Codice della strada, Salvini: chi assume farmaci prescritti può guidare

(da DottNet)     “Chi sta usando i farmaci sotto prescrizione medica può tranquillamente guidare. Come faceva l’anno scorso”. Lo ha ribadito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, durante una ‘diretta social’.  “Ovviamente ci sono farmaci che impediscono di guidare nelle ore successive – ha aggiunto – però esattamente come l’anno scorso chi prende dei farmaci oncologici, chi prende farmaci con dei cannabinoidi, chi ha farmaci con oppiacei, ovviamente con prescrizione medica, può tranquillamente guidare”. “Abbiamo istituito un tavolo tecnico proprio per andare incontro alle centinaia di migliaia di pazienti che dietro somministrazione medica usano dei farmaci” ha concluso.

Asl condannata per cure non volute, 84enne non riusciva più a parlare, mangiare e bere

(da DottNet)    Il tribunale di Trieste ha condannato l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) «per il mancato rispetto delle decisioni di un paziente, rappresentato dalla figlia, sua amministratrice di sostegno», il quale aveva esercitato il diritto a rifiutare le cure anche se salvavita.  Lo rende noto l’associazione Luca Coscioni. Il caso – riporta la nota – riguarda Claudio de’ Manzano, 84 anni, colpito da ictus nel dicembre 2018. «Ricoverato presso la Stroke Unit dell’Ospedale di Cattinara di Trieste, è rimasto gravemente leso nella parte destra del corpo, non riusciva a parlare, a mangiare né a bere autonomamente ed era nutrito e idratato artificialmente.

De’ Manzano aveva espresso con chiarezza la volontà di non proseguire trattamenti sanitari. Nonostante tale volontà fosse stata ribadita dalla figlia, Asugi ha continuato a somministrare cure non volute e ha opposto resistenza alla richiesta di sospensione delle stesse e di dimissioni del paziente negando così il suo trasferimento presso altra struttura».  La sentenza ha riconosciuto «la violazione da parte di Asugi del diritto costituzionale all’autodeterminazione in ambito terapeutico» e ha condannato l’azienda al risarcimento dei danni patiti per 25mila euro. «Il presidente Fedriga chieda scusa a nome della Regione e si adoperi affinché nulla del genere si ripeta in futuro – affermano Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente tesoriere e segretaria nazionale dell’associazione Coscioni -, questa decisione rappresenta un trionfo per i diritti di qualsiasi cittadina o cittadino nella scelta di come affrontare le fasi finali della propria vita». La decisione del tribunale di Trieste, fa loro eco Giovanna Augusta de’ Manzano, figlia di Claudio, «rende giustizia anche a tutti coloro che quotidianamente non vengono rispettati nelle loro ultime volontà sanitarie».

Giappone, al via test per farmaco per far ricrescere i denti

(da DottNet)    Un gruppo di ricerca giapponese sta testando un farmaco che punta a far ricrescere i denti permanenti in chi li ha persi o in chi non ne è dotato a causa di malattie. I primi test sugli animali hanno dato risultati promettenti.  Lo rende noto l’Agence France-Presse (Afp).    La ricerca prende le mosse da un’ipotesi di Katsu Takahashi, responsabile della chirurgia orale presso il Medical Research Institute Kitano Hospital di Osaka. Il ricercatore ritiene che gli esseri umani possiedano una terza serie di gemme dentali dormienti e che il blocco della proteina chiamata Usag-1 possa risvegliarle.

È una tecnologia “completamente nuova” al mondo, ha detto Takahashi all’Afp.    Il suo team ha avviato sperimentazioni cliniche al Kyoto University Hospital a ottobre, somministrando il farmaco sperimentale che, suo dire, ha il potenziale per innescare la crescita delle gemme dentali. Al momento, i partecipanti sono adulti sani che hanno perso almeno un dente e lo scopo di questa fase della sperimentazione è certificare la sicurezza del farmaco.

C’è comunque la possibilità che si vedano i primi segni di efficacia: “Se ciò accadesse sarei al settimo cielo”, ha detto Takahashi.   Intanto, il gruppo ha diffuso le immagini dei test eseguiti in su topi e furetti che sembrano mostrare la ricrescita dei denti.   Nonostante la nuova strategia appaia promettente, la comunità scientifica è comunque cauta: “L’affermazione che gli esseri umani possiedono gemme dentali latenti in grado di produrre una terza serie di denti è sì rivoluzionaria ma anche controversa”, ha detto all’Afp Chengfei Zhang, professore di Endodonzia all’Università di Hong Kong, che non è coinvolto nello studio e che ha comunque ammesso che il metodo di Takahashi è “innovativo e ha del potenziale”.

Vaccini, da anti-bronchiolite ad anti meningococco tutte le novità del Calendario 2025

(da Doctor33)    Presentata a Roma presso la Fondazione Enpam la nuova edizione del Calendario della vita 2025. Il documento raccoglie tutte le evidenze scientifiche sulle vaccinazioni in grado di garantire per ogni fascia di età – dalla nascita alla senescenza – la promozione di un ottimale stato di salute. Il documento, in linea con gli standard europei, è stato redatto sulla base degli ultimi aggiornamenti della letteratura scientifica e rappresenta il contributo di cinque Società scientifiche con più di 50mila medici e professionisti sanitari iscritti. Coordinato da Paolo Bonanni – docente di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute Università di Firenze – il board del Calendario per la vita comprende: Società italiana d’Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI), Società italiana di Pediatria (Sip), Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) e Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg).

Nei cinque anni trascorsi dall’ultima edizione (2019) sono numerose le novità nel campo della prevenzione immunitaria che offrono importanti prospettive di salute per tutti. Nella nuova edizione del Calendario, riferisce una nota, un capitolo è dedicato al successo epocale dei vaccini contro il Covid-19, somministrati in numeri imparagonabili a qualsiasi altro vaccino nella storia, con un altrettanto impressionante risultato di sicurezza a fronte di miliardi di somministrazioni e con un numero di morti evitate che è stimato in 20 milioni a livello globale. È paradossale, a questo proposito, che la stanchezza per la pandemia abbia portato, in alcuni casi, ad una disaffezione per lo strumento che, proprio dalla pandemia, ci ha fatto uscire. “Abbiamo scelto di dedicare un capitolo al vaccino contro il Covid-19 per delinearne caratteristiche e raccomandazioni di utilizzo per i più fragili – commenta Bonanni -. Ampio spazio, però, è stato dato anche a tutti i nuovi strumenti per la prevenzione delle malattie da Rsv, a partire dagli anticorpi monoclonali da somministrare ai neonati, senza dimenticare i tre vaccini per la popolazione adulta e le donne in gravidanza”.

Un altro capitolo, invece, “è dedicato ai vaccini coniugati contro lo pneumococco ad incrementato numero di valenze (15 e 20) ed un ulteriore capitolo sottolinea le caratteristiche del vaccino ricombinante per Herpes zoster – aggiunge Bonanni – supportato da nuovi dati sulla durata della protezione. Nel Calendario vengono fornite le nuove evidenze di efficacia dei vaccini contro il papillomavirus umano Hpv, le cui coperture restano colpevolmente e inspiegabilmente basse. Abbiamo ritenuto, infine, di richiamare l’attenzione, ancora una volta, all’offerta gratuita del vaccino contro il meningococco B in età adolescenziale”.

“Il documento riveste un’importanza assoluta per le strategie preventive del nostro Paese – afferma Roberta Siliquini, presidente SItI – Basato sulle migliori evidenze scientifiche ad oggi disponibili e sulla sinergica competenza delle Società scientifiche di riferimento, rappresenta la base per l’aggiornamento del calendario vaccinale del Piano nazionale della prevenzione riportando importanti novità sia sul fronte delle tecnologie disponibili ed efficaci che sul fronte delle schedule vaccinali. Ci auguriamo che venga al più presto recepito dalle Istituzioni affinché il diritto alla miglior prevenzione possibile sia consolidato su tutto il territorio nazionale”. Nel documento viene sottolineata l’importanza, sempre più crescente, del coinvolgimento degli specialisti nell’offerta vaccinale ai pazienti con malattie croniche senza dimenticare che il luogo dedicato alla cura della cronicità è innanzitutto il territorio. Quest’ultimo è ancora ampiamente coperto dalla Medicina generale che, sempre di più, vuole essere protagonista per quanto riguarda le campagne vaccinali dell’adulto e dell’anziano.

Tutte le Società appartenenti al board del Calendario vaccinale per la vita ribadiscono la propria disponibilità ad ogni possibile interlocuzione e supporto alle Autorità sanitarie, nazionali e regionali, con l’obiettivo di migliorare lo stato di salute della nostra popolazione attraverso l’offerta di una sempre migliore prevenzione immunitaria “da 0 a 100 anni”.

 

Disabilità, istruzioni INPS sul certificato medico introduttivo e la convocazione a visita

Con il messaggio numero 4465 del 27 dicembre l’Inps fornisce le prime istruzioni operative sulle novità attive dal 1° gennaio relative alla riforma in materia di disabilità (decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62). La sperimentazione sarà avviata in nove Province italiane, e la nostra è una di quelle interessate.  Una delle principali novità è il certificato medico introduttivo che dà avvio al procedimento di accertamento della condizione di disabilità.  Le caratteristiche del nuovo certificato sono state presentate nella nostra sede OMCeO lo scorso 19 Dicembre. Novità del messaggio che potete consultare in allegato è l’indirizzo mail di riferimento per gli sperimentatori (quindi anche tutti i medici interessati alla compilazione delle certificazioni. Infatti si legge che eventuali segnalazioni relative ad aspetti normativi e procedurali possono essere inoltrate alla casella di posta elettronica dedicata SperimentazioneDisabilita@inps.it.

Leggi il testo del messaggio INPS completo qui

Cassazione, il medico ha il dovere di discostarsi dalle linee guida se le condizioni del paziente e le buone prassi lo richiedono

(da DottNet)   Per la Cassazione, il sanitario ha il dovere di discostarsi dalle linee guida, quando le condizioni del paziente e le buone prassi mediche lo richiedano. Un medico veniva rinviato a processo per il delitto di omicidio colposo, in cooperazione colposa con altro sanitario, avendo cagionato la morte del nato di una paziente, testualmente “perché non valutava correttamente i segni clinici e lo stato della paziente, già cesarizzata due volte con algie pelviche, omettendo di predisporre ed eseguire in maniera costante il controllo cardiotocografico e il monitoraggio della ripresa del travaglio due dei suoi effetti sulla pregressa cicatrice isterotomia e con la mancata tempestività una diagnosi di pericolo di rottura della parete uterina, rottura poi avvenuta con conseguente choc emorragico e lipotimia successiva, grave sofferenza ipossica a danno del nato, così che ne determinava il decesso”. Lo riporta l’avvocato Andrea Cagliero per Studio Cataldi.

Appare rilevante la tesi difensiva dell’imputata (che le era valsa una pronuncia assolutoria in primo grado, poi ribaltata dalla Corte d’appello e confermata da una nuova sezione della medesima, dopo che la Cassazione aveva disposto un nuovo processo per difetto motivazionale): ella non poteva andare incontro a responsabilità, sia civili che penali, in quanto si era tenuta scrupolosamente a quanto indicato dalle linee guida, che non la obbligavano al controllo cardiotocografico continuo, se non in presenza di specifiche condizioni che, nel caso di specie, non si sono verificate. Laddove fosse stata comunque addebitabile la colpa, essa non poteva che essere qualificata come “lieve” – proprio in virtù del rispetto delle linee guida – e, quindi, esente da censura, come stabiliva l’art.3 della c.d. Legge Balduzzi, all’epoca in vigore.

La Suprema corte (sentenza n. 40316 del 4-11-2024) ha rigettato le doglianze difensive. Sulla natura delle linee guida, ha ricordato come la giurisprudenza abbia ormai raggiunto da tempo posizioni consolidate: le linee guida non hanno carattere precettivo come quello attribuito alle regole cautelari codificate, poiché hanno un più ampio margine di flessibilità; esse hanno rilievo sul piano orientativo della condotta dell’operatore sanitario, facendo salve le specificità del caso. Il rispetto delle linee non determina di per sé l’esonero della responsabilità penale del sanitario, il quale deve sempre accertarsi se il quadro clinico del paziente impone un percorso terapeutico diverso. Come rammentato dalle Sezioni Unite Mariotti (SS. UU. n.8870/2017), le linee guida non sono uno “scudo” contro ogni responsabilità, trattandosi di “regole cautelari valide solo se adeguate rispetto all’obiettivo della migliore cura per lo specifico caso del paziente”.

Nel caso di specie, la paziente si presentava bicesarizzata, con algie pelviche, con testa impegnata e dilatazione zero, e con testa che spingeva sulla cicatrice. Tale condizione suggeriva, come da buona prassi medica e a prescindere dalle linee guida, un controllo costante che avrebbe rilevato le anomalie e la conseguente rottura dell’utero, e consentito un intervento rapido con effetti salvifici sul feto con elevati grado di probabilità. La donna, invece, nonostante il suo quadro clinico, dopo la somministrazione del farmaco Miolene per la cessazione delle contrazioni, è stata lasciata sola per quattro ore, fino all’emorragia cui aveva fatto seguito l’intervento chirurgico non risolutivo.

Nella condotta omissiva del sanitario, la Corte territoriale, prima, e quella di legittimità, poi, hanno individuato un grado di colpa elevato e, pertanto, penalmente censurabile. In definitiva, in tema di responsabilità medica, il principio di diritto che può evincersi è il seguente: il rispetto delle linee guida che, a causa della specifiche condizioni cliniche del paziente, si rivelino inadeguate al caso concreto, così suggerendo altra terapia secondo buona prassi medica, non esonerano il sanitario da colpa grave in caso di evento infausto.

Rapporto Enpam-Eurispes: oltre un medico su due è donna ma solo il 19% tra primari

(da AdnKronos)   Sempre più donne medico nel Servizio sanitario nazionale, ma non al vertice, dove la parità di genere sembra essere bel lontana dal realizzarsi. Se infatti le dottoresse superano il 51%, non si arriva al 20% tra i primari. Nella sanità pubblica la presenza femminile è cresciuta costantemente negli anni, al punto che 2 terzi dei lavoratori del settore oggi sono donne, ma non a tutti i livelli, evidenzia il III Rapporto sulla ‘Salute e il sistema sanitario’, presentato a Roma dall’Osservatorio Salute, legalità e previdenza, che vede insieme Eurispes ed Enpam, Ente nazionale di previdenza dei medici. Le posizioni dirigenziali e apicali – sottolinea il report – sono ancora prevalentemente occupate da uomini. E il lavoro su turni, le difficoltà organizzative, la carenza di servizi di conciliazione vita-lavoro gravano particolarmente sulle professioniste. A dicembre 2021, sono 450.066 le donne che lavorano con contratto a tempo indeterminato presso le strutture del Ssn, un trend che risulta in crescita costante negli ultimi anni. Più di 1 medico su 2 è donna (51,3%), una percentuale destinata a crescere, considerata la prevalenza femminile nelle classi di età più giovani. In questo quadro permangono forti squilibri di potere: nel 2022, dei 106 presidenti degli Ordini professionali provinciali, 11 soltanto sono donne (10%) e solo il 19,2% dei primari è di sesso femminile. Una situazione analoga emerge quando si analizzano i dati del personale docente e ricercatore in scienze mediche presso le università italiane: le professoresse ordinarie costituiscono appena il 19,3% del totale e, per vedere aumentata la loro presenza, è necessario scendere verso le posizioni più basse della gerarchia accademica. “La sproporzione di genere è fortemente legata alla composizione per età anagrafica e alla struttura della piramide per età dei medici”, precisa il rapporto.

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