Rischio di depressione tra le persone esposte all’inquinamento dell’aria interna alle abitazioni

(da Univadis) Come indicato nel rapporto 2019 Global Burden of Disease, l'inquinamento atmosferico è uno dei principali fattori che contribuiscono all'onere globale delle malattie con 6,70 milioni di decessi, pari al 12% della mortalità totale, attribuibili all'inquinamento atmosferico esterno e interno. Una meta-analisi (12 studi; >61.000 partecipanti) ha mostrato un aumento significativo del 22% del rischio di depressione con l'esposizione all'inquinamento atmosferico indoor (rapporto di rischio [RR] 1,22 [1,13-1,31]; p<0,00001; I2=75%). Inoltre, lo studio ha riportato che l'esposizione a inquinanti atmosferici interni come i combustibili solidi era associata a un rischio significativamente maggiore del 20% di depressione (RR 1,20 [1,13-1,26]; I2=62%), mentre l'esposizione al fumo passivo non era significativamente associata alla depressione (RR 1,11 [0,87-1,41]; I2=80%). (Zhang X, Ding L, Yang F, et al. Association between indoor air pollution and depression: a systematic review and meta-analysis of cohort studies. BMJ Open. 2024;14(5):e075105. doi:10.1136/bmjopen-2023-075105 )  

Medici di famiglia e infermieri insufficienti da anni. Le principali criticità per Istat

(da Doctor33)   "La dotazione e l'invecchiamento del personale medico rappresentano criticità per il comparto della sanità, anche alla luce del futuro aumento della domanda di cure dovuto alla dinamica della popolazione". In particolare, sono i medici di medicina generale e gli infermieri le categorie che destano "maggiori preoccupazioni per le prospettive future". È quanto si legge in un passaggio della relazione del presidente dell'Istat, Francesco Maria Chelli, sentito in audizione in Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla Manovra. Nel 2022, ultimo anno per cui i dati sono disponibili, la dotazione complessiva di medici (generici e specialisti) in Italia è stata pari a 4,2 camici bianchi per mille abitanti, 0,2 punti in più rispetto al 2019. I medici specialisti costituiscono l'81% circa dei medici totali: nel 2022 sono 3,3 ogni mille residenti, 0,3 punti in più rispetto al 2019. Mentre i medici di medicina generale (Mmg) sono solo 6,7 per 10 mila abitanti e rappresentano il 15,7% dei medici totali. Le preoccupazioni relative a questa categoria, sono motivate dal fatto che i medici di medicina generale sono caratterizzati "da una struttura" che è spostata verso le "età prossime al pensionamento (sulla base dei dati Iqvia si stima che circa il 77% abbia 55 anni e più), da un trend decrescente (il numero è diminuito di oltre 6mila in 10 anni, da 45.437 nel 2012 a 39.366 nel 2022) e da un incremento significativo degli assistiti pro capite (da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022)", il che si traduce in un "forte aumento della percentuale di Mmg con più di 1.500 assistiti (in crescita dal 27,3% al 47,7% nell'arco di un decennio)". La dotazione è più bassa nelle regioni del Nord. Sulla quota di mmg con più di 1.500 assistiti, in particolare, si osserva una forbice amplissima, dal 71,0% in Lombardia al 22,4% in Sicilia. Per quel che riguarda il personale infermieristico, "il numero è da molti anni ritenuto insufficiente rispetto ai bisogni di salute della popolazione", rileva l'Istat. La dotazione nel 2022 è pari a 6,8 per mille abitanti, 0,4 punti in più rispetto al 2019. Tra le regioni si osserva un ampio divario, con una dotazione particolarmente bassa pari a 5,7 infermieri e ostetriche per mille residenti in Lombardia, Campania e Calabria e a 6 in Sicilia, mentre tassi significativamente più elevati si registrano in Molise (8,8), nelle province autonome di Bolzano e Trento (8,3), in Liguria (8,1) e in Umbria (8,0).

Giornata della Trasparenza

Il giorno 19 novembre p.v. presso la Sala Riunioni dell’Ordine, Viale Italia n.153, scala C, primo piano si terrà la "Giornata della Trasparenza 2024", in occasione dell’Assemblea ordinaria. Relatore: Dott.ssa Veronica Pasini, Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza.  

La Tbc principale minaccia infettiva, 8,2 milioni di casi nel 2023

(da DottNet)    Circa 8,2 milioni di persone hanno ricevuto una diagnosi di tubercolosi nel 2023, il numero più alto registrato dal 1995 a oggi. Il numero vede un notevole aumento rispetto ai 7,5 milioni segnalati nel 2022 e "pone nuovamente la Tbc come principale malattia infettiva potenzialmente mortale nel 2023, superando il Covid-19". Emerge dal 'Global Tuberculosis Report 2024' dell'Organizzazione mondiale della sanità, che evidenzia però anche la diminuzione dei decessi causati da questa malattia, passati da 1,32 milioni nel 2022 a 1,25 milioni nel 2023.
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Cambiamenti climatici, dalla Dengue al caldo estremo in aumento le minacce per la salute

(da Doctor33)    Le minacce per la salute causate dai cambiamenti climatici hanno raggiunto "livelli record". A lanciare l'allarme è la rivista 'The Lancet' sulla base dei risultati emersi dall'ottavo rapporto globale 'Lancet Countdown on Health and Climate Change'. Dati che spingono gli esperti a chiedere che i migliaia di miliardi di dollari spesi in combustibili fossili vengano reindirizzati alla protezione della salute, della vita e dei mezzi di sussistenza delle persone. Il rapporto rileva che in ogni Paese le persone affrontano minacce senza precedenti alla salute e alla sopravvivenza a causa del rapido cambiamento climatico. E 10 indicatori su 15 che monitorano questo fenomeno hanno raggiunto livelli preoccupanti. Nel 2023, le persone sono state esposte, in media, a 50 giorni in più di temperature pericolose per la salute rispetto a quanto sarebbe accaduto senza cambiamenti climatici. La siccità estrema ha colpito il 48% della superficie terrestre globale, il secondo livello più alto mai registrato, e la maggiore frequenza di ondate di calore e siccità ha interessato 151 milioni di persone in più, che hanno sperimentato un'insicurezza alimentare moderata o grave rispetto a quanto avveniva annualmente tra il 1981 e il 2010. Gli autori del report evidenziano come i governi e le aziende continuino ad 'alimentare il fuoco' del climate change con investimenti persistenti nei combustibili fossili, emissioni di gas serra legate all'energia ai massimi storici e anni di ritardi nell'adattamento, che stanno riducendo le possibilità di sopravvivenza delle persone in tutto il mondo. Quelli dell'ultimo report sono "i risultati più preoccupanti mai ottenuti nei nostri 8 anni di monitoraggio", avverte Marina Romanello, direttore esecutivo di The Lancet Countdown all'University College di Londra. "Ancora una volta, l'anno scorso sono stati battuti i record sui cambiamenti climatici, con ondate di calore estreme, eventi meteorologici mortali e incendi devastanti che hanno colpito persone in tutto il mondo. Nessuna persona o economia sul pianeta è immune dalle minacce per la salute derivanti dal cambiamento climatico". Èaumentata anche l'idoneità climatica alla diffusione di malattie infettive mortali trasmesse dalle zanzare. Ad esempio, il rischio di trasmissione della Dengue da parte delle zanzare Aedes albopictus è aumentato del 46% e dell'Aedes aegypti dell'11% nell'ultimo decennio (2014-2023) rispetto al 1951-1960. Nel 2023 è stato segnalato un record storico di oltre 5 milioni di casi di dengue in oltre 80 paesi/territori. Il rapporto sottolinea che le risorse finanziarie per raggiungere zero emissioni nette e garantire un futuro sano ci sarebbero. Eppure, governi e aziende li stanno spendendo in modi che stanno peggiorando il cambiamento climatico, denaro che potrebbe essere reindirizzato verso energia pulita e rinnovabile e attività che giovano alla salute, ai mezzi di sussistenza e al benessere delle persone. Gli autori sostengono che i risultati devono imporre una trasformazione globale dei sistemi finanziari incentrata sulla salute, spostando le risorse dall'economia basata sui combustibili fossili verso un futuro a zero emissioni, che porterà rapidi benefici economici e sanitari attraverso un migliore accesso all'energia e alla sicurezza, aria e acqua più pulite, diete e stili di vita più sani e opportunità di lavoro più sostenibili.

Il genere influisce sui gusti a tavola: uomini attratti da carni rosse e spuntini notturni

(da Nuitrienti e Supplementi - riproduzione parziale)   Il genere detta le preferenze a tavola che, a loro volta, possono influenzare la salute sessuale maschile. Questo quanto ribadito di recente a Milano nel corso di un workshop su nutrizione e benessere maschile organizzato dalla Società italiana di andrologia (Sia). “Sempre più numerose evidenze scientifiche mostrano che le preferenze alimentari sono fortemente influenzate dal genere”, spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia “Gli uomini sono più propensi a consumare cibi ricchi di grassi, carni rosse o lavorate, come insaccati industriali o artigianali, probabilmente perché il testosterone attiva un sistema che è quello della dopamina, un neurotrasmettitore cerebrale che genera una maggiore sensazione di forza e aggressività. Tuttavia, cedere a queste inclinazioni, dettate in parte dalla biologia e in parte dalla cultura, può avere un impatto sulla salute maschile, esponendo gli uomini a un maggior rischio di sviluppare una serie di condizioni che possono minare la sfera intima. La dieta è infatti strettamente legata alla salute sessuale maschile”. Su questo fronte, uno studio condotto dall’Università telematica San Raffaele Roma e dall’Irccs San Raffaele Roma, recentemente pubblicato sulla rivista 'Frontiers in Nutrition', ha dimostrato che gli uomini sono attratti dalla carne rossa e lavorata, e tendono a mangiare di più in orari sfasati, velocemente e fuori casa. Tutte inclinazioni che possono avere un impatto sulla salute maschile più in generale e, in particolare, su quella sessuale: cattive abitudini alimentari, oltre ad aumentare il rischio di sviluppare una serie di condizioni, come obesità e problemi cardiovascolari, possono infatti compromettere le relazioni intime. Al contrario, secondo uno studio della New York University Grossman School of Medicine e della Harvard TH Chan School of Public Health, pubblicato sulla rivista 'Cancer', una dieta a base di vegetali riduce il rischio di disfunzione erettile, anche negli uomini più vulnerabili a causa di un tumore alla prostata. Lo studio, condotto su oltre 3.500 uomini con una diagnosi di tumore alla prostata, ha dimostrato che una dieta più ricca di frutta e verdura è legata a punteggi dall'8 all'11% più alti nelle misure di salute e funzione sessuale rispetto a quelli ottenuti dagli individui che seguono una dieta con maggior prevalenza di carni rosse e latticini. Allo stesso modo, i risultati dello studio hanno rivelato punteggi migliori fino al 13% relativi alla salute ormonale, che valuta sintomi come bassa energia e depressione. Anche il momento della giornata in cui il cibo viene assunto può avere ripercussioni metaboliche negative.   “Gli uomini tendono a essere late eaters, cioè mangiatori notturni, quando i livelli di cortisolo sono più bassi”, conferma Palmieri. “Ciò comporta orari sfasati con quello biologico e un rischio maggiore di sviluppare obesità. Proprio come per il più noto ciclo sonno-veglia, che viene gestito dall’orologio biologico situato nell’ipotalamo, anche gli altri ritmi, tra cui la fame, vengono stabiliti da un orologio interno scandito dai cambiamenti del metabolismo che intervengono nel corso della giornata. Ecco perché per mantenere un peso normale è importante sincronizzare il momento in cui assumiamo i pasti con il nostro timer interno, concentrando il consumo dei cibi nella prima parte della giornata quando i livelli di cortisolo sono più alti ed è maggiore la richiesta energetica quotidiana”, conclude il presidente Sia.

Influenza, il virus australiano è in Italia. Coperture vaccinali sotto soglia minima

(da Doctor33)    “La copertura vaccinale in Italia, come in molti altri Paesi, è ancora sotto la soglia minima raccomandata. I risultati della scorsa campagna, 2023-2024, mostrano una disaffezione della popolazione generale, ma il dato più significativo che merita attenzione riguarda la copertura degli anziani, che sono tra le persone più fragili, diminuita del 3,4% rispetto alla stagione precedente". Il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo al 57esimo Congresso nazionale della Società italiana d'igiene (Siti), ribadisce l’importanza della vaccinazione, soprattutto per i soggetti più fragili. Schillaci fa sapere che “per garantire una maggiore offerta attiva, in modo particolare alle persone a rischio, e facilitare la tempestiva adesione alla campagna avviata all'inizio di ottobre, abbiamo indicato alle regioni la necessità di favorire la massima sinergia tra i dipartimenti di prevenzione, i medici di medicina generale, i pediatri e i farmacisti. Come ogni anno, inoltre, a breve partirà la campagna di comunicazione del ministero della Salute". Una campagna, conclude, "che vuole veicolare un messaggio semplice e molto diretto: il servizio sanitario nazionale offre la possibilità agli anziani e ai soggetti al rischio di vaccinarsi gratuitamente per proteggerli da complicanze legate all'influenza", malattia "che, non dobbiamo mai smettere di ricordarlo, per alcune persone può avere un decorso molto complesso. Inoltre, in un momento in cui si parla tanto di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, ricordiamo quanto l'impatto delle vaccinazioni in termini di riduzione degli accessi al pronto soccorso e di ricoveri ospedalieri ci può dare". Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione di Igiene e medicina preventiva dell'università Statale di Milano, fa sapere, intanto, che sono già stati isolati “diversi virus”. Fa sapere, ad esempio, che il virus H3N2, ribattezzato 'australiano', è già arrivato in Italia, ma "al momento i casi sono davvero sporadici". Se l'azienda ospedaliero universitaria di "Novara ha isolato un virus H1N1", già ben noto al nostro sistema immunitario, "anche in Lombardia ci sono stati isolamenti sporadici ed è stato rilevato l'H3N2", riferisce il virologo. "In Australia hanno circolato entrambi, sia H1N1 che H3N2, però ha prevalso quest'ultimo. Si tratta di una nuova variante più immunoevasiva, che quindi potrà dare più casi", ribadisce Pregliasco. L'esperto ricorda "l'importanza della vaccinazione" e conferma le sue previsioni sull'Australiana e sul mix di patogeni che circoleranno con lei: "Se la scorsa stagione abbiamo contato in Italia 14,5 milioni di casi di sindromi simil-influenzali, comprensivi cioè di influenza vera e propria, Covid, virus respiratorio sinciziale (Rsv) e altri virus 'cugini', quest'anno ci attendiamo gli stessi valori o un po' di più". Circa 15 milioni di connazionali potrebbero sperimentare gli effetti dell'onda in arrivo.

Dall’analisi dello smalto dei denti, informazione sullo stato di salute dell’uomo nel tempo

(da Quotidiano Sanità)   I livelli di due proteine immunitarie incorporate nello smalto dei denti, l’immunoglobulina G e la proteina C-reattiva, potrebbero rivelare informazioni utili a capire meglio la salute delle popolazioni umane, dall’antichità all’era moderna. A sostenerlo, sul 'Journal of Archaeological Science', è un team guidato da Tammy Buonasera, dell’University of Alaska Fairbanks (USA). “Queste proteine sono presenti nello smalto dei denti e sono qualcosa che possiamo usare per studiare la salute biologica e, potenzialmente, quella emotiva delle popolazioni umane del passato”, afferma l’autrice principale dello studio, Tammy Buonasera, assistente professore presso l’Università dell’Alaska Fairbanks. “L’analisi delle proteine immunitarie nello smalto non è mai stata fatta prima e questo apre le porte allo studio della malattia e della salute in passato in modo più mirato di quanto possiamo fare oggi.” Il gruppo ha testato la presenza e la quantità delle due proteine nello smalto dei denti su tre gruppi di persone di etnie e condizioni diverse: gli anziani Ohlone (nativi stanziali delle coste della California) della fine del 1700, che avevano alti tassi di mortalità, stress e malattie infettive; i coloni europei della fine del 1800, che avevano una durata di vita più breve rispetto alle popolazioni odierne; cadetti militari. Dall’analisi è emersa una stretta corrispondenza tra alti livelli di stress e malattia nella popolazione indigena (gli Ohlone) e alti livelli delle due proteine nei loro denti, fenomeno che non era evidenziabile negli altri due gruppi. Questo nuovo modo di analizzare i denti potrebbe consentire agli scienziati di esaminare più nel dettaglio le esperienze umane storiche e preistoriche, sia perché i denti si formano durante diverse fasi dello sviluppo dell’essere umano, sia perché le malattie potrebbero lasciare traccia sullo scheletro e, in ultimo, perché lo smalto dei denti tende a degradarsi molto più lentamente rispetto ad altri tessuti del corpo. Oltre ad acquisire nuove informazioni sulla vita dei nostri avi, dunque, il metodo pensato dai ricercatori dell’University of Alaska Fairbanks ha il potenziale di approfondire gli effetti su stress, malattie e stile di vita nelle varie popolazioni e nell’uomo moderno. “Lo smalto dei denti può fornirci una registrazione, dalla nascita alla prima età adulta, dello stato di salute di una persona”, conclude Tammy Buonasera.

Riduzione crediti ECM per eventi alluvionali Emilia-Romagna 2023

Si informa che sul sito del COGEAPS, accedendo nell’area riservata con lo SPID, https://application.cogeaps.it/login , è possibile caricare la Riduzione crediti ECM per eventi alluvionali Emilia-Romagna 2023 selezionando "esoneri, esenzioni ed altre riduzioni" poi clicccare su “aggiungi altre riduzioni”  all’interno del quale è possibile fleggare riduzione per eventi alluvionali Emilia-Romagna, Marche e Toscana 2023 successivamente indicando se si è residente o se si prestava attività lavorativa. Eventualmente contattare la Segreteria dell’Ordine per ulteriori chiarimenti.

Sciatica, l’agopuntura funziona?

(da Univadis)   Arriva dalla Cina, e ciò non meraviglia, un nuovo studio a supporto dell’agopuntura come opzione terapeutica per i pazienti che soffrono di sciatica a causa di un’ernia del disco. Quello che forse non ci si aspetta è che sia uno studio clinico randomizzato controllato.
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Libri ricevuti – Paolo Tordi: messaggi da un’altra dimensione – di Anna Maria Tordi

Continuiamo le recensioni dei libri scritti dai colleghi medici ed odontoiatri che cortesemente inviano i frutti del la loro attività letteraria al nostro Ordine,  come richiediamo da anni.  Questa volta tocca a un libro di Anna Maria Tordi, una collega che ha lavorato in Ausl Cesena fino al 2006. Il suo libro, edito per i tipi del Ponte Vecchio di Cesena, è dedicato al fratello Paolo, conosciutissimo pilota di moto morto in un incidente di gara nel 1976 Nel toccante, commovente testo, Anna Maria ci parla delle comunicazioni tra lei ed il fratello deceduto, iniziate nel 1994 e finite due anni dopo, messaggi ricevuti attraverso un'amica che fungeva da transfer, scrivendo quello che "sentiva arrivare" per Anna Maria. Quello che si legge è la espressione dell'amore di un figlio per i suoi genitori, di un fratello per la sorella minore, di una persona serena e in pace, nonostante la morte traumatica e dolorosa. Questa persona esprime il suo amore e il suo credo con riferimenti certi e indiscutibili. Sembra, insomma, proprio Paolo Tordi quello che per due anni ha comunicato con la sorella, che ha messo tutto nel suo libro, come prova di qualcosa a cui si può anche non credere, ma che rimane una meravigliosa testimonianza dell'amore tra fratelli. Pagine indubbiamente da leggere e meditare

Specialisti esterni, modulo per il tetto al contributo del 4%

Si riceve da ENPAM e si pubblica. Gentilissimi, come noto, i professionisti beneficiari del contributo del 2%, previsto dall’articolo 1, comma 39 della legge n. 243/2004, sono tenuti a versare, tramite le strutture accreditate con le quali collaborano, un contributo pari al 4% del fatturato imponibile determinato ai sensi della predetta normativa, al netto degli abbattimenti applicabili. Per opportuna condivisione trasmettiamo in allegato la circolare esplicativa relativa al contributo del 4%, inviata ai professionisti interessati e alle strutture accreditate.Ai professionisti vengono rese note le modalità operative e i termini per l’esercizio dell’opzione per limitare il contributo del 4%.Alle strutture accreditate, invece, vengono indicati i termini e modalità della dichiarazione e del versamento contributivo. Cordiali saluti   CIRCOLARE ENPAM   Servizio Rapporti con gli Iscritti e con gli OO.MM. Fondazione E.N.P.A.M. Piazza Vittorio Emanuele II, 78 00185 Roma

Anche allenarsi solo nel weekend protegge la salute

(da DottNet)   Un nuovo studio pubblicato sulla rivista 'Nature Aging'  svela che anche concentrando una buona parte dell’attività fisica raccomandata nel fine settimana, quando si ha più tempo libero, gli effetti benefici rimangono inalterati, almeno se parliamo della salute del cervello. La ricerca arriva dalla Cina, ed è basata sull’analisi dei dati relativi a oltre 75mila persone custoditi nella Uk Biobank, un ampio database di dati sanitari dedicato allo studio degli effetti dei comportamenti modificabili sulla salute. L’età media delle persone coinvolte nello studio era di 62 anni, e per tutti erano disponibili le informazioni raccolte da un fit tracker, con cui è stato possibile ricostruire la quantità di moto effettuata da ciascuno nell’arco della settimana. In base ai dati sull’attività fisica settimanale, i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: sedentari, persone che non raggiungevano i 150 minuti di attività fisica raccomandati dalle linee guida; attivi, chi riusciva ad accumulare i 150 minuti di esercizio spalmandoli su tutta la settimana; “weekend warriors”, persone che raggiungevano i 150 minuti di attività fisica, ma concentrando oltre il 50% dell’esercizio nel fine settimana.  La ricerca ha potuto seguire i partecipanti per una media di 8,4 anni, tracciando l’insorgenza di patologie neurologiche e problemi di salute mentale. I dati sono quindi stati analizzati, aggiustandoli per tenere conto di fattori come sesso, età, consumo di alcolici o fumo di sigarette, che possono influenzare il rischio di sviluppare problemi di salute. I risultati hanno dimostrato che rispetto alle persone inattive, i weekend warrios hanno un rischio inferiore del 26% di sviluppare una qualche forma di demenza, il 21% di probabilità in meno di essere colpiti da ictus e un 45% in meno di soffrire di Parkinson. Sul fronte della salute mentale, l’allenamento nel weekend abbasserebbe del 40% il rischio di soffrire di depressione e del 37% quello di soffrire di ansia, rispetto all’inattività. Anche se non si trova il tempo per allenarsi regolarmente, insomma, qualunque sforzo si riesce a fare – anche uno o due giorni a settimana – sembra ripagare in pieno sul fronte della salute. (https://www.nature.com/articles/s43587-024-00688-y)

La carie dentale potrebbe essere una minaccia silenziosa per il cuore

(da Univadis)   La perdita dei denti è spesso lo stadio finale di malattie orali come la carie dentale e la malattia parodontale ed è stata collegata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e a tassi di mortalità più elevati, soprattutto in presenza di malattia parodontale. La carie dentale, uno dei problemi di salute più comuni a livello globale, colpisce più del 20% degli adulti nei soli Stati Uniti. A differenza della malattia parodontale, che è principalmente associata a un'infiammazione cronica, la carie dentale deriva da infezioni batteriche che distruggono gradualmente i denti, spesso raggiungendo la polpa dentale e causando sintomi evidenti. Alcuni di questi batteri, tra cui lo Streptococcus mutans, sono stati rilevati anche nelle valvole cardiache e nelle placche ateromatose, suggerendo un potenziale ruolo nello sviluppo dell'aterosclerosi. Sebbene le malattie parodontali siano più comunemente associate a eventi cardiovascolari maggiori a causa dell'infiammazione sistemica cronica di basso grado, l'esatta portata di questo rischio rimane incerta. ARIC e la sua coorte dentale L'Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) Study, un ampio studio epidemiologico prospettico a lungo termine, ha fornito preziose indicazioni sul legame tra salute dentale e malattie cardiovascolari. Uno dei risultati principali dello studio è stato che la cura regolare dei denti può ridurre il rischio di ictus ischemico del 23%.   Tra gli 11.656 partecipanti alla coorte ARIC, solo 6351 si sono sottoposti a un esame dentistico completo tra il 1996 e il 1998. Questo esame ha rilevato e quantificato le carie dentali, compresi i denti mancanti e otturati, per valutare l'entità della malattia orale.   I partecipanti sono stati seguiti fino al 2019 e lo studio ha monitorato gli esiti della salute cardiovascolare e la mortalità. I dati sono stati poi analizzati tenendo conto dei potenziali fattori confondenti. Aumento del rischio di ictus e mortalità La presenza anche di una sola carie dentale è stata associata a un rischio maggiore di ictus e mortalità. In particolare, i soggetti affetti da carie dentali presentano un rischio di ictus aumentato del 40% (hazard ratio aggiustato [aHR], 1,40; 95% CI 1,10-1,79) e un rischio di morte più elevato del 13% (aHR, 1,13; 95% CI, 1,01-1,26). Questa associazione non si estende agli eventi cardiovascolari legati alla malattia coronarica (aHR 1,13; 95% CI, 0,93-1,37). Pubblicità Il legame tra carie dentale e ictus ischemico è risultato significativamente più forte negli afroamericani che nei caucasici(P = .0001). Inoltre, il rischio di ictus e di morte è aumentato con il numero di superfici dentali difettose, siano esse cariose, mancanti o otturate. Per ogni superficie difettosa, il rischio di ictus è aumentato leggermente (aHR, 1,006; 95% CI, 1,001-1,011), così come il rischio di morte (aHR, 1,003; 95% CI, 1,001-1,005). Tuttavia, non è stata osservata alcuna connessione significativa tra superfici difettose ed eventi correlati alla malattia coronarica.  È stato dimostrato che la cura regolare dei denti riduce di cinque volte il rischio di sviluppare carie dentali (odds ratio aggiustato, 0,19; 95% CI, 0,16-0,22; P < .001).   Le carie dentali sono state collegate a un aumento del rischio di mortalità e di ictus, anche se una relazione causale diretta rimane incerta. Nonostante la natura longitudinale di questo studio prospettico che ha coinvolto oltre 6.000 partecipanti, i risultati non sono in grado di dimostrare il rapporto di causalità. Questi risultati sottolineano l'importanza di un'assistenza odontoiatrica regolare per mitigare potenzialmente questi rischi. Sebbene la riduzione del numero di carie sia necessaria, da sola potrebbe non essere sufficiente per affrontare completamente gli esiti sanitari associati. (https://www.nhlbi.nih.gov/science/atherosclerosis-risk-communities-aric-study)
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