L’esercizio fisico stabilizza la vitamina D anche senza integratori o perdita di peso
(da Doctor33) Nei mesi invernali, quando la luce solare è scarsa, i livelli di vitamina D tendono a diminuire, con possibili conseguenze sulla salute. Un nuovo studio denominato VitaDEx e condotto da un team internazionale di ricercatori delle Università di Bath, Birmingham e Cambridge (Regno Unito), pubblicato su “Advanced Science”, ha dimostrato che l’esercizio fisico aerobico di moderata intensità aiuta a preservare i livelli di vitamina D anche in assenza di perdita di peso o integrazione.
Lo studio ha coinvolto un gruppo di adulti in sovrappeso o obesi, sottoposti a un programma di esercizio fisico indoor di dieci settimane nei mesi invernali. I partecipanti hanno svolto quattro sessioni settimanali: due camminate su tapis roulant, un allenamento prolungato in bicicletta a intensità costante e una sessione di intervalli ad alta intensità. Al termine della sperimentazione, chi aveva seguito il programma ha registrato un calo significativamente minore dei livelli complessivi di vitamina D rispetto ai soggetti sedentari: una riduzione del 15% contro il 25% del gruppo di controllo.
Un dato particolarmente rilevante riguarda la forma attiva della vitamina D, la 1,25(OH)₂D₃, fondamentale per la salute delle ossa, il funzionamento del sistema immunitario e di vari organi. Mentre nei partecipanti sedentari questa forma attiva è calata del 15%, nei soggetti allenati è stata completamente preservata, suggerendo che l’esercizio fisico possa avere un effetto protettivo indipendente dall’esposizione solare o dall’integrazione. Studi precedenti indicano infatti che i soli integratori non sono sufficienti a mantenere stabili i livelli della forma biologicamente attiva della vitamina D.
Oly Perkin, autore principale dello studio e membro del Centre for Nutrition, Exercise and Metabolism presso il Department for Health dell’Università di Bath, ha sottolineato: «Questo è il primo studio che dimostra come l’esercizio fisico, da solo, possa contrastare il calo invernale della vitamina D. È un potente promemoria di quanto ancora abbiamo da scoprire sui benefici dell’attività fisica per la salute».
Lo studio è stato condotto tra ottobre e aprile, periodo in cui la produzione di vitamina D da esposizione solare è minima nel Regno Unito, e ai partecipanti è stato chiesto di evitare integratori per garantire che i risultati fossero attribuibili esclusivamente all’esercizio fisico.
Dylan Thompson, senior author dello studio VitaDEx, ha evidenziato: «I risultati dimostrano che ogni singola sessione di esercizio aumenta la concentrazione dei metaboliti della vitamina D e che la pratica regolare stabilizza i livelli basali nei mesi invernali. Questo implica un doppio vantaggio: un incremento immediato e un miglioramento della stabilità nel lungo periodo».
Con oltre cinquanta partecipanti e un rigoroso disegno sperimentale basato su uno studio controllato randomizzato, la ricerca offre prove solide sull’efficacia dell’esercizio fisico nel preservare i livelli di vitamina D in inverno, soprattutto nelle persone in sovrappeso o obese, per le quali gli integratori risultano meno efficaci.
Thompson ha evidenziato inoltre le implicazioni per le politiche sanitarie: «L’attività fisica dovrebbe essere inclusa nelle strategie per migliorare lo stato della vitamina D e il metabolismo durante l’inverno».
(https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40349161/)
Ema, stretta sull’azitromicina: rischia l’inefficacia
(da DottNet) Stretta per l'uso dell'antibiotico azitromicina, della famiglia dei macrolidi, con una lunga lista di indicazioni e ampiamente usato fra gli adulti e i bambini. L'Agenzia europea del farmaco (Ema) ha annunciato di aver raccomandato di rivederne le modalità d'uso per ottimizzarne l'utilizzo ed evitare il rischio che possa diventare diventare un'arma spuntata a causa dell'antibiotico resistenza. E così Ema ha disposto che non possa essere più prescritto in alcuni casi come per la cura dell'acne. Il suo utilizzo verrà ridefinito in tutta l'Unione europea.
Lo ha raccomandato il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'Ema, che ha concluso una revisione approfondita delle indicazioni autorizzate per i medicinali contenenti questo principio attivo, somministrati per via orale o endovenosa. L'azitromicina è tra gli antibiotici elencati dall'Oms come "essenziali", per la sua importanza nella pratica clinica. Ma è anche classificata nella categoria Watch dell'elenco AwARe dell'Oms: farmaci a maggior rischio di favorire lo sviluppo di resistenze e quindi da riservare a indicazioni selezionate, monitorando i consumi.
E sono stati proprio i dati più recenti ad avere scatenato la preoccupazione delle istituzioni: uno studio commissionato dall'Ema ha mostrano un incremento dell'utilizzo dell'azitromicina in Europa, sia nella popolazione adulta sia in quella pediatrica. Questo antibiotico infatti è utilizzato da decenni per il trattamento di un'ampia gamma di malattie infettive, sia nei bambini che negli adulti. I dati mostrano che "la resistenza antimicrobica a questo antibiotico è aumentata negli ultimi anni". Il Comitato ha raccomandato di interrompere l'uso di azitromicina per via orale (attualmente autorizzata in alcuni Stati membri) per l'acne vulgaris moderata, condizione in cui i pori della pelle si ostruiscono a causa di un eccesso di sebo e cellule cutanee; per l'eradicazione dell'Helicobacter pylori, batterio che causa infezioni gastriche che possono portare a infiammazione cronica e ulcera; e per la prevenzione delle riacutizzazioni (attacchi) di asma eosinofila e non eosinofila. Ma ci saranno modifiche anche per l'uso contro le infezioni delle vie respiratorie superiori e inferiori (naso, gola, vie aeree e polmoni). Il parere del Comitato sarà ora trasmesso alla Commissione europea, che emetterà una decisione definitiva giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell'Ue. Alcuni medicinali a base di azitromicina sono approvati nell'Ue anche per uso topico (come collirio), ma, ha spiegato l'Ema, non rientrano nell'ambito di questa procedura di revisione, avviata il 30 ottobre 2023 su richiesta dell'Istituto federale tedesco per i farmaci e i dispositivi medici.
Enpam, prestito d’onore agli under 35. Domande aperte fino al 27 giugno
Enpam mette nuovi finanziamenti a disposizione di medici e odontoiatri under 35 e degli studenti del V e del VI anno di medicina e odontoiatria. Gli studenti iscritti facoltativamente all’Enpam potranno ottenere fino a 10mila euro per le spese necessarie a completare gli studi, mentre i medici e gli odontoiatri con partita Iva possono chiedere fino a 30mila euro per proseguire la formazione dopo la laurea o fino a 120mila euro per impiantare il primo studio professionale. I prestiti sono concessi da due banche (Banco Bpm e Banca Popolare di Sondrio) che sono state selezionate tramite gara. Enpam si farà carico delle spese d’istruttoria e degli interessi passivi, in tutto o in parte.
LE CONDIZIONI
Le rate, da restituirsi in 48 o 60 mesi, si possono cominciare a pagare anche non prima di un anno dalla concessione del prestito, se ottenuto per aprire lo studio professionale, o addirittura dopo due anni e mezzo se il finanziamento è stato chiesto durante l’università o per la formazione post laurea. Tra i requisiti fondamentali per accedere al prestito d’onore c’è quello di essere in regola con i contributi previdenziali. Le domande potranno essere presentate tramite l’area riservata del sito dell’Enpam fino al 27 giugno. Tutti i dettagli sul bando relativo ai prestiti d’onore sono consultabili sulla sezione Come fare per del sito dell’Enpam.
Decreto correttivo alla riforma fiscale, diventa permanente il divieto di fatturazione elettronica per medici e odontoiatri verso i pazienti
(da fimmg.org) Diventa permanente il divieto, per i soggetti tenuti all''invio dei dati al Sistema Tessera Sanitaria - tra i quali i Medici e gli Odontoiatri - di emettere fatture elettroniche per le prestazioni erogate alle persone fisiche, a tutela della privacy dei pazienti.
A stabilirlo, recependo le sollecitazioni arrivate dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e della sua Commissione d''Albo nazionale, il Decreto correttivo alla riforma fiscale, che ha incassato ieri sera il via libera dal Consiglio dei Ministri.
Grande la soddisfazione del Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, e del Presidente della CAO nazionale Andrea Senna, che hanno dato comunicazione dell''approvazione a tutti i Presidenti degli Ordini e delle Commissioni di Albo Medici e Odontoiatri territoriali. "Il provvedimento approvato in via definitiva - scrivono nella nota a doppia firma - recepisce le istanze e la posizione consolidata di questa Federazione". Una posizione assunta innanzitutto a tutela della privacy dei cittadini che, in assenza di un quadro normativo atto a proteggere i loro dati sensibili, avrebbero visto rendere pubblico il loro stato di salute.
Il divieto di fatturazione elettronica verso le persone fisiche da parte degli operatori sanitari tenuti all''invio dei dati al Sistema Tessera Sanitaria, che diventa ora definitivo, era stato introdotto, in via transitoria, nel 2018 e poi prorogato anno per anno, sino a estenderlo a tutto il 2025.
Sono tenuti all''invio dei dati, che servono per la predisposizione, da parte dell''Agenzia delle entrate della dichiarazione dei redditi precompilata, oltre a varie strutture pubbliche e private, anche gli iscritti all''Albo dei medici chirurghi e degli odontoiatri per i pazienti ai quali viene emessa fattura. Il decreto interviene inoltre sul termine per l''invio al sistema Tessera sanitaria dei dati relativi alle spese mediche, a partire da quelli di quest''anno: la trasmissione avverrà a cadenza annuale entro un termine che sarà fissato dal MEF.