Diabetologi: “Stop al cibo che ammala”. Appello di Amd all’industria alimentare

(da Nutrienti e Supplementi)    L’Associazione medici diabetologi (Amd) ha lanciato un monito senza precedenti all’industria alimentare, chiedendo un radicale cambio di rotta verso la produzione di cibi più salutari. L’appello, presentato di recente in occasione dell’apertura del XXV Congresso nazionale Amd a Bologna, mira a fermare un modello produttivo che è ritenuto corresponsabile nel favorire patologie croniche dilaganti come il diabete e l’obesità. Per la prima volta, specialisti quotidianamente impegnati nel fronteggiare il diabete non si limitano a fornire consigli ai pazienti, ma rivolgono il loro sguardo e la loro richiesta di assunzione di responsabilità concreta direttamente a chi produce il cibo.  Le richieste – L’appello, firmato da Amd, Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo e da Slow Food Italia, chiede poche e semplici modifiche essenziali:

– ridurre il grado di processazione degli alimenti;

– limitare l’uso di additivi superflui;

– contenere l’uso di zuccheri aggiunti e di sale;

– rivedere i sistemi di conservazione dei prodotti;

– promuovere un marketing più veritiero e trasparente.

In sintesi, i diabetologi chiedono etichette più comprensibili, caratterizzate da liste ingredienti più corte e chiare.

Il Presidente Amd, Riccardo Candido, ha sottolineato che numerosi studi epidemiologici dimostrano come le attuali abitudini alimentari dominanti siano strettamente associate a patologie croniche gravi, tra cui obesità, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tumori. A destare particolare preoccupazione sono l’eccesso di zuccheri, specialmente nelle bevande, l’elevata densità calorica dei cibi pronti, l’uso di grassi idrogenati e sale per migliorarne il gusto e l’abuso di additivi per prolungarne la conservazione. “L’allarme, sia scientifico che sanitario, è chiaro: riguarda il benessere delle generazioni presenti e future,” ha dichiarato Candido. “Con questo appello chiediamo all’industria alimentare di essere alleata della prevenzione, perché il cibo può e deve diventare un veicolo di salute”.

Innovazione e responsabilità sociale –  L’industria alimentare, secondo l’appello, deve orientare l’innovazione verso prodotti più sani. Silvio Barbero dell’Università di Pollenzo ha rilanciato questa sfida, sostenendo che per l’industria è il momento di assumersi responsabilità concrete, privilegiando ingredienti naturali e processi produttivi e distributivi sostenibili. “Il cambiamento è possibile,” ha aggiunto Barbero. “Salute e competitività possono andare di pari passo. Non si tratta di tornare indietro, ma di guardare avanti”.

L’Assemblea del nostro Ordine approva il bilancio di Previsione

L’Assemblea dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Forlì-Cesena, tenutasi il 18 Novembre, ha approvato all’unanimità sia le variazioni del Bilancio Consuntivo 2025 che il Bilancio di Previsione delle entrate e delle spese per l’anno finanziario 2026, presentate e commentate dal Tesoriere Fabio Balistreri.   Nel bilancio di esercizio 2025 sono previsti quasi 135 mila euro di avanzo di amministrazione (per l’esattezza 134.984 €)  che saranno utilizzati a vantaggio dei colleghi e della nostra attrezzatura tecnica, come da Relazione del Presidente allegata sotto.  In conclusione della assemblea, il collega Luigi Ceccaroni ha illustrato come il nostro Ordine applica al suo interno le norme della trasparenza amministrativa e contabile.

Relazione programmatica Presidente 2026

UNA GIORNATA PARTICOLARE MAURIZIO BUFALINI A 150 ANNI DALLA MORTE Sabato 22 novembre 2025 Cesena

Si informano i Colleghi delle iniziative che si terranno il 22 novembre a Cesena per celebrare il grande clinico medico cesenate Maurizio Bufalini (1787-1875) a centocinquanta anni dalla morte.

Di esse fa parte anche una mostra, allestita nella Sala Piana della Biblioteca Malatestiana di Cesena, dedicata a Bufalini dove saranno esposti alcuni documenti che lo riguardano (libri, manoscritti, strumenti, etc.) custoditi in biblioteca Malatestiana.

Locandina

Paracetamolo in gravidanza, un nuovo studio smentisce l’allarme: “Nessuna prova di legame con autismo o ADHD

(da Sanitainformazione.it)   Nessuna evidenza robusta collega l’assunzione di paracetamolo in gravidanza allo sviluppo di disturbi del neurosviluppo nei figli, come autismo o ADHD. A ribadirlo è un gruppo internazionale di ricercatori provenienti da Regno Unito, Spagna e Australia, in un’ampia revisione pubblicata sul ‘British Medical Journal’. Lo studio è nato come risposta diretta alle dichiarazione del presidente USA Donald Trump che a settembre aveva invitato le donne in gravidanza a non usare l’acetaminofene, sostenendo rischi di autismo nei bambini esposti al farmaco in utero. L’annuncio aveva suscitato forte preoccupazione tra le gestanti e tra i genitori di bambini con autismo. Gli autori della revisione hanno però chiarito che “le prove oggi disponibili non dimostrano un legame chiaro tra esposizione al paracetamolo in utero e autismo o ADHD nei bambini”. Al contrario, sospendere il trattamento in caso di febbre alta può avere conseguenze dannose per la gravidanza.

Una revisione delle revisioni –  Per fare chiarezza, i ricercatori hanno condotto una ‘umbrella review’, ovvero una revisione generale delle revisioni sistematiche già pubblicate, con l’obiettivo di valutare la qualità e la solidità complessiva delle evidenze disponibili. L’analisi si basa su un protocollo registrato su PROSPERO e ha seguito le linee guida PRIOR (Preferred Reporting Items for Overviews of Reviews). Sono stati consultati i principali database scientifici, da Medline a Cochrane, fino alla letteratura grigia, senza limiti linguistici. In totale, sono state individuate nove revisioni sistematiche che includevano 40 studi osservazionali (37 coorti, 2 studi caso-controllo e 1 studio ecologico). Quattro revisioni contenevano anche meta-analisi. Per garantire la qualità metodologica, gli autori hanno utilizzato lo strumento AMSTAR 2, che valuta elementi critici come la registrazione del protocollo, la strategia di ricerca, la gestione dei bias e l’uso corretto dei metodi statistici. Risultato? L’affidabilità complessiva delle prove è stata classificata da bassa a criticamente bassa.

Effetti apparenti spiegati da fattori familiari –  Tutte le revisioni analizzate hanno segnalato un’associazione – da possibile a forte – tra assunzione di paracetamolo e rischio di autismo o ADHD. Tuttavia, sette su nove hanno invitato alla cautela: le correlazioni osservate potrebbero riflettere fattori genetici e ambientali condivisi nelle famiglie, piuttosto che un vero effetto del farmaco. Quando gli studi hanno tenuto conto di variabili come la salute mentale dei genitori, il loro stile di vita o la predisposizione genetica, l’associazione è scomparsa o si è ridotta significativamente. In altre parole, gran parte del rischio apparente può dipendere da confondenti non controllati, come condizioni mediche preesistenti o fattori socio-economici.

Il paracetamolo resta raccomandato in gravidanza –  Il paracetamolo, o acetaminofene, resta il trattamento di riferimento per febbre e dolore in gravidanza, raccomandato da tutte le principali agenzie regolatorie, tra cui l’Agenzia europea dei medicinali (EMA), la UK MHRA e la Therapeutic Goods Administration australiana. A seguito delle dichiarazioni di Trump, gli enti regolatori e le società scientifiche internazionali hanno rinnovato l’invito alle donne in gravidanza a consultare il proprio medico e a basarsi su informazioni scientifiche e aggiornate. “Le donne devono essere rassicurate — sottolineano gli autori — e incoraggiate a utilizzare il paracetamolo quando necessario, alle dosi più basse efficaci e per il minor tempo possibile”.

Servono studi di qualità più elevata –  Gli studiosi riconoscono alcuni limiti: le revisioni differivano per metodi, criteri e qualità dei dati, e non è stato possibile analizzare nel dettaglio il ruolo di dosi e tempi di esposizione. Inoltre, le analisi si sono concentrate soltanto su autismo e ADHD, senza includere altri possibili esiti neurologici. Nonostante ciò, gli autori concludono che le prove attuali non supportano un nesso causale tra l’uso di paracetamolo in gravidanza e lo sviluppo di disturbi del neurosviluppo. “L’attuale base di evidenze è insufficiente per collegare definitivamente l’esposizione in utero al paracetamolo con autismo o ADHD”, si legge nell’articolo. “Servono studi di alta qualità, capaci di controllare in modo rigoroso i fattori confondenti familiari e ambientali”. In sintesi: il paracetamolo resta un farmaco sicuro, se usato responsabilmente e sotto indicazione medica, anche in gravidanza.

(https://www.bmj.com/content/391/bmj-2025-088141?utm)

Capelli bianchi: non solo un segno del tempo, ma un meccanismo di difesa contro il cancro

(da Sanitainformazione.it)   I capelli bianchi non sono semplicemente un segno estetico dell’invecchiamento. Le cellule staminali che risiedono nel bulbo pilifero e che danno origine ai melanociti, responsabili della pigmentazione di pelle e capelli, possono attivare un meccanismo di difesa contro il cancro. Lo studio, pubblicato su ‘Nature Cell Biology’ e condotto dai ricercatori Emi Nishimura e Yasuaki Mohri ha dimostrato che, quando queste staminali rilevano danni gravi al DNA, come le rotture del doppio filamento, si differenziano irreversibilmente e vengono eliminate. Questo processo, mediato dalle molecole segnale p53 e p21, determina l’ingrigimento dei capelli e allo stesso tempo riduce il rischio di sviluppare melanoma.

Stress cellulare e destini opposti – Non tutti gli stress cellulari conducono allo stesso esito. L’esposizione a agenti cancerogeni, come i raggi ultravioletti B, può invece bloccare questo processo di “autoeliminazione” e mantenere la capacità delle staminali di autorinnovarsi e proliferare. Tale effetto è mediato dalla molecola Kit, prodotta dall’epidermide, che guida le staminali verso un destino potenzialmente tumorale. “La stessa popolazione di cellule staminali può seguire destini opposti, tra esaurimento o espansione, a seconda del tipo di stress e dei segnali del microambiente – spiega Nishimura -. Questo ridefinisce l’ingrigimento dei capelli e lo sviluppo del melanoma non come eventi separati, ma come esiti divergenti della risposta delle staminali allo stress”.

Il ruolo dell’exposome – Come descritto dai ricercatori nell’abstract della pubblicazione, il destino delle cellule staminali dei melanociti è influenzato non solo dalla genetica e dai danni al DNA, ma anche dall’insieme delle esposizioni ambientali vissute durante la vita, definito exposome. Questa interazione tra fattori genetici e ambientali determina se le staminali seguiranno un percorso di esaurimento, con capelli bianchi come manifestazione, o di espansione, con un aumento del rischio tumorale.

Implicazioni per prevenzione e terapie – Comprendere i meccanismi che regolano le scelte delle staminali potrebbe offrire nuove strategie per prevenire e curare il melanoma, uno dei tumori cutanei più aggressivi. L’ingrigimento dei capelli, quindi, può essere interpretato non solo come segnale estetico o anagrafico, ma anche come indice del corretto funzionamento dei sistemi di difesa cellulare contro i danni genetici e le esposizioni ambientali dannose.

Plastica e cardiotossicità, è confermato il legame

(da M.D.Digital)   L’annosa domanda se la plastica abbia o meno effetti tossici sul cuore ha trovato una risposta significativa in una recente ricerca condotta dal College of Medicine dell’Università di Cincinnati. Lo studio ha rivelato che l’esposizione quotidiana al bisfenolo A (Bpa), una sostanza chimica ampiamente diffusa nella plastica e nei prodotti per la cura personale, è legata a cambiamenti nel sistema elettrico del cuore.  Il contesto è preoccupante: studi precedenti hanno dimostrato che quasi il 90% degli americani presenta livelli rilevabili di Bpa nel proprio organismo.  Il Bpa rientra nella categoria dei fenoli ambientali, un’ampia varietà di sostanze chimiche presenti nei prodotti che tocchiamo ogni giorno. Come spiegato da Hong-Sheng Wang, professore presso il Dipartimento di Farmacologia, Fisiologia e Neurobiologia, il Bpa è l’esempio più noto di questi fenoli.  Il Bpa è incredibilmente pervasivo. Lo si può trovare nelle bottiglie d’acqua, nei rivestimenti delle lattine di cibo, nelle ricevute dei registratori di cassa, nelle lenti degli occhiali e persino nei biberon e nel trucco.
Per condurre questa indagine, i ricercatori hanno studiato un campione di 600 persone. Attraverso l’analisi dei test delle urine e degli Ecg hanno stabilito che una maggiore esposizione al Bpa era associata a modifiche nei ritmi cardiaci.
Rischio immediato e popolazioni vulnerabili  – Jack Rubinstein, cardiologo UC Health e professore presso la Divisione di Salute e Malattia Cardiovascolare, ha sottolineato come la conduzione elettrica ci mantenga “letteralmente in vita”. Tuttavia, il Dr. Rubinstein ha anche rassicurato che gli individui sani non dovrebbero essere influenzati da questo fenomeno. Il rischio potenziale di cambiamenti significativi si concentra su persone che sono geneticamente predisposte o che sono più anziane.
Il primato dello studio e le prospettive future –  Questo è il primo grande studio condotto sull’uomo che stabilisce un collegamento tra sostanze chimiche comuni, come il Bpa, e le alterazioni nel funzionamento del sistema elettrico cardiaco. I ricercatori hanno già delineato i passi successivi: la priorità sarà studiare in maniera più approfondita chi potrebbe essere maggiormente a rischio e, soprattutto, come poter ridurre l’esposizione quotidiana a queste sostanze pervasive.

Adolescenti italiani, meno cannabis e sigarette tradizionali, ma è boom di nicotina elettronica e psicofarmaci. I risultati del rapporto Espad

Online il nuovo report coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, con i dati raccolti nel 2024 su un campione di oltre 20.000 studenti delle scuole superiori. Cala l’uso di sostanze illegali classiche, ma crescono nuove abitudini e dipendenze. Il consumo di psicofarmaci senza ricetta è quasi ai massimi storici, soprattutto tra le ragazze. Il gioco d’azzardo non è mai stato così diffuso. Permangono forti differenze territoriali   Leggi L’articolo completo al LINK

 

Bonus mamme da 480 euro, ecco come fare domanda

(da Enpam.it)   Anche le dottoresse iscritte all’Enpam possono presentare domanda entro il 9 dicembre per il nuovo bonus mamme pagato dallo Stato. La modalità e i termini per richiedere il bonus sono stati precisati nella circolare 139 dell’Inps, che è l’ente incaricato a gestire questo beneficio pubblico.

CHI HA DIRITTO AL BONUS  – Hanno diritto ai 40 euro per ogni mese lavorato nel 2025, le professioniste iscritte all’Enpam con almeno due figli, con reddito libero professionale o da lavoro dipendente fino a 40mila euro annui.  Chi ha due figli ha diritto al bonus solo se il più piccolo ha meno di 10 anni, mentre per le lavoratrici con tre o più figli è sufficiente che uno sia minorenne.  L’unica eccezione riguarda le dipendenti assunte a tempo indeterminato che hanno tre o più figli, le quali non possono chiedere il bonus perché hanno diritto alla misura più favorevole della decontribuzione.

COME FARE DOMANDA  – Secondo le indicazioni fornite da Inps nel messaggio 3289 dello scorso 31 ottobre, la domanda può essere fatta tramite il sito web dell’istituto pubblico www.inps.it, accedendo tramite identità digitale.  Dalla pagina web dell’Inps, il percorso da seguire è: Sostegni, Sussidi e Indennità > Esplora Sostegni, Sussidi e Indennità > Per genitori > Vedi tutti i servizi > Nuovo Bonus mamme. In alternativa è sufficiente digitare “Nuovo bonus mamme” nel campo di ricerca che si trova già nella homepage.  La domanda può essere presentata anche tramite il Contact center dell’Inps (telefono 06.164.164)oppure tramite patronato.  Il termine per la presentazione delle domande, come accennato, è il 9 dicembre 2025.  Per chi matura i requisiti per accedere al bonus dopo tale data ed entro la fine del 2025, il termine per la presentazione della domanda diventa il 31 gennaio 2026.

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