Intelligenza artificiale, approvata la legge quadro. Per i medici resta un supporto, non un surrogato

(da Sanitainformazione.it)  Con 77 voti favorevoli e 55 contrari, il Senato ha dato il via libera definitivo alla legge quadro sull’Intelligenza artificiale. L’Italia diventa così il primo Paese Ue a dotarsi di un quadro normativo nazionale allineato all’AI Act europeo. La legge disciplina l’uso dell’IA nei settori produttivi, della difesa, della ricerca, del lavoro, della giustizia e, in particolare, della sanità. Stabilisce che l’intelligenza artificiale debba svilupparsi nel rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà individuali, promuovendo trasparenza e tutela della persona.

Un sostegno al medico

Alle applicazioni in ambito sanitario è dedicato il Capo II del provvedimento. Qui viene chiarito che i sistemi di IA “contribuiscono al miglioramento del sistema sanitario, alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura delle malattie”, ma che restano uno strumento di supporto. La decisione clinica – in prevenzione, diagnosi, terapia e prescrizione – resta sempre prerogativa del medico. “Un chiarimento cruciale – sottolinea la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) – che da tempo chiedeva di circoscrivere l’uso dell’IA senza snaturare l’atto medico”.

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Adolescenti e device: il tempo trascorso davanti allo schermo provoca disturbi del sonno e depressione, più esposte le ragazze

(da Quotidiano Sanità)  Un tempo eccessivo trascorso davanti allo schermo tra gli adolescenti ha un impatto negativo su molteplici aspetti del sonno, il che a sua volta aumenta il rischio di sintomi depressivi, in particolare tra le ragazze.  Questa è la conclusione di un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet (Svezi)a e pubblicato sulla rivista open-access PLOS Global Public Health.

Di recente, l’Agenzia svedese per la salute pubblica ha pubblicato delle raccomandazioni secondo cui gli adolescenti non devono passare più di due o tre ore al giorno davanti allo schermo per il tempo libero, in parte per favorire un sonno migliore. Studi precedenti hanno suggerito associazioni tra tempo davanti allo schermo, interruzioni del sonno e depressione negli adolescenti. Tuttavia, problemi di sonno e depressione spesso coincidono e la direzione di queste associazioni non è chiara.  Nel nuovo studio, ricercatori guidati da Sebastian Hökby hanno monitorato 4.810 studenti svedesi di età compresa tra 12 e 16 anni, raccogliendo dati sulla qualità e quantità del sonno, sui sintomi depressivi e sull’utilizzo degli schermi in tre momenti diversi nel corso di un anno.

I ricercatori hanno scoperto che un aumento del tempo trascorso davanti allo schermo ha portato a un sonno più lento entro tre mesi, con un impatto sia sulla durata che sulla qualità del sonno. Si è anche scoperto che il tempo trascorso davanti allo schermo posticipa i tempi di sonno verso ore più tarde, interrompendo contemporaneamente più aspetti del ciclo sonno-veglia umano. Tra i ragazzi, il tempo trascorso davanti allo schermo ha avuto un effetto negativo diretto sulla depressione dopo dodici mesi, mentre tra le ragazze l’effetto depressivo è stato mediato da disturbi del sonno.

Il sonno potrebbe spiegare circa la metà (38%-57%) dell’associazione tra tempo trascorso davanti allo schermo e depressione nelle ragazze. Anche i ragazzi che hanno trascorso più tempo davanti allo schermo hanno sperimentato interruzioni del sonno, ma queste non sono state fortemente associate a una depressione successiva.

“In questo studio – hanno affermato gli autori – abbiamo scoperto che gli adolescenti che hanno segnalato tempi di esposizione allo schermo più lunghi hanno anche sviluppato abitudini di sonno più scadenti nel tempo. A sua volta, ciò ha portato a livelli di depressione più elevati, soprattutto tra le ragazze. I nostri risultati suggeriscono che meno tempo trascorso davanti allo schermo sembra più salutare, in linea con le precedenti dichiarazioni dell’Oms, se i tempi trascorsi davanti allo schermo fossero in qualche modo ridotti, ad esempio attraverso politiche di sanità pubblica, i nostri risultati implicano che l’elevato carico di stati depressivi tra le giovani donne svedesi, e forse tra i giovani uomini, probabilmente diminuirebbe”.

Oms: la prossima pandemia può scoppiare ovunque e in qualsiasi momento

(da Doctor33)  “La prossima pandemia potrebbe scoppiare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Potrebbe essere causata da un virus noto o da un agente completamente nuovo, quello che gli scienziati definiscono patogeno X”. È l’avvertimento del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, diffuso in un video in occasione della conferenza Mastering Immunity 2025 tenutasi a Singapore.

“La domanda non è se emergerà il patogeno X, ma se saremo pronti quando accadrà”, ha sottolineato Tedros, richiamando la necessità di un impegno globale per rafforzare la preparazione sanitaria. Il direttore generale ha ribadito l’importanza di ampliare la ricerca utilizzando prototipi di patogeni in grado di simulare il comportamento di intere famiglie virali, per comprenderne modalità di diffusione e strategie di contenimento. Centrale, secondo l’Oms, è anche lo sviluppo di una ricerca collaborativa e geograficamente diversificata.

Tedros ha ricordato che all’assemblea mondiale della sanità di quest’anno le nazioni hanno adottato lo storico Accordo Oms sulle pandemie, strumento di diritto internazionale che prevede impegni vincolanti per rafforzare ricerca, sviluppo e accesso equo a vaccini e contromisure mediche.

Fra le iniziative avviate, il Dg ha citato il programma per la tecnologia mRna in Sud Africa, lanciato nel 2022 e oggi condiviso con una rete di 15 Paesi partner. L’Oms, ha concluso, è al lavoro per promuovere consorzi di ricerca aperta che riuniscano scienziati, sviluppatori, finanziatori e regolatori con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo di strumenti contro future minacce pandemiche.

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