  Scegliere di rivolgersi a professionisti all’estero non danneggia solo il paziente, ma ha anche un impatto negativo sul sistema sanitario e sull’economia nazionale, sottolinea ancora Aio. Depauperamento del sistema sanitario nazionale: optare per cure all’estero riduce il sostegno economico agli odontoiatri italiani, che investono risorse nella formazione e nell’innovazione e che pagano le tasse in Italia rifinanziando anche la sanità pubblica. Perdita di fiducia nella professione: il turismo dentale alimenta la percezione che le cure italiane siano troppo costose, senza considerare il livello di qualità e sicurezza che offrono. Difficoltà per i giovani professionisti: rivolgersi all’estero penalizza soprattutto i giovani odontoiatri italiani, che faticano a emergere in un mercato già competitivo. AIO si impegna quindi a informare i cittadini promuovendo campagne di sensibilizzazione per far comprendere i rischi reali del turismo dentale. Sostenere la qualità delle cure italiane. Promuovere l’accessibilità economica: collaborando con istituzioni e partner per rendere le cure di qualità più accessibili, riducendo così l’attrattiva del turismo dentale.    “Il turismo dentale non è la soluzione – conclude – si tratta di una scorciatoia che compromette la sicurezza, la qualità e la serenità del paziente. AIO invita i cittadini a riflettere attentamente prima di affidare la propria salute orale a professionisti sconosciuti e a rinunciare alle garanzie offerte dal sistema odontoiatrico italiano. Scegliere un odontoiatra italiano significa scegliere competenza, sicurezza e rispetto per il paziente. AIO è al fianco dei cittadini per garantire cure di qualità e per proteggere la salute di tutti, senza compromessi”.

Convenzione tra UNIBO e OMCeO Forlì-Cesena per il tirocinio pratico valutativo del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia sede di Forlì

Nel corso della seduta consiliare di Martedì 14 Gennaio è stata presentata la Convenzione firmata tra il nostro Ordine e la Alma Mater Studiorum - Università di Bologna per la attivazione del tirocinio pratico valutativo di tutti gli studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia - Sede di Forlì. Il documento è consultabile in allegato. Ogni tirocinio pratico valutativo si svolge per un periodo anche non consecutivo di tre mesi: il laureando è impegnato un mese in Area Ospedaliera Chirurgica, un mese in Area Ospedaliera Medica, un mese, da svolgersi non prima del sesto anno di corso, nello specifico ambito della Medicina Generale. Il mese svolto nell’ambito della Medicina Generale deve tenersi presso l’ambulatorio di un medico di Medicina Generale avente i seguenti requisiti: almeno cinque anni di attività convenzionale, numero di assistiti nella misura almeno pari alla metà del massimale vigente, disponibilità di almeno tre mesi all'anno per la attività di tutoraggio. Ai fini dell’individuazione delle sedi di tirocinio (ambulatori di Medicina Generale), il nostro Ordine deve predisporre un elenco di medici di Medicina Generale disponibili alla attività di tutoraggio, che sarà tempestivamente comunicato alla Segreteria della Università di Bologna - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Sede di Forlì, per iniziare le assegnazioni degli studenti tirocinanti. Invitiamo tutti i colleghi iscritti Medici di Medicina Generale a considerare attentamente la proposta della Università di Bologna e ad accettare l'inserimento nell'elenco dei medici tirocinanti, se possibile inviando l'adesione all'Ordine entro la fine del mese di Gennaio via email: info@ordinemedicifc.it

Quattro opzioni impopolari per cambiare il Sistema Sanitario Nazionale

(da Secondo Welfare)   Il Rapporto OASI 2024 del CERGAS SDA Bocconi non offre un quadro rassicurante sul futuro del SSN, ma propone alcune strade possibili per affrontare la situazione: governare le aspettative, proseguire con l’efficientamento, aumentare le risorse attraverso compartecipazioni e trasformare la geografia dei servizi.  La diagnosi è spietata: un servizio sanitario universalistico che riceve il 6,3% del PIL e che serve il secondo Paese più anziano al mondo non può riuscire a soddisfare i bisogni. Nel frattempo, in molti ambiti i servizi appaiono non seguire alcun criterio di priorità e la crescente distanza tra prescrizioni e capacità erogativa del Sistema Sanitario Nazionale (SSN)  disorienta cittadini e professionisti.   Partendo da questo quadro il Rapporto OASI 2024 del CERGAS, della SDA Bocconi, avanza quattro proposte di policy e management per affrontare la situazione. Opzioni che i coordinatori del Rapporto, Francesco Longo e Alberto Ricci, definiscono “tecnicamente realistiche, attuabili” ma largamente “impopolari”. Per questo la loro attuazione richiede “un parallelo lavoro per cambiare il public discourse”. Le criticità del SSN     Il Rapporto descrive anzitutto quelle che sono ritenute le quattro criticità strategiche principali del SSN. Queste, spiega il documento, sono largamente fuori dal dibattito mediatico e politico e soprattutto dalla consapevolezza dell’opinione pubblica. Una situazione che non fa altro che peggiorare le diverse problematiche. Situazione demografica     L’Italia è il secondo Paese più anziano al mondo dopo il Giappone, con un’incidenza degli over 65 sul totale della popolazione al 24%, in rapida ascesa al 30%. Questo comporta un trasferimento netto dalla fiscalità generale dello Stato all’INPS di 165 miliardi all’anno perché i contributi dei (pochi) lavoratori non sono sufficienti a coprire pensioni e spese assistenziali. Pertanto, è “difficile aumentare significativamente la spesa sanitaria pubblica”, spiega il Rapporto OASI. Allora “come erogare buoni servizi sanitari pur destinando alla sanità pubblica il 6,3% del PIL?”. Priorità casuali   Inevitabilmente, occorre definire e selezionare le priorità di intervento, ad esempio, rispetto ad aree di patologia, setting assistenziali o cluster di popolazione. La verità è però che oggi, “non essendoci all’opera alcun processo consapevole di selezione delle priorità, queste ultime emergono casualmente, senza nessun processo esplicito di valutazione capace di massimizzare il beneficio sociale ottenibile con le risorse date”. Oggi rischia di prevalere la logica della risposta a chi per primo accede al sistema, senza valutare se ciò corrisponde a una priorità o meno. “L’intera filiera istituzionale opera delle prioritizzazioni implicite e casuali”. Discrasia tra bisogni e consumi   Il Rapporto OASI osserva come considerando il regime SSN, comparando diverse tipologie di prestazioni, confrontando diverse regioni o territori di una stessa regione, si registrino differenze ampie nei volumi pro-capite, senza una relazione significativa con il quadro della domanda potenziale e dei bisogni. Oggi è il governo della produzione a dominare “l’agenda di policy, e di conseguenza, l’agenda manageriale”. Al contrario, “il governo della domanda risulterebbe decisamente più rilevante.” Distanza tra prescrizioni e capacità erogativa    Da rilevare, infine, che anche la produzione del SSN è scesa se paragoniamo il 2023 con il 2019, “soprattutto in ambito ambulatoriale (-8%), pur essendoci più medici in servizio nel SSN rispetto al periodo pre-Covid”. Eppure, le ricette tendono ad aumentare, ad esempio le prime visite prescritte da specialisti ospedalieri e MMG sono aumentate del 31% a fronte di un calo nelle prestazioni del 10%. Questo significa che un alto numero di ricette non trovano una risposta nel SSN. Del resto, il 48% delle visite specialistiche è ottenuta in regime privato, ricorda il Rapporto. Non solo: “I dati delle regioni che hanno analizzato questo fenomeno fanno intravedere che, nei territori dove sono maggiori le prescrizioni, sono spesso elevati anche i consumi pubblici per abitante, ovvero vi è una maggiore produzione in regime SSN, ma cresce anche la distanza tra prescritto ed erogato, e dunque si riscontrano le liste di attesa sostanziali maggiori”, spiega il Rapporto OASI. Ciò significa che senza aver riorganizzato le prescrizioni, la pressione sulle liste di attesa rischia di essere “controproducente rispetto agli obiettivi di appropriatezza, equità ed costo-efficacia clinica”. Quatto proposte impopolari per il SSN    Una analisi severa, dunque, laddove i coordinatori del Rapporto scrivono che l’Italia ha “da lungo tempo, preferito un sistema pensionistico generoso, bonus edilizi e una crescente enfasi sulla riduzione del cuneo fiscale all’incremento del fondo sanitario”. Dunque, quali sono le prospettive che restano per frenare la deriva attuale? - Governare le aspettative     Questo significa anzitutto “prendere consapevolmente atto” della scelta di finanziare in modo modesto il SSN, esplicitando senza mezzi termini cosa il servizio pubblico sia in grado di coprire e cosa no. In altre parole, allineare le aspettative dei cittadini alla realtà dei fatti. Una volta definiti i diritti esigibili e le aree di intervento, il SSN dovrebbe esplicitare quali siano i target prioritari. Ed esplicitare quali sono i criteri di accesso, “che dovrebbero essere diversi dalla disponibilità a pagare cifre davvero consistenti” come adesso capita in alcuni segmenti, come le residenze sociosanitarie. In questo modo, progressivamente, dovremmo determinare una convergenza tra il prescritto e l’erogabile dal SSN, attraverso maggiore chiarezza nei cittadini e nei professionisti. - Efficienza impopolare    Il SSN è su un sentiero di efficientamento da ormai 30 anni e “i ‘frutti bassi’ sono stati in gran parte colti”. Se si vuole proseguire sull’efficienza, allora, non resta che prendere la scala verso i rami alti dell’albero, dove le scelte sono politicamente costose perché impopolari. Un esempio? “Nella rete di offerta ospedaliera del SSN si contano ancora oltre 100 ospedali a gestione diretta con meno di 50 posti letto. Altrettanti sono tra i 50 e i 100 posti. Si tratta del 40% degli stabilimenti di ASL e ASST: è irrealistico pensare che tutti siano in condizioni di isolamento e che almeno una parte di essi non possa riorientare i propri servizi e il proprio personale sul versante territoriale”. Anche sul territorio è necessario riflettere, considerando che gli ambulatori e i laboratori SSN sono aumentati di 287 unità tra il 2019 e il 2022: il rapporto è ormai di circa 1 ogni 7.000 abitanti. - Compartecipazioni ridotte e capillari    Certo, si può sempre fare. Tuttavia, appare “poco plausibile economicamente e politicamente introdurre ulteriori prelievi dalle aree geografiche e dalle fasce sociali che già molto sostengono il Welfare”. In che modo, dunque, è possibile “articolare un sistema di ridotte, ma più capillari compartecipazioni, che riequilibri i contributi forniti e i benefici ottenuti tra cittadini-pazienti e SSN?”, si domandano gli esperti del CERGAS SDA Bocconi. - Trasformare la geografia dei servizi     Con un sistema ospedaliero “più asciugato e accentrato”, equipe mediche “itineranti tra stabilimenti ospedalieri”, una ampia diffusione di “servizi specialistici da remoto per pazienti che rimangono a casa o vanno in casa della comunità se non hanno una buona connessione”. Tenendo però presente che una tale modifica radicale implica “una trasformazione delle competenze professionali necessarie”. Indispensabile, “l’abbattimento di moltissimi dei silos professionali oggi presenti”. Appare necessario “più spazio ad esperti di service design, di ecosistemi digitali, ma soprattutto una incidenza maggiore del lavoro ‘laico’, come può essere un case manager amministrativo del 116117 o di un service center”. Fatto questo, “progressivamente, è fondamentale introdurre a tutti i livelli indicatori” che misurino l’appropriatezza, l’equità, l’aderenza e la qualità, anche percepita, della presa in carico. La consapevolezza necessaria    In conclusione, come sottolineano Elio Borgonovi ed Amelia Compagni, presidente e direttrice del CERGAS, il Rapporto vuol diffondere conoscenza per fare in modo che chi crede nel SSN non debba accettare le scelte di altri. Il Rapporto spinge a pensare che ruolo è possibile giocare nel rilancio del SSN, quali soluzioni ricercare per la salute dei cittadini, per il benessere organizzativo del SSN e per la sua sostenibilità economica, sociale ed istituzionale. Citando don Milani “se sai sei, se non sai sei di un altro”. Il Rapporto OASI 2024 è scaricabile gratuitamente a https://cergas.unibocconi.eu/oasi-2024

I pazienti fermi al Pronto Soccorso fanno aumentare la mortalità del 4,5 per cento

(da DottNet)    Ogni paziente fermo al pronto soccorso in attesa di essere trasferito in un letto di un reparto di ospedale causa un ritardi di almeno 12 minuti sugli accessi successivi, facendo crescere anche la mortalità fino al 4,5%.  Ciò si traduce in ore di ritardo con i pronto soccorso pieni di decine di persone in attesa di ricovero. Una situazione esplosiva, riferisce Alessandro Riccardi, nuovo presidente Simeu (la società che rappresenta i medici dell'emergenza e urgenza), che conferma le tensioni in crescita in questi giorni festivi, quanto il pronto soccorso diventa l'unica ancora di salvezza per tanti malati che non riescono a trovare assistenza sul territorio. In sostanza, spiega Riccardi, si crea un ritardo sull'intera catena dell'assistenza, con un peggioramento non solo dell'assistenza ma della salute dello stesso paziente "Durante le feste la situazione e' sempre critica, segno di un problema costante sull'aggressività dell'utenza" spiega Riccardi riferendosi ai diversi casi di aggressione che hanno colpito diversi operatori sanitari. "Non si riescono a trovare i posti nei reparti, ed e' evidente che chi ha bisogno di assistenza si trova in difficoltà, con un'assistenza non adeguata" spiega. I pazienti restano in aree molto spesso improvvisate in attesa del trasporto nel reparto di assegnazione definitiva. In presenza del fenomeno chiamato dei tecnici "boarding" dei pazienti che aspettano in Pronto Soccorso di essere ricoverati, numerosi studi documentano un allungamento ingiustificato dei tempi di attesa alla visita medica, una marcata difficoltà di gestione dei percorsi di tutti gli altri pazienti, un incremento delle complicanze di malattia sia per i casi che verranno ospedalizzati sia per quelli che al termine dell'osservazione verranno dimessi al domicilio. Ulteriori associazioni statistiche, pubblicate anche sul sito della stessa Simeu, dimostrano il legame tra un maggior numero di giorni di degenza e una maggior incidenza di complicanze. In uno studio recente si è dimostrato che la mortalità dei pazienti in attesa di ricovero aumentava dal 2.5% al 4.5% nei casi in cui il tempo di boarding superava le 12 ore. Al momento gli interventi messi in campo per alleggerire la pressione sulle strutture e le difficoltà degli operatori sembrano lontane dall'essere risolutive. "Non sono ancora sufficienti e adeguati anche se sono arrivati segnali di attenzione nei confronti del nostro lavoro. Intanto i professionisti vanno via, non per burnout: siamo abituati a gestire lo stress. Lo facciamo perchè non sopportiamo più di vedere certe situazioni come la perdita della dignita' del malato. Non si può fare un'abitudine a questa situazione", conclude.  

Convenzione per firma digitale

L'Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Forlì-Cesena ha attivato la convenzione con namirial per ottenere la firma digitale a prezzo scontato sul normale listino. Per avere il codice sconto riservato per il nostro Ordine contattare la Segreteria
https://www.namirial.it/certificati-e-firma-digitale/dispositivo-di-firma-digitale/  in questo link è possibile acquistare firma digitale con dispositivo fisico, quindi smart card o business key
https://www.namirial.it/certificati-e-firma-digitale/firma-digitale-remota/ qui c'è la possibilità di acquistare la firma digitale remota che non ha bisogno di dispositivo fisico.
  Cordiali saluti La Segreteria  

Medicina generale. Sospesa l’incompatibilità tra il corso di formazione specifica 2024/2027 e gli incarichi professionali

(da Quotidiano Sanità) I medici laureati in Medicina e Chirurgia e abilitati all’esercizio della professione che si iscrivono al corso di formazione specifica in medicina generale relativo al triennio 2024/2027 potranno mantenere gli incarichi convenzionali in essere al momento dell'iscrizione, inclusi gli incarichi nell'ambito della medicina penitenziaria, in deroga alle disposizioni del cui all'art. 11 del decreto del Ministro della salute 7 marzo 2006 che disciplina il divieto del medico in formazione all'esercizio di qualsiasi attività e qualsiasi rapporto con il Servizio sanitario nazionale o enti e istituzioni pubbliche o private, anche di carattere saltuario o temporaneo. È quanto prevede il decreto del 22 novembre 2024 del ministero della Salute, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.4 del 7 gennaio 2025. Il provvedimento si inserisce nell’ambito delle norme già in passato previste per far fronte alla carenza di medici di medicina generale, in particolare l'art. 9 del decreto-legge n. 135 del 2018 e successive modifiche, che stabiliva, fino al 31 dicembre 2024, la possibilità ai laureati in medicina e chirurgia abilitati all'esercizio professionale, iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, di partecipare all'assegnazione degli incarichi convenzionali, rimessi all'accordo collettivo nazionale nell'ambito della disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale. Disposizioni che, tuttavia, come si spiega nelle premesse del decreto ministeriale, “non possono essere interpretate in senso estensivo anche per coloro che sono già titolari degli incarichi previsti dall'accordo collettivo nazionale della medicina generale”. Pertanto la decisione del ministero di derogare alle disposizione dell'art. 11 del DM 7 marzo 2006 eviterà che i medici siano costretti a rinunciare agli incarichi o all'iscrizione al corso di formazione specifica in medicina generale.

AGENAS presenta la Piattaforma Nazionale di Telemedicina

da www.agenas.gov.it)  AGENAS organizza un evento di approfondimento del contesto digitale in ambito sanitario nonché di presentazione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT) per martedì 4 febbraio 2025, dalle ore 10.00 alle 13.00, presso la Sala Auditorium di AGENAS in via Toscana 12, Roma. L’Agenzia, in qualità di soggetto attuatore per conto del Ministero della salute dell’implementazione del sub-investimento 1.2.3. “Telemedicina”, presente nella Missione 6 Salute del PNRR (M6-C1), ha dato seguito alla realizzazione della PNT collaudata in tutte le sue funzionalità e avviata a novembre 2023.   Il progetto è ora nella sua fase di Avvio e Consolidamento nell’ambito della quale è in corso da alcune settimane l’iter di popolazione dati con la collaborazione Regioni/PP.AA.. L’obiettivo è quello di condividere lo stato di avanzamento progettuale. Per partecipare in presenza occorre iscriversi a questo LINK (https://www.agenas.gov.it/registrazione-evento-040225), l’Ufficio comunicazione darà riscontro sull’esito dell’accredito secondo la disponibilità dei posti in Sala. Sarà possibile seguire la diretta streaming, il link per il collegamento da remoto sarà disponibile in questa pagina a ridosso dell’evento.

Codice della strada, Salvini: chi assume farmaci prescritti può guidare

(da DottNet)     “Chi sta usando i farmaci sotto prescrizione medica può tranquillamente guidare. Come faceva l’anno scorso”. Lo ha ribadito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, durante una 'diretta social'.  “Ovviamente ci sono farmaci che impediscono di guidare nelle ore successive – ha aggiunto – però esattamente come l’anno scorso chi prende dei farmaci oncologici, chi prende farmaci con dei cannabinoidi, chi ha farmaci con oppiacei, ovviamente con prescrizione medica, può tranquillamente guidare”. “Abbiamo istituito un tavolo tecnico proprio per andare incontro alle centinaia di migliaia di pazienti che dietro somministrazione medica usano dei farmaci” ha concluso.

Asl condannata per cure non volute, 84enne non riusciva più a parlare, mangiare e bere

(da DottNet)    Il tribunale di Trieste ha condannato l'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) «per il mancato rispetto delle decisioni di un paziente, rappresentato dalla figlia, sua amministratrice di sostegno», il quale aveva esercitato il diritto a rifiutare le cure anche se salvavita.  Lo rende noto l'associazione Luca Coscioni. Il caso - riporta la nota - riguarda Claudio de' Manzano, 84 anni, colpito da ictus nel dicembre 2018. «Ricoverato presso la Stroke Unit dell'Ospedale di Cattinara di Trieste, è rimasto gravemente leso nella parte destra del corpo, non riusciva a parlare, a mangiare né a bere autonomamente ed era nutrito e idratato artificialmente. De' Manzano aveva espresso con chiarezza la volontà di non proseguire trattamenti sanitari. Nonostante tale volontà fosse stata ribadita dalla figlia, Asugi ha continuato a somministrare cure non volute e ha opposto resistenza alla richiesta di sospensione delle stesse e di dimissioni del paziente negando così il suo trasferimento presso altra struttura».  La sentenza ha riconosciuto «la violazione da parte di Asugi del diritto costituzionale all'autodeterminazione in ambito terapeutico» e ha condannato l'azienda al risarcimento dei danni patiti per 25mila euro. «Il presidente Fedriga chieda scusa a nome della Regione e si adoperi affinché nulla del genere si ripeta in futuro - affermano Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente tesoriere e segretaria nazionale dell'associazione Coscioni -, questa decisione rappresenta un trionfo per i diritti di qualsiasi cittadina o cittadino nella scelta di come affrontare le fasi finali della propria vita». La decisione del tribunale di Trieste, fa loro eco Giovanna Augusta de' Manzano, figlia di Claudio, «rende giustizia anche a tutti coloro che quotidianamente non vengono rispettati nelle loro ultime volontà sanitarie».

Giappone, al via test per farmaco per far ricrescere i denti

(da DottNet)    Un gruppo di ricerca giapponese sta testando un farmaco che punta a far ricrescere i denti permanenti in chi li ha persi o in chi non ne è dotato a causa di malattie. I primi test sugli animali hanno dato risultati promettenti.  Lo rende noto l'Agence France-Presse (Afp).    La ricerca prende le mosse da un'ipotesi di Katsu Takahashi, responsabile della chirurgia orale presso il Medical Research Institute Kitano Hospital di Osaka. Il ricercatore ritiene che gli esseri umani possiedano una terza serie di gemme dentali dormienti e che il blocco della proteina chiamata Usag-1 possa risvegliarle. È una tecnologia "completamente nuova" al mondo, ha detto Takahashi all'Afp.    Il suo team ha avviato sperimentazioni cliniche al Kyoto University Hospital a ottobre, somministrando il farmaco sperimentale che, suo dire, ha il potenziale per innescare la crescita delle gemme dentali. Al momento, i partecipanti sono adulti sani che hanno perso almeno un dente e lo scopo di questa fase della sperimentazione è certificare la sicurezza del farmaco. C'è comunque la possibilità che si vedano i primi segni di efficacia: "Se ciò accadesse sarei al settimo cielo", ha detto Takahashi.   Intanto, il gruppo ha diffuso le immagini dei test eseguiti in su topi e furetti che sembrano mostrare la ricrescita dei denti.   Nonostante la nuova strategia appaia promettente, la comunità scientifica è comunque cauta: "L'affermazione che gli esseri umani possiedono gemme dentali latenti in grado di produrre una terza serie di denti è sì rivoluzionaria ma anche controversa", ha detto all'Afp Chengfei Zhang, professore di Endodonzia all'Università di Hong Kong, che non è coinvolto nello studio e che ha comunque ammesso che il metodo di Takahashi è "innovativo e ha del potenziale".

Vaccini, da anti-bronchiolite ad anti meningococco tutte le novità del Calendario 2025

(da Doctor33)    Presentata a Roma presso la Fondazione Enpam la nuova edizione del Calendario della vita 2025. Il documento raccoglie tutte le evidenze scientifiche sulle vaccinazioni in grado di garantire per ogni fascia di età - dalla nascita alla senescenza - la promozione di un ottimale stato di salute. Il documento, in linea con gli standard europei, è stato redatto sulla base degli ultimi aggiornamenti della letteratura scientifica e rappresenta il contributo di cinque Società scientifiche con più di 50mila medici e professionisti sanitari iscritti. Coordinato da Paolo Bonanni - docente di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute Università di Firenze - il board del Calendario per la vita comprende: Società italiana d'Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI), Società italiana di Pediatria (Sip), Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) e Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg). Nei cinque anni trascorsi dall'ultima edizione (2019) sono numerose le novità nel campo della prevenzione immunitaria che offrono importanti prospettive di salute per tutti. Nella nuova edizione del Calendario, riferisce una nota, un capitolo è dedicato al successo epocale dei vaccini contro il Covid-19, somministrati in numeri imparagonabili a qualsiasi altro vaccino nella storia, con un altrettanto impressionante risultato di sicurezza a fronte di miliardi di somministrazioni e con un numero di morti evitate che è stimato in 20 milioni a livello globale. È paradossale, a questo proposito, che la stanchezza per la pandemia abbia portato, in alcuni casi, ad una disaffezione per lo strumento che, proprio dalla pandemia, ci ha fatto uscire. "Abbiamo scelto di dedicare un capitolo al vaccino contro il Covid-19 per delinearne caratteristiche e raccomandazioni di utilizzo per i più fragili - commenta Bonanni -. Ampio spazio, però, è stato dato anche a tutti i nuovi strumenti per la prevenzione delle malattie da Rsv, a partire dagli anticorpi monoclonali da somministrare ai neonati, senza dimenticare i tre vaccini per la popolazione adulta e le donne in gravidanza". Un altro capitolo, invece, "è dedicato ai vaccini coniugati contro lo pneumococco ad incrementato numero di valenze (15 e 20) ed un ulteriore capitolo sottolinea le caratteristiche del vaccino ricombinante per Herpes zoster - aggiunge Bonanni - supportato da nuovi dati sulla durata della protezione. Nel Calendario vengono fornite le nuove evidenze di efficacia dei vaccini contro il papillomavirus umano Hpv, le cui coperture restano colpevolmente e inspiegabilmente basse. Abbiamo ritenuto, infine, di richiamare l'attenzione, ancora una volta, all'offerta gratuita del vaccino contro il meningococco B in età adolescenziale". "Il documento riveste un'importanza assoluta per le strategie preventive del nostro Paese - afferma Roberta Siliquini, presidente SItI - Basato sulle migliori evidenze scientifiche ad oggi disponibili e sulla sinergica competenza delle Società scientifiche di riferimento, rappresenta la base per l'aggiornamento del calendario vaccinale del Piano nazionale della prevenzione riportando importanti novità sia sul fronte delle tecnologie disponibili ed efficaci che sul fronte delle schedule vaccinali. Ci auguriamo che venga al più presto recepito dalle Istituzioni affinché il diritto alla miglior prevenzione possibile sia consolidato su tutto il territorio nazionale". Nel documento viene sottolineata l'importanza, sempre più crescente, del coinvolgimento degli specialisti nell'offerta vaccinale ai pazienti con malattie croniche senza dimenticare che il luogo dedicato alla cura della cronicità è innanzitutto il territorio. Quest'ultimo è ancora ampiamente coperto dalla Medicina generale che, sempre di più, vuole essere protagonista per quanto riguarda le campagne vaccinali dell'adulto e dell'anziano. Tutte le Società appartenenti al board del Calendario vaccinale per la vita ribadiscono la propria disponibilità ad ogni possibile interlocuzione e supporto alle Autorità sanitarie, nazionali e regionali, con l'obiettivo di migliorare lo stato di salute della nostra popolazione attraverso l'offerta di una sempre migliore prevenzione immunitaria "da 0 a 100 anni".  

Disabilità, istruzioni INPS sul certificato medico introduttivo e la convocazione a visita

Con il messaggio numero 4465 del 27 dicembre l’Inps fornisce le prime istruzioni operative sulle novità attive dal 1° gennaio relative alla riforma in materia di disabilità (decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62). La sperimentazione sarà avviata in nove Province italiane, e la nostra è una di quelle interessate.  Una delle principali novità è il certificato medico introduttivo che dà avvio al procedimento di accertamento della condizione di disabilità.  Le caratteristiche del nuovo certificato sono state presentate nella nostra sede OMCeO lo scorso 19 Dicembre. Novità del messaggio che potete consultare in allegato è l'indirizzo mail di riferimento per gli sperimentatori (quindi anche tutti i medici interessati alla compilazione delle certificazioni. Infatti si legge che eventuali segnalazioni relative ad aspetti normativi e procedurali possono essere inoltrate alla casella di posta elettronica dedicata SperimentazioneDisabilita@inps.it. Leggi il testo del messaggio INPS completo qui

Cassazione, il medico ha il dovere di discostarsi dalle linee guida se le condizioni del paziente e le buone prassi lo richiedono

(da DottNet)   Per la Cassazione, il sanitario ha il dovere di discostarsi dalle linee guida, quando le condizioni del paziente e le buone prassi mediche lo richiedano. Un medico veniva rinviato a processo per il delitto di omicidio colposo, in cooperazione colposa con altro sanitario, avendo cagionato la morte del nato di una paziente, testualmente "perché non valutava correttamente i segni clinici e lo stato della paziente, già cesarizzata due volte con algie pelviche, omettendo di predisporre ed eseguire in maniera costante il controllo cardiotocografico e il monitoraggio della ripresa del travaglio due dei suoi effetti sulla pregressa cicatrice isterotomia e con la mancata tempestività una diagnosi di pericolo di rottura della parete uterina, rottura poi avvenuta con conseguente choc emorragico e lipotimia successiva, grave sofferenza ipossica a danno del nato, così che ne determinava il decesso". Lo riporta l'avvocato Andrea Cagliero per Studio Cataldi.

Appare rilevante la tesi difensiva dell'imputata (che le era valsa una pronuncia assolutoria in primo grado, poi ribaltata dalla Corte d'appello e confermata da una nuova sezione della medesima, dopo che la Cassazione aveva disposto un nuovo processo per difetto motivazionale): ella non poteva andare incontro a responsabilità, sia civili che penali, in quanto si era tenuta scrupolosamente a quanto indicato dalle linee guida, che non la obbligavano al controllo cardiotocografico continuo, se non in presenza di specifiche condizioni che, nel caso di specie, non si sono verificate. Laddove fosse stata comunque addebitabile la colpa, essa non poteva che essere qualificata come "lieve" - proprio in virtù del rispetto delle linee guida - e, quindi, esente da censura, come stabiliva l'art.3 della c.d. Legge Balduzzi, all'epoca in vigore.

La Suprema corte (sentenza n. 40316 del 4-11-2024) ha rigettato le doglianze difensive. Sulla natura delle linee guida, ha ricordato come la giurisprudenza abbia ormai raggiunto da tempo posizioni consolidate: le linee guida non hanno carattere precettivo come quello attribuito alle regole cautelari codificate, poiché hanno un più ampio margine di flessibilità; esse hanno rilievo sul piano orientativo della condotta dell'operatore sanitario, facendo salve le specificità del caso. Il rispetto delle linee non determina di per sé l'esonero della responsabilità penale del sanitario, il quale deve sempre accertarsi se il quadro clinico del paziente impone un percorso terapeutico diverso. Come rammentato dalle Sezioni Unite Mariotti (SS. UU. n.8870/2017), le linee guida non sono uno "scudo" contro ogni responsabilità, trattandosi di "regole cautelari valide solo se adeguate rispetto all'obiettivo della migliore cura per lo specifico caso del paziente".

Nel caso di specie, la paziente si presentava bicesarizzata, con algie pelviche, con testa impegnata e dilatazione zero, e con testa che spingeva sulla cicatrice. Tale condizione suggeriva, come da buona prassi medica e a prescindere dalle linee guida, un controllo costante che avrebbe rilevato le anomalie e la conseguente rottura dell'utero, e consentito un intervento rapido con effetti salvifici sul feto con elevati grado di probabilità. La donna, invece, nonostante il suo quadro clinico, dopo la somministrazione del farmaco Miolene per la cessazione delle contrazioni, è stata lasciata sola per quattro ore, fino all'emorragia cui aveva fatto seguito l'intervento chirurgico non risolutivo.

Nella condotta omissiva del sanitario, la Corte territoriale, prima, e quella di legittimità, poi, hanno individuato un grado di colpa elevato e, pertanto, penalmente censurabile. In definitiva, in tema di responsabilità medica, il principio di diritto che può evincersi è il seguente: il rispetto delle linee guida che, a causa della specifiche condizioni cliniche del paziente, si rivelino inadeguate al caso concreto, così suggerendo altra terapia secondo buona prassi medica, non esonerano il sanitario da colpa grave in caso di evento infausto.

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